IL CORRIERE DI CAMELOT
“Dichiaro
ufficialmente riconosciuto su tutti i territori di Camelot tale sfizio
personale; uno sfizio pungente, giocherellone, certo un po’ maleducato, ma pur
sempre un gioco aperto a tutti.
Il Corriere di
Camelot, lo chiamerò. Tant’è vero che dame e cavalieri saranno ben lieti di
veder scritto il loro nome. A mo’ di pomposo corteo seguiranno pettegolezzi,
dicerie, delicate prese in giro. Perché ammettiamolo, qui il potere porta il
colore del rosso dei mantelli, del grigio delle spade e delle accese tinte
delle vesti delle nobili signore; e non è mai esistito un potere di cui non ci
si possa burlare, sottilmente e senza cattiveria.
Vi è un enorme
e non ordinario lavoro nella distribuzione di tale marachella, signori miei.
Fintantoché vogliate sentire storie sui giovincelli nostri salvatori di patria
o sulle signore che brandiscono fascino a mo’ di spada e mistero a mo’ di
scudo, ebbene, il Corriere di Camelot renderà più gaia la vostra giornata.
Un motivo in
più per imparare a leggere o per essere istruiti in materia da chi ne sa di
più.
Lasciate che le
faccende domestiche si compiano da sole – o che non si compiano affatto – e
sacrificate il vostro tempo per dedicare tutti voi stessi a qualche meritato
sbuffo di risata.
Sentite un po’ qua!
Gli occhi attenti e la mente sopraffina di Camelot hanno portato alla luce una
verità obbrobriosa. Un qualcosa di inconfessabile.
Il nostro re ha
messo su carne, si dice che persino i suoi destrieri si rifiutino di portarlo
in groppa. Proprio ieri ho dialogato con uno di loro, il quale con un nitrito
addolorato me ne ha dato conferma. Tentiamo in qualche modo di confortarle,
povere bestie, se sul loro dorso debbono veramente sopportare i regali chili di
troppo. I cavalli possono essere tanto onesti quanto i loro padroni. Nel caso
di re Artù i loro ruoli potrebbero essere persino confusi!
E ancora:
proprio vero che a corte vivono meglio i topi, i quali si riproducono più
velocemente di Camelot stessa. Ne ho avuto conferma giusto qualche giorno fa –
vi era una colonia, una colonia dico!, di questi simpatici roditori. Incomincio a
pensare che stiano fondando un regno, che stiano cercando di soverchiare il
potere.
I topi hanno un
certo onore, così come i cavalli. A momenti potremmo ritrovarci sudditi di un sorcio,
e ammetto che questo pensiero mi terrorizza: speriamo che i nostri valorosi
quanto stimabili cavalieri siano in grado di respingere una così grave
minaccia.
Queste due
reali, realissime notizie sono solo un assaggio di ciò che porterò alla luce.
Sarà come illuminare la vista a un cieco, ridare sorriso ai teschi delle
carcasse e lucidare la ruggine.
Caro re,
proprio un bell'inchino è rivolto a te!
Che tu sia
cavallo o sorcio non vi è differenza
tanto
confondibile è la vostra parvenza.
A Camelot manca
giusto un po' di sorriso,
Sire, è solo un gioco, vi
avviso!”
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Artù alzò lo sguardo
sui suoi uomini. La mano che reggeva la pergamena tremava.
La Tavola Rotonda non
era mai stata così ammutolita, più per paura che per semplice disciplina
cavalleresca. Guai a lasciarsi scappare un commento di troppo. Guai.
«Chi è stato?» sibilò
Artù. Le dita parevano voler strangolare ciò che ora stringevano così
febbrilmente. «Chi?»
«Non abbiamo nomi,
Sire» intervenne un composto Leon, e alle sue parole alcuni abbassarono il
capo, chi trattenendo un sorrisetto divertito chi mordendosi le labbra. Un presentimento
corse tra tutti i presenti: il presentimento che solo quel cavaliere potesse
prendere così sul serio quella faccenda. «Mi è stato consegnato da un conoscente, il quale
afferma di non saperne nulla.»
«Nessun indiziato?»
«Nessun indiziato.»
«Leon, sarai a capo
delle indagini.»
«Ai vostri ordini.»
Artù si guardò
attorno. Pescò l’occhiata matura di Elyan, quella di Percival per nulla scossa
da ilarità, quella invece abbassata di Galvano. Era pronto a scommettere che
stesse ridendo sotto i baffi. Quanto a Mordred, lui era l’unico a guardarsi
attorno come se la sua mente fosse persa in altri lidi.
«È una questione
seria» incominciò allora, poggiando il Corriere sul tavolo. «Una questione
seria che deve essere presto sconfitta. Non mi piace che ci si prenda gioco
della corte. Della mia corte.»
«Permettetemi, Sire»
si aggiunse Galvano, scostandosi con un agile movimento del capo i ciuffi che
gli ricadevano sugli occhi. Il suo sorriso si fece tutto d’un tratto
sbarazzino. «è un semplice gioco
di un semplice qualcuno che ha dato vita ad una semplice ragazzata.»
Sorrisi a stento
trattenuti corsero tra gli altri cavalieri.
Artù, invece, lo
squadrò male. Malissimo. «Prego?»
«Lasciando da parte
il lato... divertente di questa questione, Sire, un nostro intervento mi pare eccessivo.»
«Questo perché non
sei tu ad essere paragonato ad un cavallo e non è tua la dimora in cui si dice
che vivano meglio i topi.»
Lo sbuffo di risata
che si lasciò scappare il cavaliere suggerì ad Artù che la cosa lo avrebbe
divertito lo stesso. Si ficcò un dito nel cinturone evitando di rispondergli,
mentre con la coda dell’occhio scopriva il sorrisetto a stento trattenuto di
Percival. Con loro due, no, non si poteva ragionare. Alcune volte fantasticava
sul perché la sorte avesse permesso che si conoscessero. «Elyan?»
«Sì, Sire?»
«Sarai il braccio
destro di Leon. Mi pari abbastanza maturo da gestire il problema. Questo», e
strinse nel pugno destro il Corriere, stracciandolo quanto bastava per renderlo
illeggibile. «Voglio che sparisca dalla circolazione. Voglio i responsabili.»
«Incominceremo dalle
locande» annunciò Leon esibendo il suo solito portamento da perfetto uomo di
fiducia. «Vorrei che anche Mordred partecipasse alla ricerca del responsabile.
Credo sia un ottimo modo per integrarlo nel nostro circolo.»
Mordred alzò gli
occhi su di lui proprio quando Galvano tossicchiò, probabilmente per contenere
un moto d’ilarità.
Artù annuì
lentamente, piegando la testa su di una spalla. «Ottima idea. Mordred, Leon
sarà il tuo supervisore.»
«Vi ringrazio per la
possibilità concessami, Artù.»
«Dichiaro chiusa la
riunione.» Artù soppesò uno alla volta gli sguardi dei suoi uomini, quasi a
voler sviscerare i loro pensieri su quanto stava avvenendo. Poi, con uno scatto
improvviso, si allontanò dalla Tavola Rotonda ed imboccò il primo corridoio.
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Credo pubblicherò settimanalmente, causa impegni scolastici e.e A presto, grazie ancora! :)