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Autore: Aoimoku_kitsune    26/11/2012    5 recensioni
Amarti e desiderarti, e non poterti avere, questa è la mia punizione del volerti bene.
***
Esiste una scuola, la Shibusen, nella città di Konoha situata nella Valle della Fine, a Tokyo, che addestra giovani ragazzi e ragazze di tutto il mondo alla lotta contro i nemici dell'umanità. I ragazzi sono i Shokunin, il cui obiettivo è racimolare anime malvagie, da far mangiare ai loro compagni di squadra ovvero coloro che possiedono il potere di trasformarsi in Buki. Armi potenti.
Sasuke entrerà in questo mondo, ma non saprà usare la sua arma, e non riuscirà a risvegliare la sua anima. Perchè? E poi, quale sarà il vero segreto della spada appartenuta a Madara Uchiha, ora tra le sue mani?!
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sasuke Uchiha, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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-Mia signora… mi dispiace, ma vostro figlio sta morendo…
Mormorò il demone, porgendosi in un inchino davanti alla regina dei demoni.
Un lamento che fece piegare anche il cuore più duro si sparse per il bosco nero, e gli animali, sentendo quel pianto doloroso, piegarono il capo.
-Com’è potuto accadere…
Ringhiò, distruggendo con una zampata un’ albero accanto al suo corpo.
Il demone minore scostò lo sguardo, fissando da un’altra parte, e schiacciò le orecchie pelose sul capo.
-Non -
-Taci! Portami da lui.
Il suo corpo tremò, ma annuì ubbidiente e si recò nelle profondità del bosco.
La notte li circondò, e la Regina si piegò appena quando la caverna si presentò davanti a lei, grande, fredda e buia.
Entrando, le luci lievi delle candele illuminavano le pareti umidi, e un corpo.
Il giovane, figlio di uno dei demoni più forti, giaceva esamine su una lastra di pietra, coperto da una pelliccia di visone per farlo riscaldare.
La madre si avvicinò al figlio e allungò una mano verso di lui e quando sfiorò la guancia, le palpebre del ragazzo tremarono e occhi liquidi la puntarono.
-… dov’è… Mad…
La madre cercò di non stringere i pungi, cercando di celare la rabbia che gli scuoteva il corpo e la mente.
-E’ morto.
Sibilò, sputando veleno su quel nome che aveva maledetto il figlio.
Il ragazzo biondo tremò, scosso dal dolore e poi tossì del sangue.
Le lacrime rosse calarono dagli occhi, procurandogli altro dolore per quel sentimento che non era permesso nella loro razza, punendolo per quell’amore che non avrebbe mai dovuto nascere.
La madre fu subito accanto a lui, allarmata così come il dottore.
Ma il dolore era troppo forte per quel corpo.
-Mia signora… la morte lo sta reclamando.
-NO! Non lo permetterò.
Gridò, furiosa.
Era stata egoista in quel frangente.
Terrorizzata dal fatto che l’anima del figlio si potesse congiungere con quella di quel’umano.
Accostò una mano sulla fronte madida di sudore e calda per la febbre del ragazzo e lo fissò.
-Dormi.
Sussurrò, poi sul biondo calò l’oscurità di una non-morte.
Il suo corpo si tramutò, diventando in un fascio di luce una spada.
Intorno ad essa, otto perle blu brillarono.
-Disfati di queste.
Ordinò, ferrea, mentre con cura prendeva tra le mani l’arma.
Il servo la fissò, e cercò di parlare, ma non lo fece e annuì, inchinandosi.

***

Sasuke sbuffò, e poi seguì i compagni dopo una missione.
-Che diamine di missione era?! Prendere il maialino dell’infermiera… che cavolo.
Brontolò il castano, arricciando le labbra in disappunto.
Kakashi ridacchiò davanti ai suoi tre allievi e si voltò appena, in mano, aperto, un libricino.
-Su via… l’importante è che abbiate concluso la missione con successo.
Spiegò benevole, arricciando gli occhi in un espressione divertita.
Kiba sbuffò.
Il maialino camminava tranquillo, sculettando dietro a Sasuke che con una corda lo teneva stretto a sé per non farlo fuggire ancora.
-Se non fosse stato per te… avremmo finito prima.
Sbraitò Karin, aggiustandosi gli occhiali come era solita fare, guardando male Kiba che sussultò e si voltò furente verso di lei.
-Che vorresti dire… pomodoro.
La prese in giro.
La ragazza gonfiò le guancie, mandandogli uno sguardo di fuoco che fece tremare il ragazzo.
Semplicemente, Sasuke allungò il passo, mettendosi accanto al maestro, mentre dietro di lui i due suoi compagni di team litigavano come forsennati.
-Che pazienza con quei due…
Mormorò divertito l’uomo, fissando i ragazzi sopra alla spalla, giusto qualche secondo.
Sasuke si scrollò le spalle, come a togliersi un peso e mugugnò qualcosa e Kakashi si trovò a scuotere la testa divertito e sconsolato.
Anche se la maggior parte del tempo i ragazzi litigavano, specialmente quei due, non avrebbe mai cambiato la sua squadra.
Quei giovani erano destinati a grandi cose, e lui ne era sicuro.
Gli avrebbe insegnato con pazienza e caparbietà l’importanza del lavoro di squadra e il rispetto per il proprio buki.
L’unica cosa che ancora lo lasciava perplesso, era la spada di Sasuke, che il giovane aveva smesso di portare con sé.
-La tua arma?
Domandò.
Sasuke alzò il viso verso l’uomo e lo fissò, per poi riportare la sua attenzione davanti a sé.
-In camera.
-Dovresti portarla sempre con te…
-Ora ho questa.
Rispose stizzito, guardando sbiecamente l’uomo.
-Non è un buki.
La spada che Sasuke aveva ancorata alla schiena gli era stata mandata dal padre, sotto consiglio di Itachi. Così avrebbe potuto allenarsi, per quando avrebbe risvegliato l’anima della spada.
Aveva provato a guardare nelle biblioteche qualche risposta sulla spada, qualche storia che la riguardasse, ma era come se non fosse mai esistita.
Gli altri buki, ogni tanto lo guardavano, parlottando con i propri padroni e ogni volta l’odio e la rabbia cominciavano a crescere in lui.
Loro sapevano qualcosa, ma nessuno era così coraggioso da parlargli.
Itachi poi sembrava sempre deviare il discorso ed era una cosa che non sopportava.
Sbuffò.
-Non importa.

***

Si è perso in un profondo sonno invernale e non riesce a trovare l’uscita da solo.
Il kimono bianco gli avvolge il corpo, le mani vengono nascoste dalle lunghe maniche, dove il sottokimono rosso si intravede svolazzando nell’aria, mischiandosi col sangue.
L’obi color rosso è avvolto in due giri, e il resto del tessuto svolazza in quella bolla di oscurità.
È come se il suo corpo emanasse luce propria, illuminandolo.
Le catene gli lambiscono le membra, tenendolo imprigionato e non si riescono a spezzare.
Le palpebre, che per anni erano rimaste immobili tremano appena.
I pugni si stringono.
Aiutami.

***

Svegliami.
Sasuke si strofina stancamente gli occhi mentre con passo pesante si dirige verso il dormitorio.
È stanco, ma non per via della missione.
Una strana stanchezza gli avvolge il corpo e si ritrova ad appoggiarsi al muro, ansimando pesantemente.
Quel lamento disperato gli alleggia ancora in testa, sempre più triste, sempre più terrorizzato.
Qualcuno lo sta chiamando, il suo corpo lo sa, ma la sua mente ancora non lo accetta.
È per quello che non riesco a richiamarlo, pensa, stringendo le palpebre.
Entra in camera e quando accende la luce, sgrana gli occhi.
-Che ci fai qui?
Avanza minaccioso, con gli occhi furenti verso il ragazzo.
Questo si gira, fissandolo con aria di superiorità.
Al suolo accanto a lui, la spada.
Il ragazzo non lo degna di una risposta e lo sorpassa con una spallata che lo fa barcollare.
-Che cazzo fai nella mia stanza??
Urla furioso, afferrando il buki di suo fratello per un braccio.
Questo ringhia, strattonando, e si volta verso Sasuke con aria minacciosa.
-Ti manda Itachi?
Domanda.
Un ghigno sadico nasce sulle labbra del giovane e Sasuke assottiglia lo sguardo.
-Non sei degno di quel potere…
Sputa, per poi andarsene.
Sasuke non riesce a ribattere, perché non saprebbe cosa dire. La porta sbatte mentre lui stringe i pugni, fissando, con lo sharingan che gli brucia nelle iridi, la superficie legnosa.
Furente si volta verso la spada, la raccoglie e con forza cerca di sfilarla, urla, la fa volare per la stanza.
Ma niente.
Rimane sigillata.
-Svegliati.
Mormora.
Lo sguardo rosso fisso sull’arma ai suoi piedi.
Odio.
-Svegliati.
La voce è più alta, quasi disperata.
-SVEGLIATI.
Urla con tutta la voce, cadendo sulle ginocchia afferrando la spada, cercando di sfoderarla.
Ma alle braccia gli manca la forza, la convinzione di poter vincere quella battaglia dove lui non sa ancora le regole.
-… ti prego…
Sussurra all’oscurità, strizzando gli occhi.
Quando una lacrime gli rotola sulla guancia, scivolando sotto il mento e infrangendosi sulla fodera, la lama scatta appena, come una crepa e Sasuke spalanca gli occhi.
Ci riprova, ma la spada non esce.
Eppure, l’aveva sentita scattare, ne è sicuro.
Si porta l’arma ancora più vicino, strofinandosi gli occhi con la manica della maglia per togliere la platina delle lacrime non versate.
E poi lo vede.
La lama appena accennata. Il manico staccato di un’unghia dal fodero.
Cosa aveva pensato quando la voleva estrarre?

   
 
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