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Autore: millyray    13/10/2012    2 recensioni
Non serve avere un Signore Oscuro assetato di potere che non desidera altro che ucciderti, non è necessario avere il destino dell'intero Mondo Magico che grava sulle tue spalle, non bisogna rimanere orfani quando si è ancora in fasce per scombussolarti l'intera esistenza.
A volte basta avere solo quindici anni, gli ormoni in subbuglio e tanti tanti dubbi sulla vita.
(Sequel di S.Potter)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ho complicato le nostre vite
innamorandomi di lui,
ho complicato le nostre vite
ora sto perdendo la mia unica amica.

(Loves me not, t.A.T.u)

James entrò nella grande biblioteca di Hogwarts e si fermò in mezzo ad osservare l’ambiente. Tutti i tavoli posti tra uno scaffale e l’altro erano occupati da qualcuno. Sulla sinistra, ad un tavolo sotto la finestra, c’era Nico, chino su un libro di Erbologia e con i rasta raccolti in una lunga coda di cavallo, mentre dall’altra parte stava seduta Sally a gambe incrociate, anche lei impegnata a studiare qualcosa.

James non amava molto le biblioteche e non perché non gli piacessero i libri, ma solo perché l’atmosfera all’interno di esse gli sembrava piuttosto pesante. Tutti concentrati sui libri e nello studio, con delle espressioni così serie da fare paura paura e quando qualcuno entra si girano sempre a guardarlo male e lo squadrano dalla testa ai piedi.
Quindi, per studiare, preferiva la comodità della Sala Comune o della sua stanza, ma quel giorno non gli andava di stare da solo.

Pensò di andare a sedersi insieme a Nico, visto che di solito studiavano sempre insieme, ma alla fine deviò verso il tavolo della cugina.

“Posso farti compagnia?” le chiese, a bassa voce per non disturbare. Lei, semplicemente, spostò i libri che aveva sparsi sul tavolo e gli fece posto.
James tirò fuori il libro di Trasfigurazione e si mise a leggere, anche se non ne aveva molta voglia.

Sally, dopo un po’, alzò il capo dai suoi compiti e spostò lo sguardo dal cugino a Nico seduto poco distante da loro ma che non sembrava averli nemmeno notati.

“Perché Nico è seduto là?” chiese, allora, sussurrando per farsi udire solo da James.

Il moro lanciò un’occhiata all’amico.

“Forse perché gli piace stare seduto lì?” rispose come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. Effettivamente un po’ lo era, visto che Nico si metteva sempre su quel tavolo, proprio per poter guardare il panorama fuori dalla finestra.

“Intendevo perché tu non sei insieme a lui?” insisté Sally, avendo capito che c’era qualcosa che non andava. Anche l’altra sera a cena non si erano seduti vicini: James era nel solito posto del tavolo, ma Nico era seduto a parecchia distanza da lui e anche durante le lezioni si erano evitati parecchio. E chi sapeva quanto era forte la loro amicizia capiva subito se c’era qualcosa che non andava.

“Perché dovrei stare sempre insieme a lui? Volevo passare un po’ di tempo con la mia cugina preferita. Ti dispiace?”

“Certo che no!” esclamò la ragazza, a voce un po’ troppo alta. Ma capì subito che il cugino stava cercando di cambiare argomento. “Mi fa piacere che tu voglia stare con me, solo che tu e Nico non siete in grado di stare nella stessa stanza e fare finta di non conoscervi. Sei più attaccato a lui che a tua sorella”.

James sospirò. Ormai era fregato, non c’era modo di nascondere qualcosa ai suoi amici. O lui era un pessimo bugiardo o loro lo conoscevano troppo bene. E Sally non era una che desisteva facilmente.

“Credo di aver fatto qualcosa che lo ha turbato l’altra sera”. Rispose alla fine, con espressione mogia, quella che faceva sempre tenerezza a tutti e che il ragazzo assumeva ogni volta che sapeva di aver sbagliato qualcosa o quando era giù di morale.  

“Be’, allora vai da lui e chiedigli scusa. Siete migliori amici, sono certa che dimenticherà in fretta”. La ragazza gli mostrò uno dei suoi soliti sorrisi che le gonfiavano ancora di più le guance paffute, evidenziandole delle tenere fossette. James non poté non rispondere con un altro sorriso e, cogliendo il suo suggerimento, si alzò e andò da Nico.

“Ciao!” lo salutò non appena gli fu accanto. Nico non ricambiò, ma si scostò leggermente con la sedia per fargli spazio. Il moro deglutì nervoso. A quanto pareva la situazione era più grave di ciò che aveva pensato.

Ma perché se la prende così tanto?

“Senti, mi dispiace per ieri sera. Tutto quello studio e anche la noia mi avevano fritto il cervello. Non so cosa mi sia successo, ho esagerato un po’”. Continuò, allora, a poca distanza dal viso dell’amico.

“Sì, hai un po’ esagerato”. Disse alla fine Nico. Sembrava essersi completamente dimenticato che anche lui aveva accettato di provare quel bacio e che, quindi, non aveva molto da prendersela. “Senti, ma tu non sei gay, vero?”

James sgranò gli occhi a quella domanda. “Perché dovrei essere gay?”

“Be’, perché mi hai baciato”.

“Se bacio un maschio non significa che io sia necessariamente gay. E poi, tu sei il mio migliore amico”. Il moro stava iniziando ad adirarsi un po’, Madame Pince gli lanciò un’occhiataccia di avvertimento.

“Se tu lo fossi non potremmo più essere amici, mia madre ne uscirebbe di testa”.

“Da quando ti importa di ciò che pensa tua madre?”

“Certo che m’importa. E’ mia madre”.

Sembrava che la discussione stesse diventando sempre più ostica, almeno per James e ciò non gli piaceva affatto. Non capiva tutte queste seghe mentali dell’amico. Si era trattato solo di un dannatissimo e stupidissimo bacio.

“Quindi, non sei gay?” insisté allora Nico, vedendo che l’altro non diceva più niente.

“No, non lo sono”.

Davvero non lo sei?
S…sì, davvero.  

“Ma io ti piaccio?”

“Sì”.

Il ragazzo coi rasta assunse una strana espressione.

“Intendo, ti piaccio piaccio?”

James corrugò le sopracciglia non capendo il senso di quella domanda.

“Nico, sei il mio migliore amico, è ovvio che mi piaci, in tutti i sensi. Ma adesso, smettiamola per favore. Facciamo finta che non sia successo niente”.

Già, fare finta di niente era sempre una delle soluzioni migliori quando non si voleva ammettere qualcosa di difficile da accettare.

“Amici come prima?” James allungò il pugno in direzione dell’amico, aspettando che questi gli desse il proprio.

L’altro sembrò esitare un attimo, ma poi mostrò un sorriso e batté il proprio pugno contro quello del moro. “D’accordo”.

“Ora possiamo andare da un’altra parte? Altrimenti Madame Pince mi butta fuori a calci”.

I due amici si alzarono dalla sedia un po’ pigramente e si diressero all’uscita, abbracciati e dimentichi di tutte le discordie e incomprensioni.
Come se non fosse successo niente.

Sally, dall’altra parte, li guardò uscire, osservando la figura sottile e snella del cugino. Se non avesse insistito affinché andasse a chiarire con Nico, molto probabilmente lui sarebbe stato ancora seduto al suo tavolo.
Ad annoiarsi e sbuffare.

Così, almeno, lo aveva aiutato e aveva fatto una buona azione, aveva aiutato una delle persone a cui voleva più bene.
Lui era solo suo cugino e anche suo amico, niente di più.

Ma tu vorresti che fosse qualcosa di più.
No, non è vero.

Scacciò via tutti i pensieri dalla testa e tornò a prestare attenzione ai libri, scostando una ciocca dei folti capelli rossicci dalla fronte.

 

Alex si alzò dal letto e, ancora in mutande e reggiseno, uscì sul terrazzo che la Stanza delle Necessità le aveva messo a disposizione, per accendersi una sigaretta, non badando al freddo. Il suo corpo poteva sopportare di peggio.

“Fare sesso con te, Alexis, mi tira sempre su di morale”. Le disse la voce di Caleb, rimasto completamente nudo a rotolarsi tra le coperte.

La ragazza non rispose niente, nemmeno un grazie, come se il complimento non l’avesse neanche sfiorata. Rimase appoggiata al muretto a tirare boccate di fumo e osservare il cielo.

Di complimenti del genere ne aveva già sentiti un bel po’, Caleb non era certo il primo né l’unico che si portava a letto. Era soltanto il più frequente e doveva considerarsi fortunato soltanto per questo, visto che Alexis non si concedeva mai più di una volta alla stessa persona, a meno che questa non l’avesse colpita in qualche maniera.
E Caleb, appunto, era uno di questi.
Facevano parte della stessa Casa ed erano dello stesso anno, quindi, spesso si incrociavano, si scambiavano quattro parole sulle lezioni e cose del genere, a volte in classe si sedevano allo stesso tavolo, ma tutto qui. Non erano certo amici, soltanto compagni di letto.

Questo lei l’aveva messo in chiaro fin da subito. Potevano diventare intimi soltanto a letto, potevano scoparsi chi altri volevano perché la loro non era certo una relazione, né tanto meno erano innamorati e per il resto potevano vivere le loro vite come cavolo volevano.

Quindi, a quindici anni, si era già portata a letto un sacco di ragazzi. A quattordici anni aveva iniziato e non era più riuscita a smettere. Sapeva che si stava creando la reputazione della troia nella scuola, ma non le importava un fico secco di quello che pensavano gli altri.
Il sesso le piaceva, allora perché non praticarlo come hobby?

Finita la sigaretta, rientrò nella stanza e, senza neanche guardare il ragazzo, cominciò a rivestirsi.
Aveva un mucchio di cose da fare, doveva ancora finire i compiti e scrivere una lettera ai genitori.

“Sei una ragazza particolare, sai Alex?” disse di nuovo Caleb che sembrava in vena di chiacchiere. Ma la ragazza no, a quanto pareva, visto che non gli rispose nemmeno stavolta.

Sapeva benissimo di essere una ragazza particolare, non credeva nel vero amore come tutte le altre sue coetanee e nemmeno aspettava il suo principe azzurro. Diceva sempre che non si sarebbe mai innamorata, l’amore era una cosa per deboli e lei non era assolutamente debole.

L’amore non esisteva per lei. D’altronde, che cos’era l’amore? Soltanto un inutile fonte di sofferenze e lacrime affogate nel cuscino.

Sicura che l’amore non ti abbia mai colpita?
Sì, sicura.

Arrivata alla porta, lanciò un’occhiata dura al ragazzo nel letto con i suoi occhi di ghiaccio e uscì silenziosa come un gatto.

 

 

MILLY’S SPACE

Eccomi qui con un nuovo aggiornamento : )

Allora, qui stiamo iniziando a conoscere un po’ di più questi ragazzi. Sembra che James e Nico si siano chiariti ma siamo sicuri che questo rimarrà un caso isolato? E la voce della coscienza non rende le cose facili, a nessuno dei protagonisti  ^^.

Voi cosa ne pensate di tutto questo?

È inutile che vi dica di lasciarmi qualche commento per farmi sapere, ormai dovreste sapere che ogni tipo di recensione è ben apprezzata.

E… prima di dimenticarmene: la citazione all’inizio della storia è tratta da una canzone delle t.A.T.u, il mio gruppo preferito : ) Vi consiglio di ascoltarle, sono molto brave.

Inoltre, oltre alle recensioni, date un’occhiatina alla mia pagina Facebook http://www.facebook.com/MillysSpace. I commenti potrete anche lasciarmeli lì, oltre che avere informazioni su altre mie storielle.

Bene, mi sembra di aver detto tutto.

Vi lascio e buona serata.

Un bacio,

M.

P.S. per le foto mi sa che dovrete aspettare ancora un pochetto. Sorry.

PUFFOLA_LILY: tesoooraaaa!! Mi dispiace per il fraintendimento D: è stata colpa mia, avrò letto male, come sempre ^^.  E’ che a volte ho il cervello fuso. Va be’, pazienza, l’importante è capirsi alla fine.
Comunque… lo vorresti gay James? Hmm, non sei l’unica. Be’, chissà… ma bisognerà vedere la reazione di papà Sirius ^^. E Alex… be’, Alex non è proprio una ribelle, ma… diciamo che forse ha ereditato la parte più bruttina del carattere del padre. Eh  capita ^^.  E no, Vicky e Teddy non stanno insieme. In fondo, sono ancora piccolini per pensare a queste cose.
Ti mando un bacione e spero di risentirti. A presto, M.

  
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