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Autore: Aoimoku_kitsune    26/11/2012    8 recensioni
Dopo aver sopportato anni di torture inflitte dai vampiri, Sasuke Uchiha, capo del clan dei tengu, è furioso quando scopre che il compagno che aspetta da millenni e che gli è destinato è in realtà un'esile ed eterea creatura, metà vampiro e metà kitsune. Porta il nome di Naruto e anche lui ha un passato tormentato alle spalle; nel momento in cui Sasuke lo reclama come Compagno è costretto ad abbandonare la ricerca della verità sulla morte del genitori per seguirlo nel suo antico castello a Oto no Kuni, in Giappone.
Laggiù il timore che il giovane prova per il popolo dei tengu e per la loro fama di oscuri amanti comincia ad affievolirsi, mentre Sasuke porta avanti un lento e perverso gioco di seduzione. Il suo unico scopo è quello di soddisfare i desideri nascosti che lui non ha mai osato rivelare. E quando un antico dolore tornerà dal passato di Naruto, il profondo desiderio che li unisce rischierà di mettere in ginocchio perfino un valoroso combattente come Sasuke e risveglierà in Naruto uno spirito guerriero mai sopito...
Genere: Avventura, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Iruka Umino, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Tobi, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 1 - parte prima

In ciascuno individuo, anche in alcuni  di noi
che sembrano molto equilibrati,
c’è una specie di desiderio pericoloso,
selvaggio e sfrenato,
il quale si manifesta appunto nei sogni.


Una settimana dopo…

Su un’isola del Giappone, i cittadini di Sopporo partecipavano alla rappresentazione che aveva come sfondo notturno un tempio senza tempo. Naruto Uzumaki camminò in mezzo a mangiafuoco e scippatori.
Vagabondò tra i gruppi di persone vestite di bianco e rosso che si accalcavano davanti al tempio come se fosse la nave madre che li richiamava a casa.
Nonostante questo, lui attirava l’attenzione.
Quando gli passava davanti, i maschi umani si voltavano lentamente, l’espressione accigliata, avvertivano qualcosa, ma non ne erano certi.
Forse si trattava di ricordi molto vecchi ereditari, che lo indicavano come la loro più sfrenata fantasia o il loro peggiore incubo.
Naruto non era niente di tutto questo.
Era uno studente - laureato da poco - tutto solo e affamato a Sopporo.
Stanco per l’ennesima ricerca infruttuosa di sangue, crollò su una rozza panchina sotto un castagno, gli occhi inchiodati sulla cameriera che serviva un espresso al bar.
Perché non poteva essere così semplice anche con il sangue?
Sì, se fosse arrivato caldo e intenso da un rubinetto senza fondo, allora il suo stomaco non si sarebbe lamentato.
Morire di fame a Sopporo.
E senza amici.
Si era mai trovato così nei guai?
Le coppie che si tenevano per mano lungo il vialetto di ghiaia sembravano prendersi gioco della sua solitudine.
Era solo la sua impressione o sembravano adorarsi più che nelle altre città? Specialmente in primavera.
Crepate, bastardi, pensò.
Sospirò. Non era colpa loro se erano dei bastardi che dovevano crepare.
Era stato spronato a entrare in quella lotta dalla prospettiva sella sua stanza d’albergo che riecheggiava e dall’idea di poter trovare un altro spacciatore di sangue nella città.
Il suo vecchio aggancio era andato verso sud, letteralmente, un volo da Giappone - Australia.
Aveva dato qualche spiegazione sul perché lasciava il lavoro, dicendo che con l’arrivo del re risorto un po’ di importante merda epica stava ribollendo nella gay Paree.
Qualunque cosa volesse dire.
Essendo un vampiro, faceva parte di quel gruppo di creature che avevano convinto gli umani della loro esistenza solo nell’immaginazione.
Anche se la setta di cui faceva parte aveva esteso un gran strato in quella città, Naruto non riusciva a rimpiazzare il suo pusher.
Tutti quelli che avvicinava per chiedere una dosa, fuggivano da lui soltanto perché era un vampiro. La gente accelerava il passo senza sapere che era un mezzosangue, né che Naruto era un fifone che non aveva mai morso nessun essere vivente. Come amavano dire le sue zie adottive - Naruto si mette a piangere se spezza le ali di una farfalla.-
Durante il viaggio che aveva voluto affrontare con insistenza, Naruto non aveva ottenuto nulla.
La sua missione per recuperare informazioni riguardo i genitori defunti - la madre kitsune e lo sconosciuto vampiro - era stata un fallimento.
Un fallimento culminato con la telefonata alle zie nella quale chiedeva si essere portato a casa, poiché non riusciva a sfamarsi da solo.
Pietoso.
Sospirò.
Sarebbe stato deriso per altri settant’anni.
Sentì un improvviso rumore, poi un altro, e prima che potesse dispiacersi per la cameriera, un terzo.
Inclinò la testa incuriosito, proprio quando un ombrellone da tavolo dall’altra parte del viale venne scaraventato a quattro metri e mezzo d’altezza, verso il cielo, in volo verso il fiume.
Un’imbarcazione da crociera suonò il clacson e poi ci fu una serie di imprecazioni in giapponese.
Illuminato per metà dalla luce delle torce, un uomo imponente girò verso i tavoli del bar, i cavalletti degli artisti e gli stand dei libri del secolo prima.
I turisti gridarono e fuggirono in preda al panico. Naruto si alzò di scatto, ansimante, sistemandosi la borsa a tracolla.
L’uomo si fece strada verso di lui trascinandosi il trench nero.
La sua mole e movimenti fluidi e innaturali gli fecero dubitare della sua stessa natura umana. I capelli folti e lunghi, nascondevano metà del volto.
Lo indicò con mano tremante.
-Tu.
Ringhiò.
Naruto si voltò da una parte e dall’altra alla ricerca di quello sfortunato tu al quale si era rivolto l’uomo. Era lui. Merda, quel pazzo aveva preso di mira lui.
L’uomo girò il palmo e gli fece cenno di avvicinarsi, convinto che lui lo avrebbe assecondato.
-Uh, i... io non ti conosco.
Disse lui spaventato, cercando di mettersi in salvo, ma le sue gambe finirono ben presto contro la panchina.
L’uomo continuò ad avvicinarsi a lui, ignorando i tavoli che li dividevano, gettandolo via come giocattoli anziché cambiare direzione.
Negli occhi grigio scuro ardeva un proposito furioso.
Naruto poteva avvertire la rabbia ma mano che lui si avvicinava.
Era stizzito perché i suoi simili erano sempre considerati predatori della notte, mai le vittime, e perché, in fondo, era un codardo.
-Vieni qui.
Pronunciò quelle parole come se fosse in difficoltà e gli fece nuovamente un cenno.
Naruto scosse la testa, gli occhi spalancati, poi balzò all’indietro sulla panchina, volteggiando per aria. Atterrò si spalle a lui e iniziò a correre lungo il molo.
Era debole, più di due giorni senza sangue, ma il terrore gli mise le ali ai piedi mentre attraversava il ponte per uscire.
Tre… quattro isolati superati.
Corse il rischio di voltarsi. Non lo vide. Lo aveva perso? Una musichetta improvvisa e una luce dalla sua borsa lo fecero urlare.
Chi diavolo gli aveva messo quella orribile suoneria sul cellulare?
Gli occhi si ridussero a due fessure. Zia Ino, l’immortale più immatura sulla faccia della terra, che sembrava una sirena ma si comportava come il membro di una confraternita all’università.
Nella loro congrega, i cellulari erano solo per emergenza.
Le suonerie potevano disturbare la loro caccia nei vicoli di Konoha, e perfino la vibrazione sarebbe stata sufficiente a catturare l’attenzione di una creatura inferiore.
Lo aprì.
Quando si parla del diavolo… era Ino.
-Ora sono occupato.
Disse Naruto con tono seccato, guardando nuovamente con la coda dell’occhio.
-Lascia perdere la tua roba. Non perdere tempo a impacchettarla. Tsunade ti vuole subito in aeroporto. Sei in pericolo.
-Ma va?
Click. Non era un avvertimento, era la realtà.
Una volta sull’aereo avrebbe chiesto i particolari. Come se avesse avuto bisogno di un motivo per tornare a casa.
Bastava accennare un pericolo perché ritornasse a gambe levate alla congrega, dalle sue zie volpi che avrebbero ucciso chiunque avesse avuto brutte intenzioni nei suoi confronti o lo avrebbero messo alle strette.
Mentre cercava di ricordarsi la strada per l’aeroporto nel quale era atterrato, iniziò a piovere, una pioggia leggera e calda all’inizio che divenne fitta e gelida.
Giunse a un viale affollato, si sentiva al sicuro camminare in mezzo al traffico. Schivò le macchine che andavano a tutta forza, tergicristalli e clacson sempre in azione. Non vide il suo inseguitore.
Con la sola borsa a tracolla, camminò alla svelta, le miglia scorrevano sotto i piedi prima di scorgere un parco e un aeroporto proprio al di là.
Riusciva a vedere l’aria attorno ai motori accessi degli aerei, le ombre delle tendine tirate su tutti i finestrini.
Era quasi arrivato.
Naruto si convinse di averlo perso, lui era veloce.
Era anche esperto nel convincersi di cose che potevano anche non essere vere, era bravo a fingere. Poteva fingere di frequentare le scuole serali per scelta, e che arrossire non gli faceva venir sete.
Un ringhio feroce.
Spalancò gli occhi, ma non si girò, si limitò a correre attraverso il campo.
Sentì degli artigli che affondavano nella sua caviglia un secondo prima di essere trascinato nel fango e messo di schiena.
Una mano gli coprì la bocca, anche se lui era stato addestrato a non urlare.
-Non scappare mai da uno come me.
Il suo aggressore non sembrava umano.
-Non fuggirai. E ci piacerà.
La voce era gutturale come quella di una bestia.
Quando lui lo osservò attraverso la pioggia, Sasuke lo esaminò con occhi che un primo momento erano rossi e che poi divennero di un nero inquietante.
No, non era un umano.
Da vicino, Naruto riuscì a notare che i suoi lineamenti erano regolari, maschili. Mento e mascella pronunciati completavano un viso i cui tratti sembravano scolpiti.
Era bello, così tanto da fargli credere che potesse essere un angelo caduto dal cielo.
Possibile, come poteva escludere qualcosa?
La mano che gli aveva coperto la bocca gli afferrò con forza il mento. L’uomo socchiuse gli occhi, concentrandosi sulle labbra, sulle zanne appena visibili di lui.
-No.
Disse sconvolto.
-Non è possibile…
Gli mosse la testa con violenza da una parte all’altra, spostando la propria sotto il collo di lui per sentirne l’odore, e poi ringhiò accecato dalla furia.
-Maledetto.
Quando i suoi occhi divennero rossi, Naruto gridò, il respiro sembrava abbandonarlo.
-Sei in grado di smaterializzarti?
Disse con voce roca come se avesse problemi a parlare.
-Rispondimi!
Naruto scosse il capo, non capiva. Quello di smaterializzarsi era il modo in cui i vampiri si teletrasportavano, scomparendo e riapparendo nell’aria rarefatta.
Sa che sono un vampiro?
-Puoi?
-N… no.
Non era mai stato abbastanza forte o allenato.
-Per favore.
Disse sbattendo le palpebre sotto la pioggia, gli occhi supplicanti.
-Hai sbagliato persona.
-Credo di conoscerti. Se insisti farò una prova.
Sollevò una mano.
Per toccarlo? Per colpirlo?
Naruto si dimenò, gemendo disperato.


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Ciao a tutte.
L'altra volta ho pubblicato il primo capitolo senza srivere note o altro.
Questa storia, sfortunatamente, non è farina del mio sacco. E' praticamente stata ispirata, la storia, dal romanzo di Kresley Cole - Dark Love. Questo romanzo è il primo libro della serie GLI IMMORTALI che io consiglio come lettura, perchè l'autrice ha creato una serie fantastica.
In questo romanzo i personaggi principali sono Emma o Emmaline, che è un mezzo vampiro e mezza valchiria, e Lachlain, un Lykae. Io li ho semplicemente cambiati in Naruto e Sasuke (ultimamento vedo yaoi dove non dovrei vederlo... sono da ricovero) e ho cambiato lo sfondo dei luoghi per praticità.
Per cambiare, cambierò qualcosa, ma non penso più di tanto.
Bhe! Non aggiungo altro, e spero che vi piaccia come storia, e che vi venga voglia di leggere il romanzo, perchè, ripeto, è veramente bellissimo.
Un bacio a tutte.

   
 
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