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Autore: Wasabi    07/11/2012    2 recensioni
Sentì un dolore invaderlo lentamente.
Era diverso da quello causato dalle ferite riportate in battaglia.
Non aveva mai provato nulla di simile.
Faceva male,terribilmente.
Spinto da una forza a lui sconosciuta si allontanò dalla culla e,dopo avergli rivolto un ultimo e imperscrutabile sguardo, sparì nell’oscurità dell’abitazione.
(Raccolta di one shot dedicata ai Saiyan)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa  one-shot è posta cronologicamente qualche mese dopo la fine del Cell game.
Vi auguro una buona lettura.



Bivio







Si aggirava come una fiera affamata,percorrendo con passo silenzioso e fluido i lunghi corridoi dell’abitazione.
Tale similitudine si addiceva perfettamente al suo stato d’animo, che negli ultimi tempi era pervaso da una strana inquietudine.
Qualcosa lo turbava e lo spingeva a vagare come un’anima dannata nell’oscurità della notte.
Solitario come un lupo dal manto nero che,spinto da una sete incolmabile,scrutava guardingo il suo territorio alla ricerca di una preda con cui placare l’arsura che gli invadeva la gola.
Infatti,era nelle notti come questa che la sua natura di assassino e di spietato guerriero tornava a martellare nella sua mente,ricordandogli colui che era stato un tempo.
In tali momenti il bisogno di combattere e la sua insana passione per il sangue tornavano a fargli visita,piombandogli addosso come una fiammata infernale.
Malediceva se stesso per ciò che era diventato. Non più il fiero principe di una razza invincibile e temuta,ma soltanto l’ombra del guerriero che era stato.
Si era mescolato a degli esseri inferiori,si era addirittura unito ad un’umana ed era diventato simile a loro,alle stesse creature che anni addietro aveva progettato di sterminare.
Tutto questo era patetico.
In realtà la vera frustrazione derivava dal fatto che il suo essere,anche se per un breve attimo,era stato sfiorato da un sentimento,aveva provato qualcosa per quella femmina nel momento in cui avevano unito i loro corpi. Era stata un’emozione fugace come una folata di vento, ma aveva investito il suo cuore indurito dalle troppe vite strappate agli innocenti e dai numerosi anni di continue battaglie.
Era stato solo un errore.
Un errore che non poteva essere cancellato.
Se lo ripeteva ogni giorno,tutte le volte in cui i suoi freddi occhi scuri incontravano quelli chiari e infantili del figlio di pochi mesi.
Era il frutto del suo peccato. Il risultato di una notte in cui, per dei motivi che ignorava persino lui,non era stato se stesso e si era lasciato travolgere dalla passione per quella donna.
Poi,finalmente,si era reso conto del suo improvviso cambiamento.
Era stato nel momento in cui aveva visto il suo obiettivo sacrificarsi con il sorriso sulla labbra.
Il suo rivale era morto per la salvezza del pianeta e non solo...
Così facendo aveva finito per salvare la vita anche a lui.
In quel momento Vegeta aveva percepito ogni singolo muscolo del suo corpo contrarsi per la rabbia e lo sdegno.
Inoltre,aveva dovuto sopportare l’umiliazione derivante dal fatto che a sconfiggere il nemico era stato non solo un ragazzino,ma il figlio di colui che odiava con tutto se stesso.
Piuttosto che essere in debito con quel Saiyan di livello inferiore avrebbe preferito la morte.
Solo allora si rese conto di ciò che aveva provocato in lui lo stare a contatto con la razza umana.
Era diventato debole.
Fu in quel preciso istante che qualcosa in lui si spezzò.
Nello stesso momento in cui si ripromise che non avrebbe più combattuto, la parte distruttiva di se stesso, che per tutto quel tempo aveva accantonato, prese il sopravvento.
Da quel giorno più si istigava a non pensare ai combattimenti più le sue mani prudevano per la voglia di strappare vite e far scorrere del sangue.
Rimpiangeva sempre più l’assassino che era stato un tempo.
Stava lentamente impazzendo.
Anche adesso,mentre avanzava senza una meta precisa tra quelle pareti addormentate cercava invano di placare la sua irrefrenabile passione per la distruzione e la sofferenza.
Però,qualcuno stava per ostacolare i suoi tentativi di non incrociare possibili esseri viventi su cui la parte malata di se stesso si sarebbe volentieri accanita.
Sentì distintamente un rumore di passi avvicinarsi, sapeva che erano quelli dell’ultima persona che avrebbe dovuto sfiorare la sua mente in quel momento.
Non si voltò a guardarla,ma sentiva i suoi insistenti occhi azzurri sulla propria schiena. Erano terribilmente fastidiosi.
Senza dar segno di essersi accorto della sua presenza continuò ad avanzare imperterrito,nel vano tentativo di evitare le sue solite domande irritanti.
Dopo aver percorso l’intero corridoio svoltò in una delle numerose stanze e uscì su un piccolo terrazzo.
Sentì l’aria fredda della notte investirgli il volto,dando solo un lieve sollievo al suo animo consumato dai molteplici conflitti interiori .
Poi,voltò appena lo sguardo,rivolgendo una breve occhiata alla figura che aveva continuato a seguirlo.
Sorvolò gli occhi azzurri puntati su di lui, il volto esile leggermente inclinato e l’espressione pensierosa che segnava i lineamenti della giovane donna,visibile grazie alle sottili sopracciglia appena aggrottate. Spostò lo sguardo sulla leggera camicia da notte che ondeggiava impercettibilmente a causa del vento e notò il piccolo corpo addormentato che lei stringeva al seno.
Vegeta assottigliò appena gli occhi,riportando lo sguardo dinnanzi a sé e si mise a braccia conserte,nella sua abituale posizione.
-È molto tardi…come mai non ti sei ancora coricato?…- Nella voce della donna vi era una leggera nota di stupore.
Lui avrebbe volentieri evitato di risponderle ma sapeva che,qualora non lo avesse fatto,avrebbe attirato maggiormente la sua attenzione.
Allora si limitò a parlare con tono duro e sbrigativo.
-Potrei farti la stessa domanda.-
Bulma si avvicinò maggiormente a lui,nel tentativo di riuscire a guardarlo finalmente in volto ma senza ottenere risultati.
-Dovevo allattare il bambino,dopo una notte quasi del tutto insonne sono finalmente riuscita a farlo addormentare.-
Disse con espressione sollevata,avvicinando il piccolo mezzosangue al padre che non si degnò nemmeno di guardarlo.
La giovane donna rimase qualche minuto a fissare il Saiyan. Lo conosceva perfettamente ormai e aveva capito che qualcosa lo turbava e aveva anche una vaga idea di quale potesse essere il motivo del suo malumore.
- Vegeta,è da un po’ di tempo che non ti alleni più,te ne stai tutto il giorno senza fare niente…-
Era da qualche tempo che aveva in mente di fargli un simile discorso,ma non sapeva da dove cominciare e l’aveva sempre rimandato.
Aveva iniziato con cautela,pronta una sua qualche reazione che,infatti, non tardò ad arrivare.
-Donna,non mi sembra di aver chiesto la tua opinione al riguardo.- La interruppe,acido.
Bulma gli rivolse un’occhiataccia. Non era risentita tanto per la sua reazione,ma per l’appellativo con cui l’aveva chiamata. Ricordava che le si era rivolto in tal modo solo nel periodo in cui era appena stato ospitato in casa sua. Quando erano ancora estranei. Sapeva bene che era uno dei suoi bruschi modi per mantenere le distanze e si sentì profondamente offesa.
-Ora me ne rendo conto maggiormente. Stai cambiato,è da quel giorno che ti stai lentamente lasciando andare…non sei più te stesso.-
Concluse lei,riferendosi alla fine dell’androide perfetto avvenuta qualche mese addietro.
A quelle parole vide il Saiyan voltarsi di scatto.
Fu un attimo.
Gli occhi azzurri si sbarrarono,mentre il respiro era aumentato notevolmente.
Finalmente aveva potuto osservarlo in volto. Si erano guardati a vicenda….
Ma quando aveva puntato i propri occhi nei suoi non era riuscita a riconoscere l’uomo che amava.
Nel suoi occhi neri come il cielo notturno aveva riconosciuto lo spietato principe dei Saiyan che era un tempo.
Lo capì dal momento in cui lo vide squadrarla con sprezzante superiorità. Poteva vedere i muscoli del suo volto tesi per l’espressione severa che aveva assunto,mentre gli occhi brillavano di una luce sinistra e malvagia. La sua postura era diritta,perfetta,regale e le gambe forti, e allo stesso tempo agili, pronte a scattare.
Un turbine di emozioni si facevano spazio sul volto contratto dall’ira,erano fugaci come delle ombre ma le colse tutte.
Sollevò leggermente le sopracciglia quando,tra queste, gli sembrò di scorgere anche un velo di dolore. Non poteva esserne certa ma gli era sembrato vedere, dietro quelle iridi che sentiva scottare sulla propria pelle, un conflitto di anime. Era come se stesse cercando disperatamente di trattenersi,per non far emergere quella parte di lui che avrebbe potuto facilmente ucciderla.
Poi lo vide distogliere lo sguardo dal suo e rilassarsi leggermente.
-Vegeta…- Mormorò con un filo di voce. Avrebbe voluto disperatamente dirgli qualcosa ma le parole gli morirono in gola quando si accorse con rabbia di stare tremando.
-Taci!- Le sibilò quasi urlando,mentre stringeva una mano sulla ringhiera del balcone con tanta forza da farla accartocciare come se fosse stata carta.
Nel sentire il tono alto e minaccioso dell’uomo,il bambino che era serenamente addormentato contro il petto della madre si svegliò di soprassalto iniziando a piangere.
Solo allora il principe dei Saiyan posò gli occhi su di lui, rivolgendogli un’occhiata tagliente e poco rassicurante.
- Fallo smettere o me ne occuperò io…-
Bulma spalancò maggiormente gli occhi stringendo il bambino contro di sé per coprirlo dalla vista del padre e cominciò ad indietreggiare.
Si rendeva perfettamente conto di quanto poteva essere difficile per lui trattenersi ancora e le urla del piccolo di certo non lo aiutavano a mantenere le calma.
Capì improvvisamente che stava cedendo. Lo intuì non appena lo vide contrarre i muscoli delle gambe e flettendosi leggermente sulle ginocchia,pronto a scattare come un predatore.
Allora Bulma si lasciò guidare totalmente dall’istinto misto alla disperazione. Prese Trunks per una gamba e fece sporgere fuori dalla ringhiera il braccio con lui appeso,per poi urlare- Non ti avvicinare!-
Con suo grande sollievo sembrò funzionare perché Vegeta si fermò immediatamente,rimettendosi diritto e rimanendo immobile ad osservarla con espressione velenosa.
- Cosa pensi di fare?- Le chiese con una punta di schermo che mal si addiceva all’espressione perfettamente seria del suo volto.
-Vattene immediatamente o lo lascio cadere.- Rispose lei,con la voce velata dal dolore. Non avrebbe voluto farlo ma era l’unico modo per dissuaderlo dalla sua furia distruttiva.
-Non ci tieni alla vita di tuo figlio?-Domandò il Saiyan aggrottando le sopracciglia.
-…E tu ci tieni?- Un sussurro appena udibile,mentre abbassava la testa e si imponeva di trattenere le lacrime.
Lui rimase un attimo in silenzio,per poi parlare,sorvolando la domanda che gli era stata posta.
-Non credere di poter fermare il principe dei Saiyan con un simile stratagemma.-
Poi,ricominciò ad avanzare,inesorabile.
Bulma lo guardò camminare verso di lei e spalancò gli occhi per il terrore,mentre il pianto del bambino squarciava l’ostile silenzio che li avvolgeva.
Quando vide che tra pochi passi l’avrebbe raggiunta chiuse gli occhi….
E lasciò la presa sul bambino.
Sapeva che non gli sarebbe accaduto nulla di male perché lui probabilmente era già sceso in picchiata e lo aveva preso al volo.
Non avrebbe mai lasciato che cadesse,ne era assolutamente certa.
Non sarebbe successo nulla di male. Avrebbe aperto gli occhi e se lo sarebbe trovato davanti,col suo solito sorriso arrogante stampato in faccia e il figlio tra le braccia.
Sarebbe tornato tutto come prima.
Il suo cuore perse un battito.
Il piccolo aveva improvvisamente smesso di piangere.
Allora sollevò lentamente le palpebre e vide Vegeta davanti a sé,la stava scrutando con un’espressione di freddo distacco a braccia conserte.
In quel preciso istante tutte le sue speranze andarono in frantumi perché notò che non aveva il bambino con sé.
Lo guardò dritto negli occhi mentre sul suo volto cresceva la disperazione e non vi lesse altro che indifferenza.
Insensibile.
Era come se ciò che fosse appena accaduto non lo avesse riguardato affatto,non gli importava niente di lei e del bambino.
Fu questa l’impressione che ebbe Bulma in quel momento.
A causa del fitto buio di quella notte senza stelle una parte del volto del Saiyan era in ombra e lei non riusciva a scorgere bene la sua espressione,ma le sembrò di cogliere una lieve punta di soddisfazione negli occhi scurissimi di lui.
Una pensiero doloroso si formò nella sua mente.
Che Vegeta avesse voluto la morte di suo figlio?
Imponendosi di scacciare da lei simili domande si voltò,dando le spalle all’uomo e raggiunse velocemente le scale che l’avrebbero portata al giardino sottostante,dove era caduto il bambino.
Il Saiyan la seguì con lo sguardo ma non la fermò,limitandosi a sporsi dal balcone per osservare la scena.
Quando la donna si ritrovò sull’enorme distesa verde scorse un corpicino immobile quasi totalmente invisibile a causa dell’oscurità e seminascosto dalle fitte erbacce.
Si precipitò a soccorrerlo mentre si sentiva invadere dalla nausea e dalla paura.
Non può essere morto,non deve! Pensò con le lacrime agli occhi .
Si avvicinò a lui e allungò le mani per prenderlo.
Esitò un attimo,poi lo strinse finalmente a sé,sperando che fosse soltanto svenuto.
Nel momento in cui chiuse le sue manine nelle sue notò che era molto freddo e temette il peggio, ma il piccolo iniziò lentamente a muoversi per poi spalancare la piccola bocca e ricominciare a piangere forte per lo spavento causato dalla botta.
Lo osservava agitare la testa e contemporaneamente le manine,mentre il suo visino paffuto era rigato dal pianto e il suo piccolo corpo era scosso dai singhiozzi. Stava bene.
Era visibilmente terrorizzato,aveva avuto paura ed era svenuto ma non riportava ferite.
Bulma sollevò le sopracciglia,chiedendosi come fosse possibile per un bambino di pochi mesi sopravvivere dopo essere precipitato dal quinto piano.
Si rese subito conto che vi era un’unica spiegazione: Trunks era un mezzosangue. Probabilmente la sua natura Saiyan lo rendeva molto più forte e resistente di qualsiasi neonato.
Abbracciando calorosamente suo figlio che era scosso dai brividi per il freddo e la paura, si rese conto di tremare anche lei.
Sentiva i suoi occhi diventare liquidi per il pianto,mentre le sue lacrime trasparenti e salate cadevano sull’erba umida della sera.
-Perdonami…- Sussurrò all’orecchio del piccolo per calmarlo, e subito dopo iniziò a cullarlo tra le sue braccia rilassandosi impercettibilmente.
Ma il breve momento di tranquillità venne interrotto dall’incombere di una presenza..
Il principe dei Saiyan aveva scavalcato la ringhiera ed era piombato a terra con l’agilità di un felino.
La donna,che si era inginocchiata per prendere il bambino,alzò di scatto gli occhi per l’inaspettato movimento dell’uomo.
Avrebbe voluto poter almeno scorgere il suo sguardo ma non gli fu concesso,poiché il volto del Saiyan era totalmente in ombra.
Allora abbassò la testa,rassegnata,e strinse maggiormente il corpo del piccolo attendendo una qualche mossa del Principe,che scrutava entrambi immobile.
Ne era certa,il suo colpo sarebbe arrivato da un momento all’altro. Nessuna emozione avrebbe tradito il volto del Saiyan.
Avrebbe semplicemente alzato la mano e li avrebbe polverizzati con una bomba di energia. In fondo, quante volte lo aveva osservato compiere atti del genere?
Era quello il suo stile,si muoveva in quel modo quando dava il colpo di grazia alla vittima.
Lo sguardo deciso e la mano alzata,mentre la solita increspatura delle sue labbra,simile ad un sorriso storto,si trasformava in una linea diritta e dura.
Era questa l’espressione del suo volto mentre si preparava ad uccidere.
Lei lo sapeva.
Chiuse gli occhi,stringendo spasmodicamente le palpebre.
Per alcuni minuti nessuno si mosse mentre il tempo,ostile,andava avanti rubando i suoi ultimi istanti di vita.
Poi,accadde qualcosa di inaspettato.
Vegeta si mosse,ma al disopra di ogni aspettativa della donna la sua mano non si alzò,né la sua presenza sembrò incombere sulle due figure tremanti rannicchiate sul terreno.
Attese un attimo,per poi voltarsi di spalle e scomparire nel silenzio della notte,come lo scivolar via di un’ombra nel momento in cui viene inghiottita dal buio più intenso.



****



Era nuovamente sera,l’orologio del monitor nella gravity room segnava le due di notte.
Il silenzio assoluto che regnava nella stanza era spezzato solo dal respiro quasi impercettibile,ma lievemente affannato, del Saiyan.
Il suo torace possente e muscoloso era imperlato di sudore,e vibrava ogni volta che le sue braccia si allungavano per tirare una violenta scarica di pugni.
Tirò un calcio preciso ed equilibrato,colpendo nell’aria un nemico immaginario. Poi,con uno scatto improvviso saltò in aria, facendo un’acrobatica capriola, e lanciò una serie di bombe di energia che distrussero gran parte della stanza,provocando un grande boato. Rimase per un breve periodo di tempo sospeso in aria,compiaciuto dei suoi notevoli miglioramenti. Tutto il suo corpo era avvolto da un’aura abbagliante,di un giallo intenso e i suoi capelli dorati vibravano di energia ed erano ancora più luminosi,segno inequivocabile di un super Saiyan che aveva superato il limite.
Fece saettare i vigili occhi azzurri sui buchi che si erano creati sul pavimento e con un sospiro velato di noia si rilassò,facendo calare progressivamente il suo livello di combattimento.
La sua capigliatura si fece più morbida,riprendendo il suo solito colore corvino e anche gli occhi avevano assunto una tonalità scura.
Era tornato al suo stato normale.
Adesso era soddisfatto e si sentiva meglio. Dopo la scorsa notte,si era reso conto di dover sfogare in qualche modo il proprio malumore.
Ci aveva riflettuto a lungo e,infine,era tornato ad allenarsi,nonostante avesse promesso a se stesso che non avrebbe più combattuto.
Si era finalmente reso conto di non poter vivere senza combattere,faceva parte della sua natura di Saiyan.
L’aveva capito quando,la sera prima,a causa del suo nervosismo stava per uccidere la donna e il bambino.
Alla presenza di lei era riuscito a trattenersi,ma nel momento in cui aveva visto il piccolo mezzosangue tra le sue braccia aveva perso il controllo.
Sì,aveva cercato di ucciderlo. Per un breve istante fu davvero tentato di farlo,perché rappresentava il risultato della sua debolezza,gli rammentava quella notte di passione che avrebbe voluto cancellare.
Era soltanto un errore, quel bambino non sarebbe dovuto nascere. Aveva pensato che eliminandolo sarebbe stato finalmente libero di lasciare quella donna e sarebbe tornato quello di un tempo.
Già una volta,quando l’androide-scienziato aveva tentato di eliminarli non aveva mosso un dito ed aveva visto l’espressione incredula sul volto del ragazzo proveniente dal futuro.
Anche in quell’occasione l’idea della morte del moccioso aveva sfiorato la sua mente.
L’ulima volta,però,aveva fallito clamorosamente nel suo intento.
Quando se li era trovati davanti,aveva sentito l’odore della loro paura e non era riuscito ad arrivare fino in fondo al suo progetto.
Con un’espressione infastidita Vegeta uscì dalla gravity room. Tutto quello di cui aveva bisogno era una lunga dormita.
Dopo essersi fatto una doccia veloce che sciolse i suoi muscoli spossati a causa di ore ed ore di allenamento,si diresse verso la sua camera.
Quando giunse sull’uscio della porta non potè fare altro che correggersi,era la loro camera pensò,osservando la figura di Bulma profondamente addormentata sul lato destro del letto.
Assottigliò gli occhi,rimanendo per diversi minuti appoggiato alla porta a bracca conserte.
Dopo quello che era successo non aveva minimamente voglia di guardarla negli occhi e osservare l’espressione delusa sul suo volto.
Tuttavia lui era il principe dei Saiyan e di certo non sarebbe stata la presenza di una donna ad impedirgli di entrare nella stanza.
Oltrepassò l’uscio della porta e con un gesto brusco e stizzito sollevò la coperta,scivolando nel letto.
Subito il piacevole calore del corpo immobile accanto a lui lo invase,sorrise internamente nel vedere che lei era immersa nel mondo dei sogni.
Sapeva bene che quando Bulma dormiva potava anche crollarle la casa addosso perchè non se ne sarebbe accorta.
Non lo avrebbe seccato con la sua voce insistente,bene.
Rimase per un periodo di tempo indefinito ad osservare quel volto rilassato e sfiorato dalla bianca luce lunare,poi lasciò che i suoi occhi si chiudessero e,spossato per il duro allenamento, sprofondò anche lui nel sonno.


****


Era in un luogo imprecisato,non riusciva a vedere nient’altro che il buio. Un’ampia distesa scura. Si era accorto di non avere più il controllo sul proprio corpo che stava avanzando nell’oscurità.
Era come se la sua mente si fosse assopita e lui fosse un semplice spettatore. Osservava senza prendere alcuna iniziativa. Era tutto così maledettamente simile ad un sogno…
“Stai sognando.”
Sentì una voce nella sua testa. Oppure proveniva dall’esterno? Non riusciva a rendersene conto. Era astratta come tutto il resto che lo circondava.
Sentì l’impulso di abbassare lo sguardo e di osservare il proprio corpo,ma il pensiero che aveva appena formulato non venne recepito dalla sua mente ormai priva di volontà.
“Vegeta.”
Lo stavano chiamando,ne era consapevole. La sua mente non si sforzò di domandarsi a chi appartenesse quella voce. Sarebbe stato troppo faticoso e lui si sentiva incredibilmente stanco.
Si lasciò semplicemente trasportare dalle sue gambe e si voltò,incontrando due iridi color cremisi.
Spalancò leggermente gli occhi,puntandoli in quelli della creatura non troppo distante.
Non riusciva ad identificare i contorni della figura che aveva di fronte,appariva tutto sfocato,tipico di un sogno.
Soltanto quegli occhi,che lo fissavano maligni.
“Alla fine cosa sceglierai?”
Capì immediatamente che era l’essere* che aveva davanti,ad averlo chiamato precedentemente.
-Chi sei?- Con suo grande stupore il corpo gli obbedì,permettendogli di formulare la domanda.
In risposta ricevette una risata sgradevole e malvagia.
La creatura assottigliò gli occhi,che ora apparivano simili a due tagli insanguinati.
“Dovrai sacrificare te stesso o la tua famiglia. Allora,Principe,quale sarà la tua decisione?”
Vegeta in risposta fece una un ghigno crudele.
-Tu pensi che potrebbe mai capitarmi una situazione tanto assurda? Non farmi ridere.- Rispose,orgogliosamente.
“Non hai risposto alla mia domanda.”
Il tono dell’essere si fece improvvisamente serio. Non aggiunse nient’altro. Stava attendendo.
L’espressione del Saiyan era visibilmente infastidita a causa di tutta quell’insolenza.
-Non mi sacrificherò mai per qualcun altro.- Disse,quasi urlando,con tutta la convinzione di cui disponeva.
In quel preciso momento Vegeta vide.
Osservò il la bocca del nemico contrarsi in un sorriso carico di soddisfazione.
“Bene.”
Lo sentì sibilare,mentre si voltava di spalle e si avvicinava ad una culla.
Come era possibile che in quel luogo ci fosse un simile oggetto non lo sapeva.
Ma in quel momento aveva questioni più importanti a cui pensare, perché riconobbe la piccola figura che dormiva al suo interno. Era Trunks,suo figlio.
Poi fu un attimo.
Senza avere il tempo di reagire vide l’essere alzare il braccio sulla culla e con un unico,rapido colpo affondarlo nella morbida carne al suo interno.
Nello stesso istante in cui vide la fine di suo figlio,i contorni sfocati della creatura si fecero improvvisamente nitidi e riuscì a distinguerne i tratti.
Osservò per alcuni secondi il volto del nemico,lo strano colore della sua pelle,di un rosa più vivido rispetto ad un semplice essere umano.
I suoi occhi rossi come il sangue e quello strano segno sulla fronte…
Subito dopo tutto si fece buio,mentre venne travolto con orrore da un’ondata di sangue.
Annaspò,mentre stava lentamente soffocando.
Annegava nel sangue del suo stesso figlio,nel liquido rossastro che aveva lo stesso sapore del suo.

“Arriverà anche la tua ora,stanne certo…
E in quel momento ti troverai davanti ad un bivio.
Dovrai compiere una scelta.
Ricordalo,Principe…”


****


Vegeta aprì improvvisamente gli occhi,ritrovandosi nel suo letto,bagnato di sudore.
Aveva ancora addosso la sensazione di sprofondare in un mare rosso.
Nessun incubo era mai riuscito a turbarlo,non come questa volta.
Con il respiro mozzato,scostò le coperte,mettendosi a sedere sul bordo del letto.
Si passò una mano sugli occhi,la testa sembrava stesse per esplodere da un momento all’altro tanto gli faceva male.
Senza avere in mente una meta precisa si alzò e uscì dalla camera,inoltrandosi nel corridoio per niente illuminato.
Mentre girovagava a causa del terribile attacco di insonnia da cui era affetto sentì un rumore in lontananza che lo spinse a fermarsi.
Era un susseguirsi di vagiti.
In un lampo gli tornò in mente la scena del sogno e,spinto da un pessimo presentimento,si diresse verso la camera del piccolo.
Non che si fosse preoccupato per la sua incolumità. Una simile apprensione non gli si addiceva.
Era semplicemente attratto da quell’improvviso agitarsi che spezzava il silenzio assordante che lo circondava.
Entrò nella camera con passo felino. Un’ombra che,silenziosa,si muoveva veloce mimetizzatasi ai colori freddi di una notte altrettanto gelida.
Adesso era davanti alla culla e osservava con espressione grave e infastidita il piccolo Saiyan che aveva osato invadere anche i suoi sogni, oltre alla sua vita.
Aveva la bocca spalancata e le palpebre serrate,mentre si agitava convulsamente. Sembrava spaventato.
Era rumoroso,maledettamente irritante.
Lo squadrò ancora per un attimo,ma quando si rese conto che non accennava a calmarsi la sua pazienza vacillò.
- Silenzio. – Le sue labbra si erano mosse appena. Era solo un lieve sussurro,quasi impossibile da udire poiché sovrastato dal pianto del bambino.
Tuttavia,nello stesso momento in cui suo padre finì di parlare,il piccolo si zittì all’istante, attratto da quel mormorio familiare che forse a lui sembrava perfino dolce.
Vegeta sollevò lentamente un sopracciglio,incuriosito da quella strana reazione e si chiese quale potesse essere il motivo che avesse spinto il bambino a destarsi dal sonno.
Hai avuto un incubo anche tu?
Lo pensò davvero. Forse lui e suo figlio erano stati svegliati dallo stesso sogno,tanto insolito da spingere il piccolo a svegliarsi con le lacrime agli occhi.
Trunks era un Saiyan,e per quanto conoscesse poco il figlio sapeva bene che erano rare le volte in cui l’aveva visto in uno stato simile.
Ma quel breve momento di apprensione terminò subito perché Vegeta aggrottò le sopracciglia nel pensare che la causa della sua recente inquietudine era proprio quel bambino,lo stesso che aveva davanti e che avrebbe potuto eliminare con un solo dito.
Sarebbe ripartito subito per lo spazio aperto,non aveva più nulla da fare sulla terra.
Ora che Kakaroth,il suo nemico,il suo obiettivo era morto non aveva nessuna motivazione che lo spingesse a rimanere il questo misero pianeta che chiamavano Terra.
Se ne sarebbe andato.
Sarebbe tornato quello di sempre.
Ma c’era ancora una cosa che ostacolava i suoi piani,gli rammentava le sue debolezze,ciò che era diventato a contatto con gli umani. Era quel bambino,Trunks.
Vegeta ridusse gli occhi a due fessure mentre faceva scivolare la sua mano,incredibilmente forte, sulla gola del piccolo che si era riaddormentato beatamente.
Sarebbe stato rapido.
Ma nell’istante in cui le sue dita iniziarono a stringersi sulla gola candida,Trunks aprì gli occhi,puntando lo sguardo nel suo.
Qualcosa di simile a un brivido attraversò il principe dei Saiyan,quegli occhi azzurri,maledettamente espressivi,sembravano volergli dire qualcosa.
Erano velati da un sentimento a lui quasi sconosciuto. La stessa emozione che lo aveva sfiorato quella notte a lui tanto difficile da rammentare.
Era evidente che il bambino non si era reso conto della sua malvagia intenzione,perché alla vista del padre aveva allungato le manine per poterlo toccare e instaurare un contatto.
A quel semplice e ingenuo gesto Vegeta ritirò di scatto la mano,guardando il figlio con occhi sbarrati.
Mai si sarebbe aspettato una simile reazione.
Non avrebbe potuto sopportare che il calore emanato da quelle piccole mani lo invadesse.
Né sarebbe resistito ancora alla vista del bambino Saiyan che sembrava felice di vederlo.
Vegeta sentì un dolore invaderlo lentamente. Era diverso da quello causato dalle ferite riportate in battaglia. Non aveva mai provato nulla di simile.
Faceva male,terribilmente.
Spinto da una forza a lui sconosciuta si allontanò dalla culla e,dopo avergli rivolto un ultimo e imperscrutabile sguardo, sparì nell’oscurità dell’abitazione.

****


Era trascorsa un’ora. Guardava la tele, seduto sul divano,con una lattina di birra in mano.
In realtà guardare non era proprio la parola esatta,poiché stava semplicemente lasciando che le immagini scivolassero sui suoi occhi, senza seguirle.
La sua mente era rivolta altrove.
Stava riflettendo.
Non era un’operazione degna di un Principe?
Forse.
A cosa stesse pensando non era facile dirlo,poiché stava meditando contemporaneamente su diverse cose.
Però la sua espressione era dura,segno che lo strano turbamento dei giorni precedenti non lo aveva ancora abbandonato.
Aveva ancora quelle parole impresse nella sua mente.
“Alla fine cosa sceglierai?”
Strinse maggiormente la presa sulla lattina,visibilmente irritato.
“ Arriverà anche la tua ora,stanne certo…
E in quel momento ti troverai davanti ad un bivio.
Dovrai compiere una scelta.
Ricordalo,Principe…”
Si alzò in piedi e,con uno scatto improvviso,lanciò la bibita contro il muro,che si schiantò con un rumore metallico.
La latta argentea si accartocciò all’impatto e cadde a terra riversando il liquido biondo,che si allargava sul pavimento in un mare di bollicine.
Restò qualche istante ad osservare la lattina rotolare per terra,del tutto ammaccata.
La parola che rifiutava di conoscere martellava la mente e l'anima,senza dargli tregua.
[Amore]
Un posto dove qualcuno lo attendeva,a prescindere da qualunque parte dell'universo lui avesse deciso di scappare,allenarsi,sparire per mesi.
[Famiglia]
Un cuore martellante di bambino,che batteva senza sosta.
[Vita]
Strinse i pugni.
[La vita di suo figlio]
Con uno sbuffo irritato,lasciò che qualsiasi tipo di pensiero gli scivolasse addosso assieme alla stanchezza di quei giorni per poi dirigersi in camera da letto,dove scivolò in un sonno questa volta calmo e profondo.
Sarebbe rimasto.






* La misteriosa creatura è Majin Bu.
  
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