YOU ARE MY SUNSHINE
CAPITOLO QUATTRO
Blake
si sedette sulla spiaggia, di fronte al mare,
a fissare le onde che si infrangevano contro la bianca sabbia e gli
scogli.
Osservò alcuni ragazzi che surfavano e riconobbe fra essi
Lucy, la sua migliore
amica. Era una delle surfiste più brave, le estati
precedenti aveva partecipato
ad un paio di concorsi e si era guadagnata una medaglia d’oro
e una d’argento.
Lei
amava il mare; sapeva nuotare, guidare una barca
e un motoscafo, fare immersioni e riusciva a restare
sott’acqua per quasi due
minuti.
Ma
d’altronde, anche i suoi genitori vivevano in
simbiosi con quest’elemento: sua madre era una veterinaria di
animali acquatici
e suo padre era proprietario di un acquario che, praticamente tutti i giorni era pieno di
gente e vivevano nella
casa di fronte al mare praticamente da quando Lucy era nata.
Ed era anche una bella casa, o per meglio dire una villetta con tanto
di
piscina e una piccola palestra all’interno, nella quale la
ragazza si allenava
spesso per tenere in forma il proprio fisico. Perciò non si
poteva dire che
fosse una brutta ragazza, anzi, in molti desideravano uscire con lei,
anche se
Lucy non si lasciava toccare tanto facilmente.
Il
ragazzo vide l’amica uscire dall’acqua e correre
nella sua direzione con la tavola da surf sotto il braccio.
“Ciao!”
lo salutò lei con un sorriso allegro,
sedendosi accanto a lui sulla sabbia.
“Ciao,
Lucy”.
“Cosa
ti porta qui al mare, baby?”
“Avevo
voglia di un po’ di sole”. Blake osservò
il
profilo di Lucy, seguendo la linea del suo corpo abbronzato nascosto
leggermente dalla muta che, però, metteva ancora
più in risalto le sue forme e
il seno piccolo.
“E’
da un po’ che non ti vedo. Raccontami che ti è
successo, dai”. Lo spronò, raccogliendo i capelli
castani in una coda bassa.
“Mah,
sai, niente di che… diciamo che… ho conosciuto
un ragazzo…”. Cominciò
l’amico, facendo un po’ il vago, ma in
realtà stava solo
aspettando che la ragazza gli chiedesse di più.
Lucy,
allora, si voltò a guardarlo con gli occhi
sgranati e gli mollò un pugno scherzoso sul braccio.
“Ehi,
birbante! Racconta!”
Blake,
allora, le raccontò di Tyler, di come lo
avesse conosciuto e tutto il resto, mentre lei lo ascoltava,
interessata molto
di più di quanto non lo fosse stato Ken. Forse
perché lei non aveva ancora
preso tutta questa familiarità con le cotte
dell’amico, come invece aveva fatto
l’altro.
“E
adesso che cosa hai intenzione di fare?” gli
chiese, alla fine del racconto.
“Be’,
non saprei. Intanto voglio conoscerlo, poi
chissà… non so, forse sarà come le
altre volte, magari non mi porterà a niente
e soffrirò come sempre… però, in
qualche modo sento che sarà diverso, lui ha
qualcosa… non so come spiegartelo, Lucy”.
La
ragazza rimase a fissare la sabbia ai suoi piedi
con sguardo perso e sognante.
“Che
romantico”. Sospirò. “Chissà
perché voi ragazzi
perfetti dovete sempre essere così impossibili”.
“Io
perfetto?” fece lui con tono stupito.
“Sì,
tu saresti praticamente il sogno di ogni
ragazza. Sei così romantico, dolce, gentile con tutti,
comprensivo, non pensi
sempre e solo al sesso come fanno la maggior parte dei ragazzi. E poi,
sei
anche carino”. Gli spiegò lei.
“Davvero?”
“Certo.
E sei anche molto modesto”.
“Ma…
sarei perfetto anche per una come te?” le
chiese allora Blake, in tono malizioso.
“Questo
te lo puoi scordare”. Lucy gli mollò un
altro spintone scherzoso che diede inizio ad una gara di spintoni, di
pugni,
finché non si misero a rincorrersi sulla sabbia e a buttarsi
l’un l’altro in
acqua.
Quando
si stava in compagnia di Lucy era
praticamente impossibile fare qualcosa di calmo e tranquillo, come
stare seduti
a guardare un film davanti alla Tv, oppure giocare una partita a
monopoli.
Non era certo una ragazza da ricami o lavori a maglia e riviste di moda
lei,
preferiva di gran lunga giocare una partita a calcio o a qualsiasi
altro tipo
di sport.
Se
Blake era il ragazzo perfetto per ogni ragazza,
lei, allora, era la ragazza perfetta per ogni ragazzo.
***
“Mamma,
ti prego, dimmi perché siamo qui”.
“Perché
siamo stati gentilmente invitati e perché,
se non vogliamo fare la figura degli associali, dobbiamo quanto meno
conoscere
i nostri vicini”.
Tyler
sbuffò frustrato e seguì la madre fino al
cancello dei Tanen.
Kelly
premette il campanello e il suono squillante
si sentì fin fuori casa, arrivando alle orecchie dei due che
rabbrividirono
leggermente.
Arrivò
ad aprirgli una Corinne Tanen tutta in
ghingheri, ancora più truccata di quanto non lo fosse stata
l’ultima volta che
l’avevano vista e con un vestitino a pois lungo fino alle
ginocchia. Peccato
che i pois ormai non andassero più di moda già da
un bel po’ e che quel trucco
non le donasse affatto, troppo pesante per una donna della sua
età.
“Ragazzi!
Aspettavamo proprio che arrivaste voi!
Venite, prego, entrate”.
La
Signora Tanen aprì la porta per farli entrare in
casa propria, ma non li fece accomodare come i due si aspettavano. Li
trascinò,
invece, fino alla porta sul retro che li condusse in un ampio giardino
dove
altre persone erano già accomodate attorno ad una tavola.
“Vi
presento i miei figli Jacob ed Emily”. Corinne
indicò i due ragazzi, seduti uno accanto
all’altro. Jacob era un ragazzino sui
dodici anni, un po’ grassottello e dall’aria
viziata. Emily, invece, era una
ragazzina piuttosto carina e per fortuna non somigliava troppo alla
madre,
anche se aveva i capelli scuri come lei e sembrava piacerle mettere in
mostra
le parti migliori del suo corpo con una magliettina un po’
stretta che le
evidenziava il seno e una minigonna che scopriva le gambe lunghe.
“Loro,
invece, sono mio marito Scott…”
Continuò la
signora Tanen. “…e i nostri amici,
nonché vicini di casa, abitano qui di
fianco. Lei è Anne Peterson e suo marito Rupert”.
I
presenti li salutarono con un coro di Salve,
mentre i signori Peterson vennero
a porgere loro la mano. Il marito di Corinne, invece, si
scusò che non poteva
abbandonare il barbecue e la carne che aveva già messo sul
fuoco.
Anche
Kelly e Tyler, allora, si accomodarono a
tavola e vennero serviti di un aperitivo ciascuno prima che il pranzo
fosse
pronto, mentre la padrona di casa faceva avanti e indietro per portare
ancora
alcune cose che non aveva messo in tavola.
Si
parlò del più e del meno, si
spettegolò di come
la zitella che abitava in fondo alla via avesse piantato dei nuovi
fiori che
emanavano un odore tremendo, di come al signore vedovo
dall’altra parte della
strada avessero rotto il finestrino della macchina per rubargli
l’autoradio e,
solo quando finalmente la carne venne servita, si entrò nel
vivo dei discorsi.
Rupert
Peterson parlò del suo lavoro e di come tutti
avessero paura del capo per la faccia inquietante che aveva e alcuni
ipotizzavano addirittura che avesse una doppia vita e che facesse il
mafioso.
Sua moglie Anne, invece, fece le lodi al figlio ventenne che
frequentava un
college a New York, non mancando di inserire aggettivi come
intelligente,
bello, brillante e un ottimo atleta, avendo vinto pure alcune medaglie
partecipando a gare di atletica leggera.
Corinne Tanen, invece, si vantò della sua bravura in cucina
descrivendo
minuziosamente i biscotti che aveva cucinato qualche giorno fa,
prodigandosi,
ovviamente, ad elencare anche gli ingredienti della ricetta ai quali
aveva
inserito dei condimenti di sua iniziativa, mentre Scott
raccontò di come l’altro
giorno avesse portato il figlio al campo da baseball insegnandogli a
colpire la
palla con la mazza.
Kelly
parlò poco, mentre gli altri tre ragazzi non
dissero praticamente niente, a parte Jacob che ogni tanto grugniva
mentre il
padre parlava dell’allenamento a baseball. Quando,
però, le chiesero perché lei
e Tyler si fossero trasferiti lì e dove fosse il signor
Bennett, l’aria intorno
si fece più pesante non appena la bionda rispose che era
morto un paio di anni
fa e Corinne provvide subito a cambiare discorso.
Tyler,
con la testa ciondolante sullo schienale
della sedia, stava per addormentarsi, quando, ad un tratto,
sentì toccarsi il
braccio e qualcuno che si chinava di fianco a lui.
“Scusa,
penso di non essere l’unica a trovare questi
discorsi tremendamente noiosi ed inutili”. Gli
sussurrò all’orecchio una voce
da ragazza, probabilmente Emily. “Ti va se fuggiamo e ci
andiamo a fare un
giro?”
Tyler
ci pensò un attimo su, forse non era una buona
idea abbandonare lì sua madre e andare via con qualcuno che
neanche conosceva.
Ma decise di mandare tutte le sue insicurezze a fanculo e si
alzò dalla sedia
seguendo Emily fuori dal cortile di casa, anche perché
avrebbe seriamente
rischiato di cadere addormentato e quello non gli sembrava il caso.
“Scusa,
mia madre a volte tende ad essere molto
esuberante e non è capace di tenere la bocca
chiusa”. Disse Emily, una volta
che si furono allontanati da casa per ritrovarsi a passeggiare lungo il
marciapiede della loro via.
“Oh,
tranquilla. Anche mia madre è piuttosto
espansiva come persona, pensa che a volte sembra tornare bambina e
tocca a me
fare l’adulto della situazione”.
“Davvero?”
“Sì,
non sto scherzando”.
Emily
scoppiò a ridere divertita, senza che però
Tyler la imitasse. Ormai erano molto poche le cose che lo facevano
ridere.
“Senti
un po’, anche tu frequenterai la scuola che
c’è qua vicino, dopo
l’estate?” gli chiese la ragazza, quando si fu di
nuovo
calmata.
“Sì,
penso di sì, mia zia ha già pensato ad
iscrivermi da qualche parte”. Le rispose il ragazzo,
sistemandosi gli occhiali
sul naso.
“Posso
farti una domanda?”
Tyler
assentì, ma iniziò a temere la domanda che gli
avrebbe fatto perché di solito, quando uno ti chiedeva il
permesso di
porgertela, voleva dire che era seria e che voleva una risposta seria.
“Com’è
che sei diventato… sì, insomma, da quando
sei…”.
“Da
due anni”. La interruppe lui, risparmiandole la
fatica e l’imbarazzo di concludere la frase, anche
perché si immaginava che gli
avrebbe chiesto questo. “Sono diventato cieco due anni fa per
un incidente. Ma
se non ti dispiace, preferirei non parlarne”.
“Oh
sì, certo, non ti preoccupare. Mi dispiace per
avertelo chiesto”. Cercò di scusarsi lei, per
paura di essere apparsa troppo
indiscreta. “Immagino che la ferita sia ancora aperta, in
fondo è successo poco
tempo fa e deve essere stato terribile…”.
Tyler
sospirò. Emily aveva ragione, la ferita era
ancora piuttosto aperta e ancora preferiva non parlare
dell’argomento, ancora
gli faceva troppo male.
“Sì,
è stato brutto, ma… mi ci sono abituato. Ho
dovuto abituarmici”.
“Certo.
Comunque, spero che possiamo diventare
amici, visto anche che frequenteremo la stessa scuola. Se avrai bisogno
di
qualcosa, non esitare a chiedermelo”.
Continuarono
a passeggiare, arrivando fin quasi nel
centro della città e durante il percorso parlarono delle
cazzate più stupide ed
inutili, alternandole con momenti di silenzio.
Forse, se fosse stato per Tyler, sarebbero stati in silenzio per tutto
il tempo,
era Emily quella che cercava di trascinare il ragazzo in discorsi che a
lui
stavano totalmente indifferenti, come se il silenzio le desse fastidio.
Be’,
forse era più
simile alla madre di ciò che sembrava.
MILLY’S
SPACE
Non
so, ultimamente ho la tendenza ad aggiornare di
notte, quando tutto il mondo è infilato sotto le coperte. E
anche io vorrei
essere a letto ora, ma ci tenevo ad aggiornare. Eh, non potete dire che
non vi
voglio bene : )
Allora,
in questo capitolo non succede nulla di che, solo
un paio di conoscenze… abbiamo visto chi è Lucy,
già nominata nel capitolo
precedente, e conosciuto Emily, la classica troietta che non si
leverà dai
piedi tanto facilmente ^^.
Be’,
non mi dilungo in troppe parole, solo ricordatevi di
lasciarmi qualche recensione (altrimenti i miei sforzi potrebbero
sembrare
inutili ç__ç sigh sigh) e di mettere un Mi
piace alla mia pagina Facebook.
http://www.facebook.com/MillysSpace
dove
posterò anche le foto dei personaggi, più avanti.
Inoltre, ho pubblicato una raccolta di One Shot ^^
Andate a dare un’occhiata qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1287119&i=1
se
volete sapere di cosa si tratta ^^.
Bene,
ho finito di rompere…
Buonanotte
a tutti,
vostra,
Milly.
FEDE15498:
carissima, non ti preoccupare, Tyler è andato a dormire
perciò non ti minaccerà
per il momento ^^ *Blake cerca di infiltrarsi nella camera da letto di
Ty.
Milly: ehi, tu, dove vai?! >.< Blake: i…io? Ma
da nessuna parte. Milly
*lo infila in un cassetto* ^^ bene, stavo dicendo: Tyler è a
letto e presto lo
sarò anche io ^^ comunque sono molto contenta e pure onorata
di avere questo
potere, mi stimola molto sapere che ci sono lettori che non vedono
l’ora di
leggere i miei scritti. Sono molto contenta che i personaggi ti
piacciano,
diciamo che ciascuno di loro ha una caratterizzazione particolare e qui
hai
conosciuto anche Lucy, spero ti piaccia pure lei ^^.
Bene, ho finito. Alla prossima e… buonanotte <3