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Autore: Beatriz Aguilar    02/12/2012    0 recensioni
Quanto veramente i sogni sono lontani dalla realtà? Forse, solo pochi anni.
Genere: Dark, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: Chiedo umilmente scusa per eventuali errori, giuro di aver riletto la storia più volte prima di pubblicarla! è la prima volta che pubblico qualcosa ma spero apprezziate comunque :) Buona lettura!

IL POTERE DE SOGNI.
 

PREMESSA.
Allora ero solo una bambina, avevo undici anni quando incominciarono quei terribili incubi. Non ne dissi nulla a nessuno però, perché erano talmente reali, che parlarne sarebbe significato dare loro un’ importanza tale, da ammettere quanto mi spaventassero. 
Di norma i sogni, in un modo o nell’altro, sono confusi. Alcuni ce li ricordiamo di più, altri di meno, ma rimangono pur sempre qualcosa di vaneggiante, spesso discorsi, volti, ambienti, sono deformati anche se famigliari. Gli incubi anche, ma riescono a rimanerci più impressi, per il semplice fatto che ciò che ci fa paura spesso, non l’abbiamo mai visto nella realtà.  E spesso, le situazioni che ci spaventano sono più tendenti al surreale, che a qualcosa che sia nella norma.
I miei incubi comunque, mi perseguitarono per  soli 4 notti, in cui non dormì granché, in cui non volevo nemmeno addormentarmi. Quei sogni si presentavano quando ormai era semplicemente troppo tardi per risvegliarsi e mi lasciavano andare solo quando mi avevano stremato, allora mi alzavo di soprassalto, vedevo nell’oscurità della mia stanza per qualche secondo ancora le terribili immagini del sogno per poi correre nella stanza dei miei genitori quasi in lacrime e tremante dal panico. Poi questi incubi sparirono, mai più perseguitarono i miei sogni, ma non posso di certo dire, che me ne sono dimenticata, anche se vorrei con tutta me stessa. Anche se non avrei mai voluto sognare.
Di certo non potevo immaginare che quegli incubi così perfettamente intagliati, tanto che potrebbero tranquillamente sembrare una mini serie televisiva, potessero significare qualcosa di diverso da quello che erano: niente più e niente meno che sogni. Le fantasie di una bambina che erano scaturite per chissà quale motivo e destinate a scomparire con il passare del tempo.
Il loro scenario era sempre la scuola, la mia scuola, che perfettamente conoscevo. Solo era tetra, sembrava essere tutto nero e rosso sangue.  Io ero la protagonista di questo macabro copione, insieme alle mie tre migliori amiche dell’epoca...
 
C’è solo un’altra premessa da fare prima che inizi il racconto: la notte prima dell’inizio dei miei incubi ricevetti una visita, non so nemmeno io se fosse un sogno o se avessi parlato veramente. Tutto intorno a me sembrava non esistere più, non so come lo sapessi, ma sapevo che oltre la mia cameretta c’era il nulla. Sembrava che il tempo per qualche minuto mi avesse lasciata indietro.
Quando quell’uomo, quel ragazzo, cominciò a parlare, io non ricordavo quando fosse entrato e si fosse seduto ai piedi del mio letto.
-          So che tu vuoi morte delle persone.
Io ero spaventata, sì, ma a undici anni si è anche tanto curiosi.
-          Chi sei?
Chiesi con gli occhi sgranati, cercando di ripararmi il più possibile sotto le coperte.
-           Importa davvero? Forse un angelo di Dio. O forse sono un emissario di Satana... Ma sono qui per te, per liberarti.
Non sapevo cosa rispondere, non sapevo nemmenose rispondere.
-          C’è qualcuno che ti fa e ti ha fatto del male.
Non avevo ben capito se fosse una domanda, o un’affermazione, così optai per la seconda e mi ritrovati in difficoltà al momento di affermarla o confutarla.
-          No... Cioè sì... Ma ora non importa più, tanto me ne vado tra poco.
Difatti, era solo questione di tempo. Finite la scuola elementare me ne sarei andata alla scuola media, e avevo deciso all’ultimo di allontanarmi dalle mie amichette per la mia sanità mentale e cambiare totalmente rotta. Con me ci sarebbe stata una bambina della mia classe, con la quale non avevo mai legato molto, ma ciò bastava per rassicurarmi che non sarei rimasta sola in banco almeno il primo giorno. In fondo mi resi conto che lui poteva anche non riferirsi a quello cui pensavo io, ma era l’unica cosa che in quel momento mi fosse venuta in mente.
Intanto intorno a me era sempre tutto fermo e silenzioso. Il nulla mi aspettava dietro la finestra alle mie spalle, o dopo la porta di fronte a me. Non sembrava filtrasse nessuno spiraglio di luce, eppure riuscivo a vedere quell’uomo, quasi come l’avrei visto di giorno. Aveva una felpa con cappuccio grigio che gli nascondeva gli occhi, poca barba bionda, jeans larghi e scarpe da ginnastica.
Io quell’individuo non l’avevo mai visto, o magari l’avevo visto migliaia di volte, perché poteva veramente essere chiunque.
-          Quelle persone vanno fermate se ti hanno fatto del male.
Io continuavo a non capire, avevo l’impressione che non si sforzasse poi nemmeno così tanto per darmi un indizio, lui parlava per se stesso e non so perché mi facesse delle domande alle quali non sapevo rispondere nemmeno io.
-          Ma chi sei…? Che... Che cosa intendi con “vanno fermate?” Io non ti conosco, non capisco cosa stai dicendo.
-          Io sono qui per te. Per il tuo futuro. E finché quelle persone saranno in vita, te non sarai mai felice.
-          Siamo solo bambine...
-          Ma non per sempre. Un giorno cresceranno e con loro crescerà la perfidia.
-          Può essere.
Era tutto quello che ero riuscita ad elaborare con tanta fatica. Sentì quell’uomo sogghignare e poi si alzò.
-          TU puoi aiutarti e aiutare il futuro.
Detto questo aprì la porta ed uscì. La porta si richiuse ed io tornai in me. Non mi ero addormentata, semplicemente fino a poco fa non vedevo la realtà, perché ora sapevo invece che se avessi aperto la mia finestra avrei visto la città, che se avessi aperto la porta avrei visto casa mia.
Ci misi un po’ a prendere sonno, avevo paura che quel tipo si ripresentasse, poi però persi le forze e caddi in un sonno profondo.
 
  
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