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Autore: Caster_Gamer    22/11/2012    1 recensioni
Questa breve storia di due capitoli, che io definisco come "L'Inizio" e "La Fine", parla di una persona importante per Light, ed è un'esempio di risposta alla domanda "Perché Light sembra essere così distaccato dalle ragazze in generale?".
Ricordavi ancora il primo giorno che era entrata in classe, ogni suo passo era timido ed insicuro, come se avesse paura di qualcosa.
Con gli occhi grigi aveva cercato un posto libero tra tutti i banchi già occupati, dov'erano però posati ancora solo gli zaini.
La guardasti negli occhi, e lei ricambiò il tuo sguardo accorgendosi della sedia libera accanto alla tua.

[...]
Il cellulare squillò nella tua tasca, e quando guardasti il nome del mittente sobbalzasti.
Non ti saresti mai aspettata di rivedere quel nome, nonostante pensassi a quella persona ogni notte prima di addormentarti, perché ormai erano passati anni dall'ultima volta che ti aveva chiamato.
Eppure, nonostante tu non ti aspettassi di poter sentire ancora la sua voce, non avevi cancellato quel nome dalla rubrica.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Light/Raito, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nikole.

Era appena trascorso l'ultimo giorno di quel lungo anno scolastico, eri fiero di te, perché avevi raggiunto il primo posto nella classifica scolastica: eri stato il più bravo, come sempre.

Ti eri impegnato tanto per raggiungere il tuo scopo, ed alla fine ce l'avevi fatta, come sempre.

Avevi passato pomeriggi interi a studiare, senza poter uscire con i tuoi compagni di classe, come sempre.

Però quell'anno c'era stato qualcosa di diverso, un'eccezione alla regola.

Non era né un voto, né un problema di famiglia, né disaccordi con i compagni, nulla del genere.

Solo una persona.

Era una ragazza, una come tante...o forse no.

Ricordavi ancora il primo giorno che era entrata in classe, ogni suo passo era timido ed insicuro, come se avesse paura di qualcosa.

Con gli occhi grigi aveva cercato un posto libero tra tutti i banchi già occupati, dov'erano però posati ancora solo gli zaini.

La guardasti negli occhi, e lei ricambiò il tuo sguardo accorgendosi della sedia libera accanto alla tua.

Camminando lentamente, con lo zaino davanti a se come se fosse uno scudo, ti venne in contro sedendosi accanto a te, aveva allontanato la sedia per non starti troppo vicino.

La osservasti con la coda dell'occhio, era bella.

Aveva dei capelli mossi color cioccolato che le coprivano metà schiena, la frangia sulla fronte che nascondeva anche se solo un po' gli occhi grigi. Dalla loro forma non doveva avere origini asiatiche, o comunque uno dei suoi genitori poteva essere europeo o statunitense.

La divisa nera le stava molto bene, per quanto ne potessi capire tu, anche se sembrava nascondere sotto il banco le gambe scoperte dalla gonna lunga fino alle ginocchia.

Il suo sguardo era basso, ed ogni suo movimento ispirava insicurezza e agitazione, come se non fosse abituata a trovarsi in una classe.

Ti voltasti verso di lei facendole un sorriso d'accoglienza, mentre gli altri tuoi compagni si erano limitati a bisbigliare frasi tra di loro.

« Come ti chiami? » le chiedesti gentilmente, lei ti guardò di scatto arrossendo non appena incontrò i tuoi occhi.

« N-Nikole Scott... » rispose intimidita, tu cercasti di approfondire il tuo sorriso per farle capire che non volevi farle niente di male.

E così era inglese o statunitense, adesso sapevi due cose di lei.

« Io sono Light Yagami. » ti presentasti, e le facesti qualche domanda, finché non notasti in lei un improvviso cambiamento, dal timido all'estroverso, ma comunque dolce e gentile.

Non avevi mai pensato che una ragazza fosse più aggraziata, eppure con il tempo ti accorgesti che si trattava anche di una persona buona, forse talmente tanto da essere persino ingenua.

Diventasti suo amico, e lei diventò la tua. E piano piano, provasti sempre più affetto per lei, fino ad essertene innamorato.

Ma non lo capisti subito, non credevi che tu potessi provare quel sentimento, ma ti eri sopravvalutato, eri sempre un umano.

Solo qualche mese dopo, ti accorgesti di sentire la sua mancanza quando non eravate insieme, ti accorgesti di essere geloso ogni volta che un ragazzo le faceva la corte.

Poi quel giorno, venne a confessarti che si era innamorata di un ragazzo già da molto tempo, e dal momento che eri il suo migliore amico ti aveva chiesto se avrebbe dovuto dirglielo, e le dicesti di no.

Lei diceva di essersi innamorata di lui sin dalla prima volta che l'aveva visto, ma non se n'era accorta subito.

Lei diceva che lui era dolce, simpatico, gentile e premuroso nei suoi confronti.

Lei diceva che non si sarebbe più innamorata di un'altra persona che non fosse stata lui.

Le domandasti chi era, ma lei non voleva saperne di dirtelo.

Tu volevi soltanto avere un nome, informarti su di lui, capire se era veramente la persona giusta al quale lasciare una così delicata ragazza, ma lei non ti accontentò.

Era davvero testona quando voleva, e ti piaceva cercare di farle cambiare idea, era un po' come se tu sapessi manovrarla a tuo piacimento.

Quel pomeriggio che mai avresti dimenticato, lei ti aveva invitato a casa sua, dicendo che doveva avvisarti di una cosa importante.

Stavi seduto sul letto della sua camera, quando lei di fronte a te su una sedia, ti confessò che quel ragazzo eri tu.

Non avevi mai lasciato cedere il tuo corpo al volere come quella volta, la ragione non aveva impedito alle tue mani di prenderle le spalle e baciarla.

Non volevi lasciarla, non l'avresti mai fatto, se non avessi avuto un cervello.

Volevi che il tempo si fermasse, e che non continuasse più.

Ma i secondi scorrevano, e le lancette dell'orologio andavano avanti veloci come non mai.

E adesso, mentre quelle stesse lancette scorrevano, tu eri tornato a casa sua, ed eravate soli come quella ed altre volte.

A dire la verità non avevi mai parlato con i suoi genitori, come se vi foste conosciuti solo due giorni fa, non sapevi nulla di loro, né se ci fossero.

Ti trovavi ancora seduto sul letto, e lei sulla sedia di fronte a te. Ma quella volta c'era una strana atmosfera tesa, avresti voluto romperla e non limitarti a guardarla, a volerla tra le tue braccia.

« Dovevi dirmi qualcosa? » le chiedesti facendo un sorriso, finalmente avevi spezzato quel dannato silenzio.

« I-Io? » balbettò con un filo di voce, tu ridesti come per farle capire “Certo, e chi se no?”.

Sfregò le mani tra di loro, e cominciò a mordersi le labbra.

Odiavi quando faceva così, voleva dire che c'era qualcosa che non andava.

« ...Volevo solo farti i complimenti per essere stato il primo in classifica quest'anno, sei un grande! » sembrò prendere subito la mano con quello stupido pretesto, perché tu sapevi che non era questo che voleva dirti.

Ridesti, probabilmente per non mostrare la preoccupazione.

« Non me ne hai già fatti abbastanza ieri? » domandasti divertito, lei arrossì.

In effetti se non eri tu ad aver avuto le allucinazioni, subito dopo che insieme avevate letto la classifica, ti aveva stretto forte a se urlandoti che eri il migliore.

« Sì...è che credevo di non aver detto abbastanza, no? » cercò di farsi ragione, ma eri più che sicuro che non fosse questo l'argomento principale.

« Nikole. » dicesti il suo nome con aria seria, lei ti guardò perdendosi nei tuoi occhi marroni come amava fare sempre.

« Dimmi. » ti rispose con un sorriso, ma non ti saresti lasciato ammaliare, non quella volta.

« Devi dirmi qualcosa d'importante, vero? »

Quella domanda la fece trasalire, tu non ti saresti aspettato che subito dopo avrebbe cominciato a ridere nervosa, guardandoti con gli occhi lucidi.

« Dipende, tu credi che io sia importante per te? » ti chiese con un sorriso amaro, tu non potesti fare a meno che annuire, e confermare con vari sì la sua domanda.

« Beh...io Light- » ti alzasti di scatto e le posasti il dito sulle labbra, per qualche strano motivo sentivi di non doverla lasciar parlare.

Anche lei si mise in piedi, sembrava trattenere le lacrime a stento.

Eravate vicini, e ti piaceva poter sentire il suo respiro sulla tua pelle. Odiavi però vederla con le lacrime agli occhi.

Ti guardò ancora per qualche istante, scoppiando poi a piangere, non riuscendo quindi a trattenersi.

Ti strinse la camicia bianca leggera sulla tua schiena, sentivi che s'inumidiva sempre di più, mentre le sue lacrime scorrevano libere su di essa.

L'abbracciasti forte, senza sentire nemmeno un suo solo lamento, solo qualche singhiozzo.

Non sopportavi quando si tratteneva solo per non rendersi ridicola davanti ai tuoi occhi, ma per te non lo era mai stata.

Sorridesti, e l'allontanasti poco da te per baciarla.

Chiudesti gli occhi, ignorando tutto il resto.

Probabilmente le sue lacrime si erano mischiate alla saliva, ma non t'importava.

Volevi solo stare al suo fianco, stringerla forte a te, sentire che c'era.

Il suo petto premeva contro il tuo, potevi addirittura sentire la cravatta rossa sulla camicia bianca, t'infastidiva.

Avevi molto caldo, forse perché ce n'era realmente, o forse perché lo stare con lei te lo provocava.

Come se ci avessi riflettuto chissà per quanto tempo, solo dopo un po' cercasti il bottone della sua camicia, e cominciasti a sbottonarla con non troppa velocità, fino a che non ti rimasero solo le maniche da levarle.

Le mettesti però le mani sullo stomaco, lei sembrò rabbrividire al tuo tocco, ma si lasciò andare allargando anche le braccia, ed a quel punto avesti la possibilità di levarle la camicia.

Lei allontanò le labbra dalle tue, ma le raggiungesti quasi subito, spingendola indietro.

Ripeté la stessa cosa fino a che tu non prendesti in mano la situazione, voltandola dall'altra parte e spingendola sul letto, lei sgranò gli occhi.

Te n'eri accorto perché anche tu li avevi aperti, come se volessi assicurarti che fosse lei.

La lasciasti per qualche istante, rimanendo quindi sospeso su di lei con le mani poggiate sulle coperte.

« Scusa...io non volevo- »

Prese la tua testa e la avvicinò alla sua essendo per la prima volta lei a baciarti, arrossendo come un peperone.

Era così dolce a volte, l'amavi perché lo era.

L'amavi, perché mentre ti sbottonava la camicia sembrava tanto impacciata ed inesperta.

L'amavi, perché ogni tanto staccava le labbra dalle tue come a volerti attirare a sé.

L'amavi perché era lei.

 

L'avevi salutata dandole un ultimo bacio sulla soglia della porta, eravate ufficialmente fidanzati finalmente, e stranamente non ti eri sentito in colpa di averle tolto l'innocenza che la rappresentava.

Ricordasti le parole che aveva dedicato a quel ragazzo che amava, cioè che non si sarebbe mai innamorata di un'altra persona che non fosse stata lui.

Ed avevi avuto la fortuna di essere tu quel ragazzo.

Ricordavi quella sera ad una festa, quando avevate litigato.

Non avresti nemmeno voluto essere lì, ma avevi paura che lei potesse combinare qualcosa.

Avevate litigato davanti a tutti, ed uno stupido ragazzo si era approfittato della sua debolezza per provarci con lei, che non se n'era nemmeno accorta.

Aveva accettato il suo passaggio sul motore, e tu eri preoccupato per questo.

Le avevi parlato, ed avevate chiarito, ma lei ce l'aveva ancora un po' con te, e non voleva rifiutare più quel passaggio.

Come le avevi detto, eri innamorato di lei proprio perché buona e cara com'era...non le mancava essere dispettosa.

Per fortuna non accadde nulla, e la stessa notte quando la chiamasti, lei ti rispose con la voce assonnata, e ti salutò con un silenzioso “ti voglio bene”, che non era altro che un camuffamento per un “ti amo”.

Ora che ci pensavi, non le avevi mai detto quelle due brevi parole, ma non importava, la prossima volta che vi sareste visti glielo avresti detto.

Quella stessa notte però, fu lei a precederti, superando probabilmente la timidezza ed inviandoti un messaggio.

-Ti amo.-

Sorridesti, ma non decidesti di rispondere, dovevi dirglielo di persona, o non avrebbe avuto senso.

Il giorno dopo provasti a chiamarla, ma rispondeva sempre la segreteria telefonica.

Le inviasti vari messaggi, ma nulla.

Per tre giorni di fila provasti ogni ora a farle una telefonata, ma il risultato era sempre lo stesso.

Il giorno dopo andasti a casa sua, trovandola chiusa, con le tende sbarrate e nessuno all'interno.

Era come se un vuoto dentro di te avesse preso il sopravvento, ma non ti arrendesti.

Aspettasti con frenesia che cominciasse la scuola, contando in mente dal calendario ogni singolo giorno che mancava.

Un po' speravi che lei ti avrebbe contattato, ma nulla.

Che si fosse trasferita in un'altra casa, ed era troppo impegnata per risponderti?

A te sarebbe bastato un solo secondo, ma ti appoggiasti a quella scusa, nonostante sapessi che era troppo semplice e stupida per essere quella vera.

Iniziò la scuola, lei non c'era.

Accanto a te la sedia era sempre vuota, e sentivi il bisogno di averla accanto, non potevi continuare così, no di certo.

Poi quel giorno, durante la ricreazione, dei ragazzi ti chiesero di lei, ma tu non sapesti rispondere, però fu una ragazza a parlare.

Si sedette al suo posto, avresti voluto fulminarla con lo sguardo per questo.

« Strano che non te l'ha detto, proprio a te che eri il suo migliore amico... »

Perché eri? Cosa voleva dire?

« È dovuta partire per Los Angeles, ed il biglietto comprato era solo per l'andata. »
Quelle parole furono come una martellata per te, ma rimanesti in silenzio, perché qualsiasi parola avresti detto sarebbe stata inutile.

Non pensasti ad altro in quel giorno, ma quando tornasti a casa ti chiudesti in camera tua, e rimanesti fermo davanti alla porta, ignorando il buio che ti circondava.

Prendesti svelto il cellulare e componesti il suo numero.

Pregasti Dio che rispondesse, anche solo per quella volta, anche solo per pochi minuti.

Lo squillo cessò, e trasalisti con le lacrime agli occhi.

Lei non aveva parlato, non una sola parola.

Sentivi solo il suo respiro affannoso, e subito dopo dei singhiozzi.

Stava piangendo.

Sobbalzasti.

« Nikole non piangere! Giurami che non piangerai mai più, non farlo se mi ami veramente! » urlasti con la voce rotta dal pianto, nonostante ancora nessuna lacrima ti era caduta.

« Ti amo. » disse lei con la voce forse un po' sollevata, ma piena di amarezza.

« Anch'io. » rispondesti, ma non bastò « Anch'io ti amo. »

Si chiuse la telefonata, e guardasti il tuo cellulare, senza vedere il tuo volto riflesso sul display illuminato.

La luce si spense, e vedesti che una lacrima ti era scappata.

Ma non ti eri accorto, che le tue gote erano umide, e non era così da quando eri ragazzino, e ti sbucciavi le ginocchia per giocare a tennis.

I giorni passarono, ma tu non dimenticasti quella ragazza, che con un solo sorriso era capace di cambiarti il morale.

Pensasti un'ultima volta a lei quella mattina, e ti facesti una promessa.

Non m'innamorerò di nessun'altra persona che non sia tu, Nikole.”

E pronunciando quelle ultime parole nella tua mente, vedesti qualcosa cadere fuori dalla finestra, qualcosa che attirò la tua attenzione, e ti cambiò la vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell'autricediabetica: Eccomi qua, naturalmente chi era la sdolcinata che poteva scrivere qualcosa di così diabetico? Matt_Kun ovviamente! E chi se no?
Comincio col parlarvi di cose serie, il resto lo lascio a dopo.
Come avete capito si tratta di qualcosa che è accaduto prima del Death Note, e quindi della fantastica storia che noi tutti conosciamo. Una sera ho solo provato a chiedermi “Perché Light sembra essere così distaccato dalle ragazze in generale?” e mi sono risposta pensando “Che ci fosse qualcun altro prima?” dato che non sono una yaoista, e che l'ipotesi che sia asessuato è solo una battuta per me.
Ovviamente, non potevo non usare la mia cara Nikole, personaggio che interpreto in un personale GDR (gioco di ruolo) con la mia migliore amica.
Se v'interessa sapere qualcosa sulla VERA lei, allora nelle recensioni che mi lascerete (apro una piccola parentesi: vi prego di lasciarmi delle recensioni, ne ho bisogno per sapere dove devo migliorare, cosa c'è da sistemare, e avere anche un vostro parere sul contesto, quindi chiedo recensioni sincere C:) chiedetemi di lei e vi sintetizzerò la sua storia nel prossimo angolo dell'autrice che sarà nel secondo ed ultimo capitolo.
Per quanto riguarda l'uso della seconda persona, non so perché ma m'ispirava molto il fatto di narrare in questo modo l'intero capitolo, m'interesserebbe sapere se voi avreste preferito un altro genere di persona o se così va bene :) A presto, e mi raccomando di darmi una vostra opinione!
Matt_Kun

  
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