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Autore: SusanTheGentle    10/10/2012    31 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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1. L’Incoronazione


Così siamo qui
Nel nostro luogo segreto
Dove il rumore della folla è così lontano
E tu prendi la mia mano
E mi sento come a casa
Entrambi sappiamo di appartenere l’uno all’altro…

 
 
Era finita. Finalmente Narnia era libera. Libera dalla tirannia di Telmar e di Miraz. Sul trono era pronto a salire un nuovo Re, un Re che avrebbe riportato pace e libertà.
Dopo aver lasciato il guado di Beruna, l’esercito di Caspian sostò in una radura per curare i feriti e riposarsi. Aslan chiamò i cinque Sovrani per annunciare che la cerimonia dell’incoronazione si sarebbe tenuta nel primo pomeriggio, proprio lì in quel prato, accanto al Grande Fiume, dove una volta un bambino aveva piantato una mela e ne era cresciuto quello che era divenuto l’Albero della Protezione. Usarono come palco una grande roccia piatta che si trovava vicino alla riva, dove Ninfe e Naiadi sbucarono per salutare il nuovo Re. Dagli alberi, finalmente svegli, uscirono Driadi e Amadriadi, poi arrivarono gli animali parlanti con i Centauri, i Nani, i Fauni e i Satiri. Gli uccelli si posarono sui rami; le bestie più piccole, invece, si arrampicarono sui dorsi di quelle più grandi o presero posto davanti, per poter vedere meglio. Formarono un enorme cerchio di creature di mille forme e colori. Un unico spiraglio era lasciato libero per permettere il passaggio al Re. Solo alcuni non presero posto con le altre creature: il drappello di Tempestoso, capo dei Centauri, uscì infatti dal gruppo e si divise in due, prendendo postazione lungo i lati dello spiazzo fino alla grande roccia. Qui stava Aslan, in attesa. La brezza che si era alzata muoveva la sua criniera color dell’oro, facendolo apparire ancora più maestoso.
Caspian arrivò insieme ai Pevensie: davanti Peter e Edmund, poi lui, poi Susan e Lucy. Non indossavano più le armature da combattimento. Durante il tempo in cui la radura era stata allestita ad accampamento, i ragazzi si erano cambiati e avevano indossato abiti più consoni a dei Re e delle Regine.
Le ragazze erano splendide: entrambe avevano lasciato libere le loro chiome, che ricadevano lunghe e lucenti lungo la schiena. Lucy era molto graziosa, fasciata in un vestito rosa, senza fronzoli, semplice ma bellissimo. Susan aveva un abito oro e scarlatto, anche lei piuttosto sobrio. Era davvero molto bella.
Poi, c’erano i ragazzi: Peter indossava una camicia azzurra e pantaloni chiari. Edmund, invece, aveva una maglia chiara e una guarnacca marrone con ricami dorati.
Caspian, infine, indossava una tunica bianca ricamata d’oro, con grandi aperture sulle maniche all’altezza dei gomiti, dalle quali appariva la stoffa della camicia scura indossata sotto.
La voce di Tempestoso si levò nell’aria pomeridiana.
«Salutate i Sovrani!»
Le due file di Centauri alzarono le spade e ne unirono le punte lucenti. Sotto il loro arco camminarono i cinque Re di Narnia, in silenzio. Tutto attorno, il popolo attendeva con ansia.
Quando i ragazzi arrivarono alla grande roccia, i Pevensie salirono. Peter e Edmund presero posto alla destra di Aslan, Susan e Lucy alla sinistra.
E finalmente Susan poté vedere in viso Caspian.
Tutto in lui traspariva regalità. Era bello e fiero, sembrava più adulto di quando l’avevano conosciuto. I capelli scuri si muovevano dolcemente alla brezza che si alzava di tanto in tanto, rendendo la giornata estiva fresca e piacevole. Solo poche ore prima era giunto al galoppo per salvarla dai soldati di Telmar che avevano inseguito lei e Lucy. Quando l’aveva visto arrivare e tenderle una mano, per poi issarla sul cavallo dietro di sé, si era sentita sicura e protetta come mai prima.
Già da tempo sentiva che ciò che provava per Caspian non era semplice amicizia, era molto, molto di più...
C’erano stati tanti momenti- fin dall’incontro nella Foresta Tremante, quando lui l’aveva guardata quasi incantato e lei si era sentita arrossire sotto quegli occhi scuri e profondi - ma duravano sempre troppo poco. Nei giorni seguenti si era scoperta fissarlo senza quasi accorgersene, ed era quello che stava facendo ora.
E anche Caspian, di tanto in tanto, tendeva a scrutarla, ma sempre da una certa distanza.
Entrambi si erano accorti di quei loro sguardi furtivi, dolci o intensi. Innamorati.
Il Principe salì sulla roccia e si voltò appena verso la Regina Dolce, in modo che i loro occhi potessero incrociarsi anche solo per pochi secondi.
Non c’erano mai stati contatti troppo ravvicinati. I loro erano attimi rubati. Il più delle volte parlavano, ma sempre e solo di piani di battaglia. Caspian, invece, avrebbe voluto conversare a lungo con lei, chiederle che vita conduceva in Inghilterra, com’era il suo mondo, e se…se c’era qualcuno nel suo cuore. Perché desiderava che il cuore di Susan fosse suo. L’aveva desiderato fin dal primo istante in cui l’aveva vista, dolce e bellissima.
Caspian rimase immobile davanti ad Aslan, specchiandosi nei suoi grandi occhi d’ambra. Il Grande Leone si alzò e il giovane Principe si inchinò abbassando il capo. Sentì l’enorme e pesante zampa dai polpastrelli vellutati posarsi piano ma con sicurezza sulla sua spalla destra.
Poi, Aslan parlò e un silenzio rigoroso scese tra la folla. C’era solo il rumore dell’acqua e il frusciare delle foglie. Niente cinguettii, perché anche le creature del cielo erano in ascolto.
«Principe Caspian, oggi sei stato chiamato a guidare il popolo di Narnia verso un nuovo, luminoso futuro. Per esserne il condottiero. Giuri di proteggere questa terra con tutte le tue forze?»
«Lo giuro»
«Amerai Narnia come te stesso e più di te stesso? Sarai pronto a dare la vita per lei, se mai te lo chiederà?»
«Sì»
«Ti impegnerai per rispettare le leggi della Grande Magia, e farai in modo che anche i tuoi sudditi le rispettino?»
«Sì»
«Giuri di non fare mai discriminazioni tra razze e popoli, trattando tutti come amici e figli? Poiché ora Narnia è la tua famiglia»
«Lo giuro, Aslan»
«Loro ti hanno scelto, non deluderli»
«Non lo farò»
Il Leone tolse la zampa dalla spalla del giovane. Caspian rialzò la testa e vide avanzare Briscola il Nano e Tartufello il Tasso. I due reggevano un cuscino di velluto rosso, sopra il quale era posata una corona d’oro purissimo. In essa erano incastonati zaffiri e rubini.
Aslan sorrise. «Questa è il simbolo della gratitudine di Narnia. I Nani, primo fra tutti il nostro Caro Piccolo Amico, l’hanno forgiata per te»
«Apparteneva a Miraz, prima» spiegò Briscola. «Gli umani- perdona se lo dico- hanno ancora molto da imparare da noi Nani nella lavorazione dei metalli preziosi. Abbiamo pensato di migliorarla un po’. Spero non vi dispiaccia, Altezza»
«Vi ringrazio, amici» disse il Principe, sempre inginocchiato sulla roccia.
Briscola sembrava imbarazzato. Poi, insieme all’amico Tasso, porse il cuscino a Peter, il quale era avanzato di qualche passo. In quanto ultimo, vero Sovrano spettava a lui incoronare il prossimo regnante.
Il Re Supremo guardò Aslan e, in una tacita intesa, prese la corona e la posò sul capo del Principe.
«Alzati Caspian, Figlio di Adamo» disse Aslan.
Il giovane telmarino si sentiva strano, sapeva che decine di sguardi erano puntati su di lui. Si alzò e vide con stupore che Peter gli sorrideva. Non erano mai andati troppo d’accordo e questo lo fece felice.
Spostò per un attimo lo sguardo sugli altri Pevensie: Edmund annuì soddisfatto, Lucy gli rivolse un sorriso splendente, e Susan… Susan piangeva di gioia. Silenziose lacrime solcavano le guance della Regina. Poi anche lei, come gli altri, gli sorrise.
«Popolo di Narnia! Vi presento il vostro nuovo Sovrano!» enunciò Aslan, alzando la voce. «In nome delle Vaste Terre d’Oltremare, Re Caspian X Il Liberatore»
La folla riunita attorno alla grande roccia si inchinò come un sol uomo. Poi qualcuno gridò: «Lunga vita al Re!» e presto un coro di voci, ruggiti, latrati, barriti, nitriti e quant’altro, si levò dalla radura, che da tranquilla e silenziosa quale era stata si trasformò in un luogo di festa. Gli uccelli ricominciarono a cantare, volando sopra tutta Narnia per dare la buona notizia.
Peter indietreggiò di nuovo e si rimise a fianco a Edmund, mentre Caspian e Aslan stavano ritti e ammirati da tutti sulla grande roccia in riva al Grande Fiume.
Presto - annunciò Aslan - sarebbero ripartiti verso il castello di Miraz, che ora sarebbe divenuto il castello di Caspian. Una cerimonia ufficiale si sarebbe svolta laggiù, dove il nuovo Re avrebbe tenuto anche un discorso.
«Avrei un desiderio, Aslan» disse Caspian. «Vorrei far ricostruire Cair Paravel, se possibile. Il dottor Cornelius mi ha detto che, da sempre, i Sovrani risiedono là»
«Non devi chiedere il permesso a me, Maestà» disse il Leone. «Qualunque cosa tu decida di fare, purché arrechi beneficio al paese, sarà ben accetta»
«Grazie. Allora cominceremo le ristrutturazioni quanto prima»
Ora, tutti quanti si stavano affaccendando per la partenza verso il palazzo di Miraz, che ora apparteneva a Caspian. Sarebbero arrivati in tempo per il tramonto.
Caspian si fece largo tra la folla, cercando di raggiungere la tenda dove avevano riposato Lucy e Susan. Quando arrivò si scontrò con la piccola Regina, la quale stava uscendo di corsa reggendo tra le mani una ghirlanda di fiori.
«Oh, scusami, Caspian!»
«Di nulla» sorrise lui. Lucy era così carina e vivace che non si poteva non affezionarsi a lei.
«Che coincidenza, stavo per venire a cercarti!»
«Davvero?»
«Sì» Lucy allungò le braccia e si alzò in punta di piedi (Caspian era molto più alto di lei), gli mise la ghirlanda attorno al collo e poi gli pose un bacio sulla guancia.
«Un piccolo regalo da parte mia»
«È bellissima, Lucy. Lo apprezzo davvero”
Lei gli sorrise. «Cercavi Susan?» chiese poi la ragazzina, accorgendosi più tardi di aver messo in imbarazzo il giovane.
«Io...sì, per la verità» ammise lui.
«E’ andata giù al fiume. Credo che stia cogliendo dei fiori per fare anche lei una di queste. Vuoi aspettarla dentro?»
«No, credo che la raggiungerò là. Grazie Lucy»
«Di niente. A più tardi, allora!»
Caspian e Lucy presero due strade diverse: lei risalì il prato, diretta verso il chiacchiericcio dei narniani, mentre lui si incamminò verso una lieve discesa che portava in un punto della riva molto tranquillo. Lì crescevano fiori rossi, bianchi e blu, e in mezzo ad essi sedeva la Regina Dolce.
A Caspian mancò il fiato. Poteva vederne appena il profilo, ma lei era come una visione. Una rosa preziosa e delicata tra i fiori selvatici.
Avanzò piano, quasi ripensandoci e provando l’impulso di tornare indietro. Susan non si accorse di lui, intenta ad intrecciare steli con il sole che la illuminava e il vento che giocava tra i suoi capelli scuri. Caspian l’aveva cercata, ma ora che era lì non sapeva cosa fare.
Da dove cominciare? Aveva in mente qualcosa, ma era folle e troppo affrettato. Non poteva andare là e dirle ’Susan ti amo’. Oppure poteva?
La fanciulla sbuffò, districando un paio di corolle dal cerchio della corona di fiori e poi ricominciò.
«Susan?»
Lei si voltò e gli sorrise quando lo vide a pochi passi da lei.
«Ciao, Caspian. Anzi, Vostra Maestà»
«Solo Caspian va benissimo. Che cosa fai?» chiese lui avvicinandosi, anche se già lo sapeva.
«Sto provando a…Oh, no, aspetta! Non devi vedere!». La ragazza balzò in piedi nascondendo la ghirlanda dietro la schiena. «Non ancora» aggiunse poi.
«Ti ho disturbata?»
«No, no, è solo che non è ancora il momento»
Caspian si avvicinò di più. Susan alzò lo sguardo e capì le sue intenzioni.
«No!» esclamò, sempre tenendo le mani dietro la schiena.
Caspian fece un sorrisetto e le girò intorno, ma lei continuava ad indietreggiare.
«No, per favore» rise Susan.
«Perché?» sorrise lui.
«Perché è un regalo…per te. E prima voglio finirlo» spiegò un poco impacciata.
«Quindi me ne devo andare?»
«No. Cioè, sì, sarebbe meglio…no. No, non per forza»
Caspian sorrise. «Sì o no?».
Susan lo guardò. «No, non voglio che te ne vai»
Che cosa volevano dire quelle parole?
I due giovani sentirono i loro cuori cominciare a battere più forte.
Potevano voler dire milioni di cose.
«Anch’io non voglio che te ne vai» riuscì finalmente a dire Caspian, divenendo serio all’improvviso.
Susan abbassò piano le mani che teneva ancora dietro la schiena, lasciando pendere le braccia lungo i fianchi. Non si era aspettata questo quando l’aveva visto arrivare. Ma forse l’aveva sperato.
Il Re fece vagare lo sguardo su di lei: il volto stupito, gli occhi chiari che cercavano quelli scuri di lui, il vestito che le stava d’incanto fasciando la sua figura in tutta la sua perfezione, le mani che avrebbe voluto prendere e stringere. In una di esse reggeva la corna di fiori ancora incompleta.
Caspian la prese, sfilandogliela da sotto le dita.
«Non è finita» disse Susan.
Era nervosa adesso, così cercò di cambiare discorso. Aveva paura di sapere ciò che aveva realmente spinto Caspian a cercarla.
«L’idea ci è venuta poco dopo l’incoronazione, ma confesso che Lucy è stata più veloce e molto più brava di me». Susan sfiorò la ghirlanda attorno al collo di Caspian. «Ora mi toccherà cominciarne un’altra»
«Per quale motivo? Questa non va bene?»
«Bè...» fece lei inclinando la testa da un lato e abbozzando un sorriso, «doveva essere una sorpresa, ma adesso che l’hai vista non ha più senso donartela. Non sarebbe più una sorpresa»
Senza accorgersene, accarezzando i petali variopinti della ghirlanda di Lucy, Susan aveva posato una mano sul petto del Re.
Attendeva da giorni di poter parlare con lui liberamente, senza preoccupazioni, ma ora che il momento era arrivato tremava all’idea che lui- se mai l’avesse fatto-  avrebbe detto ciò che lei desiderava sentirsi dire.
Il giovane le restituì la ghirlanda. «Susan, ascolta…»
«Vostra Maestà?» chiamò una voce amica.
I due ragazzi si voltarono, vedendo Ripicì sbucare fuori dai cespugli lì vicino, seguito da un paio di altri topi parlanti. «Aslan vorrebbe conferire con voi, Re Caspian». Il topo guadò dall’uno all’altra. «Perdonatemi. Ho forse interrotto qualcosa?» chiese dispiaciuto.
I due giovani si scambiarono uno sguardo ma subito lo posarono altrove.
Sì, forse Rip stava per interrompere qualcosa...
Incredibile come semplici parole potevano scatenare nei loro cuori tali forti sentimenti, ed entrambi li temevano.
«Forse dovresti andare» disse Susan.
«Sì »rispose Caspian a fatica, facendo poi un cenno a Ripicì, che s’inchino e lasciò la riva del fiume.
«Posso parlarti stasera dopo la cerimonia ufficiale? Ho qualcosa di importante da dirti»
«Certo» rispose lei, con un sorriso leggermente stentato. «Così potrò darti il mio regalo»
«Aspetterò con ansia che arrivi quel momento» concluse il giovane, prendendo una mano della ragazza e baciandone il dorso.
Il cuore di Susan prese a martellare.
Sperava, sognava quello che sarebbe accaduto di lì a poche ore.
Caspian voleva parlarle. Di cosa? Forse le avrebbe chiesto di rimanere.
E lei? Lei cosa doveva rispondere?
Il cuore gridava sì.
Sì, perché lo amava.
Sì, perché desiderava restare a Narnia, con lui e per lui.
Sì, perché lasciarlo era un pensiero intollerabile.
Ma la ragione non poteva essere ignorata e le diceva di rispondere no.
No, perché non poteva abbandonare i suoi fratelli.
No, perché Narnia non era il mondo in cui lei era destinata a vivere.
No, perché ammettere di amarlo e poi lasciarlo sarebbe stato terribile.
Qual era la risposta che gli avrebbe dato?

 
 
 

Come faccio a dirlo?
A dire addio?
Entrambi abbiamo i nostri sogni
Entrambi vogliamo spiccare il volo
Così prendiamoci questa notte
Per portarla attraverso i tempi solitari…

 
 
 
Quattro splendidi cavalli- due bianchi e due bruni- furono fatti sellare per poter condurre i Re e le Regine di Narnia verso la loro meta finale. Caspian stava invece in groppa al fido Destriero, ovviamente.
Quando giunsero in città, le persone rimasero attonite e in un primo momento intimorite da tutte le strane creature che videro. Nonostante tutto, però, capirono che non avevano nulla da temere, e i telmarini accolsero piuttosto bene il bizzarro seguito reale, come vecchi amici rimasti lontani da casa troppo tempo che ora erano finalmente tornati. In un certo senso era così.
Davanti a tutti, come sempre, c’erano i Centauri; poi venivano Briscola, Tartufello, Cornelius e Ripicì con i suoi topi. Apparve Aslan, che camminava di fianco al cavallo di Caspian. Dietro di loro, la reale famiglia dei Pevensie.
Ci fu un mormorio tra la gente, che presto si trasformò in stupore e poi in incredulità: Aslan, il Grande Leone, il Creatore di Narnia, si era rivelato e ora era lì tra loro. Mai il popolo di Telmar aveva osato credere alle vecchie leggende ormai dimenticate, quelle storie che Miraz aveva sempre proibito di divulgare ma delle quali, bene o male, tutti avevano sentito parlare almeno una volta.
Fu il primo vero giorno di festa dopo tanto tempo. Negli anni a venire lo avrebbero ricordato come il Giorno della Liberazione.
«Viva il Re!» acclamava il popolo, che sapeva di essere libero dalla tirannia di Miraz l’Usurpatore, e che da quel giorno in poi avrebbe vissuto nel giusto regno di Caspian X.
Ora, il corteo non era più fatto solo di creature fatate: si erano uniti anche gli umani, e tutti insieme lo seguirono a piedi fino al castello. Quando arrivarono, videro che il ponte levatoio era abbassato in segno di benvenuto. C’era tutta Narnia.
Caspian dovette ripetere la cerimonia fatta sul fiume. Venne rinnovata la promessa di proteggere Narnia ma anche Telmar, che d’ora in avanti sarebbero state terre alleate e amiche.
Ormai la sera calava. Il sole andò a dormire e fece posto alla luna e alle stelle. Le costellazioni estive di Narnia- il Leopardo, la Nave e il Martello- sembravano sorridere alla terra da lassù.
Ci fu un banchetto senza precedenti (qualcuno disse che solo quello dell’incoronazione dei Pevensie poteva eguagliarlo). Poi fu il tempo dei balli e dei canti, nei quali i Fauni erano maestri. Essi si unirono ai musici telmarini, i quali erano stati al servizio di Miraz ma che ora servivano Caspian con gioia. Suonarono insieme fino a notte fonda.
Lucy e Edmund iniziarono un gran girotondo in cui presto vennero coinvolti Ripicì, Briscola e tutti gli altri amici. Peter prese per mano Susan e lei prese per mano Caspian.
Era incredibile vedere tutte quelle creature unite: piccole e grandi, minuscole e enormi. Il Gigante Tormenta prese persino una talpa nel palmo della sua manona, piroettando con lei, rischiando di travolgere tavoli e persone tra le risate generali.
Caspian e Susan danzarono insieme a lungo, ridendo e divertendosi come mai prima d’ora. Ma il momento più magico, fu quando venne chiesto al Re di scegliere una dama per un ballo più lento e lui si avvicinò a Susan. Si inchinò e le tese la mano. Lei sorrise raggiante e gli porse la sua senza esitazioni. Lui la teneva vicina ora, e la strinse di più a sé quando cominciarono a volteggiare insieme.
Desiderarono che tutto ciò durasse per sempre. Per un momento sembrò che così sarebbe stato.
Per concludere la serata, vi fu un magnifico spettacolo di fuochi artificiali che illuminarono quasi a giorno il castello e le sue torri, rombando nel blu scuro del cielo. Tutti uscirono all’aperto per gustarselo appieno.
«Vuoi venire un momento con me?» sussurrò Caspian, all’orecchio di Susan.
«Dove?» chiese la giovane, voltandosi incuriosita.
«E’ una sorpresa»
«Oh!» esclamò lei. «Che sciocca, quasi me ne scordavo! Il mio regalo! Non te l’ho ancora…»
Caspian sorrise. «Non preoccuparti, c’è tempo. Vieni» e la prese per mano.
La condusse attraverso corridoi deserti, rampe di scale e vari passaggi. Salirono su, sempre più su, finché, dopo aver oltrepassato un’ultima porta, si trovarono in cima alla Grande Torre, la più alta.
Susan trattenne il fiato al panorama meraviglioso che si stendeva davanti, sopra e sotto di lei. I nobili pianeti, Tarva e Alambil, spendevano vicinissimi e la luna con loro. Le stelle erano milioni e si riflettevano negli occhi della Regina Dolce. Ella scorse i Monti a destra e il Grande Fiume a sinistra. Tutto si tingeva dei colori dei fuochi artificiali, che rendevano la visuale ancor più incantevole.
«È meraviglioso!» esclamò estasiata, senza poter staccare gli occhi da quello spettacolo.
«Ti piace?» chiese Caspian, con il sorriso più bello e sereno che lei gli avesse mai visto.
«È stupendo, davvero»
Caspian le si affiancò. «Quassù, il dottor Cornelius mi ha raccontato moltissime storie su Narnia. Mi disse la verità sulle creature fatate, mi parlò di Aslan, mi narrò le gesta dei Re e delle Regine di un tempo. Non avrei mai pensato che, un giorno, una di loro sarebbe salita quassù con me».
Susan sorrise. «Ne sono onorata».
«È da qui che ho cominciato ad amare Narnia veramente. Amo tutto ciò che appartiene a Narnia e…»
«E ora ne sei il Re»
Non erano quelle le parole che Caspian avrebbe usato per completare la frase.
“E ancor più amo la sua Regina”, avrebbe voluto dire. Perché era così difficile?
«Non so se ne sarò all’altezza, ma ci proverò»
Susan appoggiò una mano su quella di lui. «Sarai un buon Sovrano, ne sono sicura»
«Lo credi davvero?» chiese il giovane voltando lo sguardo verso il paesaggio. «Ho ricevuto un’educazione adeguata, certo, ma…non lo so, c’è così tanto da fare»
«Giorno per giorno, senza fretta. Hai tanti amici qui con te, ti aiuteranno di sicuro. E poi ci sarà Aslan. Credo che rimarrà finché sarà necessario»
Caspian alzò lo sguardo su di lei. «Pensavo che avrei potuto contare anche su voi quattro»
«Sì…forse». Gli occhi azzurri di Susan si velarono di una lieve tristezza, anche se lei continuava a sorridere per non far vedere quanto pensare al momento della partenza la faceva star male.
«Rimarrete qui, non è vero? Almeno per un altro po’ »
Lei ritrasse la mano, ma Caspian glielo impedì all’ultimo momento riprendendola tra le sue.
«Dimmi di sì, Susan. Dimmi che resterai»
«Non posso saperlo» disse la ragazza distogliendo lo sguardo.
Caspian le strinse ancor più la mano e la guardò, raccogliendo tutto il suo coraggio per mettere insieme le parole giuste.
«Avrei voluto nascere prima »confessò. La Regina si voltò stupita. «Avrei voluto nascere nell’Epoca d’Oro di Narnia, quando voi eravate Sovrani. Avremmo potuto conoscerci, stare insieme molto più a lungo»
«Sì, può darsi» rispose amaramente Susan. «Per poi doverci dire addio. Non sarebbe stato per sempre»
«Non hai mai pensato di restare, nonostante tutto?»
«Sì, mi è successo molte volte da quando sono ritornata in Inghilterra. Ma è stato inutile pensare senza poterlo fare»
«Ma lo faresti?» chiese il Re con veemenza. «Devo saperlo. Tu rimarresti qui con me, per sempre, se te lo chiedessi?»
La ragazza spalancò gli occhi.
«Lo faresti?» ripeté lui con più insistenza.
«Io…Oh, Caspian, io…non…posso». Susan si ritrasse, molto confusa.
Erano bastate poche parole a ricatapultarla dal sogno alla realtà. Sciocca lei a crederci ancora.
Tuttavia, non poteva negare di aver fantasticato sul restare a Narnia ancora, a lungo - com’era successo la prima volta - e di poter rimanere con Caspian. Forse persino regnare al suo fianco.
Tutte illusioni. Ora Susan capì che non sarebbe mai stato possibile. Qualcosa si era risvegliato in lei, come una voce odiosa e insistente che le sussurrava nella testa che era impossibile.
«Forse è meglio che vada via» disse lei in fretta, senza guardarlo.
Si liberò dalla presa del Re e quasi fuggì dalla torre, camminando velocemente verso la porta. Ma Caspian la fermò prendendola per un polso e facendola voltare.
«Mi dispiace, non volevo. Non dovevo essere così affrettato»
«No, non è questo»
«Allora cosa?»
«Lasciami andare, per favore»
«Susan, ti prego!»
Finalmente, lei lo guardò. «Se anche ti dicessi di sì, ti illuderei e basta! Non voglio darti false speranze. Non voglio farti soffrire» Lo sguardo di Caspian penetrò nel suo. «Non capisci? Io e i miei fratelli non rimarremo per sempre. Sì, potremmo fermarci ancora, forse un giorno, un anno, dieci anni, ma prima o poi dovremo tornare nel nostro mondo. È inevitabile»
«Ma se…» tentò Caspian, allentando la presa, «se lo chiedessi ad Aslan, forse lui…»
Susan scosse il capo. «No, Caspian. Sei Re solo da poche ore, ancora non sai molte cose. Ci sono delle regole ben precise su cui si basa la Grande Magia: Narnia ha avuto bisogno di noi: di me, Lu, Ed e Peter, ma ora il nostro compito è finito. Abbiamo salvato Narnia, abbiamo aiutato il suo legittimo Sovrano a occupare il trono. La pace è tornata...e noi dobbiamo tornare a casa»
«Quindi finisce così?» esclamò il giovane, facendo un passo indietro.
La Regina lo guardò confusa.
«Tra noi, voglio dire. Finisce così, Susan?»
«Non c’è mai stato un noi. E mai ci sarà. Non è possibile». La voce le tremò e la tradì, anche se voleva mantenere un tono fermo.
Lui capì che mentiva. «Vorrei che tu fossi sincera con me. So che provi qualcosa, come lo provo anch’io. Non puoi negarlo!»
«Caspian, ti supplico, non tormentarmi così»
«Io ti amo, Susan!»
Lei tremò e sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Caspian se ne accorse.
«Susan…»
Lui sussurrò il suo nome e tese le braccia in avanti per poterla toccare.
«Non posso…Non posso. Mi dispiace»
Un secondo dopo era fuggita nell’oscurità.
Tutto era tornato calmo. I fuochi d’artificio non coloravano più la notte di Narnia. Si erano spenti, come i loro sogni.




Questa è la mia prima vera fanfiction su Narnia. Sono davvero soddisfatta di come è venuta, non ci speravo nemmeno io. E’ ispirata all'omonima canzone dei Westlife , boy band che adoravo quando ero ragazzina (ne potete leggere la traduzione qui, a ogni stacco di scena ho aggiunto una strofa). Volevo postarla come one shot, poi ho pensato di dividerla in due o tre capitoli.
Ho già un sacco di fic all'attivo, ma non posso farci niente, devo scrivere, scrivere, scrivere. E poi su Narnia ho milioni di idee.
A presto, sperando vi sia piaciuto.
Per Narnia! E Per Aslan!
Baci Susan<3
   
 
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