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Autore: FairyCleo    12/11/2012    7 recensioni
"Dean Winchester era stato spezzato tante volte: quando era morta sua madre; quando era morto suo padre; quando Sam aveva esalato l' ultimo respiro tra le sue braccia; quando Alastair lo aveva torturato fino a non lasciarne che qualche minuscolo brandello di carne; quando Jo ed Hellen si erano sacrificate per salvare lui e suo fratello; quando Sam aveva sconfitto il Diavolo, sacrificando la propria vita per il bene dell' universo. [...]
Castiel giaceva in quello stato di incoscienza da tre giorni, ormai, e non accennava a destarsi.
Avrebbe potuto fare tenerezza, sembrare la bella addormentata in attesa del bacio del suo principe azzurro, se non fosse stato per le catene che cingevano i suoi polsi.
Quelle, erano l' unica risposta certa che Dean si era dato ad una delle mille domande postesi nell' ultimo straziante periodo: Castiel aveva perso la sua fiducia.
E che un demone lo scuoiasse vivo, non l' avrebbe mai più riconquistata".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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The last chapter


La determinazione di Dean era stata avvalorata un istante dopo dalla comparsa improvvisa dell’ultimo essere che avrebbe mai pensato di vedere.

“Morte?” – aveva domandato il Winchester, più incredulo che mai. Quello che aveva davanti non poteva essere per davvero il cavaliere dell’Apocalisse Morte. Non aveva alcun senso. Quella specie di scheletro onnipotente aveva giurato di non aiutarlo mai più dopo ciò che gli aveva fatto. Certo, legarlo a sé con un incantesimo non era stata la mossa più intelligente del mondo, ma era disperato, e all’epoca gli era parsa la cosa più giusta da fare. L’unica cosa che fosse in grado di fare.

L’essere superiore se ne stava nel bel mezzo della folla, impettito, completamente indifferente ai commenti di chi come Ian o Sandra avevano cercato di colpirlo.

“Non fate cazzate!” – aveva urlato Bobby – “Lui è molto più forte e molto più in alto di quello che sembra”.

“Sono felice che tu abbia questa considerazione di me, Bobby Singer. Ma non sono qui per raccogliere le tue lusinghe”.
“E allora perché sei qui?” – gli aveva chiesto Dean, parandosi davanti a Castiel. Temeva che fosse venuto apposta per Castiel. Dopo quello che aveva combinato, sarebbe stato il minimo che Morte in persona venisse a mietere la sua anima. Ma non poteva portarglielo via. Non glielo avrebbe permesso. Avrebbe lottato con tutte le sue forze per impedirgli di prendere Cass. Era troppo presto, era sbagliato e ingiusto. Non poteva permettergli di andare via, non gli aveva ancora parlato, non gli aveva ancora detto quanto il suo cuore avesse sofferto e sanguinato e quanto stesse continuando a farlo nel vederlo star male senza poter fare nulla per aiutarlo. Non gli aveva ancora detto che non gli avrebbe mai più permesso di andare via, di stare male. Non gli aveva detto che lui era più importante di tutto.

“Sta tranquillo, umano, non sono qui per lui. Non è sulla mia lista. Non adesso, almeno”.

Dean aveva tirato un respiro di sollievo.

“E a cosa dobbiamo la tua presenza, allora?”.
“Non usare questo tono strafottente con me, ragazzino. Si dà il caso che io sia qui per aiutarvi a porre fine a questo scempio”.
“Tu vuoi aiutare noi?” – aveva chiesto Bobby, incredulo.

Morte aveva fatto qualche passo, portandosi proprio davanti al cacciatore e al suo angelo. Castiel stava malissimo. Il cavaliere stesso non aveva nascosto la sua profonda meraviglia riguardante il suo stato di salute.

“E’ incredibile quanto grande sia la sua tenacia. E tutto questo solo per amor tuo… Che essere bizzarro sei, Castiel…”.
“Non toccarlo!” – aveva urlato Dean, stringendosi quel corpo agonizzante ancora più forte contro il petto nel rendersi conto delle intenzioni del cavaliere.
Si erano guardati a lungo negli occhi prima che Morte sorridesse e abbassasse il braccio, compiaciuto. Non occorreva essere una divinità per capire cosa fosse accaduto nel cuore di quello sciocco essere umano.
“Tuo fratello e la sua amica sensitiva sono stati così gentili da offrirmi il vostro aiuto, considerando che voi avete bisogno del mio”.
“Mio fratello… e la sensitiva?” – aveva chiesto Dean, sconvolto per quella rivelazione.
“La mia Jules???” – aveva replicato Sandra, portandosi entrambe le mani alla bocca. I suoi sospetti, allora, erano più che fondati!
“Come può servire a te il nostro aiuto, cavaliere?” – aveva ad un certo punto chiesto Ian, incredulo.

Morte lo aveva guardato con un’espressione indecifrabile prima di rispondere in maniera fredda e distaccata.

“I Leviatani al servizio di quel pagliaccio demoniaco stanno decimando i miei figli per entrare in possesso delle anime. Sono qui per far sì che l’eclissi abbia luogo. Rispedite tutte queste testate nucleari e le belve che li hanno seguiti in Purgatorio prima che sia troppo tardi. Non ho intenzione di aspettare ancora”.

Dean era furioso. Era evidente che Morte non gli stesse dicendo tutto. Che voleva dire quella cosa su Sam e Jules? Perché era di Jules che stava parlando.

“Senti un po’ razza di stecchino ambulante, io…”.
“Tuo fratello è vivo, se è questo che vuoi sapere, e anche la ragazza lo è. Sono stati loro a radunare tutte queste anime qui. Hanno fatto molto di più di quello che avete fatto voi insieme, non credete?”.

Poteva anche essere vero, ma questo non aiutava ad avere le idee più chiare. Non aiutava nessuno ad avere le idee più chiare, maledizione!

“Perché non te ne occupi ti di persona?” – aveva chiesto Morgan, più spavaldo che mai.
“Tu sei il ragazzo che ha recuperato la memoria… E’ notevole ed entusiasmante vedere quante e quali persone compongano il vostro ambiguo gruppetto di uomini che si credono fuori dal comune”.
“Lui non lo farebbe mai” – era intervenuto Dean – “Lui non interverrà mai nelle faccende umane. Si trova qui solo perché sono stati tirati in ballo i suoi stessi figli, i Mietitori. Non interviene perché il suo potere è troppo grande e non può essere sprecato per degli esseri infimi come noi!” – c’era puro disprezzo nelle parole del cacciatore. Tutti temevano il peggio. Non era saggio rivolgersi in quel modo ad un essere così potente. Voleva forse morire prima del tempo ed entrare a far parte della schiera di statuine da collezione di Crowley?

“Io non intervengo, stupido essere umano, perché so che voi siete in grado di fermarli” – era stata la risposta di Morte, che a quel punto li aveva completamente spiazzati – “Voi fermerete il re dell’Inferno, voi fermerete i Leviatani. Fra tre ore esatte avrete la vostra eclissi. E, questa volta, vedete di non sprecarla”.

 

*


Sam e Jules erano ritornati nei loro corpi da un pezzo, e mentre il ragazzo si era svegliato improvvisamente facendo sussultare il povero Nicolas che aveva assistito a tutta la scena, Jules non accennava ad aprire gli occhi.

“Andiamo sorellina… Ti prego… Per favore…” – continuava a ripeterle, spaventato a morte. Non poteva perderla. Lei era la cosa più importante che lui avesse. Era il dono più grande che aveva, non poteva farla andare via. Allora, perché le aveva permesso di mettere a repentaglio la sua vita?

“Nicolas…” – l’aveva chiamato Sam, incapace di credere che fosse finalmente sveglio – “Nicolas…” – era troppo debole per cercare di alzarsi. Aveva le braccia e le mani trapassate dalle flebo, ed era stato per così tanto tempo steso a letto che i suoi muscoli non gli rispondevano.
Ma perché si era svegliato proprio in quel momento? Aveva provato e riprovato centinaia di volte a farlo, ma senza successo. Adesso, dopo quell’esperienza extracorporea, era riuscito finalmente nel suo intento. E, la cosa migliore, era che non aveva ancora avuto alcun tipo di allucinazione, anche se si rendeva conto fin troppo bene che fossero in agguato.

“Sam… lei…”.
“Starà bene… E’ solo tanto stanca…” – ne era più che certo. L’aveva vista con i suoi occhi mentre il suo spirito rientrava nel proprio corpo. Le sarebbe bastato un po’ di riposo e sarebbe tornata forte come prima.
“Ma che cosa è successo??” – aveva incalzato il ragazzo.
“Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo… Abbiamo…”.

Ma Sam non aveva finito di parlare, perché qualcuno che conosceva sin troppo bene era piombato improvvisamente nella stanza, scatenando una vera e propria Apocalisse.

“Ciao Sam” – lo aveva salutato Crolwey, serrando forte le mani sulla sua gola – “Ma che brutta cosa avete deciso di fare…”.

Il minore dei Winchester stava soffocando, e se non aveva avuto le forze di alzarsi dal letto, non poteva di certo avere quella di contrastare un demone potente come Crowley.

“Exorcizamus te… Omins immun…” – ma l’esorcismo iniziato da Nicolas non sarebbe mai andato a buon fine, perché il Re dell’inferno lo aveva scagliato contro una parete, facendogli perdere i sensi.

“N-nooo….” – si era lamentato Sam.
“Non preoccuparti cucciolone, dopo tornerò per occuparmi di lui e della ragazza… E’ un bel bocconcino il nostro Nicolas, sarebbe perfetto nella mia collezione. Ma ora, abbiamo ben altro da fare… Spero davvero che non ti dispiaccia fare una bella gita fuori porta”.

*


Le tre ore erano quasi scoccate e la situazione era in perfetto stallo. Cass era ormai allo stremo delle forze, e Ian e Morgan non riuscivano a stare tranquilli. Da quando Ian aveva sparato a Logan, di lui non c’era stata alcuna traccia. Che Crowley l’avesse già preso? Era un’eventualità che non volevano neppure provare a considerare.

Dean non aveva lasciato il suo angelo da solo neppure per un istante. Si erano sistemati in un angolo un po’ più appartato e il cacciatore lo aveva preservato con una vecchia e logora coperta, cercando di tenerlo più caldo possibile. Non aveva smesso neanche per un istante di parlargli nella speranza di tenerlo in vita, e Cass non lo aveva tradito. Era rimasto per tutto il tempo premuto contro il suo petto, socchiudendo gli occhi di tanto in tanto e facendogli timidi e stanchissimi sorrisi. Era bellissimo nonostante la sofferenza. Dean era certo che tutti i martiri della storia avessero avuto la sua stessa espressione. Sperava solo che il suo Cass non decidesse di seguire il loro stesso destino.

“Non mi abbandonare, hai capito? So che tu non sei un bastardo come me, che non mi lasceresti mai, ma io devo ripetertelo lo stesso… Sei troppo importante, hai capito?”.
“Ca-capito…” – gli aveva detto lui, toccandogli il petto.

“Non capisco dove sia andato a finire” - aveva esclamato Morgan, in preda alla disperazione – “Non può essere sparito nel nulla Ian!”.
“E invece può… Può eccome”.
“Credi che l’abbia preso?”.
“Qui non c’è… Sam e Jules hanno fatto tutto quello che potevano fare per reclutare tutte le anime ma qualcuna potrebbe essergli sfuggita. Mi piace pensare che lui sia stato troppo furbo per farsi prendere da quei bastardi dei Leviatani”.
“Ma era così spaventato…”.
“Lo so. Ma non dimenticare di chi stiamo parlando. Lui è Logan! Ci ha cresciuti, ci ha insegnato ad essere quello che siamo. Voglio avere fiducia in lui”.

Dean aveva ascoltato il discorso che avevano affrontato i due fratelli senza intervenire, comprendendo le loro paure. Anche lui era preoccupato per Sam, anche se probabilmente non ce n’era motivo. Ma perché allora qualcosa in lui gli stava suggerendo che i suoi timori fossero tremendamente veri e più che fondati?

“Le tre ore sono giunte al termine” – li aveva informati una Sandra agitatissima – “L’eclissi sta per avvenire e gli invitati per il gran ballo non sono ancora arrivati maledizione”.
“Arriverà…” – aveva detto Dean – “Noi lo conosciamo bene. Vero ragazzi?” – e aveva guardato prima Cass e poi Bobby – “E’ troppo vicino ad ottenere quello che vuole per mollare tutto. Nel frattempo, Cass pronuncerà l’incantesimo e le prime anime cominceranno ad attraversare il passaggio. Non è vero, amico mio?”.
Castiel gli aveva fatto un impercettibile cenno di assenso con il capo.
“Bravo Cass… Manca poco, e dopo ti prometto che ti porterò in un vero ospedale con dei medici veri. Andrà tutto bene… Poi passerò da Sam e…”.

“Non credo che ci sia bisogno per te di scomodarti tanto”.

A quella voce, il sangue nelle vene di Dean si era gelato. Non era quello il momento di arrivare. E non era quella la persona con cui sarebbe dovuto presentarsi al loro cospetto.

“Ciao Dean!” – gli aveva detto Crowley, sorridendo sadico mentre teneva Sam ancorato al suolo con la sola forza del suo piede premuto contro quella schiena possente.
“Sam!” – aveva urlato lui, incredulo – “Lurido bastardo, tu…”.
“Io ho vinto, stupido piccolo idiota. Credevi davvero che non mi sarei accorto del tuo patetico piano? Vi ho osservati fin dall’inizio senza mai perdervi di vista. Come potevo non curarmi dei miei umani preferiti? E poi, tuo fratello e quella puttanella non sono stati neppure in grado di coprire le loro tracce… Esseri patetici!”.

Sandra gli aveva tirato addosso dell’acqua santa, scoprendo con grande timore e orrore che contro di lui non sortiva alcun effetto. Ma questo non l’aveva fermata.
“Che cosa hai fatto a mia figlia, bastardo??”.

Con estrema lentezza, il demone si era asciugato il viso con il fazzoletto di seta che portava nel taschino, sorridendo sadico e soddisfatto.

“Niente, almeno per ora. Si trova con suo fratello in ospedale. Stanno riposando, mettiamola così. Ecco, ad essere sinceri ero molto più interessato al giovane Nicolas… Sono sicuro che starebbe benissimo con uno di questi addosso” – e aveva estratto dalla tasca un collare, un vero e proprio collare da cane tempestato di pietre blu che sicuramente erano zaffiri – “Con solo uno di questi addosso” – aveva poi precisato.
“Ludiro…”.
“Ah-ah-ah! Sandra, non scaldarti. Ho detto con uno di questi, non con questo… Il collarino che ho in mano appartiene a qualcuno di molto speciale che si trova qui con noi, al gattino fra tutti voi rognosi cagnolini asserviti…
Dove sei Cass… Papà ti sta aspettando!”.

Dean era inorridito nell’istante in cui si era reso conto di ciò che intendeva fare veramente Crowley, e aveva cercato di avvicinare il più possibile Cass al simbolo di sangue disegnato sul muro senza che se ne accorgesse, nascondendolo dietro a François. Il cacciatore aveva offerto di buon grado di fargli scudo col proprio corpo. Si sarebbe fatto ammazzare pur di redimersi dopo quello che gli aveva fatto, e Dean non gliene sarebbe mai stato abbastanza riconoscente.
Ma, purtroppo per loro, Crowley era troppo furbo e troppo potente, e non gli c’era voluto molto prima di intercettarli.

“Spiacente Dean. Ho smesso di giocare al momento. So che tra breve vedremo una bella eclissi, ma io sarò già lontano, a quel punto, intento a fare ben altri tipi di gioco. Ora, se volete scusarmi…”.

Ed ecco che, dopo un semplice schiocco di dita, decine e decine di Leviatani erano comparsi dinnanzi a loro, cominciando a rapire le anime che con tanta pazienza avevano reclutato e protetto.
Ian, Morgan, Billy, Bobby, François e Sandra si erano armati di borace e machete, pronti a fronteggiare con le unghie e con i denti quei bastardi disgustosi. Avevano fatto troppa fatica per arrendersi, e se combattere significava morire, lo avrebbero fatto senza alcuna esitazione.

“FATE ATTENZIONE!” – aveva urlato Dean, prima che si scatenasse un marasma.
La lotta era ardua e serrata, e con grande sorpresa aveva visto anche le anime lottare con tutte le loro forze per non essere catturate.
“Bene, Cass, dobbiamo approfittarne adesso, hai capito? Forza amico mio, la formula è qui, è scritta su questo foglio, ce la fai a leggere Cass, ce la fai??”.
L’ex-angelo aveva aperto gli occhi, e con estrema fatica aveva cominciato a pronunciare le prime parole del rituale, ma la sua voce era più simile ad un sussurro che ad altro. Dean sperava che facesse ugualmente effetto.
“Forza Cass… bravo… Ce la farai… Ci sei quasi… Forza…”.
Ma anche quella volta le cose erano andate diversamente. Crowley era troppo furbo per lasciarsi sconvolgere da qualche piccolo screzio, e li aveva raggiunti con poche mosse, scaraventando Dean lontano e sollevando Cass per i capelli, che aveva urlato dal dolore.

“Oh, povero gattino! E’ mai possibile che dobbiamo sempre vederci in questo modo? Attiri guai, a quanto sembra!”.
“Lascialo stare!” – aveva urlato Dean, spuntando sangue e saliva. Aveva accusato il colpo, ma non poteva arrendersi. Non poteva lasciare che Cass e Sam finissero sotto le sue grinfie.

Crowley si era girato verso di lui, il trionfo dipinto sul viso corroso di un uomo che ormai non era più tale.

“Possibile che tu ancora non l’abbia capito stupida scimmia senza peli?? Io ho vinto!! HO VINTO!! E tutto questo è mio! Mio e di nessun altro! E nessuno potrà fermarmi! Neanche tu e questo idiota che ha rubato lo stupido pugnale di un angelo!”.

François, nel tentativo di liberare Cass dalle grinfie di quella belva, aveva cercato di colpire Crowley con il pugnale che aveva sottratto all’ex-angelo. Ma era stato tutto inutile: con un solo gesto della mano, il Re dell’Inferno gli aveva torto il collo, e il pover’uomo era caduto al suolo privo di vita per l’ennesima volta.

“BASTARDO!” – aveva allora inveito contro di lui Dean, sollevandosi e cercando di recuperare l’arma, ma sembrava tutto inutile: Crowley non era mai stato così potente.

“Sei più duro di comprendonio di quanto credessi stupido idiota! Non puoi fare niente contro di me, niente! Mettitelo in testa!”.

Sembrava tutto perduto. Sembrava che non ci fosse più alcuna speranza. Bobby e Billy erano in serie difficoltà, così come Sandra e Morgan. Ian stava cercando di fare scudo a Sam ancora sdraiato al suolo, e questo lo stava rallentando e non poco. Erano nei guai. Senza un aiuto concreto non ci sarebbe stata vittoria. Senza un aiuto concreto avrebbero perso. Senza un aiuto concreto, sarebbero tutti diventati i piccoli giocattoli da rompere di Crowley.

Cass stava piangendo, anche se l’unico che sembrava essersene accorto era Dean. Era sempre più pallido e provato. Non ce l’avrebbe fatta. Cass non sarebbe sopravvissuto a quella tortura. Ormai era molto più che una semplice constatazione. Era la realtà. E lui non avrebbe potuto fare niente. Dean non avrebbe potuto salvarlo.
Non poteva fare più niente. Per questo i suoi occhi avevano fatto compagnia a quelli del suo angelo, piangendo tutte quelle lacrime che aveva cercato di ricacciare indietro con tanta intensità.
Non sapeva più cosa fare. A chi rivolgersi. Ed era stato solo allora che era crollato, piangendo tutta la sua frustrazione, tutto il suo dolore. Se ci fosse stato ancora qualche bastardo piumato in vita, lo avrebbe pregato di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Si sarebbe venduto il culo pur di salvare Cass. E, forse, non era tutto perduto, perché un attimo dopo, la sala si era illuminata, e dodici creature che Dean aveva riconosciuto per quello che erano senza mai averle viste prima di allora erano apparse dal nulla.

“Lascialo stare immediatamente, Crowley” – aveva intimato una di loro, una che aveva preso il corpo di un ragazzo che lavorava in un fast food.
“Samandriel… dovevo immaginare che ci fossi tu dietro a tutto questo! Siete al completo, bambini miei?” – lo aveva preso in giro.
“Noi siamo gli ultimi dodici angeli sopravvissuti, e ne abbiamo abbastanza di questo tuo comportamento. Non sei il re del mondo. Non sei il re di niente stupido demone di terza categoria!”.

Dean non riusciva a credere ai suoi occhi. Non credeva possibile che alcuni angeli fossero sopravvissuti, e soprattutto non riteneva possibile che potessero aver ascoltato le sue preghiere. Erano troppo pochi per poter fare qualcosa di concreto, ma di certo sarebbe stato confortante avere accanto dei bastardi piumati che si trovavano veramente dalla loro parte.

Crowley aveva sbuffato sonoramente, inclinando il capo divertito.

“Andiamo Sammy… Ma perché non volete capire! Senti, facciamo così, se la smettete, vi lascio in vita e vi restituisco un’anima ciascuno. E’ un buon affare, no? Pensaci, e fammi sapere. Io ho un po’ di anime di cui occuparmi, e soprattutto devo badare al mio gattino! Non è adorabile?”.

A quelle parole, l’angelo Samandriel sembrava essere impazzito, e senza esitare aveva cercato di colpirlo seguito dai suoi fratelli, ma inutilmente, perché un istante dopo erano comparsi dal nulla altri Leviatani, dando vita ad uno scontro senza eguali.
Gli angeli si stavano battendo con grande onore, ma, nuovamente, tutto era parso inutile, e Dean non riusciva più a sopportarlo. Qualche attimo dopo, tre angeli erano stati atterrati, ed uno era finito proprio in prossimità di Sam.

“Prendi me!” – aveva allora urlato, sconvolto e sconfitto – “Lascialo stare e prendi me… Ti prego Crowley… Ti prego…”.
“Perché dovrei fare una cosa così idiota? Pronto? Io posso avervi entrambi!”.
“No che non puoi!” – aveva urlato Dean – “Guardalo! Sta morendo e tu lo stai solo aiutando a fare prima!”.

Solo allora sembrava che il Re dell’Inferno si fosse reso conto seriamente di quali fossero le condizioni del ragazzo che tanto aveva bramato.
Era veramente sul punto di esalare l’ultimo respiro, e lui stava solo contribuendo a far sì che ciò avvenisse ad una velocità spaventosa.

“Non ti permetterò di lasciarmi, micino. Non adesso che sono così vicino ad averti solo per me per tutto il resto dell’eternità” – e aveva fatto una cosa che nessuno credeva possibile.
Il potere assorbito dalle anime lo aveva reso così forte da permettergli di curare le ferite dell’ex-angelo. Gli c’era voluto un piccolo, piccolissimo tocco, e Cass si era ristabilito completamente sotto gli occhi stupefatti di Dean.
“Eccoti, finalmente!”.
“Sì… eccomi!”.

Era accaduto tutto talmente in fretta da non permettergli neppure di reagire: nello stesso istante, Dean, Samandriel, Ian e Castiel si erano scagliati su Crowley con tutte le forze che avevano in corpo, e il demone aveva perso la presa sui capelli dell’ex-angelo che aveva potuto così raggiungere la parete con il simbolo e pronunciare il resto dell’incantesimo che improvvisamente aveva ricordato a memoria.

“FERMATI PUTTANA!”.

Ma ormai era tutto inutile. Il portale si era aperto, e le anime avevano cominciato ad attraversarlo, tornando verso quella che era la loro vera casa.

E Cass… Cass stava sulla soglia di quel fascio di luce accecante, e nonostante fosse umano, sembrava brillare di una luce molto più pura e più intensa: la luce di chi finalmente aveva fatto la cosa giusta.

Stava accadendo tutto molto più velocemente di quello che avrebbero pensato: le anime erano ormai passate quasi tutte, ma c’era un problema. Senza Dick Roman, il capo dei Leviatani, non sarebbero mai riusciti a far tornare questi ultimi nel buco da cui erano usciti.

“Siete degli sciocchi!!” – aveva urlato Crowley, ancora in piena facoltà del suo nuovo potere – “La maggior parte delle anime sono ancora in mio possesso, e voi non potete recuperarle! E Dick è sotto il mio comando, e lui non è qui! Ho comunque vinto io, idiota!”.

“E’ qui che ti sbagli! “ – una voce a molti sconosciuta aveva attirato la loro attenzione, facendoli voltare nella direzione da cui proveniva.
“Logan!” – avevano detto in contemporanea Ian e Morgan, che stavano ancora tentando di fronteggiare dei Leviatani.
“Sì… Logan!”.

Dietro di lui erano apparse improvvisamente centinaia di migliaia di anime, e tutte stavano pian piano tornando a casa. E la cosa più straordinaria e assurda era che dietro di lui erano comparsi proprio Dick Roman con tanto di osso conficcato nel collo e di squadra dei Leviatani al completo che stavano cercando di fermarlo.

“Razza di cazzone! Che ci fai qui??”.
“Padrone…” – aveva risposto Dick, disperato – “Lo avevamo preso, ma poi ha innescato una rivolta. Si sono unite e…”.
“Ed eccoci qui, pronte a tornare a casa” – aveva asserito Logan, interrompendo Dick.
“No. No. NO!” – aveva urlato il Re dell’Inferno – “Non mi farò sconfiggere da alcune stupide anime che io ho rapito! QUESTO NON ACCADRA’ MAI!”.
“Mi dispiace, socio” – aveva risposto Cass – “E’ già successo”.

Con un unico balzo eseguito in contemporanea da tutte le anime rimaste, Crowley era stato scaraventato attraverso il portale, urlando e sbraitando contro Dick di andare in suo soccorso. E, proprio come spesso accade nei migliori cartoni animati, lo schiavo potente e stupido aveva accontentato il suo padrone, seguendolo attraverso il varco portandosi dietro tutta la sua schiera di adepti dalle fauci spaventose.

Dean, Bobby, Billy, Sandra e tutti gli altri avevano assistito alla scena incapaci di pronunciare anche solo una parola. Ian e Morgan, però, erano stati quelli maggiormente colpiti: quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbero visto il loro papà surrogato e, proprio per questo, lo spirito si era preso qualche istante per rivolgere loro un ultimo sguardo prima dell’addio.

“Logan…” – aveva sussurrato Morgan, cercando di non piangere, cercando di essere forte. A quel punto, Ian l’aveva preso per mano, stringendola con forza per infondergli un coraggio che forse non aveva neanche lui.
“E’ tornato a casa”.

Ma non era ancora finita, perché Sam, il povero Sam, si era svegliato dal suo sonno, e aveva cominciato ad urlare a qualcuno che non esisteva di lasciarlo andare. I ricordi del periodo trascorso nella gabbia erano tornati.

“Vi prego… NOOOO!!”.
“Sammy!”.

Ma Dean non aveva fatto neppure in tempo a chiamarlo, perché Cass lo aveva preceduto in parole e azioni, raggiungendo Sam e trascinandolo con tutta la forza che aveva in corpo presso il varco.
“Samandriel! Per favore fratello, aiutami!”.

E, senza esitazione, l’angelo si era portato su Sam, prendendolo come se fosse stato una piccola e leggerissima piuma e avvicinandolo al portale. Finalmente, l’intento di Castiel era stato chiaro a tutti, perché una scia rossa aveva cominciato a fuoriuscire dalle labbra del minore dei Winchester, attraversando il portale. I ricordi di Sam stavano per essere rinchiusi per sempre in Purgatorio.
Nello stesso istante in cui l’eclissi era terminata, il portale si era chiuso, e tutto era tornato tranquillo e silenzioso.
Avevano vinto. Ma, purtroppo, non si erano accorti di ciò che avevano perso.

Sam si era svegliato qualche minuto dopo, sorprendendosi di stare così bene dopo tutto quel tempo. La prima persona che aveva chiamato era stata suo fratello che, nonostante le ferite riportate, lo aveva abbracciato con tutta la forza che aveva in corpo. Sam era tornato. Sammy, il suo Sammy, stava di nuovo bene.

“Dean…” – non sapeva cosa dire. Era lì, e quello era l’importante.
“Va tutto bene Sam. Sei tornato. Va tutto bene”.

E, con Crowley fuori dai piedi e nessun Leviatano in circolazione, forse tutto sarebbe andato bene per davvero.

Samandriel si era avvicinato al cacciatore, e con un semplice tocco lo aveva guarito da ogni ferita, facendolo tornare come nuovo.

“Woah… Grazie… Saman…”.
“Samandriel…” – lo aveva corretto l’angelo.
“Sì, come ti pare. Grazie, comunque” – e il suo sguardo era caduto sul corpo esanime di François – “Ehi, puoi fare qualcosa per lui? E’ un coglione, ha fatto un sacco di casini, ma ci ha aiutati a risolvere questo immenso guaio”.
“Come desideri”.

Un attimo dopo, anche François era tornato in vita, chiedendosi cosa fosse accaduto. C’era una sola cosa che era rimasta da sistemare. E questo qualcosa aveva come protagonista un bellissimo ragazzo dagli occhi color del cielo.

“Torna a casa” – gli aveva chiesto Samandriel – “Ti prego”.
“Non sono più un angelo, fratello”.
“Io so dove si trova la tua Grazia Castiel. Posso restituirtela”.
“La mia Grazia? Io non sono caduto… Non capisco…”.
L’angelo si era preso un attimo per pensare prima di dargli una risposta.
“Purtroppo non sono in grado di spiegarti come ciò sia successo perché non lo so neppure io, ma essa si trova in Paradiso. Credo che sia stato nostro Padre, Castiel. Lui ti ama, e vuole darti la possibilità di tornare con noi”.

Ed ecco che il momento di fare una scelta era avvenuto. Il libero arbitrio lo aveva invitato nuovamente ad affacciarsi dalla sua finestra, e stavolta avrebbe dovuto spalancare completamente le imposte.

“Lo amo. Lo amerò per sempre. Ma io ho deciso di restare qui. C’è un altro tipo d’amore che ho conosciuto. E vorrei provare a viverlo fino in fondo”.

A quelle parole, seguite dal gesto di Cass che si era portato le dita a sfiorare le labbra, Dean aveva cambiato colore, diventando viola per l’imbarazzo. L’unico a non aver capito immediatamente era stato propri il povero Sam, che continuava a guardarlo con aria interrogativa.

“Rispetteremo la tua decisione. Vivi la tua vita da umano. Sono sicuro che un giorno ci rincontreremo”.
“Prendetevi cura delle anime Samandriel. Non permettete a nessuno di portarle di nuovo via”.

E i dodici angeli erano volati via in un corale battito d’ali.

“Bè, tutto è bene quel che finisce bene!” – aveva esclamato Dean, cercando di uscire da quell’imbarazzante situazione – “Cazzo, abbiamo spedito Crowley in Purgatorio! Non ci credo!”.
“Neanche noi, fidati” – gli aveva detto Ian – “Ma non credo che i guai siano finiti”.
“Che intendi, fratello?”.
“Che ora i demoni saranno allo sbaraglio” – aveva risposto l’uomo di ferro – “E dovremo stare mille volte più attenti”.

Epilogo

Si erano dati appuntamento a casa di Bobby. Non erano tipi da grigliata della domenica, ma quella volta se l’erano davvero meritata.
Il vecchio Singer aveva ormai acquisito altri tre figli, e ciò aveva fatto sì che Ian, Morgan e François cominciassero a fare capo a lui, cacciando molto spesso al fianco di un Dean e di un Sam che non si staccavano un istante da Cass e da Jules. Morgan era sempre rimasto molto legato al ragazzo, ma non si era mai spinto oltre l’affetto di un amico. Gli era occorso qualche tempo per accettare davvero che quella non potesse essere altro che una semplice amicizia, ma alla fine era andato tutto per il meglio, e quel sentimento si era attenuato fino a dileguarsi del tutto. Cass era in buone mani, nelle mani migliori che gli potessero capitare, e lui non poteva fare altro che gioire.
I rapporti con l’angelo erano migliorati, e questo riguardava tutti. Nessun cacciatore serbava più rancore nei suoi confronti, anche se c’era qualcuno che ancora non si fidava ciecamente di lui.
Ma né a Dean né a Cass sembrava importare.
Avevano ben altro di cui occuparsi, e lo stavano facendo egregiamente nella cucina deserta di Bobby Singer.

Le bocche dei due cacciatori si stavano divorando a vicenda, mentre Dean cercava di spingere più che poteva il proprio corpo bisognoso di attenzioni contro quello di un Castiel poggiato scomodamente al frigorifero secolare.
Le loro lingue si stavano sfiorando, voraci, intente a dar luogo ad una danza conosciuta ma sempre nuova.
Erano soliti baciarsi fino a rimanere senza fiato. Dean voleva esplorare la bocca di Castiel in ogni sua infinitesimale parte, succhiando, lappando e mordendo quelle labbra che tanto lo avevano fatto penare ed impazzire.

“Mpf… Dean…” – aveva sbuffato ad un certo punto Cass, cercando di sfuggire a quella piacevole tortura – “Potrebbero vederci”.
“Da quando ti preoccupi della privacy e del pudore?” – lo aveva rimproverato il ragazzo dal viso cosparso di efelidi, tornato ad attaccare la bocca tentatrice. Solo che Cass non sembrava della stessa opinione.
“Oh! Andiamo! Che ti prende??”.
Accortosi che il ragazzo dagli occhi color del cielo stava guardando oltre la sua spalla, Dean si era girato di colpo, scoprendo una Jules che li stava guardando di soppiatto.
“JULES!”.
“No! Non fermatevi! Eravate così carini…” – li aveva presi in giro lei, causando in Dean un’esplosione di rosso vermiglio.
“Sei una pervertita, lo sai, vero?”.
“Non è vero! Vi stavo giusto ammirando! Scappo, mi avete fatto venire voglia di far fare un po’ di ginnastica ai miei muscoli facciali. Vado a recuperare il mio istruttore. A dopo, piccioncini!”.

Dean era stato completamente spiazzato da quell’affermazione, mentre non era stato affatto spiazzato dallo sguardo confuso e dal capo inclinato di Cass che ovviamente non aveva capito a cosa alludesse Jules.
Lo adorava quando faceva in quel modo. Era il suo Cass. Non gli importava se fosse angelo o umano. Era il suo Cass, e nessuno avrebbe potuto cambiare quel dato di fatto.

“Dean…”.
“Non dire niente. E’ meglio che ti mostri di che ginnastica parlava Jules. E poi, sono meglio io come istruttore, puoi giurarci” – e aveva ricominciato a baciarlo, cingendogli il viso con le mani, perdendosi in lui.
Lo amava, ma non aveva trovato il momento adatto per dirglielo. Non riusciva a credere di essere cambiato rimanendo sempre lo stesso. Non erano gli uomini a piacergli. Era Cass. Cass e solo Cass.

“Ti amo” – gli aveva detto il suo angelo fra un bacio e l’altro, lasciandolo senza fiato – “Ti amo”.
Ed ecco che il momento critico era passato, e tutto per merito della persona che aveva donato tutto per lui.
“Lo so…” – aveva risposto, baciandolo ancora – “Ti amo anche io”.

“DEAN! CASS!” – li aveva chiamati Bobby dalla veranda – “Porca puttana, limonerete più tardi! C’è un vampiro qua fuori, e ho bisogno del vostro aiuto!”.

“Uffa! Ed io che volevo mettere in pratica ciò che abbiamo fatto in certo sogno!” – si era lamentato Dean, staccandosi da lui controvoglia.
“Sogno? Quale sogno?” – aveva domandato Cass, innocente.
“Oh, non preoccuparti Cass. Te lo mostrerò dopo aver decapitato quel bastardo succhia sangue”.

Era inutile. Gli affari di famiglia li avrebbero perseguitati in eterno e nei momenti meno opportuni. Ma erano più semplici se portati avanti insieme. E questa volta, nessuno li avrebbe divisi. Cass era il suo regalo venuto dal cielo, e non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via.

Quello che Dean non sapeva, era che troppo spesso ci sono delle porte che restano aperte. E, purtroppo, fin troppo spesso, dagli spiragli passa qualcosa. Qualcosa che ha la stessa consistenza di un denso e spaventoso fumo rosso.


Fine


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Ed eccoci qui, arrivati alla fine di questa storia. Non riesco a credere di essere arrivata all’ultimo capitolo. E’ la storia su Supernatural più lunga che io abbia mai scritto fino ad ora.
Come non far finalmente quadrare il cerchio e far ricongiungere i due amanti separati dal crudele destino?
Quanto sono adorabili Cass e Dean insieme? E non mi importa di quello che dice la gente, che siamo malate ecc ecc, io non riesco a non vedere l’amore fra di loro. Mi sembra chiaro come la luce del sole.
Ian e Morgan hanno trovato un nuovo padre surrogato, non è splendido? Persino François è entrato a far parte della famiglia. Sono così contenta! E Sam sta facendo “ginnastica” con la piccola Jules… ME FELICE!
Non potevo non citare Samandriel! E’ un personaggio che mi è piaciuto molto in questa ottava stagione appena iniziata.
Ragazze mie, che altro dirvi? Non mi ucciderete per questo finale aperto, vero?
A BUON INTENDITOR POCHE PAROLE. ;)
Vi ringrazio di vero cuore per avermi seguita fino a questo punto.
Spero di sentirvi presto, anche se dubito di tornare con un’altra long molto presto. Ho delle One Shot pronte, però… Un paio sono abbastanza piccanti! ;)
Spero vi piaceranno!
Un bacione
Vi porto nel cuore!
Cleo
   
 
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