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Autore: JackoSaint    03/11/2012    2 recensioni
"Il Corriere di Camelot, lo chiamerò. Tant’è vero che dame e cavalieri saranno ben lieti di veder scritto il loro nome. A mo’ di pomposo corteo seguiranno pettegolezzi, dicerie, delicate prese in giro. Perché ammettiamolo, qui il potere porta il colore del rosso dei mantelli, del grigio delle spade e delle accese tinte delle vesti delle nobili signore; e non è mai esistito un potere di cui non ci si possa burlare, sottilmente e senza cattiveria."
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Principe Artù, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il Corriere di Camelot - primo capitolo

IL CORRIERE DI CAMELOT

“Dichiaro ufficialmente riconosciuto su tutti i territori di Camelot tale sfizio personale; uno sfizio pungente, giocherellone, certo un po’ maleducato, ma pur sempre un gioco aperto a tutti.

Il Corriere di Camelot, lo chiamerò. Tant’è vero che dame e cavalieri saranno ben lieti di veder scritto il loro nome. A mo’ di pomposo corteo seguiranno pettegolezzi, dicerie, delicate prese in giro. Perché ammettiamolo, qui il potere porta il colore del rosso dei mantelli, del grigio delle spade e delle accese tinte delle vesti delle nobili signore; e non è mai esistito un potere di cui non ci si possa burlare, sottilmente e senza cattiveria.

 

Vi è un enorme e non ordinario lavoro nella distribuzione di tale marachella, signori miei. Fintantoché vogliate sentire storie sui giovincelli nostri salvatori di patria o sulle signore che brandiscono fascino a mo’ di spada e mistero a mo’ di scudo, ebbene, il Corriere di Camelot renderà più gaia la vostra giornata.

Un motivo in più per imparare a leggere o per essere istruiti in materia da chi ne sa di più.

Lasciate che le faccende domestiche si compiano da sole – o che non si compiano affatto – e sacrificate il vostro tempo per dedicare tutti voi stessi a qualche meritato sbuffo di risata.

Sentite un po’ qua! Gli occhi attenti e la mente sopraffina di Camelot hanno portato alla luce una verità obbrobriosa. Un qualcosa di inconfessabile.

Il nostro re ha messo su carne, si dice che persino i suoi destrieri si rifiutino di portarlo in groppa. Proprio ieri ho dialogato con uno di loro, il quale con un nitrito addolorato me ne ha dato conferma. Tentiamo in qualche modo di confortarle, povere bestie, se sul loro dorso debbono veramente sopportare i regali chili di troppo. I cavalli possono essere tanto onesti quanto i loro padroni. Nel caso di re Artù i loro ruoli potrebbero essere persino confusi!

E ancora: proprio vero che a corte vivono meglio i topi, i quali si riproducono più velocemente di Camelot stessa. Ne ho avuto conferma giusto qualche giorno fa – vi era una colonia, una colonia dico!, di questi simpatici roditori. Incomincio a pensare che stiano fondando un regno, che stiano cercando di soverchiare il potere.

I topi hanno un certo onore, così come i cavalli. A momenti potremmo ritrovarci sudditi di un sorcio, e ammetto che questo pensiero mi terrorizza: speriamo che i nostri valorosi quanto stimabili cavalieri siano in grado di respingere una così grave minaccia.

Queste due reali, realissime notizie sono solo un assaggio di ciò che porterò alla luce. Sarà come illuminare la vista a un cieco, ridare sorriso ai teschi delle carcasse e lucidare la ruggine.

Caro re, proprio un bell'inchino è rivolto a te!

Che tu sia cavallo o sorcio non vi è differenza

tanto confondibile è la vostra parvenza.

A Camelot manca giusto un po' di sorriso,

Sire, è solo un gioco, vi avviso!”

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Artù alzò lo sguardo sui suoi uomini. La mano che reggeva la pergamena tremava.

La Tavola Rotonda non era mai stata così ammutolita, più per paura che per semplice disciplina cavalleresca. Guai a lasciarsi scappare un commento di troppo. Guai.

«Chi è stato?» sibilò Artù. Le dita parevano voler strangolare ciò che ora stringevano così febbrilmente. «Chi?»

«Non abbiamo nomi, Sire» intervenne un composto Leon, e alle sue parole alcuni abbassarono il capo, chi trattenendo un sorrisetto divertito chi mordendosi le labbra. Un presentimento corse tra tutti i presenti: il presentimento che solo quel cavaliere potesse prendere così sul serio quella faccenda. «Mi è stato consegnato da un conoscente, il quale afferma di non saperne nulla.» 

«Nessun indiziato?»

«Nessun indiziato.»

«Leon, sarai a capo delle indagini.»

«Ai vostri ordini.»

Artù si guardò attorno. Pescò l’occhiata matura di Elyan, quella di Percival per nulla scossa da ilarità, quella invece abbassata di Galvano. Era pronto a scommettere che stesse ridendo sotto i baffi. Quanto a Mordred, lui era l’unico a guardarsi attorno come se la sua mente fosse persa in altri lidi.

«È una questione seria» incominciò allora, poggiando il Corriere sul tavolo. «Una questione seria che deve essere presto sconfitta. Non mi piace che ci si prenda gioco della corte. Della mia corte.»

«Permettetemi, Sire» si aggiunse Galvano, scostandosi con un agile movimento del capo i ciuffi che gli ricadevano sugli occhi. Il suo sorriso si fece tutto d’un tratto sbarazzino. «è un semplice gioco di un semplice qualcuno che ha dato vita ad una semplice ragazzata.»

Sorrisi a stento trattenuti corsero tra gli altri cavalieri.

Artù, invece, lo squadrò male. Malissimo. «Prego?»

«Lasciando da parte il lato... divertente di questa questione, Sire, un nostro intervento mi pare eccessivo.»

«Questo perché non sei tu ad essere paragonato ad un cavallo e non è tua la dimora in cui si dice che vivano meglio i topi.»

Lo sbuffo di risata che si lasciò scappare il cavaliere suggerì ad Artù che la cosa lo avrebbe divertito lo stesso. Si ficcò un dito nel cinturone evitando di rispondergli, mentre con la coda dell’occhio scopriva il sorrisetto a stento trattenuto di Percival. Con loro due, no, non si poteva ragionare. Alcune volte fantasticava sul perché la sorte avesse permesso che si conoscessero. «Elyan?»

«Sì, Sire?»

«Sarai il braccio destro di Leon. Mi pari abbastanza maturo da gestire il problema. Questo», e strinse nel pugno destro il Corriere, stracciandolo quanto bastava per renderlo illeggibile. «Voglio che sparisca dalla circolazione. Voglio i responsabili.»

«Incominceremo dalle locande» annunciò Leon esibendo il suo solito portamento da perfetto uomo di fiducia. «Vorrei che anche Mordred partecipasse alla ricerca del responsabile. Credo sia un ottimo modo per integrarlo nel nostro circolo.»

Mordred alzò gli occhi su di lui proprio quando Galvano tossicchiò, probabilmente per contenere un moto d’ilarità.

Artù annuì lentamente, piegando la testa su di una spalla. «Ottima idea. Mordred, Leon sarà il tuo supervisore.»

«Vi ringrazio per la possibilità concessami, Artù.»

«Dichiaro chiusa la riunione.» Artù soppesò uno alla volta gli sguardi dei suoi uomini, quasi a voler sviscerare i loro pensieri su quanto stava avvenendo. Poi, con uno scatto improvviso, si allontanò dalla Tavola Rotonda ed imboccò il primo corridoio.



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Hola! Grazie per aver letto questo primo capitolo! Siate clementi, non ho mai scritto qualcosa su Merlin :3
Credo pubblicherò settimanalmente, causa impegni scolastici e.e A presto, grazie ancora! :)
   
 
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