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Autore: Yuko majo    27/11/2012    5 recensioni
«Mamma, come fate te e papà ad essere sempre così felici?»
Una risata riecheggio, mentre il bel volto di una donna dai capelli rossi si illuminava di un meraviglioso sorriso.
«Semplice, Naruchan, io e il tuo papà abbiamo un segreto.»
Occhi azzurri come il cielo si spalancarono sorpresi.
«E dimmi, che segreto è?»
Un’altra risata invase il piccolo giardino illuminato dai caldi raggi del sole.
«È una ricetta, piccolo mio, la ricetta per essere felici.»
Piccola OS decisamente fluff, unica in cui uso questa coppia.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara | Coppie: Naruto/Gaara
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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I personaggi di questa storia non mi appartengono, sono tutti maggiorenni e appartengono al maestro Kishimoto.

 

 

Questa storia è già stata postata tempo fa, poi per diversi motivi ho tolto dal sito tutte le fanfiction su Naruto, ma ho deciso di inserirle nuovamente piano piano, dopo una piccola revisone e un betaggio. Rileggendone alcune mi sono resa conto che erano veramente degli orrori, soprattutto per quanto riguardava la punteggiatura. Per la mancanza di tempo, inserirò prima le mie OS e poi le long e appena tornerà l’ispirazione riprenderò anche quelle lasciate in sospeso.

Baci.

 

-Yuko-

 

 

 

 

La ricetta per la felicità

 

 

 

Ricordo quando ero bambino; un giorno chiesi a mia madre come facessero lei e mio padre ad essere sempre sorridenti, sempre felici.

Mi sembrava così strano. Vedevo i genitori dei miei compagni di scuola, dei  miei amici: loro non avevano quella luce viva negli occhi, ma sempre uno sguardo scocciato, a volte sofferente.

Mia madre, a quella domanda, sorrise divertita e, scuotendo i suoi lunghi capelli fulvi, mi disse che lei e il papà avevano una ricetta segreta.

Una ricetta per la felicità.

Poi s’inchinò e mi sussurrò in un orecchio quali fossero gli ingredienti.

Io risi di gusto, ero un bambino e mai avrei immaginato che fossero delle cose tanto strane.

Non era una ricetta normale, come quella del ramen.

Agli occhi di un bambino era qualcosa di estremamente complicato.

Per anni non ho più ripensato a quel discorso, forse perché fu uno degli ultimi prima che i miei genitori venissero a mancare.

 Ora però capisco cosa intendeva dirmi.

Ci ho messo un po’, ma finalmente so come si prepara quella ricetta.

Quali sono gli ingredienti giusti.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Pioveva!

Gocce argentate ricoprivano la città quella fredda mattina d’autunno.

Il cielo era scuro e nubi minacciose creavano una cappa scura, pronte a riversare il loro carico di pioggia non appena fossero state pronte.

Il vento si abbatteva per le strade della città, impietoso dei passanti che quella mattina si dirigevano a lavoro.

Al contrario, in un piccolo monolocale, un giovane si crogiolava al caldo sotto le coperte, gli occhi azzurri come il più luminoso cielo d’estate ancora assonnati.

Al caldo ascoltava il suono della pioggia cadere, per lui era un rumore rassicurante, che lentamente lo stava trascinando nuovamente nel mondo dei sogni.

Mentre i suoi occhi si richiudevano, la consapevolezza che quello fosse un giorno speciale raggiungeva la sua coscienza. Ma anche se era un giorno speciale, proprio non aveva voglia di uscire, troppo attirato dal tepore delle coperte.

 

Aghi d’argento cadevano sulla città, un angelo biondo dormiva serenamente, per quel giorno avrebbe riposto in un angolo lontano della sua mente i problemi che lo assillavano, per pensare solo al suo futuro e al ragazzo che amava.

Avrebbe rimosso i pensieri dolorosi che lui gli procurava, quanto in quei mesi lo aveva fatto soffrire.

 

Naruto, questo il nome del ragazzo, dormiva serenamente, i pensieri oscuri cacciati via dalla mente, perché il suo subconscio doveva ricordare quella ricetta che molti anni addietro gli aveva sussurrato in un orecchio sua madre.

Quella ricetta che aveva reso così felici i suoi genitori.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Ricordo i giorni in cui ero appena uscito da una storia con il ragazzo che mi aveva sedotto, giurando su quello che aveva di più caro di amarmi.

Mi aveva detto che ero il suo unico amore, la persona più importante della sua vita.

Colui che mi aveva illuso con le sue parole, improvvisamente mi aveva gettato via.

Senza una spiegazione, senza un motivo plausibile.

Freddo, osservandomi con quegli occhi scuri, aveva affermato che si era stufato, che all’inizio pensava di amarmi, invece aveva scoperto che ero solo un passatempo.

Piacevole, ma nulla di più.

Mi è caduto il mondo addosso, la disperazione più totale aveva assalito ogni fibra del mio corpo.

Probabilmente, se non ci fossero stati i miei amici, mi sarei lasciato andare.

Ora è passata, non penso più a lui, anche se a volte, quando incontro il suo sguardo, una fitta di dolore trafigge improvvisamente il mio cuore.

Non sono più innamorato, ma quando ci incontriamo per caso nei cortili o nei corridoi dell’università,

in quei momenti mi torna il ricordo di tutto il male che mi ha fatto.

Ma con il tempo tutto è passato, grazie ai miei amici,

e grazie a lui.

A lui che è comparso improvvisamente nella mia vita, con lo sguardo più triste del mio, ma che dentro, sotto quell’armatura d’indifferenza che si era creato, aveva tanto amore da donare.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Naruto camminava per i corridoi dell’università, diretto alla lezione di recitazione. Quella mattina si era riaddormentato cullato dal rumore della pioggia, tanto che alla fine era arrivato in ritardo a lezione, saltando le prime due ore.

Sarebbe volentieri rimasto a dormire serenamente a casa, ma non poteva fare assenze, non in quel periodo; a breve avrebbe affrontato gli esami di fine semestre, ma cosa più importante, si doveva incontrare con Gaara.

 

In quel periodo cercava in tutti i modi di immergersi nello studio, così non aveva molto tempo da passare insieme al suo compagno, ed ogni momento libero tentava di poter passare alcune ore con lui. Peccato ci fosse un elemento che imperterrito disturbava le sue giornate; quello sguardo magnetico che lo seguiva ormai da mesi, senza lasciarlo andare.

Gli occhi scuri di Sasuke Uchiha non lo abbandonavano un istante, lo seguivano ovunque andasse, mentre nella sua mente rimbombavano chiare le parole che gli aveva rivolto alcuni giorni prima:

 

«Tu sei mio e di nessun’altro, ricordalo bene, Nacchan.»

 

Un brivido aveva percorso la sua spina dorsale: paura, rabbia, non lo sapeva neanche lui.

Di una cosa era più che sicuro: l’Uchiha non si poteva permettere di affermare una cosa del genere, non dopo che lo aveva considerato solo un passatempo, un capriccio.

Ci aveva messo del tempo a superare il dolore, a dimenticarlo, ed ancora più tempo per riprendere a fidarsi di qualcuno; non poteva rientrare prepotentemente nella sua vita a quel modo.

Non dopo più di un anno che si erano lasciati.

Non ora che c’era Gaara a illuminare le sue giornate.

Il ragazzo con cui stava da un anno, il ragazzo di cui era perdutamente innamorato.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Ricordo il giorno in cui ci siamo conosciuti, ti eri appena trasferito da un’altra città.

Era una bella giornata primaverile, ti trovavi nella segreteria dell’università per completare le pratiche della tua iscrizione.

Io ero andato a trovare l’Ero-sennin, volgarmente il rettore dell’università di Konoha, nonché mio tutore quando ero ancora un bambino.

Ti ho visto, e sono rimasto incantato da te, dai tuoi occhi gelidi, tanto belli quanto tristi.

Dai tuo capelli che sembravano fiamme.

Dal tuo viso e quella carnagione che ti faceva somigliare ad una bambola di porcellana.

Eri così diverso da me, ma sentivo che saremmo potuti diventare amici.

In quel momento mai avrei immaginato che la nostra storia si sarebbe evoluta in questo modo.

La tua presenza, la gentilezza che mostravi solo con me, ha fatto svanire ogni ricordo legato all’Uchiha.

Anche le sue molestie sono terminate, suppongo che questo sia dovuto al tuo intervento.

Però hai sempre negato che l’occhio nero che Sasuke ha sfoggiato per giorni non era opera tua.

Ho fatto finta di crederti, dopotutto non è da tutti avere un fidanzato che si batte a duello con un altro ragazzo.

Un vero e proprio cavaliere che io amo ogni giorno di più.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Si dirigeva nel cortile della scuola, sotto l’imponente salice piangente dove era sicuro lo stesse aspettando Gaara.

Il rosso era un tipo solitario, di poche parole, ma da quando stavano insieme man mano si era sciolto, e si era aperto con lui.

Anche Gaara aveva avuto un passato tragico, un’infanzia difficile, la madre era morta dandolo alla luce, e suo padre lo aveva sempre incolpato dell’accaduto, fino a quando non si era tolto la vita.

Cresciuto dai suoi fratelli più grandi, che mai lo avevano odiato, lui aveva sempre avvertito di essere diverso dagli altri. Questa diversità lo aveva portato ad isolarsi, a crearsi un muro intorno, che non permetteva a nessuno di oltrepassare.

A nessuno tranne che a quell’uragano biondo che era entrato prepotentemente nella sua vita.

Per lui aveva picchiato un ragazzo minacciandolo di stargli il più lontano possibile, da allora erano passate diverse settimane e sembrava che l’Uchiha avesse capito.

Non lo importunava più, ma avvertiva chiaramente il suo sguardo perennemente puntato su di loro.

Naruto sospirò; non gli davano fastidio gli sguardi del moro, anche se non capiva quegli attacchi di gelosia improvvisa, non dopo che si erano lasciati da così tanto tempo.

Scosse la testa. Non era quello il momento di pensarci, non quel giorno che  lui e Gaara avrebbero festeggiato il loro primo anniversario.

Non voleva rovinare quella giornata con pensieri cupi, non dopo che aveva trovato il regalo adatto per il suo compagno.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Un anno insieme, mai avrei creduto che riuscissi a sopportarmi per tutto questo tempo.

Ma è stato un anno meraviglioso.

Un anno splendido, in cui le nostre vite sono cambiate, sono migliorate.

Ricordo che un pomeriggio ti parlai dei miei genitori,

di come fossero felici,

e della ricetta di mia madre.

Quella per la felicità.

Peccato che era passato così tanto tempo e non ricordavo

cosa mi avesse sussurrato, sembrava che le sue parole fossero state portate via dal vento e dal tempo.

Dagli anni e da altri ricordi che erano andati a mescolarsi

nella mia mente.

Avrei voluto rivelartela,

magari anche noi avremmo potuto seguirla.

Per giorni ho tentato di far riaffiorare ciò che mi disse.

È  stato tutto inutile, all’epoca ero troppo piccolo.

Poi questa mattina, mentre correvo sotto la pioggia

per cercare di arrivare in tempo, come se una lampadina si fosse accesa nella mia mente, l’ho ricordata.

Ho ricordato le esatte parole che lei,  allegra, mi rivolse.

Ero al settimo cielo,

tanto che ho deciso che proprio quella ricetta

sarebbe stato il mio regalo per te.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Occhi dalle iridi color acquamarina osservavano divertiti un ragazzo dagli scompigliati capelli biondi dirigersi verso il loro proprietario, allegramente, rumorosamente.

Un lieve stirarsi di labbra comparve sul volto di Gaara, più di così non gli si poteva chiedere, ma per il ragazzo quello era un sorriso smagliante.

Naruto aveva cambiato la sua vita, come una brezza fresca vi aveva portato allegria e vivacità.

I suoi sorrisi illuminavano le sue giornate, e presto Gaara aveva capito che senza quel ragazzo la sua intera esistenza sarebbe stata vuota e monotona.

Mai lo avrebbe fatto soffrire, di certo non voleva essere lui la causa per cui quel sorriso sarebbe svanito.

Venne riscosso dai suoi pensieri dalla voce allegra di Naruto che lo chiamava, attirando così la sua attenzione.

 

«Gaara, insomma, ti sei incantato? Non è che per caso stavi fissando qualche ragazza?» chiese sospettoso, mettendo su quel broncio così carino che l’altro amava tanto.

 

«Effettivamente, hai ragione, ero rimasto incantato ad osservare una bellissima ragazza bionda, dai capelli sbarazzini e due incredibili occhi azzurri. Una vera bellezza» ribatté Gaara, per poi posare un lieve carezza sul volto del compagno. Con le dita delineò il volto, le buffe cicatrici simili a baffetti, e poi quelle labbra piene, morbide, che avrebbe baciato incessantemente.

 

«Effettivamente sei una bellissima ragazza, Nacchan, un vero splendore» disse, unendo poi le loro labbra in un dolce bacio.

 

«Buon anniversario, cucciolo» gli sussurrò Gaara in un orecchio.

 

Naruto era al settimo cielo, se prima era rimasto un attimo perplesso quando il suo compagno aveva affermato di stare fissando una ragazza, quando aveva sentito la descrizione di lei non aveva potuto non trattenere un sorriso.

Parlava di lui.

Il suo Gaara era rimasto incantato ad osservarlo, e questo lo riempiva di gioia, una felicità che invadeva il suo essere, riscaldandogli il cuore.

 

Con gentilezza allontanò il ragazzo più grande da sé, che mugolò contrariato. Non gli piaceva essere interrotto così sul più bello, ma doveva anche ammettere che erano nel bel mezzo del cortile dell’università, e se Naruto non lo avesse fermato, molto probabilmente avrebbero dato spettacolo.

 

«Gacchan, su, ora basta, non è questo il momento» gli sussurrò serio. «Lo sai? Ho un regalo per te, una sorpresa, è il regalo per il nostro primo anno insieme» affermò allegra, tutto d’un fiato la kitsune.

 

«Sì? E cos’è?» chiese curioso il rosso, non potendo minimamente immaginare cosa avesse potuto comprargli quella peste del suo ragazzo.

Cosa la mente dell’altro era riuscita ad elaborare per il loro primo anno insieme.

 

«Una sorpresa, una meravigliosa sorpresa» ribadì allegro Naruto, tutto pimpante, elettrizzato più lui di consegnare il suo dono al fidanzato, che l’altro di riceverlo.

«Una meravigliosa sorpresa» e senza lasciare il tempo di fare altra domande al compagno gli posò fra le mani un piccolo rotolo di carta, tenuto fermo da un nastro rosso.

 

«Devi leggerlo, è questo il mio regalo. Tempo fa ti avevo detto che quando ero ancora un bambino mia madre mi diede la ricetta per la felicità. Beh, dopo tanto sono riuscito a ricordarla»

 

Con mani tremanti, Gaara aprì il rotolo che il suo ragazzo gli aveva donato: un pensiero semplice, ma carico d’amore, come le frasi che erano scritte su quel foglio.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Non so chi fosse più felice in quel momento,

se io di averti consegnato il mio dono,

o tu che per la prima volta nella tua vita ti sentivi amato.

Anche se non lo dai a vedere, come me,

sei estremamente delicato.

Entrambi abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia vicino,

di qualcuno che ci ami e ci protegga.

Da soli siamo fragili,

ma con l’amore che ci lega,

insieme possiamo affrontare ogni cosa.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Lo stupore comparve sul volto di Gaara.

Quella ricetta era la cosa più dolce che avesse mai letto. Non sapeva se fosse ciò che la madre di Naruto gli aveva sussurrato quando era ancora un bambino, o fosse tutto frutto della mente della sua pazza kitsune, ma la ricetta che gli aveva donato gli piaceva molto, soprattutto l’ultimo punto, tanto che aveva voluto far incorniciare quel foglio. Lo avevano appeso nella loro camera da letto, per non dimenticare mai quelle parole, per ricordare al suo cucciolo di scambiarsi in ogni momento dolci effusioni e baci passionali.

 

 

 

***

 

 

 

 

Hai voluto incorniciare il mio regalo,

come ricordo di quel giorno.

Come monito nei momenti difficili.

Come segno dell’amore che ci lega.

Per quanto sembri facile,

a volte quelle parole sono d’aiuto.

Amare è semplice,

rimanere uniti lo è molto meno.

Vivere insieme ad una persona,

condividere tutto con lei,

passare insieme l’eternità

giorno dopo giorno

è una sfida ardua.

Ma per essere felici basta seguire poche regole,

una piccola ricetta ricordata attraverso le nebbie del tempo.

 

 

 

 

«Mamma, come fate te e papà ad essere sempre così felici?»

 

 Una risata riecheggio, mentre il bel volto di una donna dai capelli rossi si illuminava di un meraviglioso sorriso.

 

«Semplice, Naruchan, io e il tuo papà abbiamo un segreto.»

 

Occhi azzurri come il cielo si spalancarono sorpresi.

 

«E dimmi, che segreto è?»

 

Un’altra risata invase il piccolo giardino illuminato dai caldi raggi del sole.

 

«È una ricetta, piccolo mio, la ricetta per essere felici.»

 

«Una ricetta?» domandò curioso il bambino.

 

«Sì,  Naruchan, una ricetta.»

 

«È come quella per il ramen?»

 

«Beh, diciamo di sì, solo molto più difficile.»

 

«Più difficile? Che vuol dire più difficile?»

 

Con sguardo serio la donna dai capelli color del fuoco fissò il suo bambino di appena sei anni, per poi rispondergli.

 

«Ascolta bene, Naruto; per essere felici, due persone devono aver fiducia l’una nell’altra, comprendersi e volersi bene. Se non riescono in questo è inutile che stiano insieme.»

 

«Dimmi, mamma, tu e papà avete trovato questa ricetta, così non vi separerete mai?»

 

Un altro sorriso rivolto al suo tenero cucciolo.

 

«Certo, piccolo.»

 

«Mi dici qual è?»

 

«Certo, ma devi promettermi che non la dimenticherai mai, servirà per quando incontrerai quella persona che per te sarà speciale, quella persona con cui vorrai passare tutta la tua vita.»

 

«Ovvio che non la dimenticherò, è una cosa che mi hai detto tu»  rispose serio il bambino biondo, mettendo su un piccolo broncio. Cosa pensava, che avrebbe dimenticato le sue parole?

 

Nuovamente la sua attenzione venne riportata alla risata allegra di sua madre, che poi, inchinandosi, gli disse: «Mi raccomando, non dimenticarla» e in un orecchio gli sussurrò la ricetta per la felicità:

 

 

 

“1 sacco d’amore

 

2 kg di comprensione

 

1 ½ kg di dolcezza

 

Baci a volontà”

   
 
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