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Autore: millyray    24/11/2012    2 recensioni
Kelly, insieme al figlio diciassettenne Tyler, decide di trasferirsi a Miami, lasciandosi alle spalle la loro vecchia casa nell'Indiana, tutto ciò che avevano costruito e, soprattutto, le loro vecchie vite.
Hanno bisogno di ricominciare da capo, da un nuovo punto di partenza dopo che le loro vite si sono improvvisamente incrinate, specialmente quella di Tyler a cui la vita ha deciso di togliere molte cose e che, per questo, non riesce più a trovare un motivo per sorridere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YOU ARE MY SUNSHINE

CAPITOLO OTTO

In quelle ultime due settimane Blake era venuto praticamente tutti i giorni a casa di Tyler, mattina, pomeriggio, sera, poco importava quando, tutte le volte che aveva del tempo libero, dopo il lavoro e se non doveva fare niente di importante, veniva a trovarlo e si mettevano sempre sul letto del moro a leggere il libro.
E stavano lì come minimo per un paio di ore, durante le quali il rossino riusciva a leggergli anche cinquanta pagine, mentre l’altro stava ad ascoltarlo sempre attento, preso sia dalla storia che dalla voce tranquilla e pacata dell’amico.
E dopo la lettura, capitava anche che uscissero a fare un giro, una passeggiata fino a qualche bar e un paio di volte era capitato pure che Blake si fermasse a cenare insieme a Tyler e Kelly.

Anche quel pomeriggio, mentre il sole fuori splendeva parecchio e faceva abbastanza caldo da trattenere tutti quanti a casa oppure da farli correre al mare, i due ragazzi se ne stavano nella stanza del moro, sdraiati sul letto, Blake a pancia in giù col sesto libro della saga di Connor Ramsey stretto tra le mani e Tyler disteso a pancia in su, le braccia sotto la testa e gli occhi chiusi come se dormisse, anche se in realtà ascoltava.

Ad un tratto, però, arrivato ad un punto, Blake spostò un attimo lo sguardo dal libro e lo posò sul ragazzo accanto a lui. E rimase a fissarlo, con un sorrisetto e un’espressione sognanti, soddisfacendo i suoi occhi che forse non si sarebbero mai abituati alla sua bellezza. Le gambe lunghe che arrivavano fin quasi in fondo al letto, coperti da un paio di jeans scuri, la maglietta leggermente scollata che lasciava intravedere qualche pettorale e che scopriva le braccia forti, una mano poggiata sulla pancia che si sollevava e abbassava al ritmo del respiro, il viso dall’espressione dura, le labbra piene e morbide e il naso un po’ all’in su e alcune ciocche di capelli che gli scivolavano sugli occhi chiusi.

“Perché ti sei fermato?” chiese improvvisamente proprio il moro, senza aprire gli occhi né spostare un muscolo. Probabilmente aveva notato che Blake aveva smesso di leggere da un po’, ma di certo non si era accorto che l’aveva fatto per poter ammirare lui.

Il rossino, dal canto suo, non disse niente, sembrava essere talmente incantato che non si rendeva nemmeno conto di dove si trovasse, né che stesse facendo.
Si sollevò sulle ginocchia, si avvicinò al viso di Tyler e, senza neanche pensare alle conseguenze, probabilmente non era nemmeno del tutto cosciente di quello che stava per fare, posò le sue labbra sopra quelle dell’altro, catturandole in un bacio che non era assolutamente niente di pretenzioso, ma che fece per un attimo dimenticare a tutti e due dove si trovassero, soprattutto a Blake.
Tyler, però, non lo respinse, forse era stato talmente colto alla sprovvista che non riusciva neanche a farlo o forse non aveva ben capito che cos’era successo.

Quando poi Blake si staccò, restò a guardare l’altro dritto negli occhi azzurri che in quel momento erano spalancati, forse per la sorpresa.
Soltanto in quel momento si rese conto di quello che aveva effettivamente fatto e avvampò immediatamente di vergogna. Se avesse potuto, in quel momento si sarebbe scavato una fossa da solo e si sarebbe seppellito per uscirci soltanto fra qualche anno.

“Tyler, io… io”. Iniziò il ragazzo, non sapendo bene né che dire né che fare. “Io devo andare”. Concluse infine, con la cosa che gli sembrava più ovvia. Si alzò frettolosamente dal letto e si diresse alla porta.

“Blake! Aspetta!” cercò di fermarlo l’altro, messosi seduto.

“Non posso, Tyler, sul serio devo andare. Mi dispiace”. E lanciando un’ultima occhiata ai suoi occhi azzurri pieni di confusione, uscì dalla stanza, chiedendosi pure lui se quel mi dispiace era per il fatto che se ne doveva andare o per il bacio.

Forse scappare a quel modo lasciando l’altro nella confusione più totale non era stata una buona idea, però… però doveva ammettere che in quel momento non avrebbe avuto il coraggio di affrontarlo e fare finta di niente sarebbe stato ancora peggio.
In quel momento troppe cose gli vorticavano nella testa ed era troppo agitato per poter dire qualche cosa di sensato.

***

“Blake! Ti vuoi dare una calmata?!” sbottò Lucy, ad un tratto, perdendo tutta la sua pazienza. E se qualcuno riusciva a far perdere la pazienza alla calma e tranquilla Lucy, allora era veramente un caso disperato.
Erano quattro giorni che Blake non faceva altro che piangersi addosso e ripetersi quanto era stupido e tonto.

“Ma, Lucy, come faccio? Ho combinato un casino madornale!” Blake sbatté la testa contro il tavolo e se la coprì con le braccia.

“Be’, l’hai solo baciato”.

“E ti par poco?”

“Non mi sembra che tu abbia commesso un reato grave”.

Blake sospirò pesantemente, forse presto si sarebbe messo anche a piangere, mentre Lucy e Ken si sedevano accanto a lui, uno da una parte e l’altro dall’altra.

“Ascolta”. Iniziò Ken, allora. “Sono già passati quattro giorni e magari lui se ne è pure dimenticato…”.

“Non credo”. Lo contraddisse Blake con tono sconsolato e rassegnato.

“Comunque sia…”. Continuò a quel punto Lucy. “Sono passati quattro giorni senza che vi siate più sentiti e non credi che si meriti almeno una spiegazione?”

“E che dovrei dirgli?”

“A questo punto digli la verità. Digli che sei innamorato di lui”. concluse Kenny.

“Ma non posso! Rovinerei la nostra amicizia se gli dicessi una cosa del genere. A lui non piacciono i maschi, tanto meno gli piaccio io”. Il rossino sembrava sempre più disperato.

“E cosa ne sai?!” provò a farlo ragionare l’amica. “Hai detto che non ti ha respinto. Magari il bacio gli è piaciuto e di sicuro questo non lo potrà ignorare”.

“Tu dici?”

“Sì, tesoro. Dovresti parlargli, chiarire la situazione. Al limite, se lui non prova niente per te, potrete comunque continuare ad essere amici. Sono sicura che col tempo la cotta per lui ti passerà”.

“Io non credo. Lui è… lui è diverso da tutti gli altri con cui sono stato. È così… non lo so, però… non mi piace solo perché è bello. Sento che in lui c’è molto di più di quello che cerca di far apparire e… vorrei conoscerlo, io vorrei che lui fosse mio”.

Lucy gli sorrise teneramente e Ken gli spettinò i capelli. Blake era proprio innamorato perso.

***

Tyler si alzò lentamente dal letto e si trascinò alla finestra per prendere un po’ d’aria.

Non riusciva a dormire quella notte, anzi, erano già circa quattro notti che non riusciva a dormire e quattro giorni che non vedeva e non sentiva Blake. Persino sua madre si era accorta che il ragazzo era sparito, ormai veniva talmente spesso a casa loro che era diventato quasi uno di famiglia. Quando, poi, gli aveva chiesto che fine avesse fatto, lui aveva dissimulato solo con un “Sarà impegnato”.

E in tutto quel tempo Tyler non aveva fatto altro che pensare a lui e a quel bacio che si erano scambiati. Perché sì, se lo erano scambiati: Blake aveva preso l’iniziativa, ma lui non lo aveva di certo respinto e non perché fosse stato colto alla sprovvista, ma perché non aveva proprio voluto respingerlo. Gli aveva creato delle sensazioni piacevoli, gli aveva provocato brividi sulla schiena, gli aveva fatto battere forte il cuore e sentire le farfalle nello stomaco, il dolce sapore delle labbra di Blake l’aveva inebriato e, doveva ammetterlo, l’aveva pure eccitato.

Quindi, sì, quel bacio gli era piaciuto. E non poco.

Si sedette sul davanzale della finestra ed inspirò l’aria fresca dell’estate.

Aveva un terribile bisogno di parlare con Blake, ma non sapeva dove trovarlo né come contattarlo. Forse sarebbe potuto andare al locale dove lavorava.

Continuava a pensarci in modo quasi maniacale e, come se non bastasse, sentiva di avere bisogno di lui. E non poteva ignorare questi sentimenti, anche se era qualcosa di nuovo e strano per lui. Non aveva mai pensato che potesse essere gay, e forse non lo era, però per Blake qualcosa lo provava e non era semplice amicizia.
Inoltre, in qualche modo lo attraeva, l’odore della sua pelle, per esempio, gli era piaciuto quando lo aveva abbracciato quelle poche volte e in quel momento avrebbe tanto voluto trovarsi stretto fra le sue braccia. Questo doveva pur significare qualcosa, no?

In realtà, poi, Blake lo aveva attratto fin dall’inizio, per quel suo carattere così spontaneo e sincero, allegro e disponibile. Era un po’ l’opposto di lui e, se n’era accorto soltanto in quegli ultimi tempi, lo faceva stare bene come ormai non era stato più dopo l’incidente. Forse con lui avrebbe potuto ritrovare quella felicità che aveva perso.

Ma in quel momento aveva una tale confusione in testa che, se non riusciva a capire i propri sentimenti, figuriamoci se avrebbe potuto sapere che cosa voleva.
Voleva Blake, di questo ne era certo, ma… in che modo?

Amico o amante?

***

Blake prese un grosso respiro e si avvicinò alla casa di Tyler.
Alla fine Lucy e Ken lo avevano convinto ad andare a parlargli, ma loro non potevano immaginarsi quanto coraggio gli ci era voluto.

Il piccolo cancello di ferro era aperto, così il ragazzo lo varcò quasi con cautela e il cuore gli andò in gola non appena si accorse che Tyler era proprio lì, a pochi passi da lui, seduto sulla panchina sotto al portico, le ginocchia piegate sul petto e i piedi scalzi, le braccia che circondavano le gambe e lo sguardo rivolto verso un punto di fronte a lui che non riusciva a vedere. Ma sembrava piuttosto triste, o forse solo pensieroso.
Doveva anche essersi appena fatto una doccia, visto che indossava solo dei semplici pantaloni di una tuta e una canotta blu scuro e aveva i capelli scuri un po’ umidi.

Il rossino si incamminò con passo felpato, come se non volesse svegliare qualcuno che dormiva e raggiunse il portico, rimanendo sulla soglia. Tyler sembrava non averlo sentito, visto che non si mosse né disse niente.

“Tyler?” lo chiamò allora, cercando di tenere la voce il più ferma possibile.

L’altro sobbalzò. “Blake?”

Blake salì i due scalini che aveva davanti e fece cigolare le scarpe sul pavimento di legno.

“Dove sei?” gli chiese il moro, senza spostare lo sguardo.

“Qui”. Gli rispose l’altro, sedendosi immediatamente sulla panchina, accanto a lui. “Ascolta, Tyler”. Disse allora, raccogliendo tutto il coraggio che riuscì a trovare. “Non so che mi sia successo quando ti ho baciato, mi sono semplicemente lasciato guidare dall’istinto. È solo che… che tu mi piaci e tanto, mi sei piaciuto fin dal primo momento che ti ho visto”. Gli prese la mano e lo guardò dritto in viso, mentre Tyler continuò a tenere gli occhi puntati davanti a sé. “Io sono innamorato di te e… e ora non so che fare. Non so che fare perché sicuramente ho rovinato la nostra amicizia e questo mi dispiace un sacco…”.

“Baciami!” lo interruppe, allora, l’altro.

Blake spalancò gli occhi. Forse non aveva capito bene. “Che cosa?”

“Baciami”. Ripeté Tyler, girando finalmente il volto nella sua direzione. “Voglio che mi baci, di nuovo”.

“Ma…”.

“Stai zitto e baciami”.

Non se lo fece ripetere un’altra volta. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò. E questa volta fu un bacio vero, dato con la lingua e con passione. Nessuno dei due si tirò indietro, rimasero lì a baciarsi finché non ebbero bisogno di riprendere fiato. E anche allora continuarono a coccolarsi, ad accarezzarsi, Tyler scivolò con la lingua sul collo di Blake, forse per assaporare meglio il suo odore, mentre Blake si spinse contro il corpo di Tyler cercando di averne un maggior contatto. E poi ripresero di nuovo a baciarsi.

Continuarono così per un po’, finché non si calmarono e rimasero semplicemente seduti, Tyler appoggiato al petto di Blake e Blake con un braccio attorno alle spalle di Tyler.

“E adesso?” fece il rossino, interrompendo il silenzio nel quale erano precipitati.

“E adesso voglio soltanto godermi questo momento”.

“Ma anche tu sei… sì, insomma, sei gay?”

“No”. Rispose il moro in un primo impulso, ma immediatamente dopo cercò di correggersi. “Cioè… non lo ero prima di conoscerti. Insomma, non lo so nemmeno io. Il fatto è che anche tu mi piaci, credo e… non lo so. Mi fai star bene”.

“Ma quando mi hai baciato…”.

“Era perché ti volevo baciare”.

“Ma noi adesso siamo… cioè… stiamo insieme?”

“Se tu lo vuoi sì”.

“E tu lo vuoi?”

“Be’… perché no?”

Blake sorrise felice e diede un altro bacio a Tyler. Questi si lasciò andare contro di lui, rilassato e con una piacevole sensazione addosso.
Non aveva idea di come le cose sarebbero andate da lì in poi, non sapeva se tutta quella storia aveva un senso o se avrebbe avuto un futuro, per le coppie omosessuali non era mai facile, ma… in quel momento tutti quei se e quei ma non gli interessavano. Sapeva solo che stava bene e che Blake era ciò che voleva.
E questo gli bastava.

Al diavolo tutto il resto.

 

 

MILLY’S SPACE

Eccovi un nuovo aggiornamento, finché ho tempo ne approfitto ^^

Sono però un po’ delusa, insomma, neanche un recensione : ( mi rendete triste, ragazzi. Almeno le foto potevate commentarle o quantomeno mettere mi piace.
Le recensioni servono molto, sapete? U.U

Va be’, non sto a rompervi tanto.

Vi rinvito a mettere mi piace alla mia pagina facebook e se avete tempo e voglia date un’occhiata al nuovo forum che ho creato: http://111.forumcommunity.net/

Baci : )

M.

  
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