Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Nimel17    18/10/2012    11 recensioni
E se Regina non avesse mai rapito e rinchiuso Belle, e questa fosse restata con Rumpelstiltskin? Come avrebbe potuto cambiare la vita di Gold a Storybrooke, insieme a quella degli altri personaggi delle fiabe?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prologo


Rumpelstiltskin se ne stava nella sua cella, in attesa di una visita. Charming e la sua sposa se n’erano andati, dopo avergli chiesto delucidazioni sulla maledizione che lui aveva fatto. Non che loro lo sapessero, né che Regina sapesse la vera ragione per cui gliel’aveva data.
Si guardò intorno, disgustato. Non avrebbero potuto scegliere una prigione peggiore nemmeno se avessero chiesto consiglio alla regina in persona. Reul Ghorm aveva fatto in modo che non potesse usare la sua magia. Era già tanto se poteva ancora sbirciare il futuro.
Emma. Sorrise. Quel nome era la chiave per sconfiggere Regina. Una volta che la ragazza fosse giunta a Storybrooke, e lui aveva visto il suo avvento, e una volta che lui ne avesse udito il nome, avrebbe ricordato. La Foresta Incantata, il suo alter ego fiabesco, tutto. Avrebbe potuto cercare Bae. Gli occhi del Signore Oscuro erano persi nel fissare un’immagine inesistente davanti a sé, visibile solo ai suoi occhi: un ragazzino dai folti capelli scuri e acuti occhi castani, pieni di bontà. Tese una mano per sfiorargli il volto, ma il fantasma scomparve e lui rimase con l’aria sola tra le mani, come sempre.
“Ti troverò, Bae. Ti troverò. Non romperò questo patto.”
Si sedette per terra, sporcandosi ancora di più di sabbia e una strana polvere nera, che non era esattamente zolfo ma nemmeno cenere. Non che gli importasse, al momento. Era buio, poche fiaccole illuminavano il corridoio. Pesanti passi risuonavano in lontananza, accompagnati da quell’orribile sferragliare delle armi che sbattevano sull’armatura. Sentì due voci, piuttosto arrabbiate.
“Sciocco, sai cosa potrebbe fare lui con un oggettino così? Sta’ attento e attieniti agli ordini.”
Rumpelstiltskin ridacchiò. Non aveva dubbi su chi fosse il soggetto in questione. Le guardie avevano un terrore sacrosanto dei suoi poteri e della sua fama e, a dire il vero, più volte si era dilettato nel farli scappare, fingendo di scagliare terribili maledizioni. Dopotutto, soffriva di una certa mancanza di distrazioni in quella cella.
Una mano sporse dalle sbarre, reggendo una ciotola. La brodaglia che c’era dentro poteva essere qualsiasi cosa, ma lui pensava fosse un’arma segreta della regina. L’aveva sempre gettata via, preferendo soffrire la fame piuttosto che patire atroci dolori.
“La cena.”
Si accorse che la guardia era nuova. Il viso di Rumpelstiltskin si illuminò nel buio, le pupille dilatate e un sorriso dischiuso che avrebbe fatto indietreggiare gli eroi più coraggiosi. Stette immobile qualche istante ancora, giusto per aumentare la tensione, poi scattò in avanti come una vipera di Agrabah e strinse il polso del novellino in una presa insolitamente forte, per un uomo che non mangiava qualcosa di decente da quattro mesi.
L’urlo di terrore dell’altro uomo lo riempì di soddisfazione: lo lasciò andare e scoppiò in una delle sue risate folli, sempre più numerose da quando era stato rinchiuso. Stava ancora ridendo piano quando osservava i movimenti di un ratto fuori dalla prigione. Smise di ridere e si sfregò le mani.
“Siamo solo noi due, dearie.”
Il topo svanì in una nube nera, mentre al suo posto c’era una donna vestita interamente di nero, ben truccata, che si sgranchiva il collo. Regina. La sua mente tornò alla prima volta che l’aveva incontrata: una ragazzina sprovveduta che non sapeva nemmeno come pronunciare il suo nome, desiderosa di liberarsi di una madre che l’aveva promessa contro il suo volere ad un vecchio re, uccidendo il suo innamorato per assicurarsi che non avesse altre distrazioni. Si accorse che l’attuale versione di Regina gli stava parlando.
“Perché la maledizione non ha funzionato? Gli altri hanno persino osato farsi beffe di me. Dove ho sbagliato?”
Oh, adesso c’era la parte divertente. Si alzò, inarcando la schiena e le braccia. Doveva essere rimasto seduto per più tempo di quanto pensasse.
“Ad una condizione.”
“Naturalmente. Non mi aspettavo nient’altro.”
“Nella prossima vita in quel mondo, voglio vivere nel lusso…”
“Bene, avrai una villa, sarai ricco.”
“Non avevo finito. C’è dell’altro.”
“C’è sempre dell’altro con te.”
“Nella prossima vita, Belle dev’essere con me. Al mio fianco, come mia moglie. E, se mai dovessi venire da te, tu dovrai esaudire ogni mia richiesta…”
Finse di pensarci ancora un po’, gli occhi esageratamente aperti, con la punta della lingua in fuori come se facesse fatica a pensare.
“Fintantoché dirò per favore.
Regina lo scrutò, ironica.
“Ti rendi conto, vero, che se la maledizione avrà effetto, tu non ricorderai niente di tutto ciò?”
Rumpelstiltskin sorrise, lo sguardo febbricitante.
“Oh, beh, allora cosa c’è di male?”
La donna sorrise, trionfante.
“D’accordo, come vuoi. È un patto. Ora dimmi della maledizione.”
Non poteva crederci che sarebbe stato così facile. Pensava che Regina lo conoscesse meglio: lui non proponeva mai accordi alla cieca.
“Grande potere richiede grande sacrificio, te l’ho detto.”
“Ho sacrificato il cuore del mio stallone, che era con me sin dall’infanzia.”
Lui scattò in avanti e l’afferrò per la gola.
“Un cavallo? Mi stai dicendo che io ti ho dato la maledizione che porrà fine a tutti i lieto fine, la maledizione delle maledizioni, e tu sacrifichi il cuore di un maledetto cavallo?”
La liberò. Era un oltraggio alla sua abilità di pozionista.
“Cosa devo sacrificare allora?”
“Il cuore della persona che ami di più.”
“Quella persona è morta, a causa di Biancaneve. Mi stai prendendo in giro, Rumpelstiltskin?”
“E non c’è nessun’altra persona che tu ami? Sei sicura?”
La vide impallidire. Non c’era che un solo altro essere umano che lei amasse, suo padre Henry.
“Fin dove sei disposta a spingerti, dearie, per avere la tua vendetta?”
Gli occhi scuri di Regina brillarono di lacrime non versate, ma c’era una luce di ferma decisione in fondo alle sue pupille.
“Fin dove sarà necessario.”
La regina si voltò e scomparve nel buio. Lui iniziò a camminare avanti e indietro. Era fatta. Regina aveva stupidamente acconsentito a quel patto e lui non doveva che attendere la Salvatrice. Non si sarebbe nemmeno reso conto dei ventotto anni passati finché non si fosse risvegliato. Unì le dita delle mani. Certe volte, si sentiva tremendamente annoiato di manovrare le altre persone come pedine della sua grande partita di scacchi.
“Rumpelstiltskin.”
Le solite farfalline sbatterono le ali nel suo stomaco. Dopo tutto quel tempo, avrebbe dovuto essere abituato, ma non riusciva mai a prepararsi a quello che i suoi occhi vedevano. Belle, la sua Belle, era lì, davanti alla sua cella, come un angelo davanti alle porte dell’Inferno. Il suo vestito blu era coperto di polvere, le scarpe infangate e i capelli spettinati, ma era talmente bella da dover impiegare qualche secondo a ricordarsi come respirare. Quegli occhi, azzurri come il cielo primaverile, la bocca piena, e sorridente, la pelle rosata e i boccoli castano ramati che le circondavano il volto come una corona. Cosa valevano, al confronto, la famosa chioma corvina, la famosa pelle d’avorio, le famose labbra rosse di Biancaneve?
Tese le mani in avanti, toccando le dita di lei.
“Sei venuta da me.”
“Tra poco la regina darà inizio alla maledizione. Voglio passare con te questi ultimi momenti.”
“Non temere, dearie. Sarai con me anche nel prossimo mondo, me ne sono assicurato. Saremo insieme.”
Belle sorrise, levandogli come ogni volta un battito di cuore. Ghiacciai avrebbero potuto sciogliersi davanti a quel sorriso. Fece passare una mano attraverso le sbarre e arricciò una ciocca dei suoi capelli morbidi intorno alle dita. Lei gli trattenne la mano, gli occhi umidi.
“Perché hai voluto farti arrestare, amore mio? Potevi annullare quel tuo accordo con Cenerentola, è solo uno dei tanti, dopotutto.”
“La magia ha sempre un prezzo, dearie. Nessuno può rifiutarsi di pagarlo.”
Lei gli baciò la mano, bagnandola delle sue lacrime.
“Perché piangi, Belle?”
“Perché per ventotto anni ti sarò accanto, senza vivere davvero al tuo fianco.”
“Ho paura sia un male necessario, ma passerà, te lo prometto. Nel momento stesso in cui mi sveglierò, verrò da te e farò la stessa cosa, mia Belle. Non potrei stare senza di te.”
“Magari, quando ti risveglierai scoprirai che il tuo cuore appartiene ad un’altra.”
Rumpelstiltskin premette il viso sulle sbarre, le pupille verticali come quelle dei gatti.
“Ci sono poche cose certe nel mondo, dearie. Il sole sorge ad Est, Charming è un idiota, e il nostro amore. O almeno, il mio amore per te.”
Belle avvicinò il volto al suo e lo baciò, teneramente.
“Il mio cuore sarà sempre tuo. E, una volta che troveremo Baelfire, saremo una famiglia anche noi.”
Le loro dita s’intrecciarono. Lei era l’unica che sapesse l’intera verità su suo figlio e non l’aveva respinto per quello. Non voleva cambiarlo, togliergli i poteri per farlo tornare un uomo normale. Lo aveva amato per quello che era, semplicemente.
All’improvviso, la tenne più stretta.
“Sta arrivando.”
La nube viola filtrò attraverso le finestre e li ricoprì mentre si scambiavano un ultimo bacio, rifiutandosi di avere ancora paura.
 
Storybrooke, ventotto anni dopo.
 
“Emma. Emma Swan.”
Emma. Emma. Emma.
Il signor Gold si fermò all’entrata di Granny’s, la testa che rimbombava come se fosse vicino ad una campana. Si dovette aggrappare al suo bastone per non cadere. Immagini fulminee e stravaganti gli passarono davanti agli occhi: un bambino, Isabeau vestita con un antico abito blu e un mantello verde, Regina Mills con i capelli lunghi e neri abiti fluenti.
Sbatté gli occhi e guardò la giovane donna bionda davanti a sé.  La Salvatrice indossava un normale paio di jeans con una giacca di pelle rossa e stava aspettando la chiave di una stanza. Assomigliava incredibilmente a sua madre, e si chiese se ne avesse preso anche l’astuzia e l’intelligenza, doti di cui a suo parere Charming era del tutto sprovvisto.
“Emma.”
Tre teste femminili si voltarono verso di lui, che sorrideva come se avesse appena ricevuto una bella notizia.
“Ma che bellissimo nome.”
La donna lo fissava curiosa, ma non fece domande.
“Grazie.”
La vedova Lucas tirò fuori dal cassetto un rotolo di banconote e glielo porse.
“Tenga, è tutto qua.”
“Ne sono sicuro.”
Prese i soldi dell’affitto, come ogni mese, e si diresse verso la porta.
“Si goda la permanenza, Emma.”
Ruby , o per meglio dire, Cappuccetto Rosso, lo fissava con quel misto di diffidenza e paura che incuteva sempre. I capelli erano più lisci e ritoccati da toni rosso rubino, indossava molti vestiti in meno, ma non era cambiata poi tanto. Le rivolse un cenno di saluto e uscì.
Lui non era il signor Gold, era Rumpelstiltskin. La goccia della pozione del Vero Amore che aveva fatto cadere sulla pergamena dell’accordo per la maledizione aveva funzionato. Aveva due vantaggi, ora: ricordava e Regina ignorava questo fatto importantissimo.
Comunque, i suoi piani potevano aspettare. Adesso aveva una cosa molto più urgente da fare.
Arricciò il naso davanti alla sua casa, ripromettendosi di fargliela pagare alla regina per la scelta di quell’assurdo colore – rosa, tra tutti quelli che poteva scegliere!- ed entrò. Per la prima volta in quei ventotto anni, le gambe gli tremavano e la mano faceva fatica a reggere il bastone. Un profumo di arrosto aleggiava per le stanze e lui riuscì ad arrivare fino alla cucina.
Isabeau. Belle.
Persino in questo mondo era bellissima: i capelli più lisci e scuri, più magra e più seria rispetto all’altra sua esistenza, ma era sempre lei. Sua moglie.
Rumpelstiltskin strinse il bastone con tutte le sue forze. La storia che Regina, evidentemente per fargli un piccolo dispetto, aveva inventato per Belle, non era delle più felici: rinchiusa per tutta l’adolescenza in manicomio, appena uscita Isabeau French si era rivolta disperata al ricco signor Gold perché non aveva dove andare. Suo padre aveva rifiutato di riprenderla in casa e lui, colpito da quei meravigliosi occhi chiari, le aveva proposto un accordo: sicurezza economica in cambio della sua mano. A Regina non doveva essere piaciuto molto il fatto che fossero riusciti lo stesso ad innamorarsi l’uno dell’altra, perché per quanto potesse dare ad ognuno una nuova identità, non poteva mutare i loro sentimenti.
Lei lo accolse con un sorriso.
“Robert. Sei arrivato presto.”
Lui lasciò cadere il bastone e la baciò, prendendole il viso tra le mani.
Svegliati, Belle. Svegliati.
Nonostante avessero entrambi bisogno di respirare, Rumpelstiltskin si rifiutò di lasciarla ancora per qualche istante. La fine di quel bacio avrebbe significato la sua felicità o la sua disperazione.
Dimmi il mio vero nome, Belle, dimmelo.
La donna lo guardava, confusa e sorpresa. I secondi gli sembravano scanditi dall’orologio, sonori come gong orientali. Lei gli prese il viso tra le mani.
“Rumpelstiltskin. Hai mantenuto la tua promessa.”
“Come sempre, Belle.”
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Devo ammettere che un po’ mi dispiaceva che Rumpelstiltskin fosse da solo durante la serie, così ho deciso di riscrivere la serie ( e che i registi di Once Upon A Time perdonino il mio ardire) inserendo Belle sin dal primo episodio. Abbiate pazienza con una povera matta ossessionata da Rumpelstiltskin, chiedo umilmente perdono e cospargo il capo di cenere per questa demenzialità. Buona serata!
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Nimel17