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Autore: sourwolf    05/12/2012    7 recensioni
“Non mi piace il tuo senso dell'umorismo”
Sterek. 1715 w/
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Commenti: um. 'sta cosa m'è venuta in mente molto random, quindi non so. È ambientata in un'ipotetica terza stagione, niente spoiler, solo roba messa a caso caoticamente. L'ho scritta alle due di notte, senza caffè, ed ecco perché è venuta fuori così. /sigh/ È una specie di Nonsense barra cosa che non ha un senso, ma avevo bisogno di esprimere il mio nuovo interesse nella psicologia, in qualche astruso modo.
In sintesi, chiedo venia. E, per l'amor del cielo, seguite @Lunsfuhd su twitter aka Stephen Lunsford, il carino psicopatico amico del kanima, sto sclerando (per ulteriori sviluppi, seguite le mirabolanti avventure di sour su faccialibro! /canzoncina pubblicitaria piena di verve).
Oh, tra parentesi questa è l'inaugurazione del mio nuovo nick. Prima ero bullshit /tira coriandoli.
Disclaimers: i personaggi non mi appartengono. Jeff ha cancellato il suo twitter e io odio il mondo crudele. (?)

#wordcounter: 1715 w/


***


Il rumore di un corpo sbattuto contro una superficie solida, senza alcun riguardo, non avrebbe dovuto essergli così familiare; eppure aveva come l'impressione di essercisi terribilmente abituato, e quando sentì il clangore di una catena che si stringeva e il suo interò essere vibrò in risposta, mentre la sua testa si ribellava all'idea, ne fu assolutamente certo. A nulla gli servì girarsi e vedere il licantropo dibattersi, legato saldamente alla sedia, a nulla gli servì cercare di soffocare il sorrisetto d'aspettativa.

“Allora”, Derek Hale si stagliava nella luce accecante dell'ambulatorio, unica fonte d'illuminazione nella notte senza luna. Stiles si leccò distrattamente le labbra, facendo saettare lo sguardo dalla schiena dell'Alpha alla faccia mesta e rabbiosa dell'ostaggio, e si arrese al sorriso. Si sentiva uno di quegli eroi senza macchia e senza paura, non poteva perdersi in chiacchiere e buonismi inutili. “Che cosa volete dal nostro branco?” il ringhio proruppe direttamente dal petto di Derek, mentre si sporgeva in avanti come un avvoltoio che ammira la sua preda.

Il licantropo parve rabbrividire sotto il suo sguardo, ma non fiatò. Anzi, si prese uno o due momenti per sorridere strafottente e sputare un grumo di sangue per terra. Era un Alpha, catturato miracolosamente grazie ad un'imboscata ben programmata da Stiles, il che prevedeva superpoteri mirabolanti, tra cui guarigione super veloce e via dicendo.

Derek si adombrò, probabilmente rendendosene conto, e caricò un destro, che andò a scontrarsi con precisione sullo zigomo del malcapitato. “Dimmelo”, ruggì.

E fu qui che Stiles si vide costretto ad intervenire. A parte la punta di orgoglio, l'iceberg d'orgoglio, a dirla tutta, nel sentire quel 'nostro', si sentiva davvero deluso. Si fece avanti a grandi passi, picchiettò la spalla di Derek, il più gentilmente possibile, e si tirò indietro giusto in tempo, perché l'altro si girò, gli occhi rossi e colmi di rabbia, e lo fissò. Ah, se gli sguardi potessero uccidere.

“Derek”, si arrabattò a dire Stiles, alzando il mento, piuttosto divertito “Posso parlarti un momento?”

Gli occhi di Derek tornarono al loro consueto colore, anche se ci fu un preoccupante guizzo rosso. “Proprio adesso?” le sopracciglia dell'Alpha, la parte più espressiva dell'intero essere di Derek Hale, si tesero in una linea che, nel codice che Stiles si era impegnato con dovizia a decifrare, significava chiaramente 'esasperazione'. “Sono impegnato”, questo fu un ringhio sordo e vibrante che lo fece rabbrividire, accompagnato da un eloquente sguardo all'altro licantropo.

Ma lo spirito di sopravvivenza di Stiles Stilinski sembrava essersi progressivamente abbassato, perché la risposta fu un deciso “Sì” seguito dalla rettifica “adesso”, e Derek non ebbe bisogno di roteare gli occhi perché era cristallino che l'avrebbe fatto, se solo non fosse stato troppo impegnato ad essere il-duro-senza-espressioni del secolo.

Stiles fece un paio di passi indietro e invitò Derek a seguirlo con un cenno. Appena fuori dalla porta a vetri, si fermò, girandosi per affrontarlo faccia a faccia. Lo scrutò con aria cospiratoria, lanciò un veloce sguardo tutto intorno e mormorò “abbiamo bisogno di una tattica”. Il sopracciglio destro di Derek schizzò in alto. “Pensavo di averla già, una tattica” disse, retoricamente, seguendo inconsciamente il suo sguardo.

“Be', picchiare la gente a morte non è sempre un buon piano” Stiles sbottò, storcendo la bocca.

Anche il sopracciglio sinistro corse a fare compagnia al gemello. “Quello, se non ti fosse chiaro, è un licantropo. Un Alpha, per di più. Non gli tirerai fuori niente picchiandolo. Guarirà”. Silenzio ostinato. Derek lo guardò e si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato. Sapeva che Stiles aveva ragione, ma non voleva ammetterlo. Già il fatto che avesse organizzato così brillantemente l'imboscata era una cosa che gli prudeva parecchio. Del resto, non poteva davvero picchiare quel tizio a morte, gli serviva ancora, e non vedeva migliori alternative. “Avanti, dimmi il tuo piano geniale, ragazzino” borbottò infine, evidentemente contrariato.

Era l'ordine che Stiles aspettava. Partì in quarta, mentre il suo sorriso si allargava. “È una cosa che ho sempre voluto fare, e visto che mi sono trovato coinvolto in tutte queste stronzate sovrannaturali e che questo è un interrogatorio in piena regola, usare questa tecnica sarebbe fighissimo. Considerata poi l'alternativa molto poco ortodossa, tutto il sangue e le grida di dolore e ossa rotte, magari intestini per terra, ugh, io direi che-”

“Stiles” a denti stretti. Mille volte spaventoso, dannazione.

Stiles deglutì e annuì, adesso premuto contro il muro da una mano sul petto. “Be', è una tattica comunemente chiamata 'friend and foe', ed è basilarmente la classica tecnica di tutti i telefilm polizieschi che si rispettino, voglio dire, anche i film e i libri e qualsiasi altra cosa, mi sono documentato così a lungo sperando di poter-”

Stiles”.

“Poliziotto buono e poliziotto cattivo¹” sputò fuori, in un ansito terrorizzato. Magari un Derek Hale premuto addosso gli sarebbe piaciuto, in altre circostanze, ma col contorno di manie omicide mirate tutte alla sua distruzione, Stiles dubitava di riuscire ad apprezzare appieno tutto lo charme dell'Alpha.

Derek si fece indietro di scatto, così tanto che dovette salvarlo da un incontro ravvicinato dal pavimento. Lo rimise in piedi bruscamente solo per guardarlo con quell'espressione scettica di disapprovazione che amava tanto rivolgergli in ogni singolo istante, grazie tante, e le sue sopracciglia impazzirono. “Starai scherzando”, disse.

L'espressione di Stiles diceva tutto. “Andiamo, funziona sempre!” ribatté, deciso, incrociando le braccia davanti al petto. “Hai mai visto, che so, C.S.I.? È così ovvio che nessuno se lo aspetterebbe mai, sarebbe così geniale che potremmo fargli confessare qualsiasi cosa, anche il suo numero di scarpe – indecentemente grandi, vorrei aggiungere –, volendo!”

“Tu. Sei. Un. Idiota.” aveva bisogno di scandirlo, ne sentiva la necessità materiale, e l'espressione di Stiles gli fece desiderare di averlo detto più forte e con più convinzione.

“Stupido lupo cocciuto”, fu il sibilo di risposta. Stiles si abbandonò contro il muro, di schiena, e si leccò risolutamente le labbra, scrollando le spalle. “Come ti pare”, sbottò, arricciando il naso, “Bene”.

E secondo il triste copione, Derek rispose “Bene”, gli occhi che fiammeggiavano. E “Bene” ribatté Stiles ancora una volta, “Bene” fu la replica, e così fino all'esasperazione.

Stiles aveva di recente divorato un tomo sulla psicologia umana, e supponeva valesse anche per i licantropi. Non aveva bisogno di un master per sapere che Derek ci sarebbe cascato con tanto di scarpe. Aveva ancora i suoi dubbi, tutto sommato, perché insomma, stiamo parlando di Derek Hale, non certo un ingenuo Scott McCall o un idiota patentato come Jackson, ma confidava nella psicologia inversa.

“Hai vinto, okay? Basta” Derek fu il primo ad arrendersi. Stiles, con l'aria spaesata di uno che ha appena corso una maratona ed è miracolosamente arrivato primo, non ebbe nemmeno il tempo di gioire perché già Derek gli era addosso, spazio personale ridotto a zero e terrore radente.

“Farà meglio a funzionare”, minacciò l'Alpha, ad un soffio dal suo collo. “O ti-”

“Mi tagli la gola con i denti”, completò per lui, boccheggiando “Okay, okay. Ma io faccio il poliziotto cattivo”.

L'espressione di Derek era quasi comica. Quasi. “Non mi piace il tuo senso dell'umorismo”, fu quello che disse l'Alpha, e grazie, Stiles l'aveva capito, ce l'aveva presente da un po', da circa l'inizio di tutta quella storia assurda di mostri sovrannaturali, magie, pallottole e via dicendo. Ciò non gli negò il diritto di rispondere, un po' piccato “Ehi, io sono divertente”, e subito dopo, in un ansito, “Suppongo di dover fare il poliziotto buono”. Aveva immaginato che sarebbe finita così, ma ciò non la rendeva una cosa facile da accettare. Si era visto infrangere davanti agli occhi un sogno di una vita. Andiamo, chi era lui per non meritarsi di fare il poliziotto cattivo?

Derek lo lasciò andare e annuì, aggrottando ancor di più le sopracciglia.

Stiles si massaggiò una spalla e si morse un labbro. “Dovresti essere un po' più sciolto, sourwolf” borbottò, e si morse la lingua quandò un lampo rosso fiammeggiò verso di lui. Ci teneva ancora, alla pelle. Meno di prima, ma ci teneva. Si scambiarono uno sguardo, ma prima di andare Stiles si sentì in dovere di chiarire un paio di cose. Afferrò Derek per un braccio.
“Mi raccomando, vacci piano col signor piede grande, sei il poliziotto cattivo, non un serial killer” Appunto, meno di prima.

Un battito di ciglia ed era di nuovo contro il muro. Gesù Cristo, di questo passo avrebbe subito un processo di fusione molecolare con l'intonaco, oppure avrebbe cominciato a fare sogni erotici sul muro, e nessuna delle due cose gli andava particolarmente a genio. “Devi smett-” una bocca, non quella del muro, il muro non aveva la bocca, ma insomma, andava bene comunque, si premette rudemente contro la sua. E, Dio, stava limonando con Derek Hale. Senza nessun motivo apparente, per di più.

“Ti sembro abbastanza sciolto?” disse Derek, e, perdio!, stava sorridendo. Un sorriso piccolo e smunto, che scomparve subito, ma ci si poteva lavorare. Stiles boccheggiò, guardando l'Alpha, di nuovo corrucciato, con occhi nuovi. Sentì il suo sguardo su di se e lo stomaco gli sprofondò al pensiero del licantropo cattivo nella stanza accanto.

Tuttavia, annuì appena, leccandosi il labbro inferiore, e si impose di snebbiare la mente. Avrebbe avuto tempo e modo per sfogare gli ormoni, più tardi. “Poliziotto buono”, si ripeté, e annuì in direzione di Derek, che lo guardava attentamente, come se temesse di vederlo svenire da un momento all'altro. Tsè, montato. “Diciamo che tu lo minacci e io cerco di calmarti, possibilmente senza farmi azzannare la faccia” Stiles arrossì e si affrettò a spiegare “Non in quel senso” e ancora “Non che mi dispiaccia, insomma, io- oh, avanti”.

Derek era divertito, mio dio. Inclinò un po' la testa di lato e i suoi occhi lampeggiarono vagamente, ma decise di non replicare.

Tornarono al cospetto del licantropo incatenato alla sedia, e Stiles stava per aprire bocca quando- “Non ho intenzione di confessare” sputò ancora, stavolta solo saliva, un sorriso che gli deformava la faccia già completamente guarita. “Sono un licantropo, ricordi?” disse l'ingrato, agitandosi, terribilmente divertito, contro la sedia. Vedendo i loro sguardi basiti, l'uomo trasfigurò il suo sorriso in un ghigno. “Porto il quarantacinque, comunque” disse, e si abbandonò ad una lunga risata da perfetto schizzato.

Stiles si fece terreo. Derek lo avrebbe fatto fuori. Decisamente. Deglutì, incrociò lo sguardo furente dell'Alpha e tentò “Insomma... Il piano del picchiare la gente a morte è sempre valido?”



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¹La tecnica del poliziotto buono - poliziotto cattivo, conosciuta negli ambienti militari britannici come Mutt and Jeff (dall'omonimo fumetto) oppure come joint questioning o friend and foe è una tattica psicologica utilizzata negli interrogatori. Consiste in una squadra di due interrogatóri che si approcciano al soggetto in modo diametralmente opposto. Gli interrogatori possono parlare con l'interrogato alternativamente o allo stesso tempo. Il poliziotto cattivo adotta un atteggiamento aggressivo nei confronti del soggetto, con commenti sprezzanti, giochetti e suscitando in generale un senso di antipatia. A questo punto interviene il poliziotto buono, apertamente amichevole, comprensivo in modo da suscitare simpatia nell'interrogato che viene spesso anche difeso dalle prepotenze del poliziotto cattivo. Il soggetto è dunque spinto a collaborare dal senso di gratidudine verso il poliziotto buono e dalla paura di una reazione negativa del poliziotto cattivo. La tecnica, se conosciuta, è facilmente riconoscibile, ma rimane utile contro soggetti giovani, impauriti o sprovveduti. L'utilizzo della tecnica comporta però un certo grado di rischio, se infatti è riconosciuta dal soggetto esso può considerarsi offeso ed insultato e rendere meno probabile una sua collaborazione.

Um. *tossicchia* Volevo solo- sì, ecco. Niente pomodori, magari. *si ripara con una cartellina* Scompaio.
   
 
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