Commenti: questa è una Bubbleline, aka Principessa Gommarosa/Marceline Abadeer, ergo FemSlash, seppure appena accennato, e, per quanto mi riguarda, assolutamente Canon. *sventola pon pon* Ho adorato questa storiella, nonostante sia piuttosto corta, e nell'incapacità di scriverne una decente per conto mio, l'ho tradotta.
Questo è il link alla storia originale. Spero che vi piaccia almeno quanto è piaciuta a me.


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Il cielo è grigio come l'interno di una ciotola di gelato. Le nuvole coagulatevi sono bianche nella parte superiore, ma s'illividiscono di viola sul fondo, e l'aria odora di un umido, appiccicoso caldo e di un languido sole bavoso. Marceline sbatte i denti tra di loro. Dice: "Stiamo per inzupparci."

La sua ombra scivola sulla terra sotto di lei, giocando con un'altra con dei bastoni da hockey. "Oh, bene." Questa è Bonnibel. "Perfetto. Grande." La principessa si piega e crolla, BAM, proprio così, tutta braccia e gambe divaricate sul secco prato marrone. C'è un crepitio. La tiara di Bonnibel rotola via: le sue dita si contraggono, i palmi rivolti verso il basso. Il suo pollice scivola lungo il gambo di un unico, fiero dente di leone e alza di nuovo la testa, sbattendo le palpebre. “Bene”, ripete. "Voglio essere inzuppata. Voglio annegare. "

Come ordinato da un decreto regio, una lingua di fulmine solca l'orizzonte. L'immediato cavillo del tuono dopo che la solletica, Marceline lo sente lungo il palato e sorride, sibilando tra i denti: "Chiedete e vi sarà dato, eh?" Scende anche lei, atterrando accanto a Bonnibel. "Cos'è questa? La prima tempesta che abbiamo da tre settimane?"

"Quattro. Quindi un mese. Glob", aggiunge l'altra. La parte posteriore del collo è fucsia e bagnata. Dove continua ci sono sudore e sporcizia e fili d'erba mischiati tutti insieme. E' disgustoso. Marceline fa un sorriso più ampio. "Lascia che pioooova," dice Bonnibel, e rotola sul prato. La sua guancia va a bussare sul ginocchio di Marceline; porta le braccia in alto, apre le mani e chiude gli occhi. "Lascia che piova, ti prego."

"Non sei preoccupata di rimanere fulminata?"

Arriva un altro fulmine: tuona, più vicino ora. Non che quello di prima fosse lontano. Il prato intorno a loro si muove. Il dente di leone lascia andare una nuvola di spore bianche e Bonnibel fa spallucce, le radici sulle sue spalle rotolano sotto le maniche del vestito.

"Lo sei?" Marceline non lo è. Lo dice e Bonnibel sorride, più ampiamente persino di Marceline al fulmine successivo. "Allora non lo sono neanche io. Sarei un cattivo conduttore."

Borbotta qualcosa sulle proprietà della terra e sulla consistenza della gomma, ma non ci sta davvero pensando e Marceline non sta ascoltando, perché stanno entrambe guardando il cielo, lo sciogliersi delle nuvole e la bava sciropposa della pioggia che sta venendo verso di loro.

Le colpisce duramente e improvvisamente. Bonnibel grida, orrore e delizia in guerra nella sua voce; Marceline impreca, ma gira la faccia verso il diluvio, ridendo. In pochi secondi il suo cappello non ha più forma e ancor meno misterioso diventa il vestito di Bonnibel - sono entrambi bagnate fradice, e poi Bonnibel si puntella sui gomiti, a tentoni.

"Oh," dice lei, tirando su la maglietta di Marceline, "hm, sì", come se ci fosse qualcosa di cui parlare. Marceline le chiede cosa stia facendo. Lei risponde: "Sto apprezzando tutto questo."

"Questo?"

"Questo," conferma Bonnibel. "Questo, questo-" La sua bocca è calda come lo era il giorno prima della tempesta; fa rotolare Marceline indietro nell'erba e nel fango, si seppellisce contro di lei e dice: "Questo."