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Autore: Caster_Gamer    25/11/2012    1 recensioni
Questa breve storia di due capitoli, che io definisco come "L'Inizio" e "La Fine", parla di una persona importante per Light, ed è un'esempio di risposta alla domanda "Perché Light sembra essere così distaccato dalle ragazze in generale?".
Ricordavi ancora il primo giorno che era entrata in classe, ogni suo passo era timido ed insicuro, come se avesse paura di qualcosa.
Con gli occhi grigi aveva cercato un posto libero tra tutti i banchi già occupati, dov'erano però posati ancora solo gli zaini.
La guardasti negli occhi, e lei ricambiò il tuo sguardo accorgendosi della sedia libera accanto alla tua.

[...]
Il cellulare squillò nella tua tasca, e quando guardasti il nome del mittente sobbalzasti.
Non ti saresti mai aspettata di rivedere quel nome, nonostante pensassi a quella persona ogni notte prima di addormentarti, perché ormai erano passati anni dall'ultima volta che ti aveva chiamato.
Eppure, nonostante tu non ti aspettassi di poter sentire ancora la sua voce, non avevi cancellato quel nome dalla rubrica.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Light/Raito, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Light.

Eri appena tornata a casa dopo una lunga giornata di lavoro, ormai non sentivi più la stanchezza che all'inizio ti pesava non poco.

Ti buttasti sul divano lasciando cadere la borsa a terra, fissasti il soffitto, chiedendoti perché non c'era nessuno ad aspettarti quando ritornavi a casa.

Poi ricordasti che l'unica persona che avresti voluto fosse con te, era lontano chilometri da casa tua, e non ci avevi più parlato da qualche anno.

Come avevi soltanto potuto farti quella domanda?

Pensavi a lui ogni giorno, come se fosse l'unica cosa che ti facesse andare avanti ormai.

Sorridesti amaramente, ricordando le ultime parole che gli avevi sentito dire.

Erano state come una spinta per te, finalmente avresti smesso di piangere ogni ora facendo gonfiare gli occhi, perché glielo avevi giurato.

Eri andata in Giappone grazie all'aiuto di una brava donna che ti aveva trovato per strada, a scappare da degli “amici” di tua madre che era morta davanti ai tuoi occhi.

Con fatica le avevi raccontato la tua situazione, tremando dal freddo con una tazza di cioccolata calda in mano.

Lei aveva capito che tenerti con sé non avrebbe portato molta sicurezza, ma di certo non poteva lasciare una ragazza in mano a dei maniaci spacciatori.

Ti mandò a vivere in Giappone nella casa di proprietà che le era appartenuta tempo fa quando lei e suo marito ci abitavano insieme ai figli, ti avrebbe spedito i soldi per sfamarti e per pagare acqua e luce per posta, ed in effetti così aveva fatto.

Ti aveva anche iscritto a scuola, e fu lì che lo incontrasti.

Entrata in classe, ti accorgesti che l'unico posto libero era quello accanto a lui, e ti sedesti allontanandoti per non infastidirlo o altro.

Avevi paura di essere odiata dai tuoi compagni, paura che ti avessero preso in giro.

Tutti ti guardavano e bisbigliavano pareri fra di loro, odiavi essere al centro dell'attenzione.

Ti vergognavi per la gonna che ti arrivava fino alle ginocchia, nascondevi infatti le tue gambe sotto al banco.

Credevi che il ragazzo accanto a te ti avrebbe etichettato per persona strana, finché non ti fece un sorriso.

« Come ti chiami? » ti aveva chiesto.

Lo guardasti e rispondesti intimorita.

Nei suoi occhi avevi trovato sicurezza e un aiuto, forse lui sarebbe stato tuo amico.

In effetti diventaste buoni compagni, tu gli volevi bene, e lui ne voleva a te.

Però...era davvero questo il sentimento che provavi nei suoi confronti?

No, tu l'amavi.

Cacciasti via quel pensiero sin dal primo momento, ma ogni giorno che passava ti rendevi conto che non potevi far finta di niente, non potevi negarlo a te stessa.

Ne parlasti con lui, non facendo il suo nome, ma disse che non dovevi assolutamente dirglielo, però quando ti facesti coraggio, capisti che la sua era solo gelosia, perché ricambiava i tuoi sentimenti.

Nonostante entrambi sapevate ciò che provavate l'uno per l'altra, faceste finta di niente continuando ad essere migliori amici, ma non durò per molto.

E così, dopo varie volte in cui avevate ignorato i vostri sentimenti, alla fine cedeste, ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di chiedere “Siamo fidanzati?”.

Poi ti arrivò la notizia da Los Angeles.

La brava donna che ti aveva aiutato era morta, droga diceva la polizia.

Ma tu sapevi perfettamente che lei non avrebbe mai ingerito o inalato quelle sostanze, perché una delle sue figlie era morta proprio per questo.

Lo raccontasti alla tua amica, nonché compagna di classe. Le avevi chiesto di non dire niente a nessuno di tutto ciò, e lei non l'avrebbe fatto, ne eri sicura.

Ti mancava solo di dirlo a lui, ma proprio mentre stavi per farlo, lui ti fermò, e per la prima ed unica volta nella tua vita, cedesti al volere del tuo corpo.

Non gli dicesti nulla in seguito, quella notte gli inviasti solo un messaggio con scritto “Ti amo.”, ed abbandonasti la storia lì, come se non fosse stato importante per te.

Mentre eri a Los Angeles, ospitata in casa del figlio di quella povera donna, piangevi perché ormai niente aveva più senso, le persone che ti volevano bene non c'erano più.

Neal però, il figlio della donna, ti consolò, anche quando avevi smesso di piangere per non farlo più, e sembrava essersi affezionato a te, mentre cercavate di dimostrare che sua madre non era morta perché lei stessa aveva deciso di drogarsi.

Non te n'eri accorta, nella tua testa c'era solo un ragazzo, e mai ti saresti dimenticato di lui, lo avresti pensato ogni giorno.

Seguendo il caso, tu e Neal, grazie all'aiuto della polizia, riusciste a far arrestare i responsabili della morte della donna, che guarda caso erano anche gli “amici” di tua madre.

Una volta risolto tutto, Neal ti confessò i suoi sentimenti, ma non ti sciogliesti davanti alla sua proposta, amavi troppo l'altra persona per guardare con gli stessi occhi lui e altri ragazzi.

Rimaneste amici, anche se lui ogni tanto continuava a provarci con te, ma essendo una persona dolce e comprensiva alla fine si arrese.

Distesa a ripensare a tutte quelle cose, il cellulare squillò nella tua tasca, e quando guardasti il nome del mittente sobbalzasti.
Non ti saresti mai aspettata di rivedere quel nome, nonostante pensassi a quella persona ogni notte prima di addormentarti, perché ormai erano passati anni dall'ultima volta che ti aveva chiamata.
Eppure, nonostante tu non ti aspettassi di poter sentire ancora la sua voce, non avevi cancellato quel nome dalla rubrica.

Light.

Eri rimasta a guardare quel nome per così tanto tempo, che la suoneria ripartì da capo.

T'intimasti di rispondere, e così facesti.

« Pronto? » la tua voce era speranzosa, come se non credessi che fosse realmente lui.

« Nikole. »

Sobbalzasti, era veramente Light.

La sua voce era più adulta e seria, ti sembrava di averlo rivisto così all'improvviso, quando invece avevi soltanto ascoltato il tuo nome.

« Light! » esclamasti sorridendo, sentivi le lacrime salirti agli occhi, ma riuscisti a fermarti.

« Nikole...allora, ti ricordi di me! » nella sua voce si poteva percepire la gioia nel sentire la tua, eri contenta finalmente.

« Come potrei Light...come potrei dimenticarti? » mormorasti, lui probabilmente sorrise.

« Voglio vederti, ti ho già comprato il biglietto per domani, ti basterà fare sia il mio che il tuo nome e te lo daranno. » ti disse, mentre tu ascoltavi sorpresa.

Non avevi mai pensato all'ipotesi di rivederlo, nonostante ti mancasse tantissimo.

Avevi voluto chiudere il rapporto così, perché ti avrebbe soltanto fatto sempre più male sapere di poter sentire sempre la sua voce, ma non riuscire a vederlo.

« Ma Light...sei sicuro che... » non terminasti la frase, perché capisti che lui aveva sorriso.

Ti dette tutte le indicazioni per poter poi raggiungere un albergo, dove vi sareste dovuti rincontrare.

Eri così felice che quando chiudesti la telefonata chiamasti subito Neal per avvisarlo, lui era rimasto sorpreso, e probabilmente triste, ma ti aveva augurato buona fortuna, e tu sapevi che quella non ti sarebbe servita.

Il giorno dopo fu lui ad accompagnarti, facesti tutto ciò che Light ti aveva detto di fare, e non facevi altro che immaginarti un vostro ipotetico ritrovamento.

Eri felice, euforica, entusiasta!

Finalmente vi sareste rincontrati, e questa volta l'avresti anche visto, e non solo immaginato come sempre!

Perché non avevi pensato prima a ritornare in Giappone? Il tuo lavoro te lo permetteva, e probabilmente da ora in poi saresti venuta spesso a trovarlo, se non ti saresti direttamente trasferita nuovamente lì.

L'aereo atterrò, ti affrettasti a scendere ed a prendere la tua valigia che il giorno prima avevi preparato tanto contenta.

Eri stata molto tempo davanti all'armadio per decidere cosa avresti indossato, e adesso, mentre il panorama notturno ti scorreva davanti agli occhi seduta nei sedili posteriori del taxi, ti continuavi a chiedere se avessi scelto bene o meno.

Era un abito blu notte che ti arrivava alle ginocchia, le bretelle stavano sulle braccia, appena sotto le spalle, a coprirle era un copri-spalle dello stesso colore, e ovviamente non avevi indossato tacchi ai piedi, non eri mai stata eccentrica.

L'auto si fermò davanti ad un albergo, eri così emozionata che non riuscivi a reprimere le tue emozioni, che avevi sempre voluto nascondere.

Prendesti la valigia e desti la mancia al tassista, entrasti nell'Hotel guardandoti sempre attorno.

Non eri mai entrata in un albergo, e di certo quello era abbastanza elegante e moderno.

Andasti alla hall, e chiedesti di Light Yagami. L'uomo ti dette una chiave con il numero 111 scritto sopra, quindi ti avviasti in quella camera prendendo l'ascensore.

Ogni istante, ogni secondo che ti divideva da lui non cessava, sembrava durare un'eternità.

Il fatto, è che era da così tanto che volevi vederlo, che adesso ti sembrava solo un sogno, uno stupido sogno di quelli che si fanno la notte.

E se anche questo lo era?

No, troppo reale.

Sorridesti stringendo la presa del trolley, poi le ante dell'ascensore si aprirono.

Uscisti svelta e ti avviasti verso il corridoio di destra aiutandoti con i numeri scritti sopra le porte.

111, eccola lì.

Infilasti la chiave nella toppa e la girasti in senso orario, solo pochi secondi, nulla più.

Prendesti un bel respiro, e posando la mano sulla maniglia apristi la porta.

Era buio, non c'era nessuna luce che illuminava la stanza, a parte quella della luna che filtrava dalle tende.

C'era una figura davanti alla finestra, la riconoscesti subito, era lui.

Sorridesti, le lacrime ti salirono agli occhi fino a solcarti le gote, non eri riuscita a non piangere.

Non pensasti al resto e corresti verso di lui stringendolo forte, fece qualche passo indietro per riprendere l'equilibrio, e ti posò una mano fra i capelli accarezzandoteli, mentre con l'altra ti teneva il busto.

« Nikole... » mormorò il tuo nome, finalmente potevi sentire ancora la sua voce reale.

Probabilmente sentì le tue lacrime bagnargli la camicia, e ti strinse forte cercando un contatto molto ravvicinato con te.

Non lo lasciasti un solo secondo, non avevi più alleggerito la presa, solo rafforzata.

« Mi sei mancata. » disse in un sussurro, tu spalancasti gli occhi riuscendo soltanto a piangere sempre di più, questa volta però non provasti nemmeno a limitarti.

Pronunciasti il suo nome più volte, gli urlasti che l'amavi, che non c'era niente di più importante oltre che lui, davvero nulla.

Lui si limitò a sorriderti, mentre tu strofinavi la testa sul suo petto.

« Aspetta...la porta è aperta. » ti disse lasciandoti, tu avesti paura.

Paura che se ne sarebbe andato, paura che non l'avresti più rivisto, paura che ti avrebbe abbandonato...come tu avevi abbandonato lui tempo prima.

« N-No non lasciarmi! »

Fece appena in tempo a chiudere la porta, si voltò verso di te e tu lo abbracciasti spingendolo indietro, non volevi lasciarlo andare.

« Sono qui...e non me ne andrò, non ti lascerò sola. » ti accarezzò ancora per poi prenderti le spalle e guardarti dritto negli occhi.

« Quando tutto finirà, potrò sistemare ogni cosa, e staremo insieme. È una promessa. » ti sorrise, tu lo imitasti.

Ti avvicinò a se e ti baciò, facendoti sentire le vecchie farfalle allo stomaco svolazzare, come la prima volta che aveva avuto il coraggio di baciarti.

Ti spinse indietro mentre continuava a baciarti, potevi sentire quanto gli eri mancata, potevi sentire la voglia che aveva di stare con te.

Non vi eravate neanche chiesti com'erano passati quegli anni, se avevate avuto problemi, novità, rapporti...

Eppure non sembrava interessare a nessuno dei due, probabilmente perché volevate evitare di farvi del male l'un l'altro, dicendovi che avevate avuto altre persone importanti nella vostra vita, ma per te non era stato così.

Ti levò il copri-spalle, e ti accarezzò le braccia dolcemente, per poi allontanarsi da te e guardarti.

« Tu...se non vuoi non è un problema. » ti sorrise, tu non sapevi che dirgli.

Non volevi che pensasse male di te, ma volevi stargli il più vicino possibile.

Ti sorrise e ti passò il pollice sulle labbra, per poi baciarti ancora e ancora, scendendo poi sul tuo collo.

Ti allontanasti e gli sorridesti.

« Scusa...ci sarà tempo per queste cose. » dicesti, lui ricambiò il sorriso.

« Ce ne sarà sicuramente. » concordò, per poi sedersi sulla poltrona, e invitarti a stare sulle sue gambe.

Ti ci sedesti sopra e cominciaste a parlare del più e del meno, mentre lui ti accarezzava la guancia dolcemente.

Fosti tu per prima a raccontare di te, a spiegargli perché te n'eri andata, e tutto il resto.

« Questo Neal...sono geloso, non è che prima o poi... » gli mordesti la mano che ti toccava le labbra, lui ridacchiò.

Si era ormai creata l'atmosfera di una di quelle coppiette che tu avevi sempre invidiato, sperando che un giorno tu e Light sareste stati insieme, facendo le solite cose sdolcinate di ogni coppia.

Squillò il suo cellulare, ti ricomponesti sulle sue gambe e controllasti il display.

Lui trasalì, e tu facesti lo stesso quando leggesti “Misa”.

Ti alzasti per poi sederti nella poltrona di fronte, lui invece parlava al telefono lanciandoti ogni tanto qualche occhiata, mentre dall'altra parte una voce femminile abbastanza acuta non faceva altro che dirgli che gli mancava tanto, e che voleva tornasse a casa il prima possibile...

Rimanesti ad ascoltare in silenzio, ed il fatto che lui l'avesse salutata con un “Ti amo” non ti stupì poi così tanto, ma ti fece male.

Quando chiuse la telefonata ti guardò apprensivo, tu rimanesti con lo sguardo basso, a pensare che in fondo era del tutto normale se c'era un'altra, anzi...l'altra eri tu.

Sobbalzasti e lo guardasti, ritrovandotelo davanti.

Ti mettesti in piedi e trattenesti le lacrime che avevano soltanto voglia di uscire, nulla più.

« Sarà meglio che vada, tu devi tornare da Misa... »

Gli passasti accanto, ma lui ti fermò abbracciandoti da dietro.

Dentro di te sapevi, che era tutto così bello per essere vero.

Piangesti, e per la prima volta in vita tua, sentisti le lacrime di Light bagnarti la pelle...cosa avresti fatto per tornare indietro?

Di tutto probabilmente.

Light non poteva piangere, non doveva farlo per colpa tua.

« Io amo te...ho promesso a me stesso che non avrei mai amato nessun'altra, e così è stato. Nikole ti giuro che non sto con lei perché voglio...io... » ti strinse più forte a te posando le labbra sulle tue orecchie « Io sono Kira. » sussurrò, in un soffio che ti fece accapponare la pelle.

Lui era Kira, Nikole.

Sentivi le lacrime entrarti in bocca, avevi spalancato la mascella più di qualsiasi altra volta nella tua vita.

Non perché avevi paura, ma perché l'unica altra persona oltre a Light che avevi sempre ammirato...era sempre lui.

Kira era Light.

Light era Kira.

Buffo, per quanto fosse vero.

Lui cominciò a parlare, raccontandoti ogni cosa sin dall'inizio, e ciò che ti stupì di più fu il fatto che si fidava così ciecamente di te...che non si era creato il problema di non dirti qualcosa, o di chiederti di non parlarne con nessuno.

Eri felice.

Felice che finalmente avevi ritrovato Light.

Felice di poter stare con lui.

Felice che lui era Kira.

Felice che anche lui, dopo tutti questi anni, si fidava di te.

Felice che non aveva smesso di amarti.

Felice di essere felice, dopo tanto tempo.

Eppure, quando lo salutasti dalla porta dell'albergo con un bacio, non sapevi che adesso sarebbe stato lui ad abbandonarti...

E questa volta, non vi sareste potuti rivedere.

Mai più.

 


 

 

 

 

 

Nota dell'autrice: Eccomi qua.

Beh che dire, è stato difficile scegliere ciò che doveva succedere nel secondo capitolo...perché inizialmente avevo deciso di renderlo più tragico, poi cattivo (sì sono cattiva io D:), ed infine ho preferito fare un finale più “felice” ecco.

Come nel precedente capitolo, vi chiedo delle recensioni serie, perché m'interesserebbe molto sapere cosa ne pensate :)

Adesso, dato che è stato chiesto, racconto la prima parte della storia della vera Nikole come ha deciso di dire Mello: ...Beh, nemmeno la sua è stata una vita molto facile, ha vissuto senza un padre perché lui non voleva saperne niente di sua madre, erano l'esatto opposto e la sua nascita è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Infatti sua madre l'ha sempre odiata, era una drogata e non aveva mai dimostrato affetto nei confronti della figlia. È morta di overdose per anfetamina quando lei era ancora ragazzina, le uniche persone che le rimanevano erano degli "amici" di sua madre che spacciavano droga, ha vissuto con loro scappando sempre dalla polizia, ma non so se lei ha mai veramente toccato della droga...Però dei referti della polizia dicono che il suo corpo ne conteneva, ed è stata accusata per spaccio. Poi Beyond Birthday l'ha aiutata a scappare (in realtà è il contrario) e lo ha seguito per alcuni anni finché lui non ha messo in atto il suo piano ed ha deciso di andare in Giappone.

Continuo io: Si ritrovano nel Quartier Generale per uccidere L (ovviamente molte cose che accadono nel GDR sono un po' forzate...non si è notato vero? XD), ma grazie a Sebastian (sì, proprio quel Sebastian Michaelis) ciò non accade e i due vengono uniti da delle manette stile L e Light, perché L crede che Beyond possa aiutarlo a risolvere il caso Kira.

Passa il tempo, ed ovviamente Beyond, grazie al potere dei suoi occhi e a varie indagini, sa già che Light è Kira, naturalmente lo dice a Nikole che se lo tiene per se. Insomma, mentre il tempo passa Nikole s'innamora di Light (ma va!) e dopo varie cose che accadono, anche Light, ma non se ne accorge subito. Lo capisce soltanto quando si scopre che Nikole ha un alter ego che si fa chiamare Cindy, Cindy odia Light, e Light odia Cindy. Accadono tante belle cose e Nikole ritorna in possesso del suo corpo, Light si rende conto di amarla e così si fidanzano allo scuro di tutti gli altri, anche se L lo verrà a scoprire. Attualmente, lo scopo della coppia è evitare che Beyond, Mello o Misa lo vengano a sapere, perché:

1) Ovviamente Light ha bisogno di Misa per gli occhi;

2) Beyond vede Nikole come una cosa prettamente sua, ma prima o poi si renderà conto che in realtà le vuole bene (sottolineo le vuole bene, perché non la ama...almeno non è nei miei piani xD);

3) Mello è innamorato di Nikole già prima di Light...e poverino non ha le sue soddisfazioni perché lei lo vede solo come un caro amico :/

Ecco, ho finito di annoiarvi =3

Ringrazio chi ha recensito la storia e chi l'ha messa tra le varie liste, ma anche chi l'ha letta in silenzio ^^

Matt_Kun

  
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