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Autore: SilviAngel    08/11/2012    6 recensioni
Qualcosa di assurdo era successo.
Per quanto Stiles fosse oramai avvezzo a considerare l’assurdo la sua quotidianità, quello era troppo anche per lui.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 8
“Derek, ovvero un cucciolo dai gusti difficili”
 
Derek aveva camminato per parecchio tempo, riconoscendo di tanto in tanto piccoli elementi che gli offrivano la prova di essere sulla strada giusta e così quando imboccò la via nella quale abitava il beta, prese a correre, aveva voglia di stare al caldo e per di più doveva a tutti i costi mettere qualcosa nello stomaco.
Giunto sotto la finestra di Scott, che fortunatamente era illuminata, si mise seduto e prese ad ululare, sperando di non dover aspettare in eterno che il ragazzo si decidesse a guardare di sotto.
 
Destino volle che quella sera i pochi neuroni che abitavano l’assurdo cervello di Scott avessero deciso di collaborare tra loro e dopo un paio di uggiolii strazianti, la finestra si aprì e la testa del moro fece capolino.
“Derek, che diavolo ci fai qui?”
Come se avesse potuto rispondergli!
Il cucciolo, intelligentemente, optò per un altro ululato.
Scott si tirò indietro e correndo giù per le scale in un attimo fu accanto all’Alfa “È successo qualcosa a Stiles?” il lupo scosse la testa e subito dopo si mise in piedi e si incamminò verso la porta lasciata aperta, entrando tranquillamente in casa.
“Ehi… dove diavolo credi di andare? Lo sai che mia madre non ti vuole qui…” gli urlò dietro Scott rientrando e chiudendo la porta.
 
Derek era di nuovo seduto, questa volta al centro del corridoio e lo osservava tranquillo, aspettando le azioni o le parole che sarebbero venute.
“Perché non sei a casa di Stiles?”
Il cucciolo alzò gli occhi al cielo, quanto ci avrebbe messo a capire che poteva solo porre domande che richiedessero come risposta un’affermazione o una negazione?
“Ok… ok, scusa. Riprovo. Appurato che il mio amico sta bene, per caso hai litigato con lui? Chissà cosa avrai combinato!”
Un piccolo ringhio seguito da un convinto e sicuro movimento del capo a destra e sinistra aumentarono la curiosità di Scott.
“Almeno dimmi che Stiles sa che sei qui?”
Altra poderosa negazione.
“Per la miseria, Derek, sai come è fatto! Sarà già in giro a cercarti. Resta fermo lì, ora lo chiamo” e recuperato il cellulare dalla tasca dei jeans, non riuscì a selezionare nelle chiamate rapide il numero di Stiles, perchè sentì tirare con forza i pantaloni all’altezza della caviglia.
Il cucciolo cercava in tutti i modi di attirare l’attenzione del moro e quando vi riuscì riprese a fare segno di no con il capo.
“Non vuoi che lo chiami? Lo hai fatto arrabbiare così tanto?” domandò addolcendo impercettibilmente il tono di voce e abbassandosi sulle ginocchia fece per allungare una mano per accarezzare la testolina del lupacchiotto.
L’Alfa arretrò ringhiando forte, mostrando tutte le zanne avute in dotazione e piegando indietro le orecchie, era buffo, ma si capiva che non aveva la benché minima intenzione di lasciarsi toccare.
“Mamma mia quanto fai il difficile, volevo solo… lasciamo perdere. È tardi e io vorrei andare a dormire. Seguimi”
Scott si diresse verso le scale, ma si accorse che Derek aveva preso un’altra strada e precisamente quella che lo stava conducendo in cucina e fermatosi di fronte al frigorifero, lo stava aspettando.
Il padrone di casa giunse qualche attimo dopo e supponendo che il licantropo volesse mangiare aprì lo sportello sbirciando all’interno dell’elettrodomestico “Derek hai fame?”
Con un singolo guaito decretò il suo desiderio di cibo.
 
Dato che il ragazzo si muoveva sopra ai ripiani della cucina, Derek non poté vedere cosa stesse preparando, fino a quando non gli venne messa sotto il naso una scodella piena di latte.
Santo cielo! Non era mica un gatto!
Arricciando il nasino, Derek si tirò indietro dopo una sdegnata annusata al liquido bianco.
Scott riprese la ciotola e dopo aver armeggiato nuovamente nel frigorifero e per qualche minuto anche con il microonde, ritentò poggiando a terra lo stesso recipiente colmo di una brodaglia verdognola, forse passato di verdure.
Derek non tentò neppure di annusarla, dato che l’odore forte del cavolo arrivava prepotente alle narici e si ritrovò ad arretrare ancora di più.
“Derek, non sono un ristorante! Ci provo ancora una volta e poi ti arrangi: o mangi o resti con la pancia vuota” e aprendo di nuovo lo sportello prese a guardare con attenzione ogni ripiano. Osservò con tale accuratezza i cibi, da non accorgersi del cucciolo che senza fare rumore si era avvicinato, fino a infilarsi tra le sue gambe e sbirciare così cosa offriva il menù completo di casa McCall.
Alla fine gli occhietti vispi di Derek adocchiarono qualcosa che fece venire l’acquolina in bocca alla sua forma lupesca, sul ripiano più basso – per sua fortuna – vi era una piatto con all’interno dolcemente adagiati alcuni succulenti salsicciotti.
Quello si che era cibo!
Muovendosi lentamente si fece ancora più prossimo alla preda e constatando che la sua presenza era passata del tutto inosservata, con uno scatto improvviso e rapido, agguantò la carne e si fiondò di corsa dall’altro lato della stanza.
 
“DEREK! Torna subito qui! Quella è il pranzo di domani” e per un attimo gli occhi del beta si rivestirono di riflessi dorati.
Il piccolo lasciò la presa sul salsicciotto e posandolo a terra vi pose sopra una zampa, pronto a dar battaglia.
Il ragazzo decise di lasciar perdere, tanto oramai il cibo era stato nella bocca del lupo e a rotolare sul pavimento della cucina, tanto valeva dargliela vinta.
 
Scott attese con pazienza che l’Alfa completasse il suo pasto e dopo che averlo visto leccarsi con soddisfazione i baffi, riprese a parlare “Ora me ne vado davvero a letto e dato che mia madre è di turno, ma tornerà molto presto domani mattina, è meglio evitare che ti veda, quindi starai nella mia stanza”
Trotterellandogli a fianco, Derek arrivò al primo scalino e iniziò l’arrampicata.
La fatica era enorme per il corpo del cucciolo e Scott, mosso a compassione, si abbassò e fece per prenderlo in braccio.
Non appena le mani del ragazzo si chiusero attorno al torso di Derek, questo prese ad agitarsi e volgendo il capo all’indietro arrivò perfino a mordere la mano di Scott, penetrando nella carne con i suoi dentini aguzzi.
La stretta di quelle mani sparì in un lampo e i due ripresero in silenzio a salire.
 
La sua reazione era stata spropositata, Derek se ne rendeva pienamente conto, ma era stata istintiva. Quelle mani – che non appartenevano a Stiles – che premevano sulla sua pelliccia e avevano tentato di sollevarlo lo avevano spaventato e infastidito e la stessa sensazione aveva attraversato la sua mente quanto il beta aveva cercato di fargli una piccola carezza sul capo.
Non voleva che altre persone lo toccassero. Aveva tollerato i gesti dello sceriffo, non poteva essere troppo scontroso o aggressivo, dato che doveva per forza e necessità stare in quella casa, ma di sicuro non avrebbe permesso a nessun altro di stargli così vicino.
 
Entrati nella camera di Scott, il lupo si guardò attorno. Non solo gli mancava Stiles, ma avvertiva l’assenza soprattutto del suo odore. In casa Stilinski tutto sapeva di Stiles, tutte le stanza, tutti gli oggetti e anche lo sceriffo aveva addosso un poco dell’odore del figlio e forse era stato quello a rendergli sopportabile la sua vicinanza.
Voleva tornare da lui, o meglio sperava con tutto il cuore che Stiles venisse a cercarlo e portarlo via.
La voce di Scott che si stava preparando per andare a letto – Derek si accorse anche che la visione del beta in mutande non gli sortiva nessun effetto – lo riportò alla realtà e il lupetto, notando che il letto era più basso di quello si Stiles, prese una bella rincorsa e ci saltò sopra.
“Derek” borbottò il moro infilandosi una maglietta “senza offesa, ma scendi dal mio letto”
Il cucciolo, invece di obbedire, si coricò allungandosi per bene e occupando il maggior spazio possibile, incurante delle parole appena udite e guardando Scott come a voler dire Ti piacerebbe.
Stupidamente, il padrone di casa provò, allungando le mani, a spostarlo ma ciò che ottenne furono solo un’altra azzannata e una lunga e minacciosa sequela di ringhi.
“Derek Hale io ti odio! Sappilo!” sbottò il moro artigliando con furia il cuscino e la coperta piegata in fondo al letto e, stendendola a terra, mugugnando sottovoce si coricò.
 
La mente di Derek riprese il volo e si domandò nuovamente cosa potesse essere accaduto di talmente devastante da aver sconvolto Stiles così nel profondo. Non lo aveva mai visto arrabbiato e fuori di sé a quel modo.
Il licantropo era quasi convinto di non aver combinato nulla. Ok, era scappato dal giardino quella mattina, ma poi si era risolta, avevano fatto pace.
Alla fine era arrivato a pensare che il motivo non riguardasse neppure del tutto l’uscita con Isaac perché se fosse successo qualcosa di brutto, probabilmente, gliene avrebbe parlato in uno dei suoi tipici monologhi fiume.
 
Mentre Scott sperava di trovare una posizione comoda sul pavimento, venne distratto dalla vibrazione del proprio cellulare lasciato sulla scrivania. Si alzò sbuffando e quando vide il nome di chi lo stava chiamando aprì la conversazione e senza perdere tempo parlò “Vieni a prenderti questo sacco di pulci. Ora!”
Derek ancora sveglio, scattò a sedere sul letto: era Stiles.
“È da te? Oh grazie al cielo. Sono per strada, un paio di minuti e arrivo” giunse all’udito sensibile dell’Alfa la voce attutita dall’apparecchio telefonico.
Un uggiolio impaziente si levò nella penombra della stanza e Scott posando il cellulare si rivolse al lupo “Sta venendo a prenderti! Così finalmente potrò dormire”
Il moro non si prese neppure la briga di scendere di sotto, quando sentì arrivare la Jepp di Stiles sotto casa, sapendo che l’amico aveva una copia delle sue chiavi e seduto a terra accanto alla finestra attese che salisse di sopra.
 
I tonfi sordi del balzi che il figlio dello sceriffo stava compiendo per mangiare più scalini possibile con un solo passo lo portarono a spalancare in men che non si dica la porta della stanza di Scott e ad accendere la luce.
Con il fiatone puntò immediatamente il dito verso Derek “Tu, dimmi che problema hai? Ti diverti così tanto a metterti nei guai e farmi venire un infarto?”
Solo dopo aver terminato di parlare si accorse che il cucciolo era comodamente a letto e l’amico era invece accampato a terra e rivolgendosi a Scott chiese spiegazioni.
“Perché anche da cucciolo resta il solito Derek. Deve comandare lui. Come hai fatto a sopportarlo: non si lascia toccare, non si fa prendere in braccio, mi ha morso non una ma ben due volte… e poi mi ha cacciato dal mio letto. Prendilo e portatelo a casa e buonanotte a tutti e due”
“D-davvero?” si stupì il castano, che non aveva però alcuna voglia di descrivere i comportamenti, completamente diversi, che l’Alfa teneva con lui, forse perché aveva paura di analizzarne le differenze e soprattutto scoprirne i motivi.
In quell’attimo di silenzio, Scott si rimise in piedi ansioso di riconquistare il proprio giaciglio e spostando gli occhi su questo, vide che Derek si era portato sul bordo.
Le orecchie erano ritte, la coda oscillava a destra e sinistra, la bocca lasciata socchiusa e soprattutto Scott vide che il lupo non riusciva a stare fermo, le zampe fremevano e compivano piccoli movimenti, si capiva che non vedeva l’ora di essere preso in braccio.
Tutto il suo corpo si tendeva verso quello di Stiles e quando l’amico di avvicinò, Scott vide il cucciolo saltargli direttamente tra le braccia che veloci serrarono la presa.
 
“Grazie Scott, noi leviamo il disturbo” lo salutò Stiles uscendo dalla camera e stringendo a sé il lupo.
   
 
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