Crossover
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Autore: Gufo_Tave    30/04/2007    4 recensioni
[Saint Seiya - Aria]
-Lei è pazzo! Cosa crede di poter fare, su una misera gondola, in mezzo ad un tifone?-
La risposta fu data con tono calmo e sereno:
-Abbia fiducia in me, io sono qui proprio per uccidere il tifone-
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: i personaggi non mi appartengono, l’opera è scritta senza fini di lucro e, come vedete, ho preso spunto da un capitolo dall’ottavo volume italiano di Episode G.

Anche se personalmente credo sia pazzesco creare un crossover tra due serie così diverse tra loro, ho provato a dare vita a questo esperimento, sperando che la storia vi piaccia. Ovviamente sono molto ben accette le critiche, dal momento che questa è una delle prime fic che scrivo, solo vi prego di risparmiarvi gli insulti.

Buona lettura!

Ali d’oro

È nuvoloso, là fuori.

Questo pensiero fece venire alla mente di Alicia Florence gli avvenimenti degli ultimi giorni.

Ultimamente avveniva sempre più spesso che chi si avventurasse nel Neo Adriatico, scomparisse senza lasciare traccia.

Unico avvertimento era il mutare delle condizioni climatiche, col cielo che s’incupiva per poi tornare sereno.

Ed ogni volta che tornava sereno tutti sapevano che una nuova vittima veniva mietuta, sacrificata sull’altare di una divinità sanguinaria.

E Alicia sapeva chi stava per essere sacrificata, e ciò non poteva darle pace.

Questi lugubri pensieri tormentavano la mente della giovane fata, quando sentì bussare.

L’Undine(1) quasi volò verso la porta, sperando ardentemente che fosse la sua allieva, una meravigliosa sedicenne venuta da Man-Home(2) appositamente per diventare uno spirito dell’acqua…

ma non fu lei a bussare.

Colui che aveva bussato alla porta dell’Aria Company era un essere alato ammantato di nero:

-Salve, lei è la titolare?- chiese l’uomo che si rivelò essere, almeno dalla voce, poco più che un ragazzo.

Alicia, scossa e delusa dall’accaduto, riuscì ad ogni modo a mantenere una parvenza di calma di fronte allo strano essere.

-Si, certo… cosa desidera?-

-Vorrei affittare una gondola-

-Mi… mi dispiace, ma ora non è possibile, c’è brutto tempo ed è impossibile uscire con questo mare…-

L’interlocutore rispose cortesemente:

-Se teme per l’incolumità dell’imbarcazione non c’è problema, ho denaro sufficiente a pagare eventuali danni-

Quell’uomo aveva passato il segno, riuscendo a far inalberare la ninfa, di solito quieta e serena, ma comprensibilmente agitata per le sorti di chi amava:

-Lei è pazzo! Cosa crede di poter fare, su una misera gondola, in mezzo ad un tifone?-

La risposta fu data con tono calmo e sereno:

-Abbia fiducia in me, io sono qui proprio per uccidere il tifone-

Poco dopo, l’essere misterioso prese il largo a bordo di una gondola.

Nel frattempo una giovane undine dai corti capelli rossi con lunghi momiage(3) di nome Akari Mizunashi stava tentando di tornare a Neo Venezia, dopo aver compiuto una consegna su una delle numerose isolette che puntellavano la superficie di quello che, tempo addietro, era il pianeta che portava il nome del dio romano della guerra, Marte.

A causa dell’eccessivo scioglimento dei ghiacci marziani, necessari per le procedure di terraforming, il corpo celeste mutò nome in Aqua, il pianeta dell’acqua.

E quest’acqua quel giorno stava diventando un po’ troppo agitata per i gusti della giovane single(4), che stava lottando con tutte le sue forze per tenere a galla l’imbarcazione sballottata dalle onde.

Per non parlare poi del Direttore Aria, il gatto marziano che faceva da mascotte all’Aria Company (per via degli occhi color acquamarina), messo KO dal mal di mare.

Akari, dal canto suo, tentava di confortare il povero micione:

-Resista, direttore, quando la burrasca sarà finita la porterò a casa, lo prometto!-

-Direttore!-

-Nyuuuuu!-

-Meno male, è ancora vivo…-

Dopo essersi rallegrata del fatto che il Direttore fosse ancora vivo, l’undine vide qualcosa che le mozzò il fiato.

Qualcosa di orribile.

E lei sapeva cosa fosse, dato che l’aveva letto pochi giorni prima, in un libro dedicato ai miti dell’antica Grecia.

Quello che la gondoliera aveva di fronte era l’arma vivente generata da Gaia, la madre terra, dopo la sua unione col Tartaro, ciò al solo scopo di punire Zeus, il padre degli dei dell’antica Grecia.

Era un essere gigantesco tale da riempire il cielo, vagamente antropomorfo se non fosse che la metà inferiore del suo corpo era a guisa di serpe, mentre nei capelli si vedevano i numerosi draghi che ospitava. Le piume che ricoprivano il suo corpo generavano venti dalla potenza mostruosa, che creavano onde che rendevano difficile ad Akari il rimanere sull’imbarcazione.

Costui era noto su Man-Home col nome di…

…Tifone.

Era impossibile anche solo concepire l’idea di poter sfuggire ad un simile essere; già Akari era molto lenta a remare nei canali di Neo Venezia, specie a confronto delle sue amiche, ma anche il rematore più veloce non avrebbe potuto sfuggire all’ira di quel mostro.

Per la prima volta nella sua vita, Akari vide in faccia la falce della nera signora, in una delle sue forme più spaventose.

La fanciulla strinse al petto il Direttore mentre chiudeva gli occhi terrorizzata, aspettando la sua ora, mentre uno dei draghi che infestavano la testa di Tifone si avventò sulla giovane donna, nell’intento di divorarla.

Ma si fermò.

Quando Akari riaprì gli occhi fu sorpresa: davanti a lei c’era un’altra gondola, guidata da un essere coperto di nera stoffa, e tutto intorno a loro il mare era calmo.

La vista di quell’intruso fece infuriare la bestia mitologica:

-Come osate, voi, patetiche creature, intralciare il mio passo, anche su questo pianeta?-

-Oso perché provo rammarico per ciò che hai fatto, essere immondo. Dopo aver inutilmente tentato di spargere rovina e distruzione su Man-Home, ora cerchi di rifarti qua, su Aqua-

-Taci! Lo sai chi sono? Io sono un dio! Agli uomini non è dato di calpestare le terre create dagli dei!-

-Stolto, se è così che la pensi, allora tornatene da dove sei venuto, perché il pianeta su cui poggiamo i piedi è una gioiello nel creato, cesellato finemente dalle sole mani degli uomini, dove solo i malvagi non possono avere il diritto di viverci-

Dopo questa frase ci fu una breve pausa dopo la quale il gigante, infuriato rispose, con voce tonante:

-Il verdetto per voi sarà la morte!-

Un fulmine colpì la nera figura che si stagliava dinanzi ad Akari, facendogli prendere fuoco insieme alla gondola. Ciononostante costui non fece una piega, stupendo l’incredula Undine:

- No-non è possibile, è stato appena fulminato ed ancora si regge in piedi come ha fatto a…-

La risposta alla sua domanda si palesò di fronte a lei quando, con la distruzione della stoffa, apparve un ragazzo dalle ali d’oro. Costui fece un balzo sulla gondola della single prima che la propria affondasse. Con un gesto eseguito con sorprendente naturalezza il guerriero si voltò verso la gondoliera, mostrando un viso dai tratti puliti su cui spiccavano degli occhi acquamarina e dei capelli che parevano confondersi con l’elmo dorato:

-State bene?-

-Si, ma… come diamine pensate di fare contro costui? Esso è un… dio, può farci a pezzi tutti e…-

Di fronte alla parola tutti Akari si mise a piangere: ella pensava infatti alle sue amiche, al postino, alle tre fate dell’acqua (e qui non poté fare a meno di pensare, ironicamente, al fatto che la più imbranata delle tre avesse il nome di una dea(5)), ad Akatsuki, Woody e, ovviamente, alla tenera Nonna fondatrice dell’Aria Company.

E nessuno poteva fermare quel pazzo che minacciava di distruggere tutto.

Una voce interruppe questi tristi pensieri:

-Non si preoccupi, mia giovane undine, le garantisco che vedrà il giorno in cui le sarà tolto l’altro guanto-

Era il misterioso guerriero ad aver parlato. Esso sembrava portare su di sé un’armatura dorata finemente lavorata, con ali piumate. La sua voce era balsamo per la mente della ragazza, straziata dalla paura. Il cavaliere, tale sembrava agli occhi della giovane undine, si levò in piedi sulla prua della gondola superstite, tendendo un arco, anch’esso d’oro, verso il mostro leggendario.

Quando scoccò la freccia essa disegnò nell’aria una scia dorata, che non mancò di affascinare Akari, rapita dalla maestosità degli eventi, mentre Tifone veniva trafitto dal cosmo di un cavaliere dalle ali dorate.

Poi, sopraffatta dalle emozioni e dalla stanchezza, si addormentò, col mare che era tornato calmo intorno a loro.

Quando Akari si risvegliò, era nel suo letto, all’Aria Company. Alicia le spiegò che nel punto in cui era stata trovata c’era una rara, quantomeno su Aqua, isola galleggiante(6) automatizzata che era impazzita, provocando improvvisi uragani. L’isola era in mezzo all’oceano, per cui l’uomo che aveva affittato la gondola all’Aria Company quel giorno aveva dovuto usare un particolare velivolo, noto come sistema Icaro, per sollevarsi da terra e riparare il guasto. Tale macchina ha la forma di un paio di ali rivestite da una pellicola dorata, per proteggere i motori installati all’interno delle ali, e non regge bene l’acqua, per questo sia Alicia che Akari avevano visto un uomo incappucciato.

Con sommo disappunto da parte di Akari, abituata ad avere a che fare con eventi fuori dal normale, non c’è stato nessun combattimento, nessuna divinità malvagia, nessun cavaliere d’oro, niente.

Era stato solo un incidente.

O forse no…

…qualche giorno dopo Akari trovò sul suo comodino un piccolo scrigno di vetro color oro.

Una volta aperto lo scrigno rivelò un Sagittario dello stesso materiale, ritratto nell’atto di scoccare la freccia.

Sotto lo scrigno, un biglietto:

-In bocca al lupo per la promozione a prima.-

Più in basso, la firma:

Croto(7) di Sagittario

Una volta letto il messaggio, esso si dissolse nell’aria, lasciando solo lo scrigno di vetro ed il suo contenuto.

Allora, qualche nota:

(1)Sono le gondoliere per trasporto turistico, occupazione esclusivamente femminile Neo-Venezia. Prendono il nome dagli spiriti dell’acqua. Le tre undine più importanti, prendono il nome di fate (ninfe nell’anime) dell’acqua

(2)È il pianeta su cui noi ora poggiamo i piedi (la Terra, nel caso in cui non l’aveste capito)

(3)Lunghe basette. Nel manga di Aria Akatsuki prende spesso in giro Akari chiamandola Momiko (ovvero ragazza con i momiage)

(4)apprendista: nel mondo di Aria per diventare undine bisogna passare attraverso il tirocinio, o pair, dove si portano due guanti, per evitare calli alle mani, e l’apprendistato, single, dove si porta solo il guanto destro.

(5)Infatti si chiama Athena, ed è alquanto imbranata, anche se canta divinamente. Se non altro non è odiosa come miss Kido.

(6)Su Aqua, l’atmosfera deve essere riscaldata tramite le isole galleggianti, edifici volanti che galleggiano nell’aria, ma il controllo climatico di Aqua, differenza di quello terrestre, è ancora in gran parte manuale.

Il cavaliere del Sagittario ha sfruttato ciò per creare la propria copertura, ipotizzando appunto la presenza di un’isola automatizzata in un punto scomodo da raggiungere dai salamander, che sono gli addetti al controllo del clima. Anche Akatsuki è uno di loro.

(7)Croto, secondo uno dei miti che accompagnano la costellazione del Sagittario, era un abilissimo cacciatore, bravo sia nel tiro con l’arco che nell’equitazione. Per questo, quando divenne una costellazione, assunse le sembianze di un centauro che impugna un arco (non chiedetemi però il perché delle ali sull’armatura, questo è meglio che lo chiediate a Kurumada).
  
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