Revenge.
“Zio,
zio, posso tenerla in braccio?” disse Derek rivolto a me.
“Derek
non fare il bambino! E tu dovresti avere tredici anni?” si
intromise la mia
bellissima nipote.
“Dai Laura! E’ la mia cuginetta, voglio tenerla in
braccio anche io!” ribatté
il fratello e mi fece gli occhi dolci.
“Va
bene Derry, ma devi stare molto attento, Giulia è ancora
molto piccola e
fragile ok? Devi essere delicato, o rischi di farle del
male.” Gli dissi
consegnandoli la mia bambina.
Giulia
era nata da pochissime ore: era piccola e paffuta, le guance di un rosa
delicato, una piccola massa di capelli dorati sulla testolina ed un
paio di
grandi occhi verdi che scrutavano tutto con curiosità.
Era
la bambina più bella che avessi visto, e non lo dico
perché era mia figlia.
Anche
Laura era bella appena nata, ma Giulia… Bhe, era la perfetta
combinazione tra
la bellezza e la delicatezza dei lineamenti di mia moglie con la
curiosità e la
gioia di vivere tipiche della mia famiglia.
Aveva
soltanto quattro anni quando la fine ebbe inizio.
Aveva
soltanto quattro anni quando la sua giovane vita venne spezzata, quando
morì in
quell’incendio che uccise la mia anima ma lasciò
in vita il mio corpo.
Aveva
soltanto quattro anni quando me la portarono via insieme a mia moglie,
a mia
sorella, mio cognato ed il resto del mio branco, della mia famiglia.
Aveva
soltanto quattro anni quanto quel mostro - ebbene si! mostro,
perché non può
essere definita una donna
chi
brucia viva un’intera famiglia, chi brucia vivi dei bambini
innocenti come la
mia Giulia!- distrusse tutto ciò che avevo di più
caro al mondo.
Quella
notte funesta fu la notte in cui persi tutto, questo è vero,
ma fu anche la
notte in cui giurai vendetta: vendetta per quello che mi avevano fatto,
vendetta per la mia famiglia, vendetta per mia moglie, ma soprattutto
vendetta
per la mia Giulia: Eravamo intrappolati in quella cantina, vedevo
brucare tutte
le persone a me care e faceva male; ma la cosa che faceva
più male era vedere
mia moglie e mia figlia oltre quell’invalicabile muro di
fuoco e non poter fare
nulla per salvarle; sentivo urlare mia figlia, la vedevo piangere e
sporgersi
nella mia direzione con la speranza negli occhi, vedevo mia moglie
stringerla e
guardarmi con le iridi colme di lacrime e disperazione; le guardavo
morire
impotente, senza la minima possibilità di salvarle.
“Ti
amo.” Vidi mia moglie mimare con le labbra, poi
un’esplosione mi scaraventò
contro la parete opposta. Sentivo ancora la mia famiglia urlare, ma le
voci di
mia moglie e mia figlia erano sparite.
Arrancai
verso la porta e mentre salivo strisciando le scale giurai vendetta.
Giurai
di uccidere tutti coloro che avevano ucciso le persone a me care.
Giurai
di vendicare mia moglie e mia figlia, e di ripagare con la morte
chiunque
avesse stroncato in quel modo l’esistenza di una bambina di
quattro anni.
Per
questo ora sono qui, nella mia vecchia casa, nel
salotto in cui giocavo e leggevo i libri a mia figlia ed ai miei nipoti.
Per
questo ora sono qui, con una mano intorno alla gola
della responsabile dell’inizio della fine.
“E’
bellissima Kate, ti somiglia.” Dico rivolto al mostro,
quando sua nipote entra nella
stanza con la speranza di salvare la zia.
“Probabilmente
è meno disturbata.” Dico ancora, e sento
il battito del mostro accelerare,
evidentemente non le piace essere chiamata per quello che è
in realtà.
“Ho
deciso di darti la possibilità di salvarla:
chiedimi scusa, di’ che non volevi sterminare la mia famiglia
e lasciarmi
ustionato e distrutto per sei anni; dillo e la lascerò
vivere.” Dico mentre la
mia mano si stringe un po’di più intorno alla sua
gola.
Anche
fosse realmente pentita non la lascerei vivere.
Deve
pagare con la morte, deve ricevere lo stesso
trattamento che ha riservato alla mia famiglia.
“Ti
chiedo scusa.” Mi dice, il suo battito cardiaco che
accelera lievemente, salvo tornare normale pochi istanti dopo.
“Mostro.”
Penso
mentre con un movimento della mano le taglio la
gola con gli artigli.
Una
sensazione di serenità mi pervade.
Vedo
la mia famiglia davanti a me, vedo mia moglie con
mia figlia accanto che mi sorridono, ormai vendicate.
La
mia attenzione viene attratta dalla nipote del mostro
che guarda sconvolta il cadavere
della zia.
“Non
so a te Allison, ma quelle scuse non mi sembravano
molto sincere.”
Le
dico, e la consapevolezza di dover uccidere anche
quella ragazza, insieme al resto della sua famiglia si fa strada in me.
“Pagheranno
tutti.”
NdA:
Buonasera!
Vi
starete chiedendo:
“Ma da dove arriva questa storia così triste,
pazza e malinconica?”
Ebbene,
io vi risponderò dicendo: “Dal nulla.”.
Oggi
girovagavo su Facebook e vedo una foto di Peter e nella mia testa nasce
una
domanda: chissà come dev’essersi sentito a vedere
la sua famiglia morire,
chissà quanto deve aver sofferto poverino.
Cercando
di rispondere a questa domanda ho immaginato questa scena, e alla fine
ho
deciso di condividerla con voi.
Ho
sempre letto, e scritto io stessa, di un Peter Hale ironico e
menefreghista, ma
non ho mai letto di un Peter Hale vero, umano.
Ovviamente
mi farebbe piacere se lasciaste una recensione per farmi sapere cosa ne
pensate.
Un
saluto a tutti!