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Autore: LadyPalma    11/11/2012    2 recensioni
Una storia che la Storia non ci ha mai raccontato, quella di una Regina e del suo più fedele nemico. Ambientato tra il 1531 e il 1536, segue dettagliatamente il corso della storia.
[Caterina d'Aragona e Thomas Cromwell]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Tudor/Inghilterra
Capitoli:
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NDA
Cosa si può dire? Il periodo della Guerra delle due Rose e dei Tudors è diventata quest'estate praticamente la mia ossessione e dopo aver fatto alcune ricerche su libri e su internet, ho provato a scrivere qualcosa su due personaggi storici che mi incuriosiscono particolarmente: Caterina d'Aragona e Thomas Cromwell.  Segue il corso della Storia, di mia invenzione sono solamente gli incontri tra i due che non sono avvenuti, ma diciamo che sono verosimili xD Spero vi piaccia, gradirei moltissimo un vostro parere! Un grazie speciale va a Ofelia20 per aver creato il banner, che a mio avviso è un capolavoro!



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1. Never keep me down

 
It's alright cause you can try but you'll never keep me down

It's alright I may be lost but you'll never keep me down
You can try you can try but you'll never keep me down
You can try I know i'm lost but I'm waiting to be found

[This ain't a love song - Scouting for Girls]

 

Ottobre 1531 – The More

Quando Lady Elizabeth era entrata nella sua stanza annunciandole che c’era qualcuno per lei non si aspettava di certo, scendendo le scale della fatiscente seppur sempre magnifica residenza di The More, di trovare il Segretario. Licenziò rapidamente la sua dama e avanzò qualche passo verso il suo ospite cercando di nascondere lo stupore che quella visita le aveva suscitato; si fermò poi davanti a lui come a sfidarlo in quell’inchino che, a dispetto probabilmente delle sue previsioni, non solo le rivolse, ma fece perfino più profondo di quanti ne avesse mai fatti al suo cospetto.

“Mastro Cromwell a cosa devo la vostra visita?” chiese poi dopo attimi di silenzio mentre l’ironia trapelava nella sua voce e l’immutato immutabile orgoglio brillava negli occhi azzurri.

Il Segretario accennò un sorriso colpito come al solito dalla fierezza di quella donna; gli tornava alla mente adesso come in un flash il modo in cui l’aveva vista combattere e difendersi al processo del 1529, il modo in cui era riuscita a tenere testa all’ormai defunto cardinale Wolsey e a incutere timore nell’animo degli uomini più spietati della Corte, lui compreso. E più di tutto ricordava il loro ultimo incontro, quando le aveva comunicato il suo imminente esilio dal Palazzo Reale e questo ricordo più di tutti non si presentava con le sembianze confuse di un flash improvviso, era invece una memoria che aveva rivisto nella sua mente più di una volta in quei quattro mesi, la stessa memoria che infine l’aveva condotto lì.

“Ho saputo dell’incontro che avete avuto con Lord Howard di Norfolk per convincervi del trasferimento del processo per il Grande Problema del Re qui in Inghilterra e ho saputo anche del suo fallimento… E sono qui per esporvi nuovamente tutte le possibilità…” rispose dopo qualche attimo di silenzio con l’esitazione che vibrava nella voce.

“E cosa vi fa credere che darei ascolto a voi?” lo interruppe la Regina fissandolo negli occhi con un’espressione indecifrabile.

“E’ la volontà di Sua Maestà” disse semplicemente il Segretario, conoscendo la profonda devozione della donna per il marito.

“Preferisco disobbedire al Re piuttosto che a Dio” ribattè lei rapidamente con quello stesso orgoglio, mai altezzoso, che trapelava non solo dalla voce o dallo sguardo, ma trovava corrispondenza nella regalità di ogni suo gesto e con cui persino i capelli sembravano muoversi.

Thomas restò a guardarla per qualche istante, incapace di proferire parola; era assurdo come una donna senza nessun’arma in mano riuscisse a lasciarlo disarmato, lui come chiunque altro. Aveva mai pensato qualcuno di fronte a quella pia e devota donna, che fosse lei in realtà il diavolo sotto mentite spoglie? Lui l’aveva pensato, molte volte.

“Vostra Maestà parlate come se foste una santa, ma non lo siete” si lasciò sfuggire Cromwell in un sussurro senza ponderare forse attentamente le parole e cominciando già a pregustarne, troppo tardi, le conseguenze.

La Regina si irrigidì impercettibilmente e un lampo di irritazione oscurò il cielo limpido del suo sguardo; altre nuvole si erano giunte a quel cielo, che però era costretto in un voto di siccità eterna. Non una goccia sarebbe scesa da quel cielo, non una lacrima da quegli occhi, e lo sapevano entrambi.

“Credo stiate davvero perdendo il vostro prezioso tempo” rispose poco dopo Caterina, una volta ripreso il controllo sulle sue emozioni, troppo presto però per camuffare anche il volto che recava un’espressione ferita “Mastro Cromwell…” lo salutò poi con un cenno del capo, comunicandogli così che il colloquio era terminato.

Thomas si inchinò nuovamente e dopo averle lanciato un’ultima occhiata, lasciò la stanza leggermente turbato dall’incontro ma con un piccolo sorriso divertito sulle labbra. Di sicuro non era stata una perdita di tempo.

  


 

Ottobre 1531 – The More
Quando Lady Elizabeth era entrata nella sua stanza annunciandole che c’era qualcuno per lei non si aspettava di certo, scendendo le scale della fatiscente seppur sempre magnifica residenza di The More, di trovare il Segretario. Licenziò rapidamente la sua dama e avanzò qualche passo verso il suo ospite cercando di nascondere lo stupore che quella visita le aveva suscitato; si fermò poi davanti a lui come a sfidarlo in quell’inchino che, a dispetto probabilmente delle sue previsioni, non solo le rivolse, ma fece perfino più profondo di quanti ne avesse mai fatti al suo cospetto.
“Mastro Cromwell a cosa devo la vostra visita?” chiese poi dopo attimi di silenzio mentre l’ironia trapelava nella sua voce e l’immutato immutabile orgoglio brillava negli occhi azzurri.
Il Segretario accennò un sorriso colpito come al solito dalla fierezza di quella donna; gli tornava alla mente adesso come in un flash il modo in cui l’aveva vista combattere e difendersi al processo del 1529, il modo in cui era riuscita a tenere testa all’ormai defunto cardinale Wolsey e a incutere timore nell’animo degli uomini più spietati della Corte, lui compreso. E più di tutto ricordava il loro ultimo incontro, quando le aveva comunicato il suo imminente esilio dal Palazzo Reale e questo ricordo più di tutti non si presentava con le sembianze confuse di un flash improvviso, era invece una memoria che aveva rivisto nella sua mente più di una volta in quei quattro mesi, la stessa memoria che infine l’aveva condotto lì.
“Ho saputo dell’incontro che avete avuto con Lord Howard di Norfolk per convincervi del trasferimento del processo per il Grande Problema del Re qui in Inghilterra e ho saputo anche del suo fallimento… E sono qui per esporvi nuovamente tutte le possibilità…” rispose dopo qualche attimo di silenzio con l’esitazione che vibrava nella voce.
“E cosa vi fa credere che darei ascolto a voi?” lo interruppe la Regina fissandolo negli occhi con un’espressione indecifrabile.
“E’ la volontà di Sua Maestà” disse semplicemente il Segretario, conoscendo la profonda devozione della donna per il marito.
“Preferisco disobbedire al Re piuttosto che a Dio” ribattè lei rapidamente con quello stesso orgoglio, mai altezzoso, che trapelava non solo dalla voce o dallo sguardo, ma trovava corrispondenza nella regalità di ogni suo gesto e con cui persino i capelli sembravano muoversi.
Thomas restò a guardarla per qualche istante, incapace di proferire parola; era assurdo come una donna senza nessun’arma in mano riuscisse a lasciarlo disarmato, lui come chiunque altro. Aveva mai pensato qualcuno di fronte a quella pia e devota donna, che fosse lei in realtà il diavolo sotto mentite spoglie? Lui l’aveva pensato, molte volte.
“Vostra Maestà parlate come se foste una santa, ma non lo siete” si lasciò sfuggire Cromwell in un sussurro senza ponderare forse attentamente le parole e cominciando già a pregustarne, troppo tardi, le conseguenze.
La Regina si irrigidì impercettibilmente e un lampo di irritazione oscurò il cielo limpido del suo sguardo; altre nuvole si erano giunte a quel cielo, che però era costretto in un voto di siccità eterna. Non una goccia sarebbe scesa da quel cielo, non una lacrima da quegli occhi, e lo sapevano entrambi.
“Credo stiate davvero perdendo il vostro prezioso tempo” rispose poco dopo Caterina, una volta ripreso il controllo sulle sue emozioni, troppo presto però per camuffare anche il volto che recava un’espressione ferita “Mastro Cromwell…” lo salutò poi con un cenno del capo, comunicandogli così che il colloquio era terminato.
Thomas si inchinò nuovamente e dopo averle lanciato un’ultima occhiata, lasciò la stanza leggermente turbato dall’incontro ma con un piccolo sorriso divertito sulle labbra. Di sicuro non era stata una perdita di tempo. 
Ottobre 1531 – The More
Quando Lady Elizabeth era entrata nella sua stanza annunciandole che c’era qualcuno per lei non si aspettava di certo, scendendo le scale della fatiscente seppur sempre magnifica residenza di The More, di trovare il Segretario. Licenziò rapidamente la sua dama e avanzò qualche passo verso il suo ospite cercando di nascondere lo stupore che quella visita le aveva suscitato; si fermò poi davanti a lui come a sfidarlo in quell’inchino che, a dispetto probabilmente delle sue previsioni, non solo le rivolse, ma fece perfino più profondo di quanti ne avesse mai fatti al suo cospetto.
“Mastro Cromwell a cosa devo la vostra visita?” chiese poi dopo attimi di silenzio mentre l’ironia trapelava nella sua voce e l’immutato immutabile orgoglio brillava negli occhi azzurri.
Il Segretario accennò un sorriso colpito come al solito dalla fierezza di quella donna; gli tornava alla mente adesso come in un flash il modo in cui l’aveva vista combattere e difendersi al processo del 1529, il modo in cui era riuscita a tenere testa all’ormai defunto cardinale Wolsey e a incutere timore nell’animo degli uomini più spietati della Corte, lui compreso. E più di tutto ricordava il loro ultimo incontro, quando le aveva comunicato il suo imminente esilio dal Palazzo Reale e questo ricordo più di tutti non si presentava con le sembianze confuse di un flash improvviso, era invece una memoria che aveva rivisto nella sua mente più di una volta in quei quattro mesi, la stessa memoria che infine l’aveva condotto lì.
“Ho saputo dell’incontro che avete avuto con Lord Howard di Norfolk per convincervi del trasferimento del processo per il Grande Problema del Re qui in Inghilterra e ho saputo anche del suo fallimento… E sono qui per esporvi nuovamente tutte le possibilità…” rispose dopo qualche attimo di silenzio con l’esitazione che vibrava nella voce.
“E cosa vi fa credere che darei ascolto a voi?” lo interruppe la Regina fissandolo negli occhi con un’espressione indecifrabile.
“E’ la volontà di Sua Maestà” disse semplicemente il Segretario, conoscendo la profonda devozione della donna per il marito.
“Preferisco disobbedire al Re piuttosto che a Dio” ribattè lei rapidamente con quello stesso orgoglio, mai altezzoso, che trapelava non solo dalla voce o dallo sguardo, ma trovava corrispondenza nella regalità di ogni suo gesto e con cui persino i capelli sembravano muoversi.
Thomas restò a guardarla per qualche istante, incapace di proferire parola; era assurdo come una donna senza nessun’arma in mano riuscisse a lasciarlo disarmato, lui come chiunque altro. Aveva mai pensato qualcuno di fronte a quella pia e devota donna, che fosse lei in realtà il diavolo sotto mentite spoglie? Lui l’aveva pensato, molte volte.
“Vostra Maestà parlate come se foste una santa, ma non lo siete” si lasciò sfuggire Cromwell in un sussurro senza ponderare forse attentamente le parole e cominciando già a pregustarne, troppo tardi, le conseguenze.
La Regina si irrigidì impercettibilmente e un lampo di irritazione oscurò il cielo limpido del suo sguardo; altre nuvole si erano giunte a quel cielo, che però era costretto in un voto di siccità eterna. Non una goccia sarebbe scesa da quel cielo, non una lacrima da quegli occhi, e lo sapevano entrambi.
“Credo stiate davvero perdendo il vostro prezioso tempo” rispose poco dopo Caterina, una volta ripreso il controllo sulle sue emozioni, troppo presto però per camuffare anche il volto che recava un’espressione ferita “Mastro Cromwell…” lo salutò poi con un cenno del capo, comunicandogli così che il colloquio era terminato.
Thomas si inchinò nuovamente e dopo averle lanciato un’ultima occhiata, lasciò la stanza leggermente turbato dall’incontro ma con un piccolo sorriso divertito sulle labbra. Di sicuro non era stata una perdita di tempo. 
 


 

   
 
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