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Autore: mey chan    03/10/2012    2 recensioni
[Pre-Iliade, Patroclo/Achille]
“Attento.” Ammonì ancora, lanciando dardi con lo sguardo.
Feci in tempo a sussurrare un “Anche tu” che ebbi già colmato le distanze che ci separavano, afferrando la sua vesta con la sinistra e spingendolo verso le mie labbra. I denti cozzarono e il fiato combaciò con il suo. Quel che ricordo, sono due occhi azzurri intrisi di rabbia, orgoglio e supremazia.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A ripensarci, pare normale credere che dovesse per forza concludersi così una storia del genere. Fu amore, uno di quelli intensi e travolgenti che mi unì a lui. Nacque dal disprezzo e dalla stima, un insieme di fattori partecipi di un destino supremo e inviolabile. Mancavano diversi mesi alla guerra, e io, Patroclo, mi feci spazio nell’animo del guerriero semidivino Achille.





"È attrazione ciò che mi unisce a te."
Achille si voltò, regalandomi un'occhiata mista d'inquisizione e stupore.
"Solo, penso che sia… a senso unico."
Gli occhi si assottigliarono e l'azzurro parve luccicare come acqua. Avevo forse firmato la mia condanna a morte?
"Tu," ringhiò quasi, "vuoi farmi credere di essere interessato sessualmente a me?"
"Anche." Dissi, pentendomene quasi l'istante dopo "Voglio dire che mi piaci."
Assunse una smorfia, portando la testa inclinata di lato.
"Non sei una ragazza."
Sbattei le palpebre, soffocando una risata naturale.
"Direi di no."
"Non sei un poveraccio…" cominciò a camminare intorno a me, quasi stesse cacciando un animale  "e manco un nemico."
Si fermò a circa mezzo metro davanti, esibendosi in un furbo sorriso.
"Che c'è, le donne non te la danno più?"
Trattenni un sospiro di disappunto, lanciandogli un'occhiata ammonitrice.
"Non si tratta di questo."
"Quindi è così?"
"No. Sono ben disposte a rendermi partecipe delle loro grazie."
"Allora," grugnì, "qual'é il problema?"
"Il problema," accentuai "è che non m'interessano più."
Achille s'indignò, mostrandomi il suo disappunto.
"Non dovresti svalutare il genere femminile."
"Come al solito non hai capito," spiegai, ricevendo una dura occhiata "non intendevo offendere tua madre o qualsiasi altra donna. Semplicemente, non sono loro a esercitare una carica attrattiva su di me; almeno, non più."
"Cosa centro io in tutto questo?"
"Sei il motivo di ciò.”
Achille stirò le labbra in un pigro sorriso.
“So di essere perfetto,” specificò “non credevo tuttavia di esercitare un simile ascendente anche su di te.”
“La modestia non sarà mai il tuo forte.” Assicurai, scuotendo un poco il capo.
Rise lieve, guardandomi poi dritto negli occhi.
“Se cerchi una nottata nel letto di un uomo, libero di farlo, ma sappi che io non sono interessato al genere maschile. Trova qualcun altro con cui fare sesso, suppongo che potresti piacere con la carnagione chiara e il viso pulito che hai.”
“Non si tratta di sesso. Non capisci che sono serio? Andiamo, non ti sei mai preso una cotta per qualcuno?”
Scosse la testa, corrugando la fronte.
“Questa è roba per femmine. L’amore è roba per femmine. Non ho alcuna intenzione di diventare uno senza spina dorsale e rammollirmi. Con un uomo poi, assolutamente no.”
Le pronunciò con durezza quelle parole, e forse fu per quello che avvertii una morsa alla bocca dello stomaco.
“Hai forse paura di sottometterti a qualcuno?” azzardai, e seppi di stare giocando con il fuoco quando l’azzurro dei suoi occhi scintillò di stizza.
“Nessuno può sottomettermi, Patroclo. Non farebbe in tempo, che si ritroverebbe con un braccio rotto.”
Avevo sempre saputo che non sarebbe stato facile farsi anche solo accettare da un tipo orgoglioso come lui.
“I sentimenti non sono una trappola. O meglio, non ho intenzione di catturarti e farti alchunchè. Non saresti il solo coinvolto in tutto questo, Achille.”
“Adesso basta,” con due passi mi arrivò a qualche centimentro dal viso, portando la mano destra a stringermi una spalla; era un semidio adirato quello che avevo a un soffio dal naso.
“Dimenticati di questa faccenda. Non abbiamo mai parlato di niente del genere, chiaro? Basterà non rimembrare più l’accaduto e in poco tempo tutto tornerà alla normalità.”
“Perchè,” ribattei, sfidandolo con lo sguardo “quando mai abbiamo passato momenti di normalità? Forse il giorno in cui ci siamo conosciuti? O magari durante gli allenamenti? Rispondimi, Achille.”
Digrignò i denti, conficcandomi le unghie nella carne. Strinsi le labbra e lo provocai ancora, con l’intenzione di fargli perdere le staffe e riuscire così a ottenenere delle risposte esaurienti dettate dalla rabbia.
“Attento, Patroclo. Non sono famoso per la mia pazienza.”
“Lo sei per la tua arroganza. Un semidio come te costretto a vivere in spazi troppo stretti, passando tutto il tempo a dare ordini. Povero, piccolo, Achille.” Soffiai quelle parole dritte su di lui; la reazione, come prevedibile, fu immediata. Una ginocchiata colpì il mio ventre mentre le gambe cedevano e la vista si appannava. Ero davvero fuori allenamente e non ebbi la prontezza di evitare quel suo attacco, oltretutto scorretto.
“Non azzardarti mai più,” sibilò, afferrandomi i corti capelli “osa solo dire altre parole disdicevoli e, giuro su Zeus, non vedrai l’alba di domani.”
Gli cinsi il polso della mano in questione, cercando di allentare la presa.
“La verità brucia.” Constatai, sussultando internamente per lo strattone appena ricevuto al capo.
“Ti rendi conto,” ringhiò, portando le dita dell’altra mano a trattenermi il mento “che stai rischiando grosso, stolto?”
“Bisogna rischiare nella vita se si vuole ottenere qualcosa.”
Aprì le labbra, lasciando che il suo alito caldo mi sfiorasse il viso.
“La virtù sta nel mezzo. Rischia troppo e finirai con la testa in un fosso e il corpo appeso a testa in giù da un albero.”
“Ho calcolato le giuste misure. Non corro alcun pericolo.”
Mi soffermai sulla sua bocca piena, pregustando l’idea di avere quelle labbra rosse sulle mie.
“Attento.” Ammonì ancora, lanciando dardi con lo sguardo.
Feci in tempo a sussurrare un “Anche tu” che ebbi già colmato le distanze che ci separavano, afferrando la sua vesta con la sinistra e spingendolo verso le mie labbra. I denti cozzarono e il fiato combaciò con il suo. Quel che ricordo, sono due occhi azzurri intrisi di rabbia, orgoglio e supremazia. Achille morse il mio labbro inferiore, e il sangue dava già un sapore acre al nostro combattimento di insulti e avvertimenti. Si allontanò dopo poco, ripulendosi la bocca con il palmo e dandomi un pugno nelle costole. Il fiato si mozzò e in quel preciso istante Achille corse via.









Premetto che il mio personaggio preferito è Achille. Provando a pensare a una probabile fioritura dell’amore tra lui e Patroclo, sono arrivata a questa versione, dove Achille è ritroso e restio a lasciarsi andare ai sentimenti. Prima della guerra di Troia, non c’è una collocazione rilevante, seppur mi piaccia l’idea che il culmine l’abbiano raggiunto un po’ di mesi prima, dunque ho messo la nota what-if?. Solo un piccolo spaccato per vedere come sono arrviati a quello che abbiamo letto in Omero. Spero vi sia piaciuta fin qui! Grazie per la lettura <3
P.S. la scelta in prima persona di Patroclo è venuta naturale, non so perchè, forse è in lui che m’immedesimerei di più in una situazione del genere ^^” mi piace molto anche lui, sì. Oh, ma adoro anche Ettore, eh. (Della serie, perchè buttarli via e scegliere? XD)

  
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