Titolo: In our hour
Pairing: Severus/Harry
Prompt: da h_mushroom per il Drabble meme su lj "Severus/Harry, Traccia dal passato", 055-spirito per la BDT
Genere: generale, introspettivo
Avvertimenti: death!ccharacter, post libro 7, pre-slash
Rating: verde
Note: ... niente, non scrivevo Snarry da una vita, quindi spero il risultato non sia da buttare.
Le vecchie mani strinsero la pietra dal comodino, impazienti e tremanti. Non avrebbe dovuto averla, ma dopo la battaglia non aveva saputo resistere ed era corso a recuperarla, attendendo quasi con ansia questo momento.
Intorno a lui
tutto era silenzioso. L'orario delle visite era finito da poco e Albus
e James se ne erano andati con i bambini, giurando di tornare il giorno
dopo appena avessero riaperto le porte del reparto; prima o poi nemmeno
l'illustre parentela sarebbe valsa loro tutti quei permessi.
Quel piccolo sasso di fiume sembrava scottare sul suo palmo. Per
Merlino, si era ripromesso così tante volte di tornare nella Foresta
Proibita e gettarla tra il fogliame e il terriccio, permettendole di
finire nell'oblio, eppure non ne era stato mai capace e, anzi, l'aveva
sempre custodita con gelosia in ogni missione, cucita nel taschino
dell'uniforme. Forse lui e Tom Riddle non erano così diversi, dopo
tutto: anche se l'aveva affrontata per anni, per lui la morte non era
mai diventata la buona amica che il terzo fratello salutava con
serenità.
Lentamente, quasi temesse di romperla, si rigirò l'oggetto tra le mani,
contemplandolo. In fondo l'aveva già fatto, una volta, tanti anni
prima, perché avrebbe dovuto averne paura ora?
Tre giri, tre semplici giri tra l'anulare e il pollice, lenti ed
assaporati e un sussurro a fiore di quelle labbra, ormai rinsecchite e
tutto sarebbe finito, una volta per tutte.
« Sto per morire » mormorò, quasi baciando la fredda superficie.
« Stanco di tormentare il mondo con la sua ingrata presenza? »
Harry alzò appena lo sguardo, sorridendo. Di fronte a lui,
completamente vestito di nero, si ergeva Severus Piton, le braccia
conserte al petto e la solita espressione arcigna in volto.
Il respiro gli usciva a fatica, raschiando contro i pochi denti rimasti
e la gola arsa, mentre osservava la figura dell'uomo che anni prima era
morto completamente ignorato in una guerra assurda. Aveva speratoche
sarebbe andata così, ma non aveva mai osato crederci veramente.
Il suo collo era
ancora dilaniato dai denti di Nagini e Harry seguì con lo sguardo
quelle linee irregolari e i lembi di pelle e carne. « Pensavo che dopo
la morte non si sarebbero viste ».
« Sono morto per queste, Potter, non provo vergogna nell'averle »
sibilò l'uomo, fissando la stanza. « Che fine ingloriosa per il grande
Harry Potter. Un vecchio qualunque, costretto a letto tra i propri
escrementi... »
« Non sono mai stato grande. Tu lo sai bene ».
« Sono felice che almeno la vecchiaia le abbia portato un po' di buon
senso » asserì, prima di scostare brutalmente le coperte. « Forza, non
ho tutto il giorno ».
Con passo malfermo, quasi non usasse le sue gambe da anni, Harry si
alzò e contemplò il vecchio steso sul letto. Era strano, gli ultimi
mesi erano stati così dolorosi ed estenuanti, eppure quell'uomo
sembrava dormire ed aveva un'espressione così serena e pacifica, quella
che lui sentiva di non avere dalla morte di Ginny...
« Dove andrò ora? »
« Dipende da lei.
Può rimanere qui e tormentare ancora il mondo con la sua presenza,
oppure può proseguire ».
E a quelle parole Harry annuì. Da giovane aveva pensato fosse una
scelta facile, tutto sommato, eppure ora capiva cosa aveva tentato
tanto La Dama Grigia e Il Barone Sanguinario per farli rimanere
ancorati ad una misera parvenza di vita: in un momento ripensò ai suoi
ragazzi, al bambino che Lily avrebbe presto avuto, al vecchio Ron,
rimasto solo nella sua grande casa e a tutto ciò che gli era caro.
Quanto sarebbe stato facile voltarsi e rimanere, fingendo fosse per il
loro bene? Forse troppo perché lo potesse accettare senza sentire la
voce dell'uomo di fronte a lui tacciarlo di quella codardia che gli
aveva sempre rimproverato.
Appena
abbassò il capo, quasi in un segno d'accettazione, la stanza prese a
vorticare furiosamente e in un attimo scomparve, mentre al suo posto si
stagliava, brillante e viva come non era da anni, la stazione di King
Cross. Di fronte a loro l'Espresso sbuffava e sembrava sul punto di
partire.
Piton si stava
rigirando la Pietra della Resurrezione fra le dita in lenti movimenti,
perfetti per quelle dita sottili. Harry ricordava bene quando
mescolavano il contenuto del calderone, maneggiavano gli ingredienti
o... be', maneggiavano altro. Non che fosse successo, ma immaginava che
per la sua mente di adolescente fosse stato piuttosto semplice
sostituire la coclearia o i vermicoli con alcune parti anatomiche.
Il vecchio
professore lanciò in aria la pietra, la riafferrò in fretta e la mise
nella propria tasca. « Per prudenza, credo sia saggio perdere questo cimelio nella Foresta. O
nell'oceano, la cosa mi è totalmente indifferente » asserì, calcando la
voce sul termine “cimelio”.
« Hey,
Mocciosus, porta qui il mio figlioccio ».
I due alzarono
contemporaneamente lo sguardo. Dal vagone del treno i Potter, Sirius
Black, Remus Lupin, Fred Weasley e molti altri li fissavano in attesa,
degli enormi sorrisi stampati in volto.
« E la prossima
volta, cerchi di concentrarsi mentre invoca qualcuno dai morti »
borbottò Piton, precedendolo sul vagone.
Il treno
fischiò e l'uomo si aggiustò il mantello, prima di voltarsi nuovamente
verso di lui. « Allora, ha finalmente deciso o saremo costretti ad
attendere qui per molto? »
La giornata era
calda e soleggiata, eppure dalla sua stanza d'ospedale era sicuro
d'aver visto delle gocce di pioggia. Evidentemente quei mondi avevano
ben poco i comune, forse troppo poco perché lui potesse scegliere di
voltarsi e rimanere.
Con un ultimo
sguardo alla colonna, Harry si precipitò sul vagone, cercando di
reprimere il nodo che sentiva in gola. Aveva appena messo il piede sul
gradino, quando la locomotiva partì, sbuffando e fischiando.
Harry guardò
con una certa nostalgia la stazione allontanarsi. Non sapeva dove
sarebbe finito, o cosa ne sarebbe stato di lui, ma Piton aveva sempre
avuto ragione: lui era un Grifondoro, e il suo cuore stava sempre
appuntato al bavero del mantello, troppo in vista perché potesse
permettersi il lusso della fuga.
« Vedrà, non è
così male » sputò Piton, oltrepassandolo e accomodandosi nello
scompartimento. « Una volta che si sarà abituato a Black e alla sua
idiozia ».
E al sarcasmo
acido di Piton, pensò Harry, ma questo non lo disse mai.
La campagna
scorreva lenta d'innanzi a loro. Presto sarebbero stati nuovamente a
casa.