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Autore: RakyKiki    10/12/2012    4 recensioni
'In bilico' è la seconda parte di 'Ancient Love' e si alternerà tra passato e presente.
Potrebbe contenere spoiler sulla seconda/terza stagione!
E' un crossover con Supernatural e riguardo ciò devo avvisarvi che per ora ho visto solo la prima stagione e i primissimi episodi della seconda, quindi perdono eventuali errori o simili ^^
Detto questo, vi auguro una buona lettura!
Dal testo:
"“Quindi ora che si fa, Rachel? Continuiamo a cercarlo?” chiede Isaac fissandomi.
“Io…non lo so.” Rispondo prendendomi la testa tra le mani.
Tutta quella situazione inizia ad essere snervante.
“Isaac ha ragione Rachel. In assenza dell’Alpha sei tu a doverci guidare. Sei la ‘mamma’ del branco.” Aggiunge Erica sorridendomi incoraggiante. "
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past, present and future. '
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In bilico.

Capitolo 1.

Pianti e strilli: questa è la  mia routine.

Mi alzo nuovamente dal letto e vado nella camera della mia bambina: è nella culla che piange disperata, agitando i suoi piccoli pugnetti rosei nell’aria.

La mia piccola Laura Marie.

E’ nata tre mesi fa, ed è la bambina più bella che abbia mai visto.

Il viso roseo e tondo è circondato da una massa di capelli neri, ereditati dalla famiglia del padre; gli occhi sono uguali ai miei, color del cioccolato al latte.

E’ una bambina stupenda, fa innamorare chiunque la veda.

Ha un solo difetto, se così può essere chiamato: la notte non dorme, bensì passa il tempo ad urlare e a piangere.

Ormai non so più cosa sia una notte lunga di sonno.

“Cosa c’è, amore della mamma?” le sussurro prendendola in braccio.

Inizio a cullarla e vado a sedermi sulla sedia a dondolo.

Le canto la canzone che mia madre era solita usare con me quando non dormivo e lei si calma subito.

Questa bambina è stata la cosa più bella che potesse capitarmi.

Mentre tento di farla riaddormentare mi guardo intorno: la sua cameretta è tutta rosa, colma di tutto ciò che possa servire ad un neonato; alle pareti sono dipinti dei fiori rosa, e sulla parete più corta ed allo stesso tempo più in luce vi è dipinta la sagoma di un lupo che ulula alla luna piena.

Sospiro stringendo un po’ di più la piccola al mio petto.

Ieri ho parlato con Alan, dice che è ancora troppo presto per sapere se Laura Marie abbia ereditato o meno il gene del lupo.

I cuor mio spero che ciò non sia avvenuto, non perché avere certe abilità sia brutto intendiamoci, solo che non potrebbe mai essere totalmente se stessa, e se i cacciatori venissero a saperlo saremmo costretti a scappare, e non voglio che anche lei debba vivere un’infanzia come la mia, perennemente in fuga.

Mi alzo piano dalla sedia e ripongo con delicatezza la bambina nella culla, finalmente si è addormentata.

Rimango qualche istante ad osservarla dormire tranquilla, ed è magnifica.

Le do un bacio leggero sulla fronte e ritorno nel letto.

Mio marito non si è svegliato, quell’uomo ha il sonno incredibilmente pesante.

Sorridendo mi rinfilo al calduccio sotto le coperte, sperando di riprendere sonno.

Mi sento abbracciare da dietro e mi sistemo meglio tra le braccia dell’uomo che amo.

“Si è addormentata?” mi chiede posandomi un bacio sul collo.

“Si, spero che vada avanti almeno fino a quando devo svegliarti.” Rispondo dandogli un bacio sulla mano e piano piano scivolo nel mondo dei sogni.

 

 

“Tesoro, sveglia. Devi andare a lavorare.” Sussurro a mio marito accarezzandogli una guancia.

La sveglia come tutte le mattine è suonata troppo presto, ed io mi sono alzata ed ho preparato la colazione.

“Cinque minuti…” risponde lui con voce assonnata trascinandomi per un braccio sul letto per poi abbracciarmi.

Ricambio l’abbraccio e mi sistemo meglio su di lui, godendomi la sensazione di calore e protezione che emana.

“Lo so che è presto, ma devi alzarti.” Gli dico dopo un paio di minuti, ricevendo in risposta un grugnito assonnato.

“Tesoro?” insisto, sapendo che ormai si è svegliato e sta solo facendo un po’ di scena.

“Ok, va bene, mi alzo. Hai vinto!” esclama sciogliendo l’abbraccio e permettendomi di alzarmi.

Una volta libera scendo in cucina e gli preparo il caffè, che poso al tavolo con il cucchiaino rigorosamente a destra.

Mi perdo un paio di minuti ad osservare il bosco attraverso la finestra: gli alberi immensi circondano la casa, che sorge non lontano da dove un tempo si trovava la mia casa d’infanzia e nelle vicinanze del vecchio rudere di casa Hale.

Sento mio marito arrivare alle mie spalle ed abbracciarmi, dandomi poi un bacio sulla spalla, coperta dal pigiama invernale.

Ormai era quasi passato un anno da quando lui, il mio migliore amico, se ne era andato, scappato di casa per fuggire chissà dove; un anno da quando avevano iniziato le sue ricerche, da quando aveva chiuso con una parte della sua vita.

Ovviamente il branco ne aveva risentito, come avrebbe potuto essere lo stesso senza di lui?

“Lo troveranno.” Mi dice mio marito, quasi mi avesse letto nel pensiero.

Annuisco e mi volto, sorridendogli.

“Oggi è una giornata impegnativa in centrale?” chiedo circondandogli il collo con le braccia.

Mio marito lavora come poliziotto alla centrale di Beacon Hills, e spesso deve fermarsi oltre il suo turno per sbrigare casi urgenti o cose di questo tipo.

“Non particolarmente, spero di tornare per pranzo, così posso stare con le due persone più importanti della mia vita!” esclama sorridendo, per poi stamparmi un bacio sulle labbra.

“Mi dispiace che questa notte debba esserti svegliata sempre tu, non riuscivo a restare sveglio per più di due minuti. Ma mi farò perdonare, promesso!” mi dice stringendomi a sé.

Lo adoro quando fa così,  mi fa sentire la persona più speciale dell’intero pianeta e so che ciò può sembrare una cosa infantile ma è proprio così che mi sento tutte le volte che mi abbraccia o mi bacia o mi dice che mi ama.

“Bevi il caffè, mister sonno-di-piombo, altrimenti si raffredda!” gli rispondo mentre sciolgo l’abbraccio.

 

 

“Vuoi che vada a fare la spesa, prima di tornare a casa oggi?” mi chiede mentre si infila il cappotto.

“No, direi che il frigo e la dispensa sono a posto. Passa una buona giornata a lavoro tesoro!” gli rispondo dandogli un bacio.

Lui per tutta risposta non accenna a volermi lasciar andare e mi cattura in un bacio appassionato, di quelli che ti fanno girare la testa ed allo stesso tempo salire la glicemia per quanto sono dolci.

Ci stacchiamo entrambi con il fiatone ma sorridenti e lui sale in macchina, mentre io torno in casa.

Metto un po’ in ordine la cucina e rifaccio il letto, quando la mia bambina si sveglia ed inizia, giustamente, a reclamare la mia attenzione con un pianto disperato per la fame.

Sorridendo tra me e me la raggiungo e la allatto, mentre non la smetto di dirle quanto sia bella e quanto sia felice di aver avuto un tale dono dalla vita.

Certo molte persone potrebbero pensare che avere un figlio a solo ventun anni sia sbagliato, insomma a quest’età dovresti essere al college a studiare invece che a casa ad allattare e cambiare pannolini, ma a me questa vita piace.

Ammetto che alcune volte mi piacerebbe tornare a studiare, ma mi ripeto che c’è sempre tempo per farlo, ed al momento preferisco godermi questi piccoli momenti con il mio angelo.

Una volta che le ho dato da mangiare mi faccio una doccia al volo, tendendo sempre un orecchio per sentire eventuali pianti che fortunatamente non avvengono.

Devo ammettere che avere l’udito più sviluppato in questi casi è molto utile.

Torno dalla mia Laura Marie e la porto al piano inferiore con me e la sistemo sul seggiolone, mentre inizio a preparare la pasta per il pranzo: ora che ho molto più tempo libero mi piace preparare la pasta fresca, che è molto più buona e saporita a mio parere.

Verso le undici e mezza, mentre giocavo con la bambina, ricevo un messaggio da mio marito, con scritto che deve andare con lo sceriffo a fare un sopralluogo e che quindi non ci sarebbe stato a pranzo.

Sospiro e guardando seria la mia bambina le dico:

“Oggi il Papà non viene per pranzo, siamo solo io e te tesoro.” Dopodiché la prendo in braccio e la porto con me in cucina, dove inizio a prepararmi il pranzo.

 

 

 

“Allora, abbiamo delle novità?” mi chiede Lydia toccandosi il pancione.

Il branco è tutto riunito al tavolo della sala da pranzo di casa mia.

“Purtroppo no; io ed Isaac siamo tornati un paio di giorni fa dal Minnesota, ma non c’è nessuna traccia di lui lì.” Esclama Scott appoggiando la testa sulla spalla del compagno.

Finalmente, dopo mesi e mesi di indecisione, quei due lupastri si erano dichiarati e da quel momento non si erano staccati un momento l’uno dall’altro.

“Io ed Erica partiamo per il Kansas la settimana prossima, proviamo a seguire le tracce che ha lasciato là.” Esclama Boyd stiracchiandosi sulla sedia.

“Peter dov’è?” chiedo io, notando solo in quel momento l’assenza dell’uomo.

“Non saprei, doveva essere qui.” Risponde Jackson tenendo la mano di Lydia.

“Da Allison nessuna notizia?” chiede la rossa fissandomi.

“L’ho sentita la settimana scorsa, dice che Yale non è affatto un brutto posto, è molto tranquillo ma soprattutto la popolazione di lupi mannari è pari a zero.” Rispondo sorridendo un po’.

La giovane cacciatrice, nonché ex di Scott, ha deciso di deporre le armi per poter frequentare il college in santa pace, senza però perdere i contatti con i vecchi amici.

“Quindi ora che si fa, Rachel? Continuiamo a cercarlo?” chiede Isaac fissandomi.

“Io…non lo so.” Rispondo prendendomi la testa tra le mani.

Tutta quella situazione inizia ad essere snervante.

“Isaac ha ragione Rachel. In assenza dell’Alpha sei tu a doverci guidare. Sei la ‘mamma’ del branco.” Aggiunge Erica sorridendomi incoraggiante.

“Non saprei dove altro potremmo cercare.” Ammetto sconfortata

“Se posso esservi d’aiuto, io avrei una pista.” Esclama Peter entrando nella stanza.

“Ho seguito le sue tracce fin nel New Jersey ed ho scoperto che ha preso un volo diretto per Sidney due settimane fa. Se riuscissi ad intercettare la sua carta di credito sarebbe più facile, ma mi ci vorrà ancora un po’ di tempo. Intanto proporrei di mandare qualcuno laggiù per cercarlo.” Aggiunge il licantropo, sedendosi su una poltrona.

“Fino in Australia?” chiedo scettica.

“Si, direi di si. A meno che tu non conosca un’altra città che si chiama Sidney.” Mi risponde Peter sarcastico.

“Ok, qualcuno andrà a Sidney, ma mettetevi d’accordo tra di voi. Io a priori escluderei Lydia, date le sue condizioni.” Rispondo e mi alzo per andare a dar da mangiare alla mia bambina, che ha appena iniziato a piangere.

 

 

 

NdA:

Salve!
Ebbene sì, sono ancora qui a rompervi i maroni! :D
Anyway…. Questa è la seconda parte di “Ancient Love”, e premetto che è un’esperimento.

Il tempo della narrazione varierà tra il presente, scritto in corsivo, ed il passato, scritto normale.

Ovviamente mi piacerebbe se mi lasciaste una recensione, per farmi sapere cosa ne pensate!

Detto questo vi lascio andare, e buona serata! :D

 

   
 
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