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Autore: vero_91    02/10/2012    19 recensioni
"Eccola la parola che temevo più di qualsiasi altra:famiglia. Peeta vuole dei bambini e dato che gli Hunger Games sono stati aboliti pensa che io non abbia più nessuna remora al riguardo. Si sbaglia di grosso. La sola idea di avere dei bambini mi paralizza"
Recensite per favore visto che è la mia prima fanfiction! :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola nota: questo capitolo è formato da 3 parti, divise dai trattini che vedete qui sotto e per sequenza temporale. Tutte le spiegazioni sono a fine del capitolo, se mai ci arriverete!
 
----*----
In silenzio, tenendoci per mano io e Peeta percorriamo la strada che collega la panetteria con la nostra casa. Peeta tiene il pane in una busta sotto braccio, e mentre camminiamo, posso sentirne ancora il profumo. A ogni passo sono sempre più nervosa, come se stessi compiendo sul serio una marcia nuziale. A un tratto un pensiero mi attraversa la mente.
“Peeta!” esclamo “Ci serve un testimone!”
Peeta mi guarda sorpreso, probabilmente anche lui se n’era scordato. Poi scuote la testa “Non preoccuparti Kat. Te l’ho detto: non voglio una cerimonia ufficiale, mi basta cuocere il pane con te.” Mi risponde sorridendo.
“Sì ma senza testimone al palazzo di giustizia non potranno riconoscere il nostro matrimonio come valido.” Ribatto.
Lui ci pensa su un attimo puoi alza le spalle. “A me basta questo.” Dice mostrandomi la busta con il pane. “Non m’importa, davvero.”
“A me sì però!” sbotto. “Io… voglio che il nostro matrimonio sia ritenuto ufficiale.” Dico con più calma, sperando che non si accorga del rossore delle mie guance.
Un lampo di divertimento passa per gli occhi di Peeta e dopo avermi dato un dolce bacio sulle labbra, dice: “Anch’io lo voglio Katniss.” Sto per avvicinare di nuovo le sue labbra alle mie ma lui mi ferma, inflessibile “Il nostro prossimo bacio sarà da marito e moglie.”
Sbuffo per questa sua stupida regola. “Sarà meglio trovare presto un testimone allora.” Dico sorridendo.
“Non credo sarà facile, è notte ormai, e dubito che ci sia qualcuno ancora sveglio a quest’ora…”
E invece sì. So che qualcuno c’è.
 
Quando Haymitch apre la porta, sono felice di notare che è ancora abbastanza lucido. Da quando non ha più dovuto prendersi cura di Peeta, ha ricominciato a bere purtroppo. Non più come un tempo, ma quando ha delle giornate no, io e Peeta rimaniamo con lui fino a quando non riprende conoscenza.
“Che diavolo succede?” chiede ringhiando. Poi abbassa gli occhi sulla mia pancia e aggiunge “Se ti servono dei consigli per la maternità non credo di poterti essere d’aiuto.”
Alzo gli occhi. “Devi farci da testimone per il nostro matrimonio.”
Haymitch guarda prima me e poi Peeta, sorpreso. “Oh congratulazioni.” Poi agita la mano irritato “E siete venuti a quest’ora solo per chiedermi questo? Si d’accordo lo farò se proprio devo…”
“No non hai capito.” Lo interrompe Peeta paziente. “Devi farci da testimone adesso.”
Haymitch lo fissa sconvolto. “Adesso?” ripete.
Annuiamo. “Durante la tostatura del pane”. Aggiungo indicando la busta.
Il nostro mentore continua a fissarci, e quando penso che ci stia per sbattere la porta in faccia Haymitch scuote la testa, rassegnato. “Voi due dovete essere impazziti.” Poi puntandoci il suo dito indice contro dice “Ma vi avverto niente coriandoli, pianti o lacrime. Sarà una cosa veloce e indolore sono stato chiaro?”
 
Afferro con mano tremante la fetta di pane che Peeta mi porge, e facendo molta attenzione la avvicino al fuoco del nostro camino. A questo punto la tradizione vorrebbe che i novelli sposi recitino le loro promesse mentre tostano il pane, il problema è che né io né Peeta ci siamo preparati nulla in precedenza, e non riesce a venirmi in mente niente di sensato con Haymitch che continua a fissarmi impaziente.
“Allora? Cos’è vi vergognate a leggere le vostre promesse adesso?” chiede sbuffando.
“Non le abbiamo. Credo dovremo farle sul momento…” gli risponde Peeta.
“Che cosa? Di questo passo rischiamo di fare mattina.” Si siede sulla poltrona di fronte a noi e con tono annoiato dice “Allora voi limitatevi a rispondere alle mie domande d’accordo?”
Peeta mi lancia uno sguardo interrogativo.  L’idea non mi convince molto, ma ora che siamo arrivati a questo punto non voglio aspettare un minuto di più per essere la moglie di Peeta. E Haymitch è la nostra unica alternativa. Annuisco.
“Bene. Allora vuoi tu Peeta prendere in sposa Katniss e blablabla per il resto della vostra vita?”
Peeta lancia un’occhiataccia al nostro mentore, mentre io penso rassegnata che forse siamo ancora in tempo per cacciarlo. Ma poi Peeta dice: “Sì, desidero prendere Katniss come mia sposa, per amarla e onorarla finché morte non ci separi.”
Haymitch borbotta qualcosa e dice: “Vuoi tu…”
“Sì lo voglio.” Dico interrompendolo prima che possa rovinare tutto. “Desidero prendere Peeta come mio sposo, per amarlo e onorarlo finché morte non ci separi.”
“Bene, un brindisi agli sposi!” dice alzando la boccetta di liquore che ha in mano prima di berne una lunga sorsata.
Guardiamo le nostre fette di pane, ormai completamente bruciate, e Peeta avvicinando la sua bocca alla mia chiede: “Ora posso baciare la sposa?” Lascio che le nostre labbra si trovino, dimenticandomi di non essere soli nella stanza. Sento Haymitch borbottare qualcosa, prima di chiudersi la porta di casa alle spalle. Sono quasi certa che Peeta gli abbia fatto un qualche cenno con la mano per fargli capire il messaggio.
Quando ci stacchiamo, Peeta prende il mio viso fra le mani e dice: “Tu mi ami. Vero o falso?”
“Vero.”
“Anch’io ti amo, signora Mellark.” Dice con un lieve rossore che gli colora le guance prima di darmi un bacio che non lascia spazio ad’ altre parole.
 
-----*-----
“Mamma è pronto il the?”
"Non ancora. Vieni a sederti intanto.”
Mia figlia salta sulla sedia di fronte a me con un balzo felino, e impaziente comincia a picchiettare il dito sul tavolo della cucina.
“Flora, allora hai pensato a un nome per il tuo fratellino?” le chiedo.
La bambina guarda prima me poi il gonfiore della mia pancia, e alla fine scuote la testa. “Non riesco a pensare niente che mi piace mamma.”
“Tesoro guarda che ormai manca poco.” Le ricorda Peeta scompigliandole i capelli scuri raccolti in due codini.
“Lo so.” Dice con un’aria corrucciata. Le sto per dire di non preoccuparsi quando un sorriso identico a quello di Peeta illumina il suo volto. “Ho trovato!” esclama “Possiamo chiamarlo Haymitch?”.
La guardo basita, e con la coda dell’occhio vedo che anche Peeta sembra piuttosto stupito. “Flora perché vuoi chiamare tuo fratello così?” chiede.
“Perché voglio bene a zio Haymitch.” Risponde felice.
Per me Haymitch è come un membro della famiglia ormai, e Flora lo adora, sembra che quando sia con lei non solo non beva, ma è anche meno intrattabile del solito. Ma il pensiero di avere un piccolo Haymitch che gira per casa non mi entusiasma molto. Uno ne basta e avanza.
Io e Peeta ci scambiamo uno sguardo complice e come se mi avesse letto nel pensiero, dice: “Tesoro anche Haymitch ti vuole bene ma non credi che se chiamassimo così anche il tuo fratellino faremmo confusione?”
Mia figlia pensare attentamente alle parole del padre e per un attimo temo che sia troppo sveglia per crederci. Per fortuna l’ingenuità dei suoi sette anni vince. “Hai ragione papà. Penserò a un altro nome.”
Tiro un sospiro di sollievo. “Non preoccuparti, se non riesci lo troveremo insieme d’accordo?” le dico stringendole la mano.
Mia figlia annuisce, mentre Peeta porta in tavola il the. Prendo la tazza e sorrido fra me e me immaginando la reazione di Haymitch quando glielo dirò. Anche se continua a sostenere di odiare i bambini, so che in fondo gongolerà per questa cosa.
“Vuoi una zolletta di zucchero?”
Come un secchio d’acqua gelida questa domanda mi riporta alla realtà. “Cosa?” chiedo paralizzata.
“Vuoi una zolletta di zucchero?” mi chiede di nuovo Flora porgendomi il barattolo.
Un’onda di ricordi mi travolge, così chiari e limpidi da togliermi il respiro.
 
"Vuoi una zolletta? Dovrebbero essere per i cavalli, ma chissenefrega. Hanno un sacco di anni per mangiare tutto lo zucchero che vogliono, mentre io e te... be', se vediamo qualcosa di dolce sarà meglio che lo prendiamo al volo."
 
Sento la mia tazza andare in mille pezzi sul pavimento, mentre delle lacrime cominciano a uscire senza controllo dai miei occhi. Peeta mi passa un braccio intorno alle spalle mentre dice: “Non preoccuparti Flora, va tutto bene. Vai un attimo in salotto d’accordo?”.
Mia figlia annuisce, preoccupata, e mi sento in colpa per averle fatto credere che tutto questo sia per colpa sua. Mi aggrappo a Peeta, cercando disperatamente di non andare in pezzi anch’io.
Mormoro un “Finnick” tra i singhiozzi, per fargli capire il motivo della mia crisi, e lui non mi fa domande, si limita ad abbracciarmi e ad accarezzarmi la testa dolcemente, finché non mi sono calmata. “Sarà meglio che vada da Flora adesso.” Dice dopo un po’ accennando un sorriso.
“Vengo anch’io.” E’ giusto che mia figlia sappia la causa del mio comportamento.
“Sei sicura?” chiede Peeta preoccupato.
Annuisco. Fino ad adesso abbiamo sempre evitato l’argomento Hunger Games. So che Flora sa cosa sono perché gliel’hanno spiegato a scuola, ma immagino che Peeta le abbia detto di non parlarne in casa, perché non ha mai fatto domande.
 
Prima di raggiungere mia figlia e Peeta seduti sul divano, vado verso la libreria e tiro fuori un vecchio libro polveroso, le pagine si sono ingiallite per gli anni trascorsi, ma le parole e i disegni sono rimasti intatti e indelebili.
Faccio un respiro profondo e mi siedo accanto a mia figlia, mentre cerco la pagina che m’interessa. Poi le porgo il libro facendole vedere il disegno di Peeta: Finnick seduto sulla spiaggia del distretto 4 sorride guardando il mare, accanto a lui c’è una rete da pesca, mentre con l’altra mano sorregge un tridente. E’ bellissimo. Flora lo guarda incantata e solo dopo alcuni minuti mi chiede: “Chi è?”
“Si chiama Finnick.” Le dico indicando la scritta di fianco alla foto. “Anche lui mi ha chiesto se volevo una zolletta tanti anni fa. E’ così che ci siamo conosciuti. Per questo mi è venuto da piangere prima ripensandoci.”
“Che cosa gli è successo?” chiede guardandomi con i suoi grandi occhi azzurri.
“E’ morto durante la ribellione a causa degli Hunger Games. Tutte queste persone sono morte per colpa di questi giochi. Il libro serve per non dimenticarle. Mai.”
Flora avrà preso da me anche l’aspetto fisico, ma per fortuna la sensibilità e la dolcezza sono di Peeta. Infatti, senza chiedermi altro comincia a sfogliare il libro in silenzio, mentre con la mano libera stringe la mia. Osserva attenta ogni disegno di Peeta, soffermandosi ogni tanto su qualche persona che la colpisce particolarmente: quando arriva a Prim, le lacrime hanno ricominciato a scendere sul mio volto, ma stavolta non ho intenzione di nasconderle, è giusto che mia figlia sappia il dolore che gli Hunger Games hanno causato, per fare in modo che non succeda più niente del genere.
Poco dopo mi accorgo che sta guardando il ritratto di un bambino che deve avere circa la sua età. Lo fisso attentamente ma, anche se mi ricorda qualcuno, non riesco a riconoscerlo.
“Atlas Abernathy” legge Peeta chiarendo le cose.
“Era il figlio di Haymitch?” chiede Flora spaventata.
Scuoto la testa. “Era il suo fratellino.” Ora ricordo. Dopo due settimane dalla sua vincita, il presidente Snow ha ucciso tutta la sua famiglia, compreso il suo fratellino e la sua ragazza.
“Atlas” ripete Flora, come ammaliata. Continua a fissare la sua immagine in silenzio, ed io inizio a chiedermi se ho sbagliato, se non è troppo piccola per sapere tutto questo. Sto per toglierle il libro dalle mani ma Flora mi ferma. “Possiamo chiamarlo Atlas?”
Per un attimo rimango in silenzio, mentre colgo il significato delle sue parole.
“Atlas Mellark, suona bene.” Dice Peeta con un sorriso dolce.
“Pensi che a zio Haymitch darà fastidio se lo chiamiamo così?” chiede mia figlia.
Scuoto la testa, cercando di trattenere ancora una volta le lacrime. “E’ un bellissimo nome tesoro. Sono sicura che ne sarà felice.” Dico accarezzandole il viso.
 
----*----
Dalla finestra, vedo Flora ballare in giardino, mentre mio figlio cerca di imitarla con passo incerto. Peeta, dietro di lui, lo aiuta a muovere i suoi primi passi. Mia figlia a un tratto s’interrompe bruscamente, e inizia a indicare a suo padre qualcosa a lato del giardino, entusiasta. Quando alza gli occhi e mi vede, corre verso la porta, incurante del fango che le ricopre le mani e i vestiti.
“Mamma vieni! Devi vedere una cosa!” dice tirandomi la manica e portandomi fuori di casa.
“Ok ok ho capito, che cosa succede?” chiedo sorridendo e prendendola per mano.
“Guarda!” dice indicando un piccolo cespuglio accanto al muro di casa.
“I fiori che hai piantato sono sbocciati finalmente.” Mi spiega Peeta mentre cerca, invano, di impedire ad Atlas di tirargli i capelli.
Osservo il cespuglio e le vedo, piccole campanelle bianche risaltano in uno sfondo verde.
“Te l’avevo detto mamma che sarebbero nate, mai perdere la speranza!” dice Flora fiera di se.
“Hai ragione tesoro.” Rispondo cercando di nascondere la commozione.
“Kat ma perché hai scelto proprio il mughetto? Ha un significato particolare?” mi chiede Peeta stringendo la mia mano libera con la sua.
Annuisco.  “Significa: La felicità ritornerà.”
 
 


 
---- angolo autrice ----
Se siete arrivati fin qui vuol dire che avete letto tutta la mia storia, e di questo già vi ringrazio, anche se dopo tutta questa assenza non so se mi è rimasto qualche lettore! :’)
E’ che mi sono trasferita per qualche settimana in Inghilterra per studio, quindi tra una cosa e l’altra non ho proprio avuto il tempo per aggiornare anche se tutto era già nella mia testa! Chiedo venia! Oggi però, grazie a un diluvio e a un indigestione (grazie cibo inglese) ce l’ho fatta finalmente!
Quindi, nel caso ci sia ancora qualcuno a leggere, vi spiego alcune cose su questo capitolo:
-prima di tutto il matrimonio: probabilmente non ve l’aspettavate così, e mi spiace di avervi deluso, ma la mia mente non riesce a concepire un vero matrimonio tra Katniss e Peeta, con chiesa e invitati; oddio in realtà un invitato c’è, cioè il povero Haymitch. L’idea del testimone e delle promesse me la sono inventata, perché nel libro non dice nulla del genere, solo volevo trovare un modo per inserire Haymitch alle nozze, perché ho pensato che lui DOVEVA esserci. (il mio amore per questo personaggio mi ha condizionato lo ammetto). Spero comunque di essere riuscita a trasmettere lo stesso la dolcezza del momento…

-la scelta del nome: come ho detto la volta scorsa, per i nomi dei piccoli Mellark ho scelto due divinità, e dopo essermi scervellata ecco i significati della mia scelta: (se non ve ne frega vi capisco :D)
Flora: “dea greca e romana della fioritura e della primavera.” Cercavo un nome che ricordasse un fiore, e al tempo stesso significasse rinascita, quindi questo mi è sembrato perfetto.
Atlas: è l’abbreviazione del nome originario che ho scelto, cioè Atlaua “dio azteca, divinità delle acque, protettore dei pescatori e degli arcieri.” Cercavo un nome per ricordare Finnik, e quando ho trovato questo mi è sembrato così azzeccato che non sono riuscita a cambiarlo, anche se è impronunciabile. (Da qui l’abbreviazione)
Ovviamente non so come si chiamasse il fratellino di Haymitch, ma visto che ho avuto quest’illuminazione ho deciso di usarla. :D

-l’ultima parte riprende l’epilogo della Collins, cioè la scena in cui Katniss guarda fuori dalla finestra e descrive i suoi figli. Ho scelto il mughetto perché adoro il suo significato e penso sia perfetto per la storia di Katniss e Peeta: “Questo fiore simboleggia la felicità che ritorna, perchè essendo un fiore che sboccia a maggio simboleggia la primavera che annuncia la fine dell'inverno e dunque di ogni pena con il ritorno della serenità.”
 
Bene, ho finito davvero stavolta. Sono molto triste all’idea di aver finito questa storia, e se sono riuscita a farlo è solo grazie a voi, che leggete, preferite, seguite, ricordate e recensite questa storia. Quindi grazie di cuore davvero.
Non credo me ne andrò da questa fandom, anzi ho già alcune idee per delle one-shot, quindi se qualcuno avrà ancora voglia di leggermi presto (?) ricomparirò!
Grazie di tutto. A presto, spero :’)
 
  
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