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Autore: Kiarachu    19/10/2012    3 recensioni
Avete presente il momento nel film dove Megamind (come Bernard) confessa a Roxanne che nessuno lo voleva a scuola? E che lei ha detto "Peccato che non eravamo nella stessa scuola"
Beh, in questa AU esplorerò la possibilità che Roxanne fosse andata alla scuola di Megamind. Che cosa succederà?
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Megamind, MetroMan, Minion, Roxanne Ritchi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo i due bambini si ritrovarono a scuola, e Roxanne era così felice di rivederlo che corse incontro a Blue e lo abbracciò.
Il bambino aveva un enorme sorriso quando la vide, e quando la bimba lo abbracciò, s’irrigidì tutto, e gli mancò il fiato: non era abituato nemmeno ad essere abbracciato a quella maniera.
 
La reazione della classe fu di stupore generale: tutti pensavano che Roxanne fosse una bambina intelligente, perché la maestra aveva detto loro così, ma vedendo che stava assieme a quel combinaguai di Blue, la loro opinione era improvvisamente cambiata.
 
Anche il piccolo Wayne era diviso, perché sapeva che il comportamento dei compagni di classe era dovuto anche a lui, e aveva riflettuto anche sulle aspre parole di Roxanne, e adesso non sapeva che fare.
 
Da un lato voleva mantenere la sua idea che il piccolo alieno dalla pelle blu fosse un pericolo per tutti, perché gli serviva un cattivo per fare l’eroe.
Ma d’altro canto, come difensore, sapeva che quello che stava facendo era sbagliato.
Ed in più Roxanne gli stava simpatica, e voleva conoscerla meglio.
Ma non aveva idea di come parlarle, senza rovinarsi la reputazione, adesso che i bambini stavano parlando male anche di lei.
 
I suoi pensieri vennero interrotti dalla maestra, che disse, “Bambini! Oggi faremo un po’ d’attività motoria! Tutti in cortile, che si gioca a palla prigioniera!”
 
Tutti i bambini corsero felicemente nel cortile della piccola scuola, e si misero a cerchio, per formare le squadre.
Eiyuu aveva lasciato Minion in un angolo del cortile, al sicuro, e Roxanne stava tenendo la mano del bambino alieno, facendolo diventare debole sulle ginocchia.
 
Roxanne aveva notato la sua reazione prima, all’abbraccio, e anche adesso, e ridacchiò.
 
“Scommetto che non sei abituato ad essere abbracciato e nemmeno a tenere qualcuno per mano, vero, Blue? Scusa…cercherò di stare attenta e non toccarti troppo”, disse sorridendogli.
 
A questa sua proposta, Eiyuu s’irrigidì, al pensiero di non essere toccato da quell’angelo di bambina.
 
“NO! Cioè…scusa…toccami pure quanto vuoi, Roxanne. Ehm…così magari mi abituo”, finì di dire sussurrando, diventando tutto viola.
 
L’aspirante reporter capì al volo che quel bambino aveva non solo bisogno di essere accettato per quello che era, ma necessitava anche d’affetto, un’altra cosa che non aveva ricevuto in questa scuola, e di sicuro non in prigione, anche se era certa che il direttore aveva cercato di essere gentile con Blue.
 
È così difficile…ma son sicura che ce la posso fare! Pensò Roxanne, determinata a riabilitare quella splendida persona.
 
“Eheheh…e va bene, adesso però pensiamo a giocare, poi dopo potremmo parlare d’alcune cose”, la bimba disse, pensando al discorso dei suoi genitori, e dell’idea di suo padre.
 
Eiyuu annuì, sorridendo, ed andarono vicino agli altri bambini, per giocare.
Wayne stava già scegliendo i partecipanti della sua squadra, e quando vide Roxanne, la puntò, dicendo, “Io scelgo Roxanne per la mia squadra! Ecco, così siamo al completo! Cominciamo a giocare!”
 
La bimba si accigliò, vedendo che Wayne aveva scelto tutti i bambini della classe, rendendosi conto che la squadra di Blue sarebbe stata composta solo da lui.
 
“Hei, che scherzo è questo? Dobbiamo fare delle squadre equilibrate! E in ogni caso IO faccio già parte del team di Blue, vero?” la bambina dai capelli corti chiese all’alieno dalla pelle blu.
 
Per un attimo, Eiyuu fu così stupito che non seppe rispondere, ma poi, grazie a quel prodigioso cervello, rispose così, “Esatto! Io so che le regole della palla prigioniera prevedono squadre di sei giocatori, ma oggi siamo di meno, così ci si dovrebbe dividere a metà. E siccome quella bambina è infortunata, faremo squadre di quattro giocatori”, finì di dire con una serietà ed una risolutezza che stupì pure lui, indicando una bambina dai capelli rossi, che camminava con delle stampelle, perché si era rotta una gamba.
 
Wayne fu colto impreparato, non si aspettava che replicasse a quella maniera, puntando anche sul fatto che un compagno di classe non fosse in grado di giocare.
Gli venne un’idea, e disse, “Quello è il gioco tradizionale, ma qui lo giochiamo così. Se tu sei capace di evitare tutte le palle tirate, allora potrai scegliere la tua squadra. Roxanne, vieni qui, che cominciamo”, affermò sorridendo, convinto di averla vinta.
 
Invece rimase terribilmente deluso, quando la bimba dai capelli corti s’accigliò e rimase vicino ad Eiyuu.
 
“Ma stiamo scherzando? Otto contro uno! Non è palla prigioniera! È una barbarie! Mi rifiuto di giocare se queste sono le regole! Sentiamo che ne pensa la maestra, piuttosto”, finì di dire, chiamando l’insegnante, che si era messa in un angolo del cortile.
 
La donna arrivò dai bambini, con un’espressione preoccupata.
Anche lei, come Wayne, aveva pensato alle parole di Roxanne ed aveva deciso di essere un po’ più giusta nei confronti del piccolo alieno dalla pelle blu, nonostante le direttive ricevute cozzassero con la sua decisione.
 
A lei piaceva davvero insegnare, solo che c’era il problema che la scuola era gestita dai genitori adottivi di Wayne, e lei doveva fare quello che loro le dicevano.
 
“Che sta succedendo? Dovreste giocare a palla prigioniera, non argomentare”, lei disse con pazienza.
 
Roxanne allora parlò così, “Wayne voleva giocare alla sua maniera: fare una squadra di tutti, tranne che Blue, e poi tirargli le palle, e se le avesse scansate tutte, allora lui avrebbe potuto decidere la sua squadra. Non è così che si gioca!”
 
Uno dei compagni di classe, che stava dalla parte di Wayne, e voleva assolutamente sfogarsi su quello che considerava un animale, disse, “Non è vero! Le sta raccontando delle bugie, perché è in combutta con quel mostriciattolo di Blue!”
 
Roxanne aveva aperto la bocca, indignata dalla palese bugia detta da quel bambino, per replicare, ma fu fermata dalla bambina infortunata che disse, “Sei tu che stai raccontando bugie. Wayne voleva fare quello che Roxanne ha detto, e Blue ha replicato che il gioco non è così. E ha giustamente detto che sarebbe meglio se io stessi fuori, visto che ho ancora il gesso.”
 
Eiyuu era rimasto a bocca aperta. Non si aspettava che quella bambina lo difendesse, ma pensò che, forse, era un gesto di ringraziamento per quello che aveva detto.
 
“Grazie, Emma, nessuno mi aveva difeso così prima d’ora. A parte Roxanne”, finì guardando dolcemente la bambina dagli occhi azzurri, sorridendo.
 
Emma, che aveva anche un problema agli occhi, sorrise, e replicò, “Di niente, Blue, capisco come ti senti. Prima che arrivassi tu, ero io quella esclusa, e mi sento male a pensare che ero felice che ci fosse qualcun altro che prendessero di mira, lasciandomi in pace. Ma le parole di Roxanne mi hanno aperto gli occhi, così adesso hai un’altra alleata: me!”
 
Roxanne e Blue sorrisero di felicità, e la piccola aspirante reporter pensò che, forse, il suo compito di conversione della classe sarebbe stato facile.
 
La maestra era sempre divisa, perché il suo compito era quello di seguire il pensiero di Wayne, ma dall’altro lato, come insegnante, voleva fare qualcosa anche per Blue.
 
“Se avete sistemato la questione, allora direi di fare le squadre e cominciare a giocare, che ne dite? E per evitare litigi le farò io. Abbiamo già stabilito che Roxanne vuole rimanere con Blue, e ci vogliono altri due bambini per il loro gruppo. Direi Arnold e Lewis. Gli altri nella squadra di Wayne, e tu Emma, starai qui con me”, la maestra decise, sicura che non ci sarebbero state altre discussioni.
 
Ed invece i bambini interpellati si lamentarono che non volevano finire nel gruppo del combinaguai, e ricominciarono a litigare.
Eiyuu era di nuovo triste, e Roxanne arrabbiata, e voleva gridare di farli smetter, quando, fra lo stupore generale, Wayne si fece avanti.
 
“Basta! Io…non ho più voglia di giocare. Vado in classe a riflettere”, disse sospirando e fluttuando verso l’edificio.
 
La maestra era nel panico, e aveva paura di perdere il lavoro, così disse, “Classe, fate un po’ di attività motoria libera, giocate come volete. Io…vado un attimo di là. Emma…bada che facciano quello che ho detto, so che sei una bimba giudiziosa. Tornerò tra un po’”, finì, entrando nella piccola aula.
 
Gli altri bambini fecero come gli era stato detto, mentre Emma li sorvegliava.
Roxanne e Blue erano sconcertati, e la bimba stava pensando di andare a parlare con Wayne, ma il piccolo genio la fermò.
 
“Aspetta, andiamo quando la maestra avrà finito di parlare con lui. Vieni”, Eiyuu disse, portandola da Emma e recuperando Minion.
 
La coppia salutò la bimba infortunata, e parlarono del più e del meno, poi arrivarono sull’argomento di quella mattina.
 
“Io…sono contenta che sia successo sto casino. Ed è tutto grazie a te, Roxanne. Io sono una debole di carattere, e prima che arrivassi tu, Blue, ero nella tua stessa situazione, con la maestra che faceva finta di non vedere. Ho fatto qualche ricerca, e adesso so che questa scuola è di proprietà dei genitori di Wayne. Di più non so…ma penso che questo spieghi alcune cose. Io spero vivamente che la situazione si sistemi…mi dispiacerebbe andarmene da qui”, finì tristemente.
 
A Roxanne si accese una lampadina, dopo che ebbe quest’informazione.
 
“Ah-ha! Lo sapevo che c’era dietro qualcosa! Vieni, Blue, andiamo ad origliare. Forse scopriremo qualcos’altro. Emma…puoi coprirci, per favore? Io vorrei diventare una reporter per far sapere la verità alle persone, e voglio fare luce anche su questa faccenda. Te lo chiedo per favore”, la bimba dagli occhi azzurri finì con uno sguardo implorante.
 
Fortunatamente, anche Emma era curiosa di sapere di più, così annuì e Blue le chiese se poteva badare anche a Minion, mentre loro andavano a spiare.
Lei era stata sempre incuriosita dal pesce alieno, così sorrise e rispose di sì.
 
I due allora andarono da un lato con una finestra aperta, per ascoltare quello che Wayne e la maestra avevano da dirsi.
Arrivarono proprio in tempo, per sentirli dire le cose che gli interessavano.
 
“Signorino Wayne, vuole che metta in castigo Emma, Blue o Roxanne?” chiese in maniera rispettosa l’insegnante, come le era stato detto dai genitori adottivi di Wayne.
 
L’alieno umanoide la guardò aggrottando la fronte.
 
“Non mi chiami così, sono stufo di essere trattato come se fossi fatto di porcellana, o come una persona importante. E non voglio che lei punisca quei tre. L’unico che merita di essere punito sono io. So perfettamente che si sta comportando così perché i miei genitori gliel’hanno ordinato. E sono stufo di essere trattato in questa maniera, voglio solo sentirmi…normale.”
 
“Mi sono reso conto, grazie a Roxanne, che sono un moccioso viziato, e pure un bulletto. Un vero eroe non si comporta così, prendendosela con qualcuno perché è diverso dagli altri. Mi faccio schifo. E non si preoccupi di perdere il lavoro, parlerò io con i miei genitori. Lei sta facendo solo il suo lavoro, e lo sta facendo bene.”
 
“Io…vorrei cercare di migliorare, e se Blue me lo permetterà, vorrei diventare suo amico. Anche per rimediare a tutte le cattiverie che ho detto su di lui. Per favore, può chiamare Roxanne e Blue? Vorrei parlargli…grazie”, Wayne finì sorridendo.
 
La maestra era contenta che il piccolo Lord avesse riflettuto sulla situazione, ed andò fuori, per chiamare i due bambini.
Intanto, loro erano tornati nel cortile, dov’era Emma, per far finta di aver parlato con lei tutto il tempo.
 
Quando l’insegnante gli disse di andare a parlare con Wayne, tutt’e due fecero un’espressione stupita, come se non sapessero nulla, ed entrarono nella piccola aula.
 
Nonostante sapesse che Wayne voleva cercare di diventare suo amico, Eiyuu era nervoso, ed aveva paura che fosse tutto un trucco del muscoloso alieno per poter essere amico di Roxanne.
 
“Venite, vorrei parlarvi, anche se so che sapete già tutto, vero?” dichiarò l’alieno dagli occhi blu, sorridendo furbescamente.
 
I due lo guardarono come per dire “come lo sa?”, e Roxanne disse con disinvoltura, “Ehm…in che senso?”
 
Wayne si toccò l’orecchio, mentre sorrideva sempre in maniera tutt’altro che eroica.
 
“Superudito. Vi ho sentito parlare con Emma. Non preoccupatevi…non mi arrabbierò. Anche perché volevo dire anche a voi le stesse cose. Vorrei veramente diventare vostro amico, e so che è difficile da accettare, ma non è un mio trucco per diventare amico di Roxanne.”
 
“Ieri ho riflettuto molto sulle tue parole, e anche oggi mi son reso conto che sono stato davvero un bulletto sia nei tuoi confronti, Blue, che verso Emma, prima che tu arrivassi. Dopo andrò a scusarmi anche con lei.”
 
“Il mio problema sono i miei genitori: mi son finalmente reso conto che mi hanno viziato troppo. La scuola l’hanno fatta praticamente costruire per me, accettando anche l’iscrizione d’altri bambini speciali. Ed hanno dato delle speciali istruzioni all’insegnante, dicendole di seguire il mio esempio, altrimenti sarebbe stata licenziata.”
 
“Come eroe avrei dovuto oppormi, dire ai miei genitori che era un’ingiustizia, ma ero troppo viziato e pensavo veramente che era giusto comportarsi così. Fino a che non sei arrivata tu, Roxanne. Mi hai aperto gli occhi, e adesso vorrei veramente rimediare ai miei errori e giudizi sbagliati”, Wayne finì di dire con sincerità, abbassando lo sguardo, aspettando il giudizio dei due.
 
Roxanne e Blue si guardarono sbattendo gli occhi e poi guardarono Wayne. Se ne stettero in silenzio per un po’, pensando alle parole dell’alieno indistruttibile.
La bambina voleva credere che il bambino stesse asserendo la verità, e voleva dargli una possibilità.
 
Eiyuu, d’altro canto, era così pieno di dubbi che non voleva credergli, anche se sentiva che Wayne aveva un tono di voce sincero.
 
“Io…non so che dire. Sarò sincero: ti sei comportato così male con me che non son sicuro di crederti. Eppure voglio crederti, per me stesso, per te ed anche per Roxanne. Voglio darti una possibilità”, Eiyuu affermò guardando Wayne.
 
L’invulnerabile alieno sorrise, e disse, “Grazie, Blue. Cercherò di non deludere le tue attese, né quelle di Roxanne. Vorrei veramente diventare vostro amico, e voglio anche parlare col resto della classe.”
 
I tre vennero fuori dal piccolo edificio, e tutti i bambini si girarono stupiti, a vederli tutti insieme, soprattutto perché l’alieno blu stava sorridendo, e non erano abituati a vederlo con un’espressione di felicità.
 
   
  
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