Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: leyda    04/12/2012    1 recensioni
Dal testo:
«Perché hai scelto un posto così per incontrarla?» domandò, con un’occhiata critica all’ambiente circostante e agli altri, rumorosi, clienti.
«Non sono stato io a decidere. Di sicuro l’ultimo luogo dove avrei proposto sarebbe stato un locale chiamato “Silver Arrow”. Mio Dio, “Silver Arrow”, Danny! Tanto valeva mandare una lettera spiegando anche perché siamo qui. Perlomeno è vicino al porto. Allison è stata previdente in questo, benché abbia una pessimo gusto per i nomi, oppure un pessimo senso dell’umorismo. Non saprei… » scosse la testa, con aria turbata.
«Stiles, ti prego. Non è il momento adatto per queste divagazioni.» sospirò Danny, guardandosi intorno circospetto...
§§§§§
Allora... questa è una AU. Avete mai pensato di trasportare i personaggi di Teen Wolf in mezzo all'oceano e metterli a fare i pirati? Ovviamente con un sacco di sovrannaturale. E di avventura.
[Sterek] [sorpresa]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lost souls in the ocean

 

 

Capitolo 2

 

Furono le campane della chiesa vicina a svegliarli, dopo solo qualche ora di sonno, passata al freddo e all’umido. Muovendosi piano e con attenzione, per sciogliere i muscoli contratti e irrigiditi, scesero dalla barca e, sbadigliando, si diressero alla stessa taverna del giorno prima, sperando di avere abbastanza tempo per mettere qualcosa sotto i denti, prima che Allison andasse a recuperarli. Incredibilmente sembrava che la preoccupazione avesse alla fine raggiunto anche Stiles, zittendolo, ma Danny non confidava molto in quell’ipotesi. Era più probabile che fino a quando non avesse messo nulla nello stomaco, il compagno si sarebbe rifiutato di parlare più del necessario, il ché significava che si sarebbe limitato alla loquacità di una persona normale. Stavolta fecero la strada con più tranquillità, perdendo tempo a guardarsi intorno, osservando le barche dei pescatori prendere il largo o rientrare dopo una notte di pesca, per qualcuno proficua, per altri no. Prestarono attenzione, soprattutto, alla frequenza con cui la guardia cittadina passava a pattugliare le strade e il percorso che compiva, memorizzandolo, per permettersi una buona via di fuga.

Quando arrivarono al “Silver Arrow” erano ormai quasi le otto. Entrarono, ritrovandosi a respirare nuovamente quell’aria satura di fumo, sudore e liquore, occupando lo stesso tavolo della sera prima, aspettando che fosse il proprietario questa volta, memore delle parole di Danny, a venire da loro. Invece a presentarsi fu una ragazza, con un sorriso cordiale, nonostante l’aria stanca e triste, che elencò loro quello che avevano a disposizione, e in verità non era molto. Prima di congedarla e aspettare, Stiles fece scivolare un sacchettino pieno di monete nella tasca del grembiule, stando attento a non farsi notare da nessuno. La ragazza, li osservò confusa, ricevendo un sorriso incoraggiante in risposta, prima di voltarsi e preparare loro quello che avevano ordinato. Proprio un attimo dopo che era scomparsa dietro una porta, probabilmente della cucina, comparve il proprietario, il quale non appena li vide, sbiancò, mostrando di ricordare la minaccia neanche troppo velata di poche ore prima.

In realtà, Danny avrebbe voluto evitare di comportarsi in quella maniera il giorno precedente, in quanto di solito era una persona decisamente pacifica, tranne quando la situazione richiedeva altrimenti, ma era stato necessario, per la sicurezza sua e di Stiles, e anche per quella di Allison, ricorrere all’intimidazione. In ogni caso, sembrava aver ottenuto il risultato voluto, se a causa della paura o dell’avidità, non avrebbe saputo dirlo, ma scommetteva più sulla seconda. Cominciava a capire perché fosse andato lui con Stiles. Nonostante la sua evidente aria da brava persona, la sua mole metteva comunque in soggezione, e questo probabilmente, si sarebbe rivelato un valido aiuto nel luogo in cui dovevano recarsi presto.

«Ehi, Danny? A che pensi?» lo strappò alle sue riflessioni il ragazzo di fronte a lui «Preoccupato?» chiese sorridendo.

«Mi chiedo come tu non riesca ad esserlo.» rispose, scuotendo il capo. «Sarà perché sei un incosciente.» aggiunse con sguardo preoccupato, facendo solo ridere il compagno.

«Se continui a pensare che andrà male, lo farà.» espose, ringraziando la ragazza, tornata con la loro colazione. Decisamente non era qualcosa che avrebbe mangiato a quell’ora del giorno, ma non potevano permettersi di fare troppe storie, anche tenendo conto del fatto che non toccavano cibo dalla mattina del giorno prima.

«Quello che hai detto non ha alcun senso. Se andrà male, sarà perché non avevamo considerato tutti i possibili particolari che potrebbero andare storti.» ribatté, rifiutandosi di smuoversi dalla sua posizione.

Alzando gli occhi al soffitto, anch’esso rovinato, Stiles decise di non insistere oltre, capendo che avrebbe solo fatto intestardire di più l’amico. Per questo si dedicò alla sua colazione, senza più fare parola su nulla che potesse ricondurlo su quel sentiero pericoloso, risolvendosi di aspettare, nuovamente, l’arrivo di Allison.

«Allora, vuoi spiegarmi il tuo piano?» proruppe dopo un po’, spingendo da parte il piatto, ancora mezzo pieno. «Prima che arrivi Allison…»

«Adesso? Non posso finire la mia colazione?» piagnucolò Stiles, costretto a capitolare dall’occhiata severa rivoltagli da sopra il tavolo. «Oh mio Dio! Va bene. Quando Allison arriverà, mi porterà a casa sua, e mi presenterà come un aiutante, inviato da qualche proprietario locale. Nel frattempo, tu cercherai di scoprire qualcosa andando all’ufficio portuale. Se c’è una nave in arrivo, lì troverai di sicuro qualcosa. Quindi… oh, Allison.» esclamò, richiamando l’attenzione della ragazza, che si avvicinò velocemente.

«Cos’è successo?» domandò Stiles, vedendo lo sguardo allarmato sul suo viso, mentre Danny si alzava per sbirciare dalla finestra.

«Stiles, dovete andarvene subito.» sussurrò preoccupata, lo sguardo che saettava continuamente tra lui e la porta. «Non so cosa sia successo, ma la guardia cittadina è in fermento.»

«Non è possibile. Come possono averlo saputo?» esclamò saltando su, guardandosi in giro.

A rispondere alla domanda fu Danny, improvvisamente consapevole della reazione del proprietario. «Lo so io. Da dove possiamo uscire? Se ci sbrighiamo riusciamo ad arrivare al porto e a fuggire.»

«Non se ne parla. Però dobbiamo toglierci di qui.» convenne Stiles, mentre la ragazza che li aveva serviti prima si avvicinava.

«Scusate, ma non ho potuto fare a meno di sentirvi. Seguitemi. So io come farvi uscire di qui senza farvi scoprire.» disse, senza però riuscire a guardarli negli occhi. I tre si scambiarono un occhiata al di sopra della sua testa china, prima di annuire.

«Allison, ci vediamo vicino alla chiesa. Se non arriviamo entro un ora, vattene.» decise il castano, prima di rivolgersi alla locandiera «Ti seguiamo, facci strada.»

Velocemente, approfittando dell’assenza di altre persone nella stanza, attraversarono la sala diretti verso le scale del piano superiore, mentre Allison, con un ultima occhiata preoccupata, infilava la porta e spariva nella strada affollata di mercanti e pescatori, diretta alla piazza. I due fuggitivi si ritrovarono in una piccola stanza dal soffitto basso, malamente ammobiliata, con solo un letto malandato posto in un angolo e una cassetta di legno con un moncone di candela e qualche fiammifero. Guardandosi intorno, non videro nessuna possibile via di fuga, ma seguirono lo stesso la loro misteriosa salvatrice, attraverso un’altra porticina, posta dall’altra parte della stanza, e semi-invisibile nell’oscurità dell’ambiente, privo di alcuna fonte di luce naturale.

La nuova stanza era decisamente più vivibile, probabilmente era la camera del proprietario, dedussero, e aveva una larga finestra che dava su un piccolo balconcino. Senza perdere tempo, sentendo già i rumori e le urla, annunciatrici di guai, provenire dalla strada, i due si accostarono alla loro prossima via d’uscita. Danny spalancò le ante, gettando un’occhiata in basso, dove le persone, troppo affaccendate, non avevano tempo di alzare lo sguardo e notare due possibili fuggitivi, e poi in alto, costruendo mentalmente il percorso da seguire.

«Ti siamo davvero grati dell’aiuto. Se mai ci ricapiterà di passare da qui, e ti servisse aiuto… beh, in qualche modo riusciremmo a saperlo, e verremo sicuramente ad aiutarti.» sorrise

«Sbrigatevi a fuggire e non pensateci. Mi avete già aiutata molto.» li rassicurò, guardando la porta alle sue spalle, tendendo l’orecchio per eventuali rumori sospetti.

«Stiles, muoviti!» sibilò Danny, già fuori dalla finestra.

«Stiles?! Voi…» esclamò stupefatta, squadrando da capo a piedi il ragazzo di fronte a lei.

«Già. Apprezzerei che non ne facciate parola con nessuno. Sono ancora giovane, e ho un sacco di avventure ancora davanti a me.» ridacchiò, preoccupato. «Posso contare sulla vostra discrezione… »

«Certamente. Io sono…»

Stiles la fermò, posandole le mani sulle spalle, facendo una smorfia «Non ditemelo. Se ci rincontreremo sarò felice di sapere il vostro nome, perché vorrà dire che era destino, ma per ora tenetelo per voi. Addio, allora.» si congedò, raggiungendo Danny, già arrivato sul tetto, intento a guardarsi intorno. «Hai visto che alla fine la mia camicia non sarebbe stata un problema?» disse, non riuscendo a evitare di lanciargli una frecciatina, accolta con uno sbuffo. «Beh, da che parte?» chiese poi.

«La chiesa è di là, se vuoi ancora fare di testa tua. Secondo me è una pessima idea, ora più di prima.»

«Bene. Allora ci vediamo alla barca al tramonto. Cerca di non farti arrestare all’ufficio portuale, Danny. E non cedere alle bellezze marinare.» lo salutò, prima di voltarsi e iniziare a correre in direzione della piazza, cercando al contempo un modo di scendere da lì.

«Cerca di non farti arrestare tu.» borbottò Danny, seguendo poi l’esempio, e filando in direzione opposta, verso la costa poco distante.

Stiles corse tra i tetti, tenendosi basso e lontano dai margini esterni, per evitare di essere scorto, scrutando le varie finestre, alla ricerca di una aperta. Il problema principale che gli si poneva davanti era che, più si allontanava dal porto in direzione del centro della città, più le case si allontanavano e mutavano struttura, rendendogli più difficoltoso procedere. Tuttavia non poteva fare altrimenti; a quanto aveva capito, la guardia era stata allertata da quel locandiere, quindi era probabile che si stesse riunendo al porto, lasciando parzialmente incustodita la città. Se fosse riuscito a trovare il modo di scendere da lì, non avrebbe avuto grandi difficoltà a mischiarsi alla folla, fingendosi un normale abitante. In realtà quello che si trovava maggiormente nei guai al momento, era Danny, obbligato a rimanere nei pressi del porto per tutta la giornata, aspettando il suo ritorno. Oltre a ciò, se non fossero riusciti a tornare a bordo della loro nave entro il giorno dopo, avrebbero avuto altri guai da risolvere, e l’ultima cosa che volevano era mettere ancora più in allarme la città e chi vi abitava. Per questo motivo continuava a inoltrarsi sempre più, sfruttando l’agilità di anni passati tra il sartiame e la coffa della nave. Finalmente gli parve di scorgere un modo per scendere.

Si avvicinò con cautela a una finestra aperta, probabilmente per far entrare la brezza, dato che già lì, nonostante fossero ancora vicini all’acqua, il caldo fosse soffocante. Prima di infilarsi in quella che sembrava una stanza maschile, diede un’occhiata all’interno, e lo sguardo gli cadde su una divisa, decisamente una divisa militare. Frustrato, stava per volgersi e proseguire, non avendo intenzione di farsi trovare in casa di un soldato, non importava che grado fosse, considerata la situazione in cui si trovava già, quando, per un incredibile colpo di fortuna, che stava, però, per essere di incommensurabile sfortuna, il proprietario della divisa entrò frettolosamente, vestendosi velocemente e uscendo poi di casa. Stiles, che aveva fatto appena a tempo ad abbassarsi oltre il bordo inferiore della finestra, lo seguì con lo sguardo, finché non svoltò l’angolo. Dopodiché, sfruttando l’occasione, entrò e scese al piano inferiore, trovando però la porta chiusa.

«Oh mio Dio! Non posso crederci! Sono a tanto così, e devo essere fermato da uno stupido pezzo di legno… estremamente resistente, direi! Oh, che male!» esclamò, tenendosi la mano dopo aver dato un rabbioso pugno alla porta. «Basta non perdersi d’animo. Coraggio Stiles, ci sarà un modo di uscire. Un’altra porta, una finestra che da su un vicolo, un qualcosa per aprire questa dannata porta, qualcosa ci deve essere!» esclamò iniziando a girovagare per il piano inferiore. Dopo un’attenta analisi, le uniche possibilità che aveva di uscire erano una finestra piccola, dalla quale passava a malapena, che dava effettivamente su un viottolo, e la porta di casa, ancora chiusa, ma non difficile da scassinare. Purtroppo, lui non era in grado di fare una cosa del genere, quindi si risolse a passare nuovamente da una finestra, sperando che nessuno lo vedesse e lo scambiasse per un ladro.

Dopo una faticosa contorsione, e un doloroso atterraggio frontale, finalmente si trovava a livello della strada e, se non ricordava male, ma le grida che giungevano fino a lui, l’inducevano a pensare che fosse sulla buona strada, la piazza, e quindi la chiesa, erano a poche strade di distanza. Tutto stava nel fare in fretta, prima che Allison seguisse le sue istruzioni e se ne andasse. Con uno sbuffo seccato ricominciò a correre, avendo cura, stavolta, di schivare anche le persone che spuntavano all’improvviso. Riuscì a raggiungere la ragazza proprio quando la campana iniziava a rintoccare, cogliendola di sorpresa alle spalle.

«Stiles! Mi hai fatto prendere un colpo.» lo rimproverò, prima di notare che era solo. «Dov’è Danny? Perché vi siete divisi?»

«Non preoccuparti, è in salvo anche lui, per ora. Sta andando all’ufficio portuale per cercare informazioni anche lì. Facciamo lo stesso anche noi.» ansimò, tenendosi un fianco per la corsa fatta. «E chiamami in un altro modo d’ora in poi. Almeno finché non saremo al sicuro. Sai, non è una buona idea usare il mio nome per ora. In effetti non lo è quasi mai. Cavolo, spero che Danny abbia avuto l’accortezza di usare anche lui un nome falso. Pensi che dovrei cambiare nome definitivamente?» chiese, guardando finalmente Allison negli occhi.

«È una cosa a cui vuoi pensare adesso?» domandò esterrefatta.

«No, certo che no. È una scelta importante e…» ricominciò.

La mora alzò una mano per interromperlo. «Ho capito. Come ti devo chiamare allora?»

«Non saprei… che ne dici di Rupert Ashwell?» propose, grattandosi la punta del naso.

«Per me va bene, se pensi di ricordartelo. Adesso però è meglio se ci sbrighiamo. Meno tempo rimaniamo in città, meglio è.» concluse, abbandonando l’ombra della chiesa, per mischiarsi alla folla che occupava le strade, diretta verso una villa, quasi ai confini della città.

***

Nel frattempo, Danny aveva raggiunto la sede dell’ufficio portuale, affiancato alla sede della marina locale, sperando di trovarvi il minor numero possibile di soldati. A quanto pareva, qualunque fosse stata la notizia che aveva raggiunto le orecchie del più alto ufficiale in grado in quel luogo, doveva avergli messo addosso una certa ansia, perché effettivamente, nel suo muoversi in quella direzione, non aveva potuto fare a meno di notare quanti –non credeva ce ne fossero così tanti, in effetti– soldati, erano in giro per le strade del porto a cercare lui e Stiles. A rigor di logica quindi, a meno che gli armadi della caserma non fossero stati pieni di marinai di riserva, avrebbe dovuto essere praticamente quasi deserta.

Avvicinandosi con passo tranquillo, sperando che oltre alla soffiata non fossero state diramate anche le loro descrizioni, entrò, trovando il locale momentaneamente deserto. Indeciso se sfruttare quell’inaspettata assenza, o chiamare qualcuno, ne approfittò per avvicinarsi al tavolo ingombro di carte e registri, cercando con lo sguardo quello che interessava a lui, non trovandolo. A quanto vedeva, c’erano solo registri riguardanti le barche da pesca del porto, arrivate e partite quella mattina, e qualcosa riguardo a qualche altra grossa nave in arrivo con il suo carico, con cifre e appunti, di fianco; poteva vedere anche qualche foglio sparso e scarabocchiato, probabilmente con cose di poco, ma non c’era assolutamente nulla di rilevante per quello che concerneva la sua ricerca, al momento. E dire che di informazioni interessanti ce n’erano eccome. Se non fossero stati così impegnati con altro, ne avrebbe certamente approfittato per il futuro.

Storcendo il naso, fece il giro della scrivania, avvicinandosi al grosso scaffale posto dietro di essa, contente tutti i diari di bordo, e un grosso tomo rilegato pesantemente, probabilmente riportante le prossime navi in arrivo. Danny non era sicuro che la nave che cercavano, potesse essere menzionata lì, considerando il suo carico, ma fare un tentativo non sarebbe stata una cattiva idea. Prima di apprestarsi a consultarlo, si guardò nuovamente intorno, ascoltando anche i rumori provenienti da tutt’intorno ma, a parte le urla dei pescatori che cercavano di vendere il pesce fresco della giornata, e lo scalpiccio affrettato proprio fuori dalla porta, all’interno era tutto silenzioso. Rassicurato, ma rimanendo comunque all’erta, sfogliò il più velocemente possibile le pagine, che sembravano frusciare in un modo insopportabilmente rumoroso, fino ad arrivare alle due settimane successive. Ovviamente le indicazioni riportate erano molto indicative, ma proprio come aveva ipotizzato, anche lì non si menzionava la Sentinel in alcun modo. Aveva appenda rimesso a posto il volume che sentì la porta alle sue spalle aprirsi.

«Cerca qualcosa?» domandò la persona alle sue spalle, il tono sospettoso e cauto.

Prendendo un respiro, e pensando velocemente a una scusa valida, lo sguardo gli cadde su una grossa e dettagliata cartina, proprio sopra lo scaffale. Espirando piano, per il sollievo, parlò senza voltarsi, sperando di risultare comunque credibile.

«Aspettavo che arrivasse qualcuno, in verità. Sono stato mandato qui dalla famiglia Argent.» disse, chiudendo gli occhi e sperando per il meglio. A quanto pareva, aveva detto la cosa giusta, perché sentì i tonfi degli stivali sulle pietre del pavimento, avvicinarsi a lui. Senza mostrare fretta si allontanò dalla scrivania, tornando a trovarvisi di fronte. Danny sapeva che più tempo avesse concesso all’uomo di fronte a lui, per elaborare le sue parole, più probabilità c’erano che venisse smascherato. «Devo sapere se qualche nave arrivata in questi giorni ha riferito di tempeste che potrebbero rallentare l’arrivo della Sentinel. O se vi è giunta voce di un possibile naufragio.» disse, tentando di mantenersi il più serio possibile.

L’uomo rovistò tra le carte che affollavano il tavolo, recuperando un libretto di pelle, prendendo a consultarlo febbrilmente, sotto lo sguardo attento di Danny. Infine riportò lo sguardo sull’ospite inatteso e borbottò che non aveva avuto notizia di alcun ritardo o agente atmosferico avverso, da alcuna delle navi arrivate, motivo per cui la Sentinel avrebbe dovuto essere attraccata al porto in non più di una settimana, sempre che qualche imprevisto precedente non l’avesse rallentata prima, o fatta naufragare nella traversata. Soddisfatto, e conscio di non poter ottenere altro senza rischiare troppo, ringraziò velocemente e lasciò l’ufficio, rimanendo comunque nei paraggi per tenere sotto controllo eventuali messaggeri con richieste di chiarimenti, ma non avvenne nulla di insolito per tutta la giornata.

Tuttavia, più il tramonto si avvicinava, più temeva per il mancato ricongiungimento con Stiles.

***

Allison e Stiles, dopo aver attraversato quasi tutta la città, sotto il sole cocente, chiacchierando brevemente, giunsero a una villa, circondata da una cancellata di ferro battuto, dietro la quale si trovava un lussureggiante giardino, tipicamente tropicale per via del clima del luogo. Nonostante l’aria scanzonata mostrata fino a quel momento, Stiles sentiva l’agitazione iniziare a montare, palesandosi nel modo nervoso in cui apriva e chiudeva le mani e come continuava a sbattere le palpebre.

Allison si era accorta del nervosismo del compagno, ma non sapeva come fare per calmarlo. Stiles era, a volte, totalmente inaccessibile per chiunque, nonostante si mostrasse sempre socievole e disponibile. Mentre attraversavano il vialetto in terra battuta, si fermò, con la scusa di fargli ammirare un particolare tipo di pianta. Non sapeva perché, ma era certa che qualcuno, dalla casa, li stesse osservando. E per quello che avevano in mente di portare a termine, non potevano assolutamente mostrarsi agitati.

«Stiles, va tutto bene?» sussurrò, dando le spalle all’abitazione.

«Certo. Non sono agitato, sto solo andando a incontrare qualcuno che, con l’autorità che ha in questa città, se mi riconoscesse potrebbe farmi sparire dalla circolazione in mezza giornata, ma non sono nervoso.» borbottò, mantenendo il sorriso, a beneficio di chi osservava. «Ci stanno spiando, vero? Oh mio… spero che vada tutto bene….»

«Sei ancora sicuro? Se non te la senti più possiamo…»

«Scherzi? Con tutta la fatica e il marasma che è successo in città? No, andiamo fino in fondo con questa storia.» decise, raddrizzando la schiena e annuendo deciso, aspettando che fosse Allison a fare strada. «Sono contento che ci sia tu ad aiutarmi. Fai strada, io ti seguo.» aggiunse.

Piegandosi al volere del ragazzo, lo accompagnò in casa, mandando a chiamare il padre mentre loro due si spostavano in un salotto per gli ospiti, arredato con particolare gusto. Nell’attesa, si avvicinarono a una finestra e, con la scusa di guardare fuori, parlottarono ancora, definendo gli ultimi dettagli e, quando sentirono i passi di due persone avvicinarsi, Stiles le sussurrò, aspettando un cenno d’assenso «Ora, cerca di assecondarmi, va bene?»

Allison gli strinse il braccio, in segno di comprensione, prima di voltarsi e andare a salutare il padre, lasciando al ragazzo ancora qualche istante per raccogliere le idee. Si voltò quando sentì la sua voce presentarlo, come avevano stabilito in precedenza, e sottostò allo sguardo indagatore di Chris Argent. Fortunatamente, pensò, l’uomo non era come la maggior parte dei suoi compagni, altrimenti sarebbe già stato fregato da una miriade di piccoli gesti involontari. Ma nonostante ciò, gli pareva lo stesso di essere messo sotto esame da quegli occhi chiari e freddi. Per un istante pensò che l’uomo in piedi di fronte a lui l’avesse riconosciuto, ma poi la sua mente gli ricordò che era assolutamente impossibile una cosa del genere, perché non era mai stato ritratto da nessuno, in nessuna occasione, e questo riuscì a rilassarlo leggermente.

Alla fine, parve aver superato l’esame o qualunque cosa fosse stata, e il padrone di casa gli porse la mano, sorridendo. Stiles la strinse, sorridendo di rimando, cercando di non mostrarsi troppo nervoso, e a giudicare dall’espressione più rilassata sul volto di Allison ci stava riuscendo. I tre si accomodarono sui divani, mentre un ragazzo portava loro un vassoio con sopra tre bicchieri e una caraffa.

«Non credo di avervi mai conosciuto prima… »

«Ashwell. No, sono arrivato da poco in città. Da questa mattina, in effetti, e non ho potuto fare a meno di notare una certa agitazione di cui nessuno ha saputo spiegarmi il motivo.» espose, sperando di sviare l’attenzione da sé e, al contempo, avere conferma dei motivi d’agitazione della marina.

«Pare che un noto pirata sia in città. La marina ci tiene particolarmente a catturarlo.» spiegò l’uomo, riportando poi l’attenzione sull’ospite. «Mi stavate dicendo che siete nuovo di queste parti. Posso chiedervi da dove venite e quali sono i vostri affari?»

«Capisco. Per quanto mi riguarda, ho saputo che è in arrivo una nave con un carico… particolare, se così possiamo dire. E sarei interessato ad assistere alla sorte di questo carico. Per questo motivo sono giunto qui, cercando qualcuno che potesse introdurmi alla vostra presenza, e la fortuna mi ha assistito, perché stamane al mercato ho incontrato vostra figlia, che ha acconsentito molto gentilmente a farmi questa cortesia. Spero che questa mia richiesta non vi arrechi disturbo, nel caso ne sono profondamente dispiaciuto.» dichiarò Stiles, non distogliendo lo sguardo da quello di Chris.

Allison era stupefatta dalla maestria dell’amico, che sembrava totalmente diverso dal ragazzo con cui era abituata a interagire di solito. Si chiese quale fosse il vero Stiles, se quello con cui parlava spesso, anche se a dire il vero, era lui a monopolizzare i discorsi, o questo, composto e serio, che sembrava privo di tutta l’agitazione che lo caratterizzava normalmente. Sembrava, nonostante le sue parole e il suo comportamento precedenti,  di non avere alcun bisogno di supporto o aiuto; e anzi, temeva che se avesse provato a intromettersi, tutta la copertura che si era sapientemente costruito, sarebbe saltata in un attimo, mettendolo in pericolo. Per il momento, non le restava che seguire il discorso, intervenendo solo in caso di assoluta necessità.

«Si direbbe proprio che siate stato molto fortunato. Per quanto riguarda la natura della vostra visita, non sono certo di poter accogliere la vostra richiesta.»

La risposta parve abbattere momentaneamente il ragazzo, che bevve un sorso della bevanda fruttata portata precedentemente, pensando a come superare l’ostacolo che gli si profilava di fronte.

«Potrei chiedervi di spiegarmi i motivi del vostro rifiuto?» domandò seriamente, sperando di trovare così un modo per far mutare idea all’uomo.

«È molto semplice, in realtà. Per poter soddisfare il vostro desiderio, dovreste prima aver compiuto un certo tipo di preparazione, cosa che non credo sia avvenuta.» precisò, occhieggiando il fisico apparentemente magro del giovane.

Stiles colse al volo la scappatoia che involontariamente gli era stata offerta e si pronunciò «Temo che mi abbiate frainteso. Io non vi chiesto di partecipare attivamente alle operazioni riguardanti il carico, ma solo di assistervi per avere un’idea di ciò che potrei trovarmi costretto a fare in un futuro che, mi auguro, sia il più remoto possibile.»

«In tal caso, è possibile accontentarvi.» concesse il padrone di casa, incuriosito dalle parole dell’ospite «Questa volta sono io a chiedervi delucidazioni. Cosa intendevate con le vostre parole?»

Prima che avesse la possibilità di rispondere, il ragazzo che aveva portato loro da bere si presentò nuovamente, dichiarando che il pranzo era pronto. I tre, non si erano minimamente accorti che fosse già trascorso così tanto tempo, in particolare Stiles e Allison, troppo preoccupati da quello che stavano facendo per prestare attenzione ad altro. Mentre Chris ascoltava quello che il servitore aveva da riferire, i due ragazzi si scambiarono un’occhiata d’intesa e Stiles, per alleggerire l’atmosfera, fece finta di farsi aria con una mano, facendo sorridere Allison, tornando entrambi seri un attimo prima che l’Argent congedasse il ragazzo, invitando Stiles a pranzare con loro, essendo incuriosito dalle sue motivazioni. Questo era un inaspettato colpo di fortuna, in quanto il giovane aveva temuto di essere congedato, dovendo lasciare alla ragazza l’onere di ottenere le informazioni che gli mancavano, e costringendola a rischiare di farsi scoprire per riferirgliele.

Seguendo il padrone di casa in un’altra sala, ne approfittò per guardarsi intorno, cogliendo particolari che rivelavano la vera natura degli affari che gli abitanti di quella casa intrattenevano. Quando si sedettero, era più che mai persuaso ad ottenere le indicazioni che voleva, nonostante esternamente non trapelasse nulla di diverso da quanto visto fino a quel momento. Sperò di riuscire a concludere la giornata con successo, e ancor più, di andarsene presto da quella casa con le risposte che voleva.

Chris riprese a interrogarlo, mentre si dedicava ad affettare la carne che aveva nel piatto «Poc’anzi vi stavo chiedendo spiegazioni, se vi è possibile accontentare la mia curiosità, ovviamente.»

«Certamente.» acconsentì Stiles, assaggiando quanto aveva davanti, prima di parlare «A quanto pare, questa piaga è giunta, o almeno così credo, fino al mio paese natale. Ed è mia intenzione sapere come affrontarla nel modo migliore possibile. Per questo motivo, mi interesserebbe sapere come vi comportate per trasportare fino a qui questo particolare tipo di carico. Che tipo di imbarcazioni utilizzate di norma? E quanti uomini sono necessari per compiere nel modo più sicuro possibile, una traversata di questo genere?» domandò pregando che l’uomo di fronte a lui non s’insospettisse per quelle domande. Gli sembrava di averle poste in modo che non destassero strani sospetti, ma considerato con chi stava interagendo, non poteva essere sicuro finché non si fosse trovato fuori di lì, possibilmente in mare aperto.

Entrambi, anche Allison sentiva la tensione del momento, trattennero il fiato, aspettando la risposta rivelatrice. Chris Argent sorrise comprensivo, prendendosi qualche momento per ingoiare il boccone, dopodiché si decise a parlare.

«Di solito usiamo navi di una certa portata, ma che siano comunque veloci e maneggevoli, in modo da passare in mare meno tempo possibile. Tuttavia devono essere ben difendibili e consentire il trasporto di almeno una trentina di uomini. Normalmente usiamo una fregata, per questo tipo di operazioni, o vascelli simili. Preferiamo non utilizzare navi più grosse, come i galeoni a causa della dimensione, che va a scapito della celerità, essenziale.»

«Comprendo perfettamente, e sono totalmente d’accordo con voi.» disse, rilasciando piano il respiro e nascondendo l’affanno in un sorso di vino, mentre anche Allison alla sua destra, dalla parte opposta del tavolo, faceva la stessa cosa.

Dopo di ciò, il pranzo trascorse più tranquillo e, al momento di congedarsi, Chris gli chiese dove avesse preso alloggio. Alla domanda Stiles sbiancò, non avendo minimamente considerato che una domanda del genere potesse essergli posta. Fortunatamente per lui, Allison ebbe la prontezza di intervenire, spiegando al genitore che essendo nuovo della città, non aveva avuto ancora modo di occuparsi di quella formalità e, alla proposta di farsi ospitare lì, sempre lei, rispose che non era possibile, inventando una qualche scusa che fu accolta senza riserve.

Finalmente libero di allontanarsi, dopo aver percorso un buon tratto di strada a passo tranquillo, cercando di scoprire se era stato seguito, si mise a correre a perdifiato, consapevole che ormai al tramonto mancava poco; se era andato tutto bene, Danny avrebbe dovuto essere relativamente al sicuro al molo, ad aspettarlo, pronto a rimproverarlo per averci messo così tanto e anche per aver pranzato.

 

 

 

 

 

Deliri di fine capitolo:

Salve a tutti!

Aggiornamento veloce, eh? Che ne pensate di questo capitolo?^^

Chissà quanti di voi hanno già capito che ruoli hanno Stiles, Danny e Allison? E per cosa stanno facendo questa rischiosa ricerca? Sono curiosa di sapere che ne pensate! Quindi aspetto ipotesi e supposizioni! Vediamo quanti Sherlock ci sono tra voi!

Stavamo dicendo? Ah si, la storia!

Immagino anche vogliate sapere quando entrano in scena gli altri, e in particolare Derek, vero? Mwahahah!! Ma io sono sadica e non ve lo dico!XP Vabbé, un’anticipazione piccola: alcuni compariranno già dal prossimo capitolo…

E adesso… una cosa che non c’entra assolutamente nulla, ma… quanti di voi hanno notato che nella 1x09 Stiles ha uno scheletro fucsia appeso in camera?! purtroppo non riesco a mettere il link della foto, accidenti.

 

Precisazioni/Glossario:

Sartiame: (o sartie)  insieme di funi che formano parte del cordame fisso, che sostengono l’albero maestro o di gabbia.

Coffa:  una piattaforma semicircolare che si trova quasi sulla sommità di ogni albero dei velieri a vele quadre, con la parte rotonda rivolta verso prua

Fregata: Durante il periodo della propulsione a vela, si usava per indicare una nave più piccola e più veloce di una nave da battaglia, adibita a lavori di pattuglia e di scorta piuttosto che ad azioni militari.

Rupert: perché ho scelto questo nome? Eheh, perché per chi non ha mai visto il Teen Wolf, con Michael J Fox, è il nome di Stiles nel film. E chissà quanti di voi hanno anche capito perché quel cognome?^^

 

E infine:

Grazie a chi ha recensito il precedente capitolo, spero che questo vi sia piaciuto altrettanto. Grazie anche a chi prefe-segue-ricorda il capitolo prima. E infine grazie ai lettori silenziosi, a cui mi sento in dovere di dirvi: se ne avete voglia, recensite, anche se vi sembra di non saperlo fare. Perchè non è così, e fa un sacco piacere!^^ E vi prometto che i pirati/lupetti di Teen Wolf non vi morderanno, nè tortureranno... a meno di esplicite richieste.

Al prossimo capitolo…

Ah, mi stavo dimenticando: non so quanto saranno lunghi i capitoli, potrebbero essere eterni come questo, o più corti o anche più lunghi, vedremo…

Baci!!

 

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:

 Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felici milioni di scrittori.


(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: leyda