LEGAMI
I
Sono
molte le
cose in cui credevo.
Una
famiglia
unita.
Una
casa in cui
poter giocare durante l'infanzia.
Un
luogo dove
poter dire di essere felice.
Poi ho
compiuto
sedici anni e ho scoperto che le mie convinzioni non erano appropriate
al mondo
in cui vivevo.
Che non
era vero
che mio padre avesse a cuore la propria famiglia.
Che
colei che
chiamavo madre amasse le sue figlie più di sé
stessa.
Che
potesse
esistere davvero un luogo che fosse adatto alla mia persona.
Avevo
sedici
anni, quando scoprii il Mondo...e ciò che vidi non mi
piacque affatto.
Purtroppo
però
vi ero dentro...e non potevo fare niente per liberarmi.
Soledad
rimase perfettamente immobile. Schiena dritta, mani congiunte, testa
adeguatamente acconciata secondo l'occasione.
Non
un capello fuori posto, non un accessorio in difetto od eccesso.
-Sperò
che stiate scherzando- disse una voce vagamente stizzita.
L'altra
inarcò la fronte.
-Affatto-
rispose, posando la tazzina di tè sul tavolo.
Vide
il suo petto gonfiarsi e svuotarsi velocemente, come se fosse preda di
una
delle sue solite crisi.
Lo
faceva spesso, quando vedeva che le cose non andavano come desiderava.
Renée
De Florie, vedova Escobar e attualmente Lady Montroy, in quel momento,
pareva
come quelle borse, troppo piene ed ormai in procinto di scoppiare.-
Avete la
più pallida idea di quello che mi state chiedendo?- disse,
con un tono troppo
calmo per poter sembrare vero. Non udendo risposta, scoppiò
in una risatina.
-Mia cara- fece, con un tono derisorio- come sempre, avete voglia di
scherzare!...-
La
dama bevve un sorso di tè.
-
Purtroppo io non ho mai avuto molta attitudine per il senso
dell'umorismo.-
disse, staccando appena la tazza dalle labbra sottili e ben disegnate -
e,
comunque, non credo di farvi un pessimo servizio. Ester vi creerebbe
solo dei
problemi.-
La
più anziana appoggiò con rabbia il piattino sul
tavolo, caricando una forza
eccessiva, facendo
sibilare la
porcellana, come se fosse sul punto di rompersi. -Mi state prendendo in
giro?-
sbottò indignata- Come potete dire una cosa del genere?
Rinunciare a mia
figlia? Una simile proposta...detta da voi, per giunta!-
Inarcò
la fronte, dando al viso una piega minacciosa, che la privò,
sia pure per un
momento, della sua
bellezza innata. -
Ester ha ancora una madre. Ha bisogno di una guida che le insegni il
Giusto e
lo Sbagliato di questo mondo difficile...come potete privarla in questo
modo
della guida che le occorre?- domandò scandalizzata.
Soledad
la guardò.
-
Non lo dimentico. Ma, dopo la morte di mio padre, avete sposato il duca
di
Montroy. Avete adesso dei doveri coniugali che la presenza di Ester
potrebbe
solo allontanare. E, comunque, da quanto ho saputo, state progettando
per lei
un matrimonio.- disse- Non trovate che in queste cose non sia
necessaria la
fretta? Potrebbe essere deleteria.-
-
Non vi permetto di mettere in dubbio le mie decisioni. Ester
sposerà Lord Von
Gruhnweld, un uomo serio ed ammodo, con una grande esperienza in fatto
di
Mondo...che sicuramente gioverà alla giovane mente di
Ester.- sbottò duramente.
L'altra
rimase inespressiva e quel silenzio galvanizzò l'animo della
più anziana. - Un
genitore sa sempre cosa è meglio per i propri figli, come
ogni brava prole che
si rispecchi sa che il suo dovere primario è l'obbedienza. -
disse, quasi
ammonendola.
Soledad
sospirò.
-Naturalmente-
rispose- il nome della famiglia va salvaguardato. E'per questo motivo
che vi
chiedo di cedere. Come sorella, è mia preoccupazione
unicamente la sua felicità
ed il buon nome del casato. Sono convinta che l' urgenza, nella scelta
del
pretendente, sia un fattore tutt'altro che positivo.-
Renée
socchiuse gli occhi.
-
Ester è mia figlia- disse, sottolineando
l'ultima parole con fare quasi
possessivo- e Lord von Gruhnweld è un valido partito.
Possiede numerose terre
in Prussia, ha diversi agganci nella corte germanica ed è
amico del primo
ministro di quel Paese. Sotto la sua guida, avrà di certo
ogni beneficio e
vantaggio.-
-Ne
ho sentito parlare. Ha 60 anni e, dopo aver perso le prime due mogli,
è ancora
in cerca di un erede.- rispose Soledad- Davvero siete convinta che
quell'uomo
sia adatto? La differenza d'età è quasi
imbarazzante.-
Renée
soffiò.
-Non
siete altro che un'insolente. La maturità non è
mai un difetto in un uomo. Ester
deve solo sopportare e, se tutto andrà come credo,
avrà il futuro assicurato.
Volete davvero negarle il futuro? Le libertà di cui ora
egoisticamente godete?-
fece, con sdegno.
Soledad
non si fece intimidire. - Ester è mia
sorella, figlia di mio padre.-
fece, sottolineando il possesso - Voi, con queste nuove nozze, avete
deliberatamente rinunciato all'appartenenza alla famiglia Escobar per
entrare
in un nuovo casato. Ho saputo che il vostro nuovo consorte ha contratto
dei
considerevoli debiti in Prussia. Perdite che Lord Von Gruhnweld, con il
suo
patrimonio, potrebbe tranquillamente compensare. Questo fatto rende la
proprietà di Ester assolutamente illegittima. Lei
è vostra figlia, non lo
nego...ma è anche una Escobar e voi con questo progetto,
fatto a nostra
insaputa, non fate gli interessi del mio casato.-
Renée
impallidì.
-Volete
dunque strappare una figlia alla madre?- disse, prima di alzare il
tono- COME
POTETE MACCHIARVI DI UN SIMILE CRIMINE! VOI NON AVETE ALCUN DIRITTO DI
SOTTRARMI CIO'CHE MI APPARTIENE! SIETE UNA DONNA IMMORALE E PRIVA DI
OGNI
DIGNITA'!-
Le
parole della donna rintronarono nel salottino, senza scalfire la
più giovane. -
Non rivolgetevi a me in questo modo- la ghiacciò- siete una
dama di alto rango
e vi comportate in modo volgare e imprudente. Vi invito però
a non farmi simili
accuse. Io comprendo perfettamente il valore del sacrificio, meglio di
voi
senz'altro...oppure devo ricordarvi che le clausole del mio matrimonio
prevedevano l'annullamento dei debiti che voi, con la vostra
leggerezza, avete
provocato agli Escobar. Deve essere proprio Ester ora a pagare per
questa
irresponsabilità inconcepibile?-
A
quelle parole, calò un improvviso silenzio.
-
E comunque, non dimentico che mi avete fatto da madre. Sono disposta a
venirvi
incontro e provvedere ai problemi che sono sorti.- rispose, aprendo un
cassetto.
Gli
occhi di Renée si assottigliarono.
Soledad
prese alcuni fogli, scritti in una grafia ordinata ed elegante.
-Che
cosa sono?- domandò, mentre cominciava a leggerli
silenziosamente.
-
Un semplice atto che nomina me come tutrice di Ester- fu la risposta-
Mi
occuperò della sua educazione, completandola. Le
assicurazioni da parte dei
fidanzati, che giurano di provvedere alla conclusione del percorso di
studio
delle future mogli, non sono affidabili ed io non vedo la
necessità di un
matrimonio così affrettato e, per giunta,
poco adatto al nome degli Escobar. Con la posizione che
tuttora ricopro
posso offrirle di meglio e, inoltre, dato il mio stato, non sono
nemmeno assediata
dalle vostre medesime preoccupazioni di partorire un erede. Lei
avrà il
meglio...e, ovviamente, sarete ricompensata.-
Renée
non disse niente.
-Ho
saputo l'ammontare del vostro debito e, dopo essermi consigliata con
persone
competenti, vi offro alcuni capitali, provenienti da alcune piantagioni
di
zucchero a Cuba. Sono delle ricchezze sicure e non prevedono nessun
rischio. In
questo modo, non ci sarà la necessità di correre
ai ripari con un matrimonio
così forzato- fece, pronunciando l'ultima parola con una
punta di divertimento
che l'altra non colse.
Il
viso della più anziana era perfettamente assorto nella
lettura del documento.
Non una volta l'occhio si sollevò verso la più
giovane. -La dichiarazione è in
regola ma, per Ester...- mormorò, grave.
Soledad
sorrise greve.
-
Il debito che avete è molto alto e, a quanto ne so, voi non
avete detto tutta
la verità all'uomo a cui volete dare vostra figlia. Nessuna
banca vi darà mai
un prestito del genere, non senza garanzie. Vi invito quindi a firmare
quell'atto. Tra qualche mese avreste comunque rinunciato a Ester. E,
comunque,
è un sacrificio necessario a cui tutte le madri devono
sottostare...lo sapete
anche voi.- disse, con voce piena di odio.
La
dama sussultò.
-Mi
state forse rinfacciando la vostra attuale condizione?-
esclamò, indignata.
Soledad
scosse il capo.
-No-rispose-
perché non c'è più nulla che voi
possiate farmi. Voi avevate fatto una promessa
anni fa, a me...e cioé che quello che stavo per fare, non
sarebbe accaduto ad
Ester, quella figlia che è uscita dalle vostre stesse
viscere. Vedo però che la
mia obbedienza non è stata ricompensata come avevate
promesso...e, per tale
ragione, mi trovo costretta a correre ai ripari.-
Renée
ringhiò.
-
E'così, allora...volete vendicarvi. Voi volete allontanarmi
da mia figlia,
dandomi una piantagione che si trova lontanissima da Londra...COME
POTETE
PENSARE CHE ABBIA CUORE DI LASCIARLA QUI!- strillò.
Soledad
le rivolse un sorriso maligno e la dama comprese che aveva calcolato
tutto, in
modo machiavellico e freddo.
-
Per il bene della famiglia, sono necessari dei sacrifici- rispose- ogni
madre
deve prepararsi all'idea di lasciare i propri figli un giorno ed io,
assicurandovi il benessere di Ester, vi sottraggo ad una simile pena.
Volete
forse mettere in dubbio la parola di Soledad de Escobar, vedova del
duca Mc
Stone? Avete provato, tempo fa, con mano che la mia parola è
sempre stata degna
di fede. Ester rimarrà con me, che sono sua sorella...e voi,
mia cara madre, avrete tutte le
assicurazioni che
occorrono.-
La
matrona sussultò.
La
donna più giovane la guardò inespressiva, senza
alcuna traccia di emozioni. L'abito,
color antracite, scivolava sul suo corpo, evidenziando le sue forme.
-Davvero
notevole- disse- avete appena perso vostro marito e già
mirate a nuove nozze.
La vostra avidità è senza pari. Volete usare
vostra sorella per qualche
matrimonio d'interesse, non è vero? Non avete bisogno della
sua compagnia e
siete bella abbastanza per potervi sposare anche voi. Ho molti partiti
che
sarebbero interessati...-
-No-
rispose Soledad- ho già sperimentato il matrimonio e non
rientra al momento nei
miei progetti. Qualunque sia il vostro pensiero in proposito, non ho
nessuna
intenzione di mancare di rispetto alla memoria di Alistair, mio marito.
Che la
mia scelta sia controcorrente o meno, non dipende più da
voi...e non siete
nella posizione di giudicarmi. Quali che siano i vostri pensieri sul
matrimonio
che voi stessa avete progettato, non è più
importante. Alistair è morto ed io
sono libera dal vostro giogo.-
Poi
sorrise.
-E
comunque- fece - avete lasciato Ester in un collegio all'età
di sei anni. Non
vedo in ciò un grande attaccamento materno ma, anche se
fosse, non trovate che
le figlie siano un fastidio? Dover pensare alla dote, sapere che il
proprio
nome non verrà tramandato...anche se ammetto che hanno i
loro vantaggi, come è
capitato a me dieci anni fa.-
-Tacete.-
sibilò Renée ma l'altra non la degnò
di uno sguardo.
-Per
esempio, per combinare matrimoni con vecchi a caccia di un erede,
oppure
pervertiti con la passione per le ragazzine...- fece, noncurante.
-STATE
ZITTA!PICCOLA SERPE, MALNATA, COME VI PERMETTETE DI INFANGARE COSI IL
BUON NOME
DELLA FAMIGLIA?!- strillò.
Soledad
la incenerì con lo sguardo.
-Sto
solo esponendo un punto di vista e vi prego di calmarvi. Non ha senso
un simile
comportamento. Siete una nobile e certe cadute di stile possono essere
pericolose per la reputazione. Vi consiglio di firmare l'atto e di non
eccedere
con la mia pazienza. Sapete benissimo che solo io posso aiutarvi e che
quel
prussiano non può garantirvi le stesse
certezze...altrimenti, non avreste fatto
una richiesta del genere.- disse...poi il suo tono si fece gelido -ed
ora
firmate.-
Renèe
la guardò.
Il
volto della donna era avvolto da un alone di cupo gelo.
-Siete
molto cambiata- osservò, prendendo la penna - non siete
più la sedicenne timida
e silenziosa di un tempo. -
L'altra
non la guardò.
-
In tutti gli altri eventi, piena è
la
donna di paure, e vile contro la forza, e quando vede un ferro; ma
quando,
invece, offesa è nel suo talamo, cuore non c'è
del suo più sanguinario. diceva
il tragico Euripide. Non abusate della mia pazienza, duchessa. Il mio
titolo è
superiore al vostro...non vi conviene avermi come nemica.-
sibilò con
freddezza.
A
quelle parole, la donna depose le armi.
Non
aveva più davanti a sé la figliastra di dieci
anni fa. Ora c'era una dama
fredda ed altera, priva di debolezze e tentennamenti. Un mostro, forse,
per il
suo stesso sesso...e quello che più raggelava
Renée era che il merito era solo
suo. -E sia- fece- Ester non è più un problema
mio.-
Allora,
questo
capitolo per questa originale storica è frutto di fantasia.
La società
descritta è quella a metà tra settecento ed
ottocento. Per una serie di
ragioni, trovo delle difficoltà a catalogarla. E'storica per
l'ambientazione ma
c'è anche del sentimento. Ad ogni modo, spero che il
capitolo non sia venuto
male. La citazione proviene dalla Medea di Euripide.
Grazie
ancora a
tutti coloro che mi hanno letto.