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Autore: Elle9300    05/10/2012    4 recensioni
Come puoi esser sicuro che ciò che vedi non è menzogna?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La verità

Sistemò i capelli con le lunghe dita, li lasciò adagagiare secondo la loro naturale piega, così che per una volta potesse osservarsi come realmente era – e non come lei aveva deciso di essere –.

Caddero in due interminabili file di onde color rame che si incontravano esattamente al centro della sua ampia fronte immacolata.

Abbassò le sinuose ciglia per qualche secondo, poi le risollevò piano e fissò la superficie riflettente dello specchio.

Vide una ragazza: i grandi occhi di un castano chiaro, quasi ambra, il naso sottile e diritto, costellato da infinite e adorabili lentiggini, le labbra come spago dato alle fiamme, ed il tutto armoniosamente predisposto in un pallido viso di forma ovoidale sorretto da un collo lungo e delicato.

Non avrebbe saputo dire se fosse bella o meno, la sua immagine era troppo deformata dai numerosi anni spesi con se stessa, la sua visione troppo soggettiva.

E poiché ciò che cercava era precisamente la verità più pura ed assoluta, questo la faceva impazzire.

Si analizzava, ancora e ancora; esaminava ogni dettaglio, e si stupiva che ogni qualvolta vi tornasse a far riposare lo sguardo, esso fosse ancora lì, terribilmente immobile ed immutato, terribilmente uguale a come l'aveva scoperto l'ultima volta.

Rimaneva li' ore ed ore.

Avrebbe voluto essere capace di eliminare il suo volto, e rigenerarlo per quello che era.

Avrebbe voluto essere capace di infilarsi nella mente di qualcun altro e guardarsi aderendo nella felpa e nei jeans di un qualsiasi sconosciuto adocchiato sul marciapiede.

Chiudeva gli occhi ed esterniava la mente.

Chiudeva gli occhi e tutta la realtà a lei scinta spariva in un soffio, la stessa realtà che minacciava di riapparire appena lei l'avresse deciso, identica a come la ricordava, talmente intima e individuale da darle la nausea.

Era lei quello che poteva contemplare in quello specchio?

La sua pelle era effettivamente della consistenza e del colore che ella poteva toccare e percepire -in un modo che le appariva cosi concreto e al tempo stesso cosi falso- con le sue stesse mani in quel momento?

E che dire dei suoi capelli?

Come avrebbe potuto indubbiamente affermare che la sua fluente chioma fulva non fosse altro, nella verità assoluta e utopica tanto agognata, una glabra e lucida pelata?

Era terrorizzata, a dir poco terrorizzata.

Rimase a scrutare la sua figura -che non le pareva altro che un'assurda allucinazione frutto della sua più sfrenata fantasia – per giorni e settimane e mesi.

Non mangiava, non dormiva, non pensava: semplicemente rimaneva attonita ed instancabile, cercando di esterniarsi dal suo corpo, cercando di separare carne e anima, senza risultato alcuno.

Dopo innumerevole tempo prese a graffiarsi forte le guance, voleva strappare strato a strato la carta regalo che avvolgeva il suo vero essere.

Prese a graffiarsi forte le guance per vedere cosa si nascondesse sotto.

Alla fine, morì dissaguata.

  
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