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Autore: kaos3003    20/11/2012    3 recensioni
Un addio tanto atteso è sempre carico di dubbi.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo: In our hour

Pairing: Severus/Harry

Prompt: da h_mushroom per il Drabble meme su lj "Severus/Harry, Traccia dal passato", 055-spirito per la BDT

Genere:  generale, introspettivo

Avvertimenti: death!ccharacter, post libro 7, pre-slash

Rating: verde

Note: ... niente, non scrivevo Snarry da una vita, quindi spero il risultato non sia da buttare.

Le vecchie mani strinsero la pietra dal comodino, impazienti e tremanti. Non avrebbe dovuto averla, ma dopo la battaglia non aveva saputo resistere ed era corso a recuperarla, attendendo quasi con ansia questo momento.

Intorno a lui tutto era silenzioso. L'orario delle visite era finito da poco e Albus e James se ne erano andati con i bambini, giurando di tornare il giorno dopo appena avessero riaperto le porte del reparto; prima o poi nemmeno l'illustre parentela sarebbe valsa loro tutti quei permessi.
Quel piccolo sasso di fiume sembrava scottare sul suo palmo. Per Merlino, si era ripromesso così tante volte di tornare nella Foresta Proibita e gettarla tra il fogliame e il terriccio, permettendole di finire nell'oblio, eppure non ne era stato mai capace e, anzi, l'aveva sempre custodita con gelosia in ogni missione, cucita nel taschino dell'uniforme. Forse lui e Tom Riddle non erano così diversi, dopo tutto: anche se l'aveva affrontata per anni, per lui la morte non era mai diventata la buona amica che il terzo fratello salutava con serenità.
Lentamente, quasi temesse di romperla, si rigirò l'oggetto tra le mani, contemplandolo. In fondo l'aveva già fatto, una volta, tanti anni prima, perché avrebbe dovuto averne paura ora?
Tre giri, tre semplici giri tra l'anulare e il pollice, lenti ed assaporati e un sussurro a fiore di quelle labbra, ormai rinsecchite e tutto sarebbe finito, una volta per tutte.
« Sto per morire » mormorò, quasi baciando la fredda superficie.
« Stanco di tormentare il mondo con la sua ingrata presenza? »
Harry alzò appena lo sguardo, sorridendo. Di fronte a lui, completamente vestito di nero, si ergeva Severus Piton, le braccia conserte al petto e la solita espressione arcigna in volto.
Il respiro gli usciva a fatica, raschiando contro i pochi denti rimasti e la gola arsa, mentre osservava la figura dell'uomo che anni prima era morto completamente ignorato in una guerra assurda. Aveva speratoche sarebbe andata così, ma non aveva mai osato crederci veramente.

Il suo collo era ancora dilaniato dai denti di Nagini e Harry seguì con lo sguardo quelle linee irregolari e i lembi di pelle e carne. « Pensavo che dopo la morte non si sarebbero viste ».
« Sono morto per queste, Potter, non provo vergogna nell'averle » sibilò l'uomo, fissando la stanza. « Che fine ingloriosa per il grande Harry Potter. Un vecchio qualunque, costretto a letto tra i propri escrementi... »
« Non sono mai stato grande. Tu lo sai bene ».
« Sono felice che almeno la vecchiaia le abbia portato un po' di buon senso » asserì, prima di scostare brutalmente le coperte. « Forza, non ho tutto il giorno ».
Con passo malfermo, quasi non usasse le sue gambe da anni, Harry si alzò e contemplò il vecchio steso sul letto. Era strano, gli ultimi mesi erano stati così dolorosi ed estenuanti, eppure quell'uomo sembrava dormire ed aveva un'espressione così serena e pacifica, quella che lui sentiva di non avere dalla morte di Ginny...
« Dove andrò ora? »

« Dipende da lei. Può rimanere qui e tormentare ancora il mondo con la sua presenza, oppure può proseguire ».
E a quelle parole Harry annuì. Da giovane aveva pensato fosse una scelta facile, tutto sommato, eppure ora capiva cosa aveva tentato tanto La Dama Grigia e Il Barone Sanguinario per farli rimanere ancorati ad una misera parvenza di vita: in un momento ripensò ai suoi ragazzi, al bambino che Lily avrebbe presto avuto, al vecchio Ron, rimasto solo nella sua grande casa e a tutto ciò che gli era caro. Quanto sarebbe stato facile voltarsi e rimanere, fingendo fosse per il loro bene? Forse troppo perché lo potesse accettare senza sentire la voce dell'uomo di fronte a lui tacciarlo di quella codardia che gli aveva sempre rimproverato.

Appena abbassò il capo, quasi in un segno d'accettazione, la stanza prese a vorticare furiosamente e in un attimo scomparve, mentre al suo posto si stagliava, brillante e viva come non era da anni, la stazione di King Cross. Di fronte a loro l'Espresso sbuffava e sembrava sul punto di partire.
Piton si stava rigirando la Pietra della Resurrezione fra le dita in lenti movimenti, perfetti per quelle dita sottili. Harry ricordava bene quando mescolavano il contenuto del calderone, maneggiavano gli ingredienti o... be', maneggiavano altro. Non che fosse successo, ma immaginava che per la sua mente di adolescente fosse stato piuttosto semplice sostituire la coclearia o i vermicoli con alcune parti anatomiche.
Il vecchio professore lanciò in aria la pietra, la riafferrò in fretta e la mise nella propria tasca. « Per prudenza, credo sia saggio perdere questo cimelio nella Foresta. O nell'oceano, la cosa mi è totalmente indifferente » asserì, calcando la voce sul termine “cimelio”.
« Hey, Mocciosus, porta qui il mio figlioccio ».
I due alzarono contemporaneamente lo sguardo. Dal vagone del treno i Potter, Sirius Black, Remus Lupin, Fred Weasley e molti altri li fissavano in attesa, degli enormi sorrisi stampati in volto.
« E la prossima volta, cerchi di concentrarsi mentre invoca qualcuno dai morti » borbottò Piton, precedendolo sul vagone.
Il treno fischiò e l'uomo si aggiustò il mantello, prima di voltarsi nuovamente verso di lui. « Allora, ha finalmente deciso o saremo costretti ad attendere qui per molto? »
La giornata era calda e soleggiata, eppure dalla sua stanza d'ospedale era sicuro d'aver visto delle gocce di pioggia. Evidentemente quei mondi avevano ben poco i comune, forse troppo poco perché lui potesse scegliere di voltarsi e rimanere.
Con un ultimo sguardo alla colonna, Harry si precipitò sul vagone, cercando di reprimere il nodo che sentiva in gola. Aveva appena messo il piede sul gradino, quando la locomotiva partì, sbuffando e fischiando.
Harry guardò con una certa nostalgia la stazione allontanarsi. Non sapeva dove sarebbe finito, o cosa ne sarebbe stato di lui, ma Piton aveva sempre avuto ragione: lui era un Grifondoro, e il suo cuore stava sempre appuntato al bavero del mantello, troppo in vista perché potesse permettersi il lusso della fuga.
« Vedrà, non è così male » sputò Piton, oltrepassandolo e accomodandosi nello scompartimento. « Una volta che si sarà abituato a Black e alla sua idiozia ».
E al sarcasmo acido di Piton, pensò Harry, ma questo non lo disse mai.
La campagna scorreva lenta d'innanzi a loro. Presto sarebbero stati nuovamente a casa.

   
 
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