YOU ARE MY SUNSHINE
CAPITOLO OTTO
In
quelle ultime due settimane Blake era venuto
praticamente tutti i giorni a casa di Tyler, mattina, pomeriggio, sera,
poco
importava quando, tutte le volte che aveva del tempo libero, dopo il
lavoro e se
non doveva fare niente di importante, veniva a trovarlo e si mettevano
sempre
sul letto del moro a leggere il libro.
E stavano lì come minimo per un paio di ore, durante le
quali il rossino
riusciva a leggergli anche cinquanta pagine, mentre l’altro
stava ad ascoltarlo
sempre attento, preso sia dalla storia che dalla voce tranquilla e
pacata
dell’amico.
E dopo la lettura, capitava anche che uscissero a fare un giro, una
passeggiata
fino a qualche bar e un paio di volte era capitato pure che Blake si
fermasse a
cenare insieme a Tyler e Kelly.
Anche
quel pomeriggio, mentre il sole fuori
splendeva parecchio e faceva abbastanza caldo da trattenere tutti
quanti a casa
oppure da farli correre al mare, i due ragazzi se ne stavano nella
stanza del
moro, sdraiati sul letto, Blake a pancia in giù col sesto
libro della saga di Connor
Ramsey stretto tra le mani e Tyler disteso a pancia in su, le braccia
sotto la
testa e gli occhi chiusi come se dormisse, anche se in
realtà ascoltava.
Ad
un tratto, però, arrivato ad un punto, Blake
spostò un attimo lo sguardo dal libro e lo posò
sul ragazzo accanto a lui. E
rimase a fissarlo, con un sorrisetto e un’espressione
sognanti, soddisfacendo i
suoi occhi che forse non si sarebbero mai abituati alla sua bellezza.
Le gambe
lunghe che arrivavano fin quasi in fondo al letto, coperti da un paio
di jeans
scuri, la maglietta leggermente scollata che lasciava intravedere
qualche pettorale
e che scopriva le braccia forti, una mano poggiata sulla pancia che si
sollevava
e abbassava al ritmo del respiro, il viso dall’espressione
dura, le labbra
piene e morbide e il naso un po’ all’in su e alcune
ciocche di capelli che gli
scivolavano sugli occhi chiusi.
“Perché
ti sei fermato?” chiese improvvisamente
proprio il moro, senza aprire gli occhi né spostare un
muscolo. Probabilmente
aveva notato che Blake aveva smesso di leggere da un po’, ma
di certo non si
era accorto che l’aveva fatto per poter ammirare lui.
Il
rossino, dal canto suo, non disse niente,
sembrava essere talmente incantato che non si rendeva nemmeno conto di
dove si
trovasse, né che stesse facendo.
Si sollevò sulle ginocchia, si avvicinò al viso
di Tyler e, senza neanche
pensare alle conseguenze, probabilmente non era nemmeno del tutto
cosciente di
quello che stava per fare, posò le sue labbra sopra quelle
dell’altro,
catturandole in un bacio che non era assolutamente niente di
pretenzioso, ma
che fece per un attimo dimenticare a tutti e due dove si trovassero,
soprattutto a Blake.
Tyler, però, non lo respinse, forse era stato talmente colto
alla sprovvista
che non riusciva neanche a farlo o forse non aveva ben capito che
cos’era
successo.
Quando
poi Blake si staccò, restò a guardare
l’altro
dritto negli occhi azzurri che in quel momento erano spalancati, forse
per la
sorpresa.
Soltanto in quel momento si rese conto di quello che aveva
effettivamente fatto
e avvampò immediatamente di vergogna. Se avesse potuto, in
quel momento si
sarebbe scavato una fossa da solo e si sarebbe seppellito per uscirci
soltanto
fra qualche anno.
“Tyler,
io… io”. Iniziò il ragazzo, non sapendo
bene
né che dire né che fare. “Io devo
andare”. Concluse infine, con la cosa che gli
sembrava più ovvia. Si alzò frettolosamente dal
letto e si diresse alla porta.
“Blake!
Aspetta!” cercò di fermarlo l’altro,
messosi
seduto.
“Non
posso, Tyler, sul serio devo andare. Mi
dispiace”. E lanciando un’ultima occhiata ai suoi
occhi azzurri pieni di
confusione, uscì dalla stanza, chiedendosi pure lui se quel mi dispiace era per il fatto che se ne
doveva andare o per il bacio.
Forse
scappare a quel modo lasciando l’altro nella
confusione più totale non era stata una buona idea,
però… però doveva ammettere
che in quel momento non avrebbe avuto il coraggio di affrontarlo e fare
finta
di niente sarebbe stato ancora peggio.
In quel momento troppe cose gli vorticavano nella testa ed era troppo
agitato
per poter dire qualche cosa di sensato.
***
“Blake!
Ti vuoi dare una calmata?!” sbottò Lucy, ad
un tratto, perdendo tutta la sua pazienza. E se qualcuno riusciva a far
perdere
la pazienza alla calma e tranquilla Lucy, allora era veramente un caso
disperato.
Erano quattro giorni che Blake non faceva altro che piangersi addosso e
ripetersi quanto era stupido e tonto.
“Ma,
Lucy, come faccio? Ho combinato un casino
madornale!” Blake sbatté la testa contro il tavolo
e se la coprì con le
braccia.
“Be’,
l’hai solo baciato”.
“E
ti par poco?”
“Non
mi sembra che tu abbia commesso un reato
grave”.
Blake
sospirò pesantemente, forse presto si sarebbe
messo anche a piangere, mentre Lucy e Ken si sedevano accanto a lui,
uno da una
parte e l’altro dall’altra.
“Ascolta”.
Iniziò Ken, allora. “Sono già passati
quattro giorni e magari lui se ne è pure
dimenticato…”.
“Non
credo”. Lo contraddisse Blake con tono
sconsolato e rassegnato.
“Comunque
sia…”. Continuò a quel punto Lucy.
“Sono
passati quattro giorni senza che vi siate più sentiti e non
credi che si meriti
almeno una spiegazione?”
“E
che dovrei dirgli?”
“A
questo punto digli la verità. Digli che sei
innamorato di lui”. concluse Kenny.
“Ma
non posso! Rovinerei la nostra amicizia se gli
dicessi una cosa del genere. A lui non piacciono i maschi, tanto meno
gli
piaccio io”. Il rossino sembrava sempre più
disperato.
“E
cosa ne sai?!” provò a farlo ragionare
l’amica.
“Hai detto che non ti ha respinto. Magari il bacio gli
è piaciuto e di sicuro
questo non lo potrà ignorare”.
“Tu
dici?”
“Sì,
tesoro. Dovresti parlargli, chiarire la
situazione. Al limite, se lui non prova niente per te, potrete comunque
continuare ad essere amici. Sono sicura che col tempo la cotta per lui
ti
passerà”.
“Io
non credo. Lui è… lui è diverso da
tutti gli
altri con cui sono stato. È così… non
lo so, però… non mi piace solo perché
è
bello. Sento che in lui c’è molto di
più di quello che cerca di far apparire e…
vorrei conoscerlo, io vorrei che lui fosse mio”.
Lucy
gli sorrise teneramente e Ken gli spettinò i
capelli. Blake era proprio innamorato perso.
***
Tyler
si alzò lentamente dal letto e si trascinò
alla finestra per prendere un po’ d’aria.
Non
riusciva a dormire quella notte, anzi, erano già
circa quattro notti che non riusciva a dormire e quattro giorni che non
vedeva
e non sentiva Blake. Persino sua madre si era accorta che il ragazzo
era
sparito, ormai veniva talmente spesso a casa loro che era diventato
quasi uno di
famiglia. Quando, poi, gli aveva chiesto che fine avesse fatto, lui
aveva
dissimulato solo con un “Sarà
impegnato”.
E
in tutto quel tempo Tyler non aveva fatto altro
che pensare a lui e a quel bacio che si erano scambiati.
Perché sì, se lo erano
scambiati: Blake aveva preso l’iniziativa, ma lui non lo
aveva di certo
respinto e non perché fosse stato colto alla sprovvista, ma
perché non aveva
proprio voluto respingerlo. Gli aveva creato delle sensazioni
piacevoli, gli
aveva provocato brividi sulla schiena, gli aveva fatto battere forte il
cuore e
sentire le farfalle nello stomaco, il dolce sapore delle labbra di
Blake
l’aveva inebriato e, doveva ammetterlo, l’aveva
pure eccitato.
Quindi,
sì, quel bacio gli era piaciuto. E non poco.
Si
sedette sul davanzale della finestra ed inspirò
l’aria fresca dell’estate.
Aveva
un terribile bisogno di parlare con Blake, ma
non sapeva dove trovarlo né come contattarlo. Forse sarebbe
potuto andare al
locale dove lavorava.
Continuava
a pensarci in modo quasi maniacale e,
come se non bastasse, sentiva di avere bisogno di lui. E non poteva
ignorare
questi sentimenti, anche se era qualcosa di nuovo e strano per lui. Non
aveva
mai pensato che potesse essere gay, e forse non lo era, però
per Blake qualcosa
lo provava e non era semplice amicizia.
Inoltre, in qualche modo lo attraeva, l’odore della sua
pelle, per esempio, gli
era piaciuto quando lo aveva abbracciato quelle poche volte e in quel
momento
avrebbe tanto voluto trovarsi stretto fra le sue braccia. Questo doveva
pur
significare qualcosa, no?
In
realtà, poi, Blake lo aveva attratto fin
dall’inizio, per quel suo carattere così spontaneo
e sincero, allegro e
disponibile. Era un po’ l’opposto di lui e, se
n’era accorto soltanto in quegli
ultimi tempi, lo faceva stare bene come ormai non era stato
più dopo
l’incidente. Forse con lui avrebbe potuto ritrovare quella
felicità che aveva
perso.
Ma
in quel momento aveva una tale confusione in
testa che, se non riusciva a capire i propri sentimenti, figuriamoci se
avrebbe
potuto sapere che cosa voleva.
Voleva Blake, di questo ne era certo, ma… in che modo?
Amico
o amante?
***
Blake
prese un grosso respiro e si avvicinò alla
casa di Tyler.
Alla fine Lucy e Ken lo avevano convinto ad andare a parlargli, ma loro
non
potevano immaginarsi quanto coraggio gli ci era voluto.
Il
piccolo cancello di ferro era aperto, così il
ragazzo lo varcò quasi con cautela e il cuore gli
andò in gola non appena si
accorse che Tyler era proprio lì, a pochi passi da lui,
seduto sulla panchina
sotto al portico, le ginocchia piegate sul petto e i piedi scalzi, le
braccia
che circondavano le gambe e lo sguardo rivolto verso un punto di fronte
a lui
che non riusciva a vedere. Ma sembrava piuttosto triste, o forse solo
pensieroso.
Doveva anche essersi appena fatto una doccia, visto che indossava solo
dei
semplici pantaloni di una tuta e una canotta blu scuro e aveva i
capelli scuri
un po’ umidi.
Il
rossino si incamminò con passo felpato, come se
non volesse svegliare qualcuno che dormiva e raggiunse il portico,
rimanendo
sulla soglia. Tyler sembrava non averlo sentito, visto che non si mosse
né
disse niente.
“Tyler?”
lo chiamò allora, cercando di tenere la
voce il più ferma possibile.
L’altro
sobbalzò. “Blake?”
Blake
salì i due scalini che aveva davanti e fece
cigolare le scarpe sul pavimento di legno.
“Dove
sei?” gli chiese il moro, senza spostare lo
sguardo.
“Qui”.
Gli rispose l’altro, sedendosi immediatamente
sulla panchina, accanto a lui. “Ascolta, Tyler”.
Disse allora, raccogliendo
tutto il coraggio che riuscì a trovare. “Non so
che mi sia successo quando ti
ho baciato, mi sono semplicemente lasciato guidare
dall’istinto. È solo che…
che tu mi piaci e tanto, mi sei piaciuto fin dal primo momento che ti
ho
visto”. Gli prese la mano e lo guardò dritto in
viso, mentre Tyler continuò a
tenere gli occhi puntati davanti a sé. “Io sono
innamorato di te e… e ora non
so che fare. Non so che fare perché sicuramente ho rovinato
la nostra amicizia
e questo mi dispiace un sacco…”.
“Baciami!”
lo interruppe, allora, l’altro.
Blake
spalancò gli occhi. Forse non aveva capito
bene. “Che cosa?”
“Baciami”.
Ripeté Tyler, girando finalmente il volto
nella sua direzione. “Voglio che mi baci, di
nuovo”.
“Ma…”.
“Stai
zitto e baciami”.
Non
se lo fece ripetere un’altra volta. Gli prese il
viso tra le mani e lo baciò. E questa volta fu un bacio
vero, dato con la
lingua e con passione. Nessuno dei due si tirò indietro,
rimasero lì a baciarsi
finché non ebbero bisogno di riprendere fiato. E anche
allora continuarono a
coccolarsi, ad accarezzarsi, Tyler scivolò con la lingua sul
collo di Blake,
forse per assaporare meglio il suo odore, mentre Blake si spinse contro
il
corpo di Tyler cercando di averne un maggior contatto. E poi ripresero
di nuovo
a baciarsi.
Continuarono
così per un po’, finché non si
calmarono e rimasero semplicemente seduti, Tyler appoggiato al petto di
Blake e
Blake con un braccio attorno alle spalle di Tyler.
“E
adesso?” fece il rossino, interrompendo il
silenzio nel quale erano precipitati.
“E
adesso voglio soltanto godermi questo momento”.
“Ma
anche tu sei… sì, insomma, sei gay?”
“No”.
Rispose il moro in un primo impulso, ma
immediatamente dopo cercò di correggersi.
“Cioè… non lo ero prima di conoscerti.
Insomma, non lo so nemmeno io. Il fatto è che anche tu mi
piaci, credo e… non
lo so. Mi fai star bene”.
“Ma
quando mi hai baciato…”.
“Era
perché ti volevo baciare”.
“Ma
noi adesso siamo… cioè… stiamo
insieme?”
“Se
tu lo vuoi sì”.
“E
tu lo vuoi?”
“Be’…
perché no?”
Blake
sorrise felice e diede un altro bacio a Tyler.
Questi si lasciò andare contro di lui, rilassato e con una
piacevole sensazione
addosso.
Non aveva idea di come le cose sarebbero andate da lì in
poi, non sapeva se
tutta quella storia aveva un senso o se avrebbe avuto un futuro, per le
coppie
omosessuali non era mai facile, ma… in quel momento tutti
quei se e quei ma
non gli interessavano. Sapeva solo che stava bene e che Blake
era ciò che voleva.
E questo gli bastava.
Al
diavolo tutto il
resto.
MILLY’S
SPACE
Eccovi
un nuovo aggiornamento, finché ho tempo ne
approfitto ^^
Sono
però un po’ delusa, insomma, neanche un recensione
:
( mi rendete triste, ragazzi. Almeno le foto potevate commentarle o
quantomeno
mettere mi piace.
Le recensioni servono molto, sapete? U.U
Va
be’, non sto a rompervi tanto.
Vi
rinvito a mettere mi piace alla mia pagina facebook e
se avete tempo e voglia date un’occhiata al nuovo forum che
ho creato: http://111.forumcommunity.net/
Baci
: )
M.