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Autore: Blue_Bones    15/10/2012    6 recensioni
[Dopo l'ultima puntata della seconda stagione] Stiles si sentiva inutile, sapeva di dover dimenticare la cotta per Lydia. Rifletteva sul fatto che era l'unico a non avere nulla di speciale e si sentiva immensamente solo. [Sterek]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '« If you say one word...'
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Hurricane




The Dark Knight.

Aprì gli occhi, un soffitto bianco, odore di disinfettante. Era un ospedale. Pensò di essersi addormentato mentre sua madre riposava. Poi ricordò che sua madre era morta e suo padre, probabilmente, era al lavoro. Si aspettò di vedere Scott seduto sulla sedia affianco al suo letto. La signora McCall gli sorrise «Due volte in due mesi, questa volta dovrò avvisare tuo padre. » Sospirò. Stiles non ricordava di essere più stato lì dalla morte di sua madre, circa. L'ospedale lo faceva stare male. «Ma io non entro più qui dentro da almeno cinque anni. » La signora McCall gli parve invecchiata, rispetto al suo ultimo ricordo. Lei gli sorrise e parlò a qualcuno che non poteva vedere «Stai tranquillo, dopo uno shock simile è normale che non ricordi. Dovrebbe stare meglio presto. » Sorrise rassicurante e uscì «Io torno tra poco, vado a chiamare tuo padre anche se sarà pieno di lavoro per via dell'incendio. » La prima cosa a cui pensò fu alla casa degli Hale che prendeva fuoco. Probabilmente era inciampato cercando di andare a curiosare. Voltò lentamente la testa, il collo era praticamente insensibile. Un cerotto copriva la spalla e lui si domandò cosa gli fosse successo. Fu altro a scioccarlo maggiormente «Tu sei Derek Hale, vero? » Il ragazzo annuì senza dire una parola «Pensavo fossi più giovane. Lo so che non è una cosa gentile da dire a chi ha appena perso la famiglia, ma... Ma tu cosa ci fai qui? » L'altro scosse la testa «Ti ci ho portato io. Ti ho trovato svenuto. » L'altro sorrise, a disagio «Grazie mille! Non volevo fare nulla di male, lo giuro! Lo so, sono troppo curioso, davvero inopportuno e parlo troppo, ma non lo faccio di proposito. Sai è come quando pensi una cosa e non ti accorgi che la stai dicendo ad alta voce e ad un certo punto ti sfugge il controllo sulla lingua che parte e... » L'altro parve spazientirsi, ma non disse nulla. Se parlava così tanto voleva dire che stava meglio e si sentì sorprendentemente sollevato. Si chiese quando avrebbe ricordato, ma scosse la testa «Ora devo andare. » Disse alzandosi, mentre la madre di Scott entrava nella stanza «Tuo padre sta arrivando. A quanto pare l'incendio è stato un incidente, quel posto è abbandonato da molto tempo e probabilmente era solo questione di tempo. » Poi posò lo sguardo su Derek «Possiamo parlare? Devo sapere ancora un paio di cose... » Il lupo sapeva che non era vero, aveva già detto tutto, ma la donna lo guardava così male che la seguì.

«Non ha detto... » Lei scosse la testa ed entrò in una stanza vuota «Non ho detto allo sceriffo che suo figlio è stato portato qui con degli squarci sulla spalla da un ex sospettato. Come non gli dirò che le ferite sono artigli di lupo... Di lupo mannaro, soprattutto. Tu spiegami perché lui era lì! Dimmi che non è uno di voi e che non sei stato tu a metterlo in mezzo perché ti giuro che una madre arrabbiata è molto peggio di un lupo mannaro... No, non replicare nemmeno! Stiles è il migliore amico di Scott da sempre! E' come se fosse mio figlio, quindi dimmi la verità, ora. » Derek non era intimidito, ma decise di rispondere «E' andato ad ucciderli. Non aveva la mia complicità, io non sapevo nulla, Scott non sapeva nulla. Si è fatto aiutare dalla figlia degli Argent. Volevano proteggere gli innocenti, impedire che qualcuno si facesse male, rischiando la vita. Stiles ha il complesso dell'eroe, se n'è accorta? » La donna rimase in silenzio e il suo sguardo lo incitò a proseguire «L'ho controllato, non riuscivo a capire cosa volesse fare, probabilmente avrei dovuto fare più attenzione e non arrivare la sera tardi sotto casa. Li ho seguiti e ho visto il casolare. Non sapevo cosa volessero fare. Quando hanno cominciato ho pensato che avrebbe funzionato e non mi sono accorto che qualcuno aveva aperto la porta e lo stava attaccando. Stavo per intervenire quando Stiles ha completato il cerchio e Allison ha bruciato la casa. Le ho detto di scappare e ho portato qui Stiles. Lei deve aver atteso che me ne andassi per tornare e nascondere le prove. L'incendio è doloso, ma sono stati Stiles ed Allison a provocarlo.»
La donna lo guardò «Come sapevano che avrebbe funzionato? » Chiese la donna «Perché ha già funzionato in passato. » Rispose, atono.

Suo padre era passato nel pomeriggio. La mamma di Scott l'aveva pregato di non interferire con il ritorno della memoria, così erano rimasti su terreni facili da percorrere. Poi suo padre era dovuto tornare in centrale. L'ora delle visite era finita. Scott era passato assieme ad Allison, non si tenevano per mano e a Stiles parve sbagliato, ma lasciò perdere. In fondo, non ricordava nulla di quella ragazza dagli occhi castani. Lydia non si fece vedere, ma a lui non parve strano. Non aveva rapporti con lei, da quello che ricordava, eppure pensava che sarebbe passata.

Dopo l'orario di visita l'ospedale era silenzioso e triste. Stiles aveva appena preso sonno, quando qualcuno lo scosse leggermente. Lui si svegliò balbettando «Che c'è? Sono malato io! » Si ritrovò a guardare gli occhi verdi di Derek che lo scrutavano, dubbiosi «L'orario di visite è finito. » L'altro non disse nulla e si sedette «Non parli molto, vero? Ci conosciamo, vero? Noi due, è una cosa che non ricordo, giusto? Siamo amici? » Chiese ingenuamente. L'altro scosse la testa «Siamo nemici? » L'altro negò di nuovo «Allora cosa siamo? » Chiese l'altro, confuso. Lo sguardo di Derek era penetrante e Stiles era sicuro che potesse essere molto intimidatorio. Gli ricordavano un momento, in una jeep, proprio davanti a quell'ospedale. L'altro interruppe il ricordo «Non abbiamo una definizione... » L'altro lo guardò stranito «Stiamo assieme? » Gli occhi del lupo lampeggiarono e il suo volto si avvicinò pericolosamente al suo. Gli occhi di Stiles caddero sulle labbra serrate «Cosa ti passa per la testa? » Sbottò l'altro. Anche quello gli ricordava qualcosa. Entrare in camera e trovare Derek ad aspettarlo. Derek che si toglieva la maglietta «Oh mio Dio. Tu ti sei tolto la maglietta in camera mia! » Gracchiò. L'altro dava l'impressione di voler morire o di vederlo morto «Cominciamo bene... » Borbottò. «Allora? Perché ti stavi spogliando in camera mia? » L'altro ringhiò, basso, e gli occhi mutarono leggermente. Una tinta rossastra li attraversò per un secondo. Stiles balzò sul letto. Qualcuno aprì la porta.

La signora McCall osservava la scena «Derek, fuori di qui. Adesso. Stiles, calmati e non urlare. Niente shock, niente attacco di panico... » Ormai, però, era troppo tardi. La sensazione di oppressione aumentava e Stiles respirava a fatica «Derek, vattene immediatamente da qui! » Ordinò la donna, ma il ragazzo non si mosse. L'altra si avvicinò a Stiles e frugò tra le tasche, porgendogli un inalatore che l'altro afferrò. Si calmò quasi subito «Ha funzionato! Io non ho l'asma.... » Disse sorpreso. La donna gli sorrise e annuì «Funziona sempre con te. Ne ho recuperato uno, pensavo che sarebbe successo. » L'altro annuì «E' stato come, come... Se non riuscissi a respirare, a prendere fiato, come quando stai annegando. » Ed eccolo lì un altro lampo di memoria che gli fece vorticare la testa. Alzò lo sguardo su Derek «Tu mi hai salvato la vita. » Disse solo. L'altro scrollò le spalle «E tu l'hai salvata a me. » Dopo di che si alzò e se ne andò.

La madre di Scott lo seguì «Non farlo. Non farlo mai più. » Lo avvertì, per poi sparire a finire il suo turno. Derek controllò che se ne fosse andata e poi tornò indietro. Stiles aveva ripreso sonno, doveva essere esausto per averlo fatto in così poco tempo. Si sedette e attese. Attese così tanto che si addormentò con la testa sul materasso del letto.

Erano le cinque di mattina e un osservatore attento avrebbe visto gli occhi di Stiles muoversi, sotto le palpebre.

Gli avevano tolto l'ingessatura da meno di quarantotto ore e stava già per rimettersi nei guai. Il cellulare squillò un paio di volte prima che una voce conosciuta rispondesse perplessa «Stiles? » Lui prese un gran sospiro «Sei l'unica persona che mi può aiutare. Vuoi farlo? » La persona all'altro capo ci mise un minuto a rispondere «Sai che sono pronta a farlo. » Lui annuì, anche se lei non poteva vederlo «Cosa avevi in mente? » Lui si sedette sulla sedia girevole e, dondolandosi, rispose «Vieni da me, ti aspetto tra dieci minuti. Mio padre... Mio padre è al lavoro. Porta tutte le armi che sai usare. Dobbiamo essere attenti. » Lei non rispose nemmeno, attaccò e lui seppe che sarebbe arrivata.

«Ricapitoliamo: vuoi fare una miscela di aconito da usare per pulire le lame e immergere le punte delle frecce. I proiettili sono l'ultima alternativa. » L'altro annuì «Io mi occupo del cerchio esterno. Tu dovrai seguirmi. Dovremmo lavorare assieme, nello stesso momento. Dobbiamo stare attenti. In caso di pericolo esci dal cerchio e prendi l'arco. Se il cerchio si spezza estrai la pistola e... Bang! » Stiles imitò lo sparo e Allison lo guardò, esasperata «Sei sicuro di poterlo fare? » Gli chiese e lui rispose «L'ho già fatto... » Spostò lo sguardo altrove «La notte... » Lei lo interruppe «Lo so. » Lui annuì «Bene, cominciamo? » Lei annuì «Ricordati del codice... » Lo avvisò lei, spaventata «Mi hanno mandato all'ospedale, per come la vedo io hanno tentato di uccidermi... Poteva capitarmi un emorragia interna. Era tutto così freddo e... e umido, fastidioso. Era come un serpente che tentava di agguantarmi. Poi qualcosa è cambiato, ho sentito qualcosa di incredibilmente caldo che tentava di... E' assurdo, lo so, ma era come se qualcosa mi stesse riscaldando. » La ragazza tacque «Credo sia stato Derek. » Concluse e l'altra annuì «Cominciamo. »

«Allison... » Stavano lavorando da ore e ormai era buio. Avrebbero agito all'alba. La ragazza non si distrasse, ma rispose «Sì, Stiles? » Il ragazzo pensò al modo migliore di porre quella domanda, ma, ovviamente, riuscì ad essere totalmente privo di tatto «Credi che tornerai mai con Scott? Insomma, tu lo ami, no? Non sto cercando di convincerti, ma di capire. Lo sai, no? » Lei annuì «Non lo so, Stiles. E' che sono così confusa, non sul mio ruolo, ma su come ritrovare me stessa... Devo fare questo, prima. » Lui annuì e sorrise, comprensivo «Forse devi solo andare avanti... » Disse gesticolando come suo solito «Forse certe cose accadono per un motivo. Probabilmente tu devi accettare questa parte di te e della tua vita, devi affogarci dentro e poi riemergerne migliorata, non necessariamente cambiata. Devi solo... Andare avanti. » Lei lo guardò e sorrise molto più tranquilla «Non è male come consiglio. » Lui sbuffò «Ho solo imparato una lezione. » Sorrise amaramente e lei gli diede una pacca sulla spalla, per incoraggiarlo «Vedila così, potrebbe essere più facile provarci con Derek. » Rise «Tu sei una pessima amica, lo sai? Insomma, sei seria? Io... » Disse indicandosi «e quel... Io e Derek Hale? Quale persona malata di mente... No, non voglio sapere cosa immagina la tua testa... Oh mio Dio, che immagini che mi stai facendo venire in mente... Ricordati, se dovrò andare da uno psicologo sarà tutta colpa tua! » Lei lo guardò, divertita «Tu vai a spasso con i lupi e l'immagine di te e Derek che fate sesso ti fa sentire il bisogno di andare da uno psicologo? » Lui si finse concentrato su quello che stava facendo, cioè cercare una tanica «Come pensavo. » Concluse la giovane Argent. Lui si voltò di scatto «Pensavi? Cosa pensavi? Quali strane idee ti ronzano per la testa? Bé, ti sbagli. Le immagini di me e Derek che facciamo sesso che stanno occupando la mia mente non mi faranno andare ai matti perché mi piacerebbe metterle in pratica. » Sgranò gli occhi «No! Tutt'altro. Sono raccapricciato! Capito? Insomma, a questo punto meglio uno come Danny, anche se no, direi di no. Insomma... Allison! » Lei rise del panico nella voce del ragazzo «Quindi Lydia... Insomma ti piacciono sia i ragazzi che le ragazze. » Lui rimase interdetto «Credo di non fare particolari distinzioni... Cioè, vedo le differenze, ma... Ecco, quando mi piace qualcuno mi piace e basta, no? » Lei sorrise, dolcemente «Naturalmente. Prometto di non tentare di uccidere Derek, di nuovo. » Lui non rispose nemmeno. Sbuffò e lei rise leggermente «Direi che ora possiamo solo aspettare l'alba... » Disse e lei annuì.

Era passata un'ora e mezza. Stiles stava camminando avanti e indietro, nella sua stanza, Allison era seduta sulla sedia. Fu lei a spezzare il silenzio «Come sta? » Lui la guardò «Male, ma sta tentando di accettarlo. Ti aspetta e ti rispetta. » Lei annuì. Stiles guardava fuori, gli pareve di scorgere un ombra ma l'oscurità parve avergli giocato uno sei suoi scherzi, perché un battito di ciglia dopo non c'era nulla, lì fuori.
Non era ancora sorta l'alba quando si misero in macchina «Sei pronta? » Chiese, con il volto serio, ad Allison «Lo stai davvero chiedendo tu a me? » Lui sbuffò.

Si nascosero dietro un albero e li videro rientrare. Stiles si trattenne dal chiedere ad Allison dove potevano essere stati. Non dovevano farsi scoprire. Il fatto che arrivassero dalla direzione opposta li aiutava non poco. Dieci minuti dopo tutti e cinque gli Alpha erano in casa. Allison e Stiles rimasero un'ora e mezza accovacciati in una groviglio di piante particolarmente odorose. Poi si mossero.
Camminavano lentamente, attenti a non pestare nulla, respirando il più lentamente possibile. Arrivati davanti alla casa era evidente che gli Alpha non si sentissero minacciati. Non c'erano guardie alle porte. Allison si appiattì alla parete con la tanica in mano e lo guardò. Lui estrasse la polvere e annuì. Partirono in sincrono. Si erano allenati a quello, durante il resto del tempo. Il liquido trasparente cadeva sull'erba senza rumore e così la polvere. Posavano i piedi a terra nello stesso istante.

Avevano quasi finito, mancava davvero poco, quando Stiles sentì un dolore lanciante alla spalla e sentì il sangue scivolare giù per la spalla. Allison non urlò, ma la sua pistola sparò diversi colpi e qualcuno mugolò, agonizzante «Stiles, finisci il lavoro! » Urlò e lui non se lo fece ripetere due volte, chiuse il cerchio che avrebbe intrappolato gli altri «Tu hai finito? » Chiese a fatica, ad Allison «Come da copione » Stiles respirava pesantemente e la testa gli girava vorticosamente. Fece appena in tempo a scorgere Allison che appiccava fuoco al casolare e il corpo del lupo, morto, con diverse frecce piantate addosso, che veniva tranciato in due da una spada lunga e affilata. Il sangue scintillava sulla lama argentata e gocciolava a terra, bagnando il terreno e l'erba smeraldina, mentre il sole sorgeva e il fuoco ardeva. Qualcuno urlava di dolore, ma Stiles era sicuro che Allison stesse bene. Riuscì a percepire a malapena qualcuno che lo sollevava e una giacca di pelle sotto le dita.

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non riusciva a parlare, mentre scivolava nell'oblio.

Saltò a sedere con un urlo strozzato «Derek! » L'Alpha avvertì tutto e si svegliò di colpo «Stiles? Va tutto bene? Un altro attacco di panico? » L'altro scosse la testa «No. » Poi Derek lo guardò negli occhi e vi lesse qualcosa che lo spinse a dire, severo «Non avresti dovuto farlo. » Stiles rispose solo «Sono morti? » L'altro annuì e rispose «Siamo al sicuro. » Non sorrideva, ma Stiles sapeva che non lo faceva spesso. In quel momento un frangente della sua conversazione con Allison lo fece saltare sul letto. Derek era decisamente vicino e il suo sguardo era liquido e stanco. Lo aveva già visto in passato, tante volte. Ogni volta in cui erano soli. Sembrava lottasse con se stesso, sembrava sesse tentando di memorizzare qualcosa di particolarmente importante. Lui lo stava guardando sollevato e lui pensava a lui senza maglietta? Tutta colpa di Allison. Poi focalizzò l'attenzione sul Derek in carne ed ossa «Mi trasformerò? » L'altro scosse la testa «Se hai fortuna non ti rimarranno nemmeno le cicatrici, ma per ora ci sono. Il taglio non era abbastanza profondo da infettarti. » Disse con una punta di sollievo. L'altro annuì, poi parve pensare alla sua reazione «Tu eri preoccupato per me! » Non era una domanda e Derek lo guardò esasperato. Proprio in quel momento tutto il branco entrò nella stanza, seguiti dall'infermiera McCall che tentava di tenerli a bada.

* * *

Sono stata brava, no? Ci ho messo meno del solito. Ecco qui la fine, orrenda, di questa mini-long orrenda. Vado a nascondermi. Non ci sono baci/altre cose perché non sono uscite. Vedevo troppo bene questa situazione in cui Stiles e Derek si accorgono che si salvano la vita troppo spesso e si preoccupano l'uno per l'altro e tutto il resto. Insomma, spero di non avervi deluso. Nel caso, ve l'avevo detto, ma non temete, tornerò in me stessa molto presto. Sto scrivendo qualcos'altro che è più impegnativo a livello di trama e non è così veloce.
Alla prossima, R&R!
   
 
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