Libri > Artemis Fowl
Segui la storia  |       
Autore: SpinellaTappo98    28/10/2012    4 recensioni
Beckett e Myles Fowl hanno ormai quattordici anni. Incuriositi dal passato del fratello maggiore Artemis, decidono di interpretare il diario in codice dello stesso Artemis. Ma cosa accadrebbe se scoprissero i segreti del Popolo? Riuscirebbero a mantenere il segreto? Come reagirebbero Polledro ed il capitano Tappo? E come reagirebbe Artemis?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Questo capitolo lo dedico a tutti coloro che leggono e recensiscono questa fan fiction. Scusate per il ritardo ma ultimamante non ho molto tempo per scrivere. Grazie ancora per aver atteso!

 

CAPITOLO 6

PARLAMI UN PO' DI TE

 

 

Navetta verso Cantuccio

 

Beckett e Myles si trovavano a bordo della navetta che li aveva portati in superficie. Questa volta, però, stavano facendo ritorno al Quartier Generale. Sapevano di essere diventati degli agenti della Sezione Otto. Avevano superato l'esame. Ma la cosa più importante per loro era essere sopravvissuti. Come per il viaggio di andata, anche nel viaggio di ritorno i due ragazzi ebbero molto tempo libero a disposizione. - Che bello essere vivi! Vero, Myles? - aveva esclamato Beckett prendendo una bottiglia d'acqua minerale del frigo.

Ma il fratello non aveva risposto subito. Stava davanti ad un computer. Dopo pochi istanti si voltò. Il volto scuro. - Fratello, non pensavi che tornassimo vivi. Avevi...paura. Paura di morire... - la voce calma e cristallina.

- Sì. Non te l'ho detto perché non volevo farti caricare la mia ansia. Però sapevo che avresti letto il mio diario.

Myles annuì. Come sempre Beckett voleva sembrare forte anche se non lo era in realtà. - Comunque c'è una cosa interessante. Mi riferisco alla lista delle cose da fare se fossi sopravvissuto. - Beckett trasalì. - Hai scritto che avresti dovuto immediatamente conoscere Samanta Gambino.

- Già. Ma sai, durante gli ultimi istanti di vita si dicono, o si scrivono, cose che non si pensa davvero.

- Ma non farmi ridere! Immagino che ti comporterai come ti comporti con tutte le ragazze. - prese un po' di fiato. Non era abituato a certi discorsi. - io non sono un'esperto. Anzi penso di non sapere quasi nulla sull'argomento. Però vorrei provare a dirti una cosa. - un'altra pausa. Decisamente troppo complicato dare consigli sulle ragazze, pensò. - Fratello, prova a mostrare come sei veramente. Tanto se va male, qualla ragazza abita sotto la crosta terrestre! A chi lo direbbe?

Gli occhi verdi di Beckett si illuminarono come se avesse avuto una brillante intuizione. - Non ci credo. - scandì bene ogni parola per creare un'effetto migliore. - Myles Fowl che mi da consigli sulle ragazze! Che la famigerata pubertà da lui tanto temuta e combattuta lo abbia colpito? - gracchiò il ragazzo con superiorità. Accadeva raramente con il gemello.

Myles arrossì. Non riuscì ad evitarlo. Stava ripensando ad una persona conosciuta da poco tempo. - Diciamo che potrei arrendermi da un momento all'altro.

- E chi è la povera sventurata che ha fatto breccia nel cuore del mio gemello? - Beckett era scoppiato a ridere.

A quel punto Myles arrossì ancora di più. I penetranti occhi verdi lucidi per l'imbarazzo. - Promettimi che non riderai... - balbettò. In cuor suo sapeva che tanto il fratello avrebbe riso lo stesso. - Minerva Paradizo.

Contro ogni aspettativa, Beckett Fowl si fece serio. Troppo serio. - Myles. Facciamo un patto. Sappiamo entrambi di essere troppo codardi per parlare a quelle ragazze. Credo che in questo abbiamo preso da Artemis. - un cenno d'assenso da parte di Myles lo spronò a continuare. - Allora, ognuno di noi si impegnerà a provare almeno di parlate con quelle ragazze. Ok?

Per suggellare il patto, i gemelli Fowl si strinsero la mano. Sciocco, pensò Myles. Sono stato uno sciocco ad accettare la proposta di Beckett. Non potrò mai riuscirci!

Ragazze, pensò invece Beckett. Ho perso il conto di quante ragazze mi venivano dietro. Eppure perchè ho la sensazione che questa volta sarà diverso?

I due fratelli furono bruscamente distolti dai loro pensieri. La navetta aveva sobbalzato e poi si era fermata. Le porte si aprirono e trovarono davanti a loro Artemis e Polledro. - Non avrei mai creduto che avreste abbattuto un troll ed un goblin da soli... - disse il primo sorpreso e allo stesso tempo orgoglioso dei suoi fratellini.

- Se è per questo, io non pensavo neanche che sarebbero riusciti a sopravvivere! - aggiunse il centauro.

Beckett e Myles uscirono dalla navetta. Anche se era stata costruita appositamente per gli umani, furono felici di uscirne.

Due voci femminili parlarono all'unisono. - Allora siete voi i folli di poco fa.

 

Incredibile. Ancora nessuno riusciva a crederci. Quello che avevano fatti i due gemelli Fowl era impensabile per chiunque. Apparte loro solo altre due persone erano riuscite ad abbattere un troll da sole. Ora i due ragazzi stavano facendo ritorno al Quartier Generale. Il comandante Grana Algonzo decise di chiudersi immediatamente nel suo ufficio per iniziare a compilare le solite scartoffie. Due nuovi agenti significavano il doppio delle scartoffie.

Nel frattempo Artemis e Polledro spensero il computer e si diressero verso il terminal della Sezione Otto. Samanta e Minerva li seguirono rapide. Morivano dalla curiosità di conoscere quei ragazzi tanto folli quanto eroi. Avevano rischiato le proprie vite per salvare quel bambino. Però non lo avrebbero mai ammesso. Erano troppo orgogliose.

Improvvisamente le due ragazze si fermarono distaccandosi di qualche metro da Artemis e Polledro. Ormai erano diventate buone amiche. Loro due erano le uniche femmine umane che abitavano sotto la superficie. Però un dubbio le aveva colpite. - Samanta, sai che noi siamo amiche e che ci capiamo anche senza parlare? - chiese Minerva all'amica.

- Certo Minerva. E penso di averti capita, appunto. I folli. - rispose spaventata l'altra ragazza.

- Ok. Non ci preoccupiamo. Al tre diciamo il nome.

Samanta annuì.

Uno...

Due...

Tre...

- Beckett!!! - quasi urlò Samanta.

- Myles!!! - disse con forza Minerva.

Poi, le due ragazze si gurdarono negli occhi. Tirarono un sospiro di sollievo. Avevano appensa scampato una catastrofe. Stavano per parlare, ma un rumore sovrastò le loro voci. Una navetta era appena arrivata. Le porte si aprirono lasciando intravedere due figure alte e slanciate. Immediatamente, furono assaliti da Artemis e Polledro. - Non avrei mai creduto che avreste abbattuto un troll ed un goblin da soli... - disse il primo.

- Se è per questo, io non pensavo neanche che sarebbero riusciti a sopravvivere! - aggiunse il centauro.

Beckett e Myles uscirono dalla navetta. Anche se era stata costruita appositamente per gli umani, sembravano molto felici di uscirne.

Minerva e Samanta si presero di coraggio. - Allora siete vo'i i folli di poco fa. - dissero all'unisono.

Allora i ragazzi si voltarono verso le voci e sorrisero come risposta. I cuori di entrambe le ragazze persero un battito. Ma perchè? Si chiesero in silenzio.

 

Beckett e Myles furono travolti da un'emozione nuova. Non poterono fare altro che voltarsi. Voltarsi verso le voci e sorridere. Allora si ricordarono del patto che avevano stretto poco prima. Quindi si ripromisero che appena Polledro e Artemis se ne sarebbero andati avrebbero parlato con Minerva e Samanta. Però non davanti a quei due. Si sarebbero sentiti troppo in imbarazzo. - Il comandante Algonzo? - chiesero all'unisono.

- Sono nel mio ufficio sommerso dalle scartoffie. Più tardi passate da me! - gracchiò una voce nell'altoparlante. Poi continuò. - Polledro! Artemis! Che ci fate lì? Tornate subito al vostro lavoro! Vi siete dimenticati che la Squadra 1 è ancora in missione? - sbraitò.

Senza fiatare, i due se ne andarono a testa bassa. Sempre meglio non fare innervosire Grana Algonzo quando è sommerso dalle scartoffie. Finalmente i gemelli Fowl erano rimasti soli con Minerva e Samanta.

- Samanta, ti va di accompagnarmi a visitare la centrale? - chiese tranquillamente Beckett.

La ragazza non si scompose. - Se proprio insisti...

Allora anche Myles si fece coraggio. - Anche a me farebbe piacere visitare il Quartier Generale. Minerva saresti così gentile da farmi da cicerone?

- Ho fama di essere ospitale, quindi... - fu la risposta un po' vaga della francese.

Senza dire altro, i quattro uscirono dal terminal e poi si divisero prendendo direzioni opposte.

 

Beckett e Samanta si divisero dagli altri due. Iniziarono il giro dall'atrio. - Bene. Allora. Questo è l'atrio. Qui abbiamo lo smistamento chiamate con la centralina di Polledro. Inoltre c'è anche l'ingresso ai vari terminal ed un'ascensore. Ah, una cosa strana. Nell'atrio si trova anche un bar. Nessuno sa perchè, ma c'è. - spiegò la ragazza soffermandosi davanti al bar.

- Entriamo? - chiese allora il ragazzo impaziente.

L'italiana scosse la testa e si avvicinò all'ascensore. - No. Ora ti porto nel posto più importante del Quartier Generale. Vedi, l'ascensore ti porta dove vuoi andare. Uno dei miei primi giorni ero stanca. Stanca di non poter tornare su. Quindi sono entrata nell'ascensore ed ho detto di voler andare in un posto come la superficie.

- E allora? - domandò Beckett entrando nell'ascensore.

- Ora vedrai. Portami nella stanza che non esiste. - ordinò la ragazza all'ascensore, che cominciò a muoversi.

Le porte dell'ascensore si riaprirono pochi istanti dopo che la destinazione era stata selezionata. I due giovani si trovarono davanti una stanza buia con qualche pianta, un'enorme schermo a parete e una panchina piazzata davanti. Samanta fece sedere Beckett sulla panchina e poi si accomodò di fianco a lui. Afferrò un telecomando e premette un pulsante. Ci fu un pigolio, poi la ragazza parlò. - Irlanda, campi vicino Dublino.

Un altopalrante scalpitò. Poi lo schermo a parete davanti a loro si illuminò. In una frazione di secondo, l'immagine delle verdi colline irlandesi apparì sotto gli occhi dei due giovani accompagnata dai suoni cristallini della natura.

- Questa è la tua terra, Beckett? - domandò Samanta. I suoi occhi erano persi nella proiezione di quel panorama.

- Già. L'Irlanda. - sbuffò. - Mi mancherà moltissimo. Però non mi pento di quello che ho fatto.

Samanta distolse un attimo lo sguardo dallo schermo per spostare la sua attenzione sul ragazzo. Un attimo, poi tornò a fissare le verdi colline. - Come mai hai deciso di venire qua?

Beckett appoggiò il mento sul palmo della mano. - Verità. Io e Myles eravamo stanchi di sentirci mentire. Quindi abbiamo decifrato il diario di Artemis. Abbiamo finto di rapire Spinella Tappo. Siamo venuti qui. Ci hanno spiegato tutto e per non perdere di nuovo la nostra famiglia, io e mio fratello abbiamo deciso di entrare nella Sezione Otto.

Samanta si voltò a guardare negli occhi l'irlandese e lui le ricambiò lo sguardo. Perché è così bello parlare con lei, si chiese il giovane Fowl. - E tu come mai sei qui? - disse tentando di distogliersi dai suoi pensieri.

- Ci sono molti misteri sulla faccia della terra. Forse un giorno ti racconterò il mio...quello che mi ha portata qui.

- Perché dovrei aspettare? Io non ho impegni ora. Posso ascoltarti.

- Sai, è una storia molto lunga...

- Di norma non sono un buon ascoltatore. Però mi piace sentirti raccontare.

La ragazza non era abituata ad essere ascoltata. Sorrise a Beckett che si era messo di fianco a lei.- Davvero ti piace sentirmi parlare?

- Fidati di me. In questo momento non avrei voglia di fare nient'altro. - La rassicurò il giovane Fowl con voce dolce. Senza rendersene conto si era perso negli occhi della ragazza che gli parlava. Samanta ha degli occhi stupendi, si era ritrovato a pensare improvvisamente. Ma cosa mi salta in mente? Io sono Beckett Fowl!

- Beh, in effetti non è una storia molto lunga. Lo dico solo per dare un morivo per svignarsela a chi fa finta di volermi ascoltare. Ma tu...non sei andato via! - si sistemò timidamente una ciocca dei lunghi capelli dietro l'orecchio sinistro. - Vedi, io sono nata e cresciuta in Sicilia, una regione del Sud d'Italia. Come immagino tu sappia, vi sono state molte colonizzazioni. Una di queste è stata da parte dei greci. In eredità, essi ci hanno lasciato molti tesori, tra cui i templi. Mi affascinavano molto i templi greci. Così, tre anni fa mia zia mi portò a fare un viaggio in Grecia. Una volta lì fui circondata dai miti greci e decisi di avventurarmi sul Monte Olimpo. - in quell'istante trasalì. - Evito di dirti i particolari. Preferisco non ricordare quello che successe. Comunque, trovai un villaggio nascosto del Popolo e dopo altri fatti non tutti piacevoli, mi portarono qui.

Beckett fremeva dalla curiosità. - E poi? Come mai non ti hanno sottoposta allo spazzamente?

- Genio. Hanno scoperto che sono un genio e che...ehm, avevo sempre...ecco, desiderato di salvere il mondo. Non lo dire a nessuno, però!

Il giovane Fowl era entrato in un mondo tutto suo. Fu riportato alla realtà dal vibrare del suo cellulare. Un messaggio da Artemis. Gli chiedeva di raggiungerlo subito. - Mi dispiace molto Samanta ma mio fratello mi ha detto di raggiungerlo immediatamente. Ma non pensare di cavartela così facilmente. Noi due non abbiamo finito d parlare! Ci vediamo tra un'ora al bar anche se non ho capitocosa ci faccia un bar nel Quartier Generale della Sezione Otto. - gridò Beckett a Samanta correndo verso l'ascensore che lo avrebbe portato al Nucleo della centrale.

- Ti aspetterò, Beckett. - disse dolcemente la ragazza in un sussurro flebile. - Non mancare.

 

Minerva guidò Myles per il primo piano della Sezione Otto. Era un salone grigio con un via vai continuo di gente. Creature del Popolo vestiti con camici bianchi davano le direttive. - Ok. Questo è il primo piano del Quartier Generale. Qui gli scienziati dirigono i loro progetti. È ovvio che vi sono gli scienziati di basso livello o esperimenti di spessore irrilevante. Sia io che Samanta non lavoriamo in questo piano. - spiegò la ragazza enfatizzando l'ultima frase. Non voleva che il giovane Fowl pensasse che lei fosse una di poco conto nella sezione.

- Oh. Allora sei una persona importante nonostante il fatto che tu sia un'umana. - Myles sfoderò uno dei suoi sorrisi più affascinanti. - Bene. Ora dove andiamo? Mi porti a visitare il tuo luogo di lavoro?

Minerva si accostò all'ascensore e premette un pulsante. Le porte si aprirono quasi immediatamente. - No. Ora vedrai il mio posto preferito. Vieni srigati!

I due giovani si precipitarono all'interno di un'ascensore che li condusse in una taverna. Una volta uscita dall'ascensore, Minerva si avvicinò ad una porticina e l'aprì con un codice complesso. - Guarda e dimmi che ne pensi!

Myles Fowl rimase esterrefatto davanti alla vista del luogo che gli si prospettava dinnanzi. Era un giardino che ricordava molto l'Irlanda. Non era strano. Del resto gli irlandesi erano gli umani preferiti dal Popolo ed inoltre tutte le creature magiche erano attirate dall'Irlanda. Sullo sfondo di innalzavano dolci colline di un verde smeraldo contornate da un sole che ormai giungeva al tramonto. Poco distante dall'ingresso, c'era un piccolo palco in legno con delle panchine recintanto da una staccionata. Appena al di fuori della staccionata, una sorgente d'acqua pura, di quelle depurate dal Piccolo Popolo, scendeva fino a perdersi in una fontana. Qualunque creatura, persino fatata, avrebbe potuto bere di quell'acqua. Ed è risaputo il fatto che le creature magiche, in particolare gli elfi, non si avvicinino nemmeno ad una qualsiasi cosa che potrebbe essere inquinata. Inoltre c'erano tutti i suoni della natura. Un canto armonioso che si intrecciava ad essa. Myles non potè che rimanere meravigliato da quel giardino. Gli ricordava molto la sua famiglia. La sua casa. - Io non posso crederci. - balbettò.

- Ed io invece penso che dovrai farlo. Vieni accanto a me. - lo esortò Minerva che intanto si era portata accanto alla staccionata. - Dai! Da qui il panorama è stupendo!

Myles si avvicinò lentamente alla ragazza. La francese appoggiò i gomiti alla staccionata ed iniziò a fissare la fontana ed il resto del giardino con occhi sognanti. Allora il giovane Fowl fece lo stesso. Ci fu un breve attimo di silenzio, poi il canto degli uccellini fu spezzato da un dolce sussurro di Minerva. - Vengo qui ogni volta che posso. Mi aiuta a pensare. Inoltre allevia anche la nostalgia da casa. Se vuoi ti do il permesso di entrare nel mio posto segreto quando vorrai! - e dopo aver detto ciò, la quindicenne sorrise gurdando per un'istante il giovane di fianco a lei.

Myles sentì un brivido attraversargli la schiena e scendere fino alle gambe. Possibile che avesse perso il controllo? Lui era sempre stato una persona abbastanza razionale. Ma ora anche il semplice pensare gli veniva difficile. La sua mente aveva iniziato a vagare. Quella ragazza dai lunghi riccioli biondi era molto dolce. Si nascondeva dietro una maschera di sufficienza, ma in realtà era timida e dolce. Quando stava per perdersi nei suoi pensieri, la voce di Minerva squillò come un campanello d'allarme. - Allora. Mi spieghi comehai fatto a sconfiggere un troll ed un goblin solo con tuo fratello?

- Oh, beh. In realtà è stato più semplice di quanto pensassi. Avevo la tecnologia di Polledro dalla mia parte. Avresti dovuto vedere Beckett fingersi l'omino del sonno! - rispose l'irlandese accennando ad una risatina.

La ragazza riprese a guardare l'acqua scorrere nella fontana. - Oh, ma io c'ero. Io e Samanta abbiamo visto tutto insieme a Polledro, Artemis ed il comandante Algonzo. Quei tre non facevano altro che urlare.

- E tu che hai detto?- chiese imbarazzato e curioso Myles.

- Beh, che o eravate dei folli, o eravate degli eroi. - fece un attimo di pausa mentre si sistemava gli occhiali sul naso. - Alla fine ho deciso che eravate dei folli. Avete rischiato di non tornare mai più. Specie quando avete deciso di salvare quel bambino...

- Vedi, Minerva, in quel momento ho cercato di essere il più razionale possibile... - iniziò a spiegare il giovane Fowl sforzandosi invano di non arrossire. - Ma quando ho sentito le urla di quel bimbo, ho sentito che era la cosa giusta da fare. Non serviva la mia razionalità per capirlo.

Minerva Paradizo si voltò per rispondere al giovane di fianco a lei, ma l'unica cosa che riuscì a vedere furono gli occhi del giovane irlandese. Due occhi verdi smeraldo. Due occhi dello stesso colore di quelle colline e dell'Irlanda. Poi Myles parlò. - Signorina Paradizo. Minerva. Ho letto alcune cose su di te nel diario di Artemis. Ma erano pochi dettagli superficiali. Quindi, ti prego. Parlami di te.

La francese volse nuovamente lo sguardo alla fontana. - Devi sapere che... - ma non riuscì a finire la frase. Si sentì vibrare un cellulare. Il cellulare di Myles. Un messaggio da Artemis. Myles lo lesse in tutta fretta. - Mio fratello mi sta cercando. Devo andare. - nella sua voce si intuiva un po' di dispiacere. Poi iniziò a correre. - Ci vediamo fra un'ora al bar della sezione che ho visto venedo qui. Mi devi parlare di te, ricordi? Ah, e mi devi spiegare cosa ci fa un bar nel Quartier Generale di un'organizzazione segreta!

 

Poco dopo Beckett e Myles si ritrovarono nell'ascensore che li avrebbe condotti al nucleo della Sezione Otto. - Allora, fratello. Com'è andata con Minerva? - chiese curioso Beckett al gemello di fianco a lui.

- Ehm...bene... - balbettò Myles in risposta arrossendo. - A te, invece? Come è andata con Samanta?

- Uhm, presumo bene. Difficile a dirsi. È come se Samanta cercasse di nascondere i suoi sentimenri. Come non volesse farmi capire se le piaccio o no. - fu la risposta un po' delusa.

Myles ci pensò su un attimo. - Già. Hai ragione. Anche Minerva si è comportata così. E quando finalmente stava per sciogliersi...

- Arriva il messaggio urgente di Artemis. - concluse l'altro.

I due gemelli Fowl si guardarono sconsolati in faccia. Avevano capito cos'era successo alla fine. - A quell'assurdo bar tra un'ora? - si chiesero l'un l'altro facendosi eco. - Come sospettavo. - risposero all'unisono. Avevano capito che trovandosi nella stessa situazione avevano pensato alla stessa soluzione. La più logica per loro. Decisero che avrebbero risolto quel problema a tempo debito. Ora si sarebbero dovuti concentrare sul messaggio di Artemis.

 

Le porte dell'ascensore si aprirono sibilando. Con fare militaresco, i nuovi agenti BF14 e MF14 fecero il loro ingresso nel nucleo della Sezione Otto. - Agenti. Benvenuti. - li salutò il comandante Algonzo.

Beckett e Myles risposero con un saluto militare. - Ci ha chiamati, signore?

- Vi ho fatto convocare urgentemente per una questione molto delicata. Ne dipende il vostro futuro nella Sezione Otto. Quindi vi chiedo di prendere le mie parole molto seriamente.

- Certo, signore. Come desidera, signore. - anche se erano degli agenti neo-ammessi, Beckett e Myles si comportavano da veri militati. Cosa che piacque molto a Grana Algonzo.

- Dovrete scegliere la squadra a cui appartenere. Sappiate che non c'è solamente la Squadra 1.

I due gemelli si guardarono negli occhi. C'era una cosa che dovevano assolutamente fare prima di decidere la squadra a cui appartenere. Guardarono l'orologio. Mancavano venticinque minuti all'appuntamento con Samanta e Minerva. - Signore. Ci sono concessi sessanta minuti? Dovremmo, ehm...verificare una cosa prima.

- Sessanta minuti. Non uno di più. - il comandante Grana Algonzo fece per andarse, ma a metà strada si voltò livemente. - Ah, agenti. Ricordate che una volta aver scelto, non si torna più indietro. - e si ritirò nel suo ufficio.

Beckett e Myles Fowl guardarono Polledro e Artemis che avevano assitito a tutta la discussione e sbuffarono. - Sempre così teatrale?

- C'è da preoccuparsi quando non lo è. - nitrì Polledro.

- Scusa, Polledro, ma sapresti spiegarmi cosa ci fa un bar nel Quartier Generale di un'agenzia segreta? - chiese Myles.

- Beh, mi sembra ovvio. Dato che questa sezione è segreta, i nostri scienziati non posso uscirsene a fare una passeggiata ogni volta che hanno fame o sete. Quindi abbiamo installato un bar per ogni evenienza.

Artemis decise che era maglio cambiare argomento. - Voi due. Vi informo che io e Polledro abbiamo seguito i vostri spostamenti con le videocamere ed i microfoni. Quindi avete visitato il Quartier Generale con Minerva e Samanta. Sapete, non avevo mai visitato dall'interno le due stanze dove vi siete soffermati a parlare. - si fermò un attimo per dare più effetto al suo discorso. Ne faceva di rado di discorsi del genere e doveva ancora abituarvisi. - Tra circa ventidue minuti al bar. Se volete che vi dia qualche consiglio...

- Scusami, fratellone. Ma ti ricordo che tu sei Artemis sempli-ciotto. E poi – rispose Beckett sfoderando un sorriso malizioso. - Credo che io sia più esperto di te in queste faccende. Ti sei innamorato di una donna e per dirglielo hai aspettato...non so...nove anni?

- Effettivamente, Artemis, ne tu ne il nostro amico centauro qui presente avete le capacità di dare consigli a noi. - concordò Myles con il gemello.

I due erano visibilmente offesi e Artemis dovette trattenere Polledro dal prendere a zoccolate i suoi fratelli. - Almeno ascoltate questo consiglio. - grugnì Polledro. - Non state per andare in missione. Cambiatevi. La tuta della Sezione Otto non è il massimo per gli appuntamenti galanti.

Artemis aprì un cassetto con non curanza e ne tirò fuori un macchinggno azzurro. - Questo è un convertitore di materia. - spiegò facendo scorrere un menù di impostazioni sul piccolo schermo del macchinario. Alla fine scelse l'opzione dell' abbigliamento fangoso e lo passò ai due gemelli Fowl.

Myles selezionò un completo di sartoria blu cielo con una camicia panna ma senza cravatta. Gli fu succiente ordinare di convertire le molecole della tuta nell'abito selezionato per ritrovarsi con undosso il completo. - Comodo. Me ne dovrò procurare uno, prima o poi.

Allora anche Beckett prese il convertitore. Lui decise di indossare un completo composto da pantaloni e giacca blu scuro con sotto una t-shirt nera. Lui non aveva mai sopportato camicia e cravatta. Si sentiva troppo soffocato. In un'attimo anche lui si ritrovò al posto della tuta gli indumenti scleti. - Me ne serve uno per quando sono in ritardo. Risparmierei un sacco di tempo prezioso grazie a questo gioiellino.

 

Appena Minerva e Samanta rimasero sole, si chiamarono a vicenda. Erano certe che se uno dei gemelli Fowl era stato convocato urgentemente, anche l'altro doveva esserlo stato. Si incontrarono quindi davanti l'ingresso del terminal per le navette della Sezione Otto. - Allora? Hai resistito? - chiese la ragazza italiana all'amica.

- Ovvio. Però stavo per cedere quando mi ha chiesto che cosa avevo pensato quando li abbiamo visti mentre lottavano con il troll. Ho rischiato di dirgli che pensavo fosse un'eroe. - rispose la francese.

- Già. Anche io ho rischiato di farlo. Per fortuna lo hanno convocato prima che gli dicessi tutto. Mi aveva chiesto di parlargli di me.

Minerva gurdò Samanta negli occhi. - Anche Myles me lo ha chiesto. Poi mi ha dato appuntamento... - si fermò un'attimo.

- Al bar della sezione fra un'ora... - conclusero etrambe le ragazze. Si erano già accorte prima che Beckett e Myles spesso avevano le stesse idee. Non furono molto sorprese.

- Beh, non ci rimane altro che andare a prepararci. Anche se saremo nello stesso posto, non penso che ci darebbe molti problemi. Giusto? - fu la domanda un po' incerta di Minerva.

Samanta fece per andare verso il suo ufficio. - Presumo di no. E poi possiamo sempre portarli via dal bar. Però ora andiamo a prepararci. Per i nostri eroi!

- Per i nostri eroi! - Risponde fiduciosa Minerva e poi corre dietro l'amica verso l'ufficio.

 

Circa cinque minuti prima dell'appuntamento, i quattro ragazzi erano già davanti al bar. Appena si videro, si salutarono a vicenda, poi i due gemelli Fowl presero ognuno la ragazza con cui si era dato appuntamento ed entrò in un lato opposto del bar rispetto al gemello. Poi i quattro presero il menù ed ordinarono ad una nana – cameriera.

 

Myles e Minerva si trovavano nell'ala est del bar. C'era un enorme lampadario di cristallo che pendeva al centro della sala. Inoltre il resto dell'ala era arredato secondo lo stile vittoriano. Secondo la visione del Popolo i Fangosi avevano pur fatto qualcosa di buono nella loro esitenza. Anche se questo non serviva molto a renderli più simpatici alle creature magiche. Infatti passò molto tempo prima che gli umani venissero serviti. Nel frattempo Myles e Minerva decisero di parlare.

- Vittoriano...- iniziò Myles osservandosi attorno. - Questo per il Popolo dovrebbe essere più simile ad un museo che ad un bar. È uno stile architettonico antico anche per gli umani...

Minerva annuì. - Già. Ed evidentemente passerà un po' di tempo prima che ci portino l'ordinazione. Sai, è uno dei contro del vivere nel sottosuolo per noi Fangosi. Non veniamo tollerati se pur noi abbiamo dimostrato di essere superiori alla media della nostra specie entrando nella Sezione Otto. Cioè, insomma, voglio dire...siamo qui!

- Già. Siamo qui. - Myles fissò intensamente Minerva negli occhi. - Ma perché? Io so che sono qui con mio fratello per riavere accanto la mia famiglia e sapere tutta la verità. Ma tu, Minerva, perché sei qui?

- Mi pareva che tu avessi già sentito dell'incidente alla fonte dell'eterna giovinezza mentre giocavi con Orion e Coral.

L'irlandese si avvicinò ancora di più alla bionda seduta al suo stesso tavolo. - Minerva, non mi riferivo a come mai sei tornata ad avere quindici anni a causa della fonte. Io vorrei sapere come mai eri alla fonte, dato che avevi deciso molti anni fa di chiudere con il crimine.

La signorina Paradizo si sistemò gli occhiali sul naso. Era diventata un'abitudine. - Dopo tutti quegli anni senza far nulla e senza neanche poter più sfidare Artemis nelle gare di genialità, non ho trovato di meglio da fare che leggere. Durante una lettura ho trovato più collegamenti alla miracolosa fonte della giovinezza, quindi iniziai numerose ricerche. Infine riuscii a localizzarla e dicisi di partire alla scopertadell'acqua della vita eterna. Non sapevo cosa ci avrei fatto una volta raggiunta, ma l'importante era arrivarci.

- Quindi ora so come mai eri a quella fonte. - Il giovane Fowl sentiva che la curiosità lo stava divorando. - Ma come mai hai deciso di venire a vivere sotto terra?

- Mi pare ovvio che non avrei mai potuto riacquistare la mia vita normale essendo tornata ad avere quindici anni. E poi – Minerva assunse un'espressione cupa. - dopo la morte di mio padre non ero più felice a casa.

- Ma non avevi nessuna persona a te cara oltre tuo padre? - la voce del ragazzo era quasi spaventata da quella possibile risposta.

La francese fissò un punto sul pavimento con lo sguardo perso – Beau. Gli voglio molto bene, ma era giusto che anche lui avesse l'opportunità di essere felice...

- E chi sarebbe quell'individuo di nome Beau? - Myles non

riusciva a respirare. La sua ipotesi si era rivelata esatta. Minerva amava già un ragazzo e questo lo faceva sentire male. Molto male.

- Myles ma tu... - in un primo momento Minerva Paradizo parve sorpresa. Poi scoppiò a ridere. - Non sarai mica geloso, vero? Myles Fowl geloso...di mio fratello Beau!

Il biondino tentò invano di non arrossire. Quando riuscì a comprendere le parole della bionda di fianco a lui, scattò in piedi ridendo. - Tuo fratello! Tu hai un fratello!

- E questo ti renderebbe felice?

- Più di quanto tu possa immaginare! Dai, ora andiamo alla centrale che il comandante Algonzo mi aspetta! - d'improvviso Myles afferrò la mano di Minerva ed iniziò a correre senza lasciarla. Allora non è così gelido come vuole far credere, pensò la francese. In realtà è più dolce di quanto lui stesso creda.

 

Beckett e Samanta si trovavano nell'ala ovest del bar. Era arredata come una metropolitana di New York. In un angolo c'era anche una carrozza di un mezzo molto simile ad una metropolitana, ma molto più avanzata.

- Inizio a pensare che se anche il Piccolo Popolo ci odia, apprezza il nostro modo di arredare. - ipotizzò il giovane Fowl accomodandosi ad un tavolo al centro della sala.

- Io, invece, credo sentano enormemente la mancanza della supeficie. In effetti era anche la loro. - lo contraddisse Samanta scurandosi in volto.

- Come manca anche a te. Non mi hai ancora parlato della tua terra.

Samanta Gambino prese due cornetti alla marmellata e due aranciate porgendone anche al ragazzo. - Cosa c'è da dire...- e addentò il cornetto. - Io vengo dalla Sicilia. La terra del mare e del Sole. È lì che sono nata e cresciuta. La mia città, Palermo, è la più grande di tutta la regione e ci aitano più di un milione di persone. Buona parte della città si affaccia sul mare. Un mare splendido e puro.

- Ami molto la tua casa. Ma com'era la tua famiglia? La tua vita? - Beckett temeva di essere troppo curioso, ma ogni suo pensiero si perse quando l'italiano lo gurdò negli occhi.

- Come ti ho detto prima, mia zia mi ha accompagnato in Grecia a visitare i templi. Anche lei era attratta dall'antichità. Per quanto riguarda i miei genitori, non c'è molto da dire. Sono persone normali, umili, di cuore. Mi vogliono molto bene, lo so, ma a volte era difficile che me lo mostrassero. Io sono uguale a mio padre sia d'aspetto che di carattere e quindi posso comprendere cosa pensi e cosa provi. Ma mia madre...- fece una pausa e si sistemò timidamente una ciocca dei fluidi capelli dietro un orecchio. - Mia madre per me è sempre stata un mistero. Come anche mia sorella e mio fratello. Io ero la maggiore e quindi ho sempre aiutato mia madre con loro.

Beckett Fowl si costrinse a riemergere dall'ipnosi in cui era entrato fissando Samanta negli occhi. - Scommetto che sei una persona intraprendente...

- Già. Questa è stata una fortuna perché ho sempre potuto cavrmela senza chiedere nulla a nessuno. Però è stata anche una sfortuna. In questo modo ho rischiato di passare inosservata agli occhi degli altri.

- Sei talmente bella che dubito tu passi inosservata...- disse in un sussrro il giovane irlandese.

- Che ha detto?

Il gemello arrossì rapidamente. - Nulla! Prosegui!

- Ehm, ok... - Samanta lanciò un'occhiataccia al biondino fronte a lei e proseguì il suo racconto. - Come stavo dicendo, di certo sarei passata inosservata se non fossi stata un genio. Non fraintendermi, non è che sia presuntuosa, è che Polledro ha dimostrato scientificamente la mia genialità...ma passiamo oltre. In effetti non ho lasciato molti affetti a casa mia.

Beckett scorse la tristezza negli occhi dell'italiana. - Mi dispiace molto. Non avrei dovuto chiederti tutte queste cose...

- No, no. Non ti preoccupare! Non è colpa tua. Non potevi saperlo. E poi mi fa piacere parlare con qualcuno della Sicilia. Dico davvero. È un luogo magnifico. L'arte, il sole, il mare, le persone. La maggior parte della mia gente è molto semplice. Anche se a rovinare l'immagine della Sicilia e della sua gente ci pensano delle ignobili persone. Malvagie. Devono essere proprie malvagie per rovinare una terra talmente splendida.

L'ira furente di Samanta si sfatò nell'istante stesso in cui il suo sguardo si posò su Beckett. I magnetici occhi verdi del ragazzo irlandese erano fissi nei suoi. Come a voleri perdercisi senza tornare indietro.

- Beckett? Ci sei? A cosa stai pensando? - chiamò Samanta per far tornare l'irlandese alla realtà.

Il giovane Fowl sussultò e saltò dalla sedia. - Mi hai fatto venire voglia di andare in Sicilia. Alla prima libera uscita ci voglio andare! - rispose in tono allegro. - Ma ora meglio andare o questa è la volta giusta che il comanante Algonzo mi fa fuori! Non l'ho mai visto arrabbiato, ma...

- Credo che non terresti a scoprirlo...- e risero entrambi.

estratto dal diario di myles fowl.

Dischetto 4. in codice,

 

Se non mi reputassi un tipo razionale, penserei che io mi sia lasciato soggiocare dalla sfera emotiva. Lo so. È un pensiero ridicolo. Io sono sempre riuscito a controllare le mie emozioni, tranne quando si parlava della mia famiglia ovviamente. Però è come se ultimamente qualcosa fosse cambiato. Dsa quanto tempo va avanti questa situazione? Non saprei. Immagino da questa mattina, poco prima dell'alba. Tornato dal mio esame di ammissione mi sono sentito felice di essere vivo. Però poco dopo mi sono sentito strano.

Ad aspettarmi c'era anche lei. Minerva Paradiso. Che magnifico onore hanno fatto alla dea della saggezza i suoi genitori donandole quel nome. È scaltra, intelligente e bellissima. Ah, è anche molto legata a suo fratello Beau. Dopo la morte del padre, a cui voleva molto bene, lui è rimasto l'unico suo famigliare stretto. Eppure ha deciso di lasciarlo e di venire a stare sotto il suolo della terra. Mi ha rivelato che lo ha fatto perchè il suo fratellino meritava un'opportunità per essere felice. Ho scoperto la malinconia che c'è in fondo al suo cuore guardandola negli occhi oggi in quel bar.

Sono estremamente felice che abbia accettato il mio invito per la colazione. Sfortunatamente temo di aver scoperto anche una cosa che non avrei dovuto sapere. Temo di essermi innamorato di lei. Di Minerva, quella ragazza che nasconde la tristezza dietro l'indifferenza. Che è stata capace di infrangere ogni mia barriera con un sorriso. Con uno sguardo.

Mi piacerebbe che non fosse troppo evidente dato che sono all'oscuro di quali sono i suoi veri sentimenti. Anche se non credo sia possibile. Potrebbe già averlo intuito dalla mia reazione di questa mattina. Stavo per esplodere dalla...ehm, dalla...gelosia. Non sapevo che Beau fosse suo fratello e da come ne parlava ho intuito quanto fossero profondi i suoi sentimenti per quel ragazzo. Improvvisamente ho sentito una fitta dolorosa allo stomaco, come se il mio cuore fosse sotto una morsa infernale. Poi, quando Minerva è scoppiata a ridere sono letteralmente avvampato, mi sentivo andare a fuoco, e quando finalmente mi ha detto che Beau era suo fratello una sensazione di libertà si è fatta strada in me. Felicità. Un'immensa felicità. Ecco ciò che ho provato.

Apparte l'imbarazzo e la felicità di essere lì con lei, ho sentito un'altra cosa. Una cosa che mi ha fatto capire di voler stare sepre con Minerva. Sì, perché io mi sono innamorato di lei e non la abbandonerò mai.

 

estratto dal diario di beckett fowl.

Dischetto 1. in codice.

 

Esatto. Sto scrivendo per la prima volta il mio diario in codice. Ho qualcosa da nascondere? Sì, non lo nego. Però non c'è da temere, non sto progettando un altro folle piano criminale con i miei fratelli. Cerco solo di evitare che qualcuno legga per sbaglio quello che penso di Samanta. Ebbene sì, fratelli, Samanta. Artemis e Myles, sono certo che leggerete il mio diario anche se scrivo in codice perché per voi la parola pryvaci non ha alcun significato. Quindi vi lancio un avvertimento. Provate a dire qualcosa a qualcuno e potrei rivelare alle mie cognate, Spinella e Minerva, particolari poco piacevoli su di voi. Nel caso che invece a leggere sia Polledro, non osare a scrivere nulla sul tuo blog o giuro che racconto tutto a Grana. Immagino si arrabbierà parecchio con chi ha scritto quelle cose su di lui in questi anni su un blog di un certo centauro...bene. Chiusa questa piccolissima parentesi, torno al motivo per cui ho deciso di scrivere. Samanta. Oggi sono stato con lei al bar della sezione. Abbiamo fatto colazione, data l'ora, e abbiamo parlato. Prima le ho parlato un po' di me. Ero troppo agitato per capire che tentava di non parlarmi di lei. Quella ragazza è molto furba. Quando mi sono calmato abbastanza da fare due pensieri di seguito, ho ricordato a Samanta perché ci trovavamo in quel bar. Doveva ancora parlarmi di lei. Sapevo perché era nella Sezione Otto, ma non sapevo nulla della sua vita prima. Apparte il fatto che fosse nata a Palermo, nel Sud d'Italia. Samanta mi ha spiegato tutto sulla sua terra d'origine: la Sicilia. È la regione più a meridione dell'Italia ed è un'isola. Un'isola abbastanza grande da essere considerata una regione. Ho ascoltato tutto quello che ha detto, anche se ripensando a stamattina quelle parole mi sembrano un dolce sottofondo alla visione del suo viso. Il suo splendido viso dagli occhi grigio intenso risaltati da quei capelli color fuoco. Già, proprio come il fuoco. Perché è così che mi sentivo: bruciare. Mentre la guardavo parlare con così tanta passione della sua terra nativa. Era splendida. Però poi ha finito di parlare ed io, pur essendomi accorto che quel dolcissimo sottofondo era finito, non riuscivo a liberarmi dalla presa dei suoi occhi. Mi ha chiamato più volte. La stavo fissando e se ne era accorta. Mi ha chieso a cosa stessi pensando. Da perfetto idiota quale sono, ho detto che pensavo alla Sicilia e che con il suo racconto mi aveva fatto venire voglia di visitarla meglio. Che pessima scusa. Beh, però è meglio. Non potevo mica dirgli che mi perdo nei suoi occhi e che è stupenda quando parla del suo Paese. Ama la sua terra. Ed io amo lei.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Artemis Fowl / Vai alla pagina dell'autore: SpinellaTappo98