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Autore: Chara    30/09/2012    12 recensioni
C’era una volta… No, così non va proprio. C’era una cazzo di volta il rock. Sì, decisamente molto meglio. Il rock è sempre stato una ragione di vita, per coloro che ci credevano davvero. Era qualcosa che faceva vibrare il cuore e le ossa e ricordava alla gente che sapeva sentire non soltanto con le orecchie che si poteva essere fottutamente vivi anche solo ascoltando un suono. Eppure non era solo un suono, era pura anima, l’espressione più sincera di coloro che la lasciavano fluire dalle proprie mani. I musicisti consideravano i propri strumenti come una parte di loro, come un’estensione del proprio corpo, e nessuno sapeva meglio di essi quanto il rock n’ roll fosse uno stile di vita, una religione. Un motivo per continuare a fare ciò che facevano e per crederci ancora.
Beh, quasi nessuno. C’erano loro. Sì, loro… le groupie.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 1

 

C’era una volta… No, così non va proprio. C’era una cazzo di volta il rock. Sì, decisamente molto meglio. Il rock è sempre stato una ragione di vita, per coloro che ci credevano davvero. Era qualcosa che faceva vibrare il cuore e le ossa e ricordava alla gente che sapeva sentire non soltanto con le orecchie che si poteva essere fottutamente vivi anche solo ascoltando un suono. Eppure non era solo un suono, era pura anima, l’espressione più sincera di coloro che la lasciavano fluire dalle proprie mani. I musicisti consideravano i propri strumenti come una parte di loro, come un’estensione del proprio corpo, e nessuno sapeva meglio di essi quanto il rock n’ roll fosse uno stile di vita, una religione. Un motivo per continuare a fare ciò che facevano e per crederci ancora.

Beh, quasi nessuno. C’erano loro. Sì, loro… le groupie.

I pregiudizi facevano sempre male, in tutti i casi. Ma la ristrettezza mentale di chi considerava queste ragazze alla stregua di puttanelle senza dignità non aveva eguali.  Sicuramente anche in quel caso, come in ogni aspetto della vita, c’erano vari tipi di groupie: quelle che fottevano e basta, quelle che si innamoravano e quelle che si sintonizzavano sul serio sulla stessa lunghezza d’onda delle rockstar con cui mischiavano sudore e vita. E anima. L’anima c’era sempre in mezzo, in un modo o nell’altro. Ed era quasi ironico come, pur evitando in tutti i modi di definire il rapporto che intercorreva tra tutti loro, sempre quelle dannate anime finissero per intrecciarsi inesorabilmente e irrimediabilmente.

Proprio come i loro corpi.

- Non si può mai dormire in pace, cazzo! – brontolò una voce maschile, il cui proprietario emerse con fare scocciato da un groviglio di braccia e lenzuola – Voi e i vostri fottuti capelli mi soffocherete nel sonno prima o poi –

- Stai zitto, Duff, fammi dormire – mugugnò il possessore di una seconda voce, ancora più impastata dal sonno della prima. I suoi capelli scuri e ingarbugliati sembravano proprio quella giungla di cui il loro gruppo parlava in una canzone, ed erano il motivo principale del lamento di Duff.

- Slash – una terza figura, questa volta femminile, emerse completamente svestita e spudorata da quella sottospecie di bordello per diffondere la sua stizza ai presenti – Non fottermi il cuscino! –

- Se non te ne stai zitta mi fotto te, almeno urlerai per un motivo – replicò Slash, il volto beatamente sprofondato nel cuscino che le aveva rubato.

- Io non ci vengo più a fare baldoria con voi due: sembrate una coppia di sposati – blaterò ancora Duff, girovagando per la stanza incurante della sua nudità – Angie, dove hai lanciato i miei pantaloni? –

- Che diavolo vuoi che ne sappia? Ero così ubriaca che non ricordavo nemmeno li avessi, dei pantaloni – replicò la giovane con sarcasmo, i lunghi capelli mossi a coprirle il seno mentre, con un paio di pugni tra le scapole di Slash, si riappropriava del trofeo di guerra rappresentato dal cuscino.

- Angie – ringhiò in risposta ai colpi sulla sua schiena, per poi voltarsi di scatto e ribaltare la giovane sul materasso. Seppellì il volto nei suoi seni, sospirando soddisfatto – Se non vuoi lasciarmi quel cazzo di cuscino allora mi prenderò le tue tette: sono anche più morbide –

Duff roteò gli occhi e finalmente riuscì a raccattare tutti i suoi indumenti, avviandosi alla porta con passo pesante. Urtò con un piede una bottiglia vuota di Jack Daniel’s, e imprecò sonoramente. Ricevette in cambio un soffocato grugnito di protesta, naturalmente da Slash, mentre Angie lo salutava debolmente con una mano, sul volto un’espressione rassegnata per il sonno che, stesa in quella posizione, non avrebbe sicuramente più recuperato. Il biondo ricambiò il sorriso e, scuotendo il capo, si defilò.

- Se ne è andato? – sussurrò Slash dal suo comodo giaciglio.

- Sì – sbuffò la ragazza, lanciandogli in testa il cuscino spappolato su cui, fino a poco prima, aveva dormito Duff – Prendi questo e vattene al diavolo –

- Veramente io avevo in mente un’altra cosa – precisò soave, alzandosi a sedere per poi passare un dito nel solco dei suoi seni fino giù all’ombelico. Prima che potesse proseguire oltre, però, Angie si voltò e gli diede le spalle, lasciando Slash con un’espressione perplessa mentre il suo cervello, ancora annebbiato dall’alcol, cercava di elaborare al meglio quel secco rifiuto.

- Scordatelo, ho sonno – replicò burbera, accomodandosi meglio.

La sua schiena nivea e completamente nuda era un richiamo atroce per il giovane: era sicuro che non avrebbe resistito se fosse rimasto lì con lei, perché ormai il sonno se n’era andato insieme a quel coglione di Duff che non riusciva mai a muoversi senza svegliare tutti. Così decise di andare a farsi una doccia, non prima però di aver deposto qualche languido bacio tra le scapole di Angie, che in risposta emise uno sbuffo molto somigliante ad un sospiro. Slash sogghignò blandamente, consapevole che sarebbe bastato davvero poco per convincerla che una buona dose di sesso per colazione poteva decisamente essere meglio di mezz’ora di sonno in più. Ma il suo umore, dopo, sarebbe stato forse poco adatto ai postumi di una sbornia di quel gruppo di disgraziati e decise di lasciar perdere. Si avviò quindi verso il bagno, canticchiando tra sé la prima strofa di Sympathy for the devil.

Intanto, in quel porcile che una volta era una camera da letto, irruppe un personaggio molto singolare a destare il sonno di Angie che, se l’avesse saputo prima, avrebbe senza dubbio acconsentito ad una sveltina mattutina con Slash in modo da far trovare all’ospite una simpatica sorpresa. Che poi, le sveltine con quel maledetto uomo insaziabile non erano mai solo sveltine.

- Svegliati – blaterò a gran voce il personaggio appena giunto – Sono le due di pomeriggio e i ragazzi devono provare per questa sera, smettila di essere di intralcio –

- Che provino, cosa c’entro io? – rispose Angie, coprendosi il capo con un cuscino come aveva fatto lo stesso Slash meno di venti minuti prima – Me ne sto qui tranquilla senza dare fastidio a nessuno e recupero il sonno che stanotte questi stalloni dei poveri non mi hanno concesso, ma tu vattene –

- Neanche per sogno, tu vieni con me a fare un giro –

- A farti scopare da Axl stai prendendo proprio i suoi modi dispotici, eh? – sibilò iraconda, quando l’altra spalancò finestre e persiane per farla svegliare. Angie si tirò a sedere, prendendo a caso il primo indumento che trovò. Dopo esserselo infilato, capì che si trattava della maglietta di Slash e fece spallucce: erano più le volte che indossava le sue cose rispetto ai vestiti più o meno femminili che si era portata in quel tour.

- E tu sei acida –

- Come una che è stata svegliata sul più bello per ben due volte, Jen –

Jennifer si strinse nelle spalle, lasciando intendere senza mezzi termini che non gliene importasse pressoché nulla, e si alzò. Il suo sguardo si illuminò di sfacciato interesse quando Slash fece la sua comparsa dal bagno avvolto solamente da un asciugamano striminzito sui fianchi.

- È inutile che mi guardi così, piccola – replicò divertito, lanciando qualche gocciolina qua e là mentre scuoteva il capo – Vedere Angie con addosso la mia maglietta e nient’altro mi eccita come nemmeno il tuo sguardo più perverso potrebbe fare –

- Stavo solo ammirando, caro il mio chitarrista – lo informò con una risata spensierata – E poi, lo sai che non mi piacciono i mori –

- Nemmeno i rossi, se è per questo – si intromise Angie a bassa voce, quasi come se stesse parlando con se stessa. Ma Jen la sentì ugualmente e non si risparmiò una gelida occhiata al vetriolo, facendo sogghignare sotto i baffi anche Slash.

- Ti aspetto fuori, Angelica dei miei stivali – berciò e, a passo di marcia, si diresse fuori dalla porta. La sbatté con tanta forza da farla tremare sui cardini e, per fortuna, quel suono coprì la risatina esasperata e incredula di Angie.

- Sei cattiva – le rinfacciò il chitarrista, sedendosi sul materasso al suo fianco. Le depose un bacio lieve sul collo mentre lei si appoggiava al suo petto con le spalle, completamente incurante della sua pelle bagnata.

- C’è un sacco di gente che ci sfotte, dicendoci che sembriamo una coppia di vecchietti sposati – mugugnò con uno sbadiglio – E io non posso ricordare a Jen che, anche se si fa sbattere da Axl tutte le volte che lui schiocca le dita, Duff la sta ancora aspettando a braccia aperte? –

- Ti ricordo che Duff era in questo letto fino a mezz’ora fa – sorrise Slash, intrufolando una mano sotto la maglietta di Angie per lasciarle morbide carezze attorno all’ombelico.

- Che vuoi farci? – la giovane si strinse nelle spalle, rendendosi poi conto di avere un braccio e due gambe che le impedivano completamente di muoversi – Le urla di Jen le avranno sentite fino a Los Angeles. E si può sapere che diavolo stai cercando di fare?

- Non scherzavo quando ho detto che sei eccitante con addosso i miei vestiti – mugugnò Slash prima di passare la lingua sulla clavicola di lei – E non ho ancora abbandonato il progetto di farmi una scopata per colazione –

- Prova a chiedere a Gilda o magari anche alla stessa Jen – propose seria, riuscendo per un miracolo divino a divincolarsi dalla presa ferrea delle braccia ambrate di Slash – Sicuramente non ti diranno di no, considerando come sono avide di dettagli sul tuo… corpo –

- Ma le tue tette sono tanto più grandi – si lagnò senza nemmeno starla ad ascoltare, spalancando gli occhi in un tentativo di persuadere la giovane con uno sguardo da cucciolo ferito. Angie dovette ammettere tra sé che faceva un certo effetto, soprattutto considerato il debole che aveva per i suoi occhi neri sempre socchiusi. Per non parlare di quelle labbra morbide che sapevano essere così abili a farla impazzire…

- La cosa non mi riguarda – replicò senza pietà, dirigendosi a sua volta in bagno – Ti troverò una ragazza carina per questa sera, così potrò recuperare un po’ di sonno. E non provare a seguirmi in bagno, voglio farmi una doccia rilassante

Il giovane non disse nulla, limitandosi a stringersi nelle spalle come se non gli avesse appena rifilato senza ripensamenti l’ennesimo due di picche della giornata, ma la sua impagabile faccia da schiaffi preoccupò Angie che, inarcando un sopracciglio con perplessità, cercò a tentoni la chiave della porta del bagno. Quando scoprì che non c’era spalancò gli occhi in un principio di preoccupazione, che si trasformò in puro terrore quando Slash gliela sventolò davanti al naso, estraendola dalle pieghe dello striminzito asciugamano che gli cingeva i fianchi.

- Cercavi questa, Angelica? – le chiese retorico sbattendole davanti la sua faccia tosta senza eguali.

- Perché mi perseguiti, Saul? – replicò esasperata, cominciando ad arretrare nel bagno.

Slash la seguì con movenze cadenzate, come un gatto che gioca placidamente con il topo che sa di avere in pugno, e, quando Angie sbatté contro il lavandino, le fu addosso. Le sollevò la maglia e le strinse i glutei prima di sollevarla per permetterle di cingergli i fianchi con le gambe. Affondò la lingua nella sua bocca, baciandola con una passione inestinguibile, e la portò nella doccia senza mai staccare le labbra dalle sue.

- Morirò giovane – gemette disperata quando finalmente riuscì a liberarsi per racimolare un po’ d’aria. Slash ridacchiò, seppellendo il volto tra i suoi seni, e aprì il getto dell’acqua, lasciando che quel suono coprisse i loro sospiri per il tempo a venire.



*



Ehm, sì. Salve ^^
Non ho mai pubblicato qualcosa da queste parti e spero di non essere accolta con insulti o cose contundenti varie. Se foste a conoscenza di storie più o meno sulla stessa lunghezza d'onda della mia ditemelo, così ci faccio un giro e vedo se poi si svilupperanno nello stesso modo o che cosa. Non vorrei mai copiare qualcuno, anche involontariamente! O.o Ringrazio Lisa per aver betato tutta la faccenda, per aver trovato un titolo alla storia (che è preso da Rocket Queen) e anche per la copertina, perché io con la grafica faccio schifo ai cessi :3
Aggiornerò penso settimana prossima, nel malaugurato caso in cui siate interessati xD Adios!

Giuggi 

   
 
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