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Autore: Walpurgisnacht    11/12/2012    4 recensioni
Nerima è un paese diverso dopo Secrets. Incontrato gente, fatto cose, visto posti, rotto equilibri. Poi un ragazzotto con la bandana e il senso dell'orientamento di un opossum morto torna dopo un anno.
Avete preparato l'armatura per difendervi, vero?
[EIP fra _Mana e Kaos, seguito di Secrets of the Heart Split in Two]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ecco, questi sono i tuoi abiti asciutti" mormorò Ukyo poggiando ai piedi di Ryoga una pila di abiti sommariamente piegati. Era ancora abbastanza imbarazzata da non riuscire a guardarlo negli occhi, e anzi si teneva scostata per non rischiare di incrociare il suo sguardo.
"G-Grazie" rispose lui, a voce altrettanto bassa.
"Bene. Ora ti lascio da solo così puoi cambiarti...".
"Ukyo!" la chiamò Ryoga mentre stava già per uscire dalla stanza. Si fermò sulla soglia, con la porta aperta.
Mosse appena la testa nella sua direzione, giusto per non dargli l'impressione di evitarlo così platealmente.
"Cosa c'è?".
"Perché prima...".
"... ti ho baciato?".
"E-Ecco... sì...".
"Perché mi andava, maialino. Non ti è piaciuto, per caso?".
"N-No, figurati. Anzi. Ma...".
"E allora va tutto bene. Dai su, lasciami andare. O preferisci che rimanga qui mentre ti vesti?".
"Beh... se devo essere onesto... non mi darebbe fastidio...".
Uno spettatore esterno avrebbe potuto giurare che in quel momento, nella camera da letto di Ukyo Kuonji situata al secondo piano dell'Okonomiyaki Ucchan, la caldaia fosse stata messa al massimo. Entrambe le persone lì presenti presero a sudare, neanche fossero state buttate a forza in un bagno turco.
"Dai su, non scherzare" lo ammonì lei, più accalorata che infastidita.
"Non... non sto scherzando... non sei l'unica a cui sono concessi... dei colpi di testa...".
Ukyo era incredula. E da quando Ryoga Hibiki riesce ad articolare pensieri e frasi tanto audaci – per i suoi standard, quantomeno, senza rischiare di morire per dissanguamento dal naso?
“Ryoga tu… ti rendi conto di quello che hai appena detto?” chiese, più per essere sicura di aver capito bene che altro. Eppure, rossore diffuso a parte, Ryoga sembrava piuttosto serio riguardo quell’affermazione.
“Ryoga che… che intenzioni hai?” proruppe all’improvviso, credendo che potesse avere… certe intenzioni.
Il ragazzo inclinò la testa, guardandola incuriosito per qualche secondo… poi realizzò, e si mise a gesticolare freneticamente con la mano libera – l’altra teneva chiuso il suo yukata per impedire imbarazzanti visioni.
“N-n-n-n-n-o nonononononononono non è come pensi! G-giuro sui Kami chenonpensavoaquellomidispiacemidispiacenonusarmicomecondimentoperleokonomiyaki!”
La reazione spropositata di Ryoga la fece scoppiare a ridere, e allentò la tensione.
“Facciamo che ti aspetto qui fuori…” disse Ukyo, uscendo dalla stanza.
Ryoga annuì mestamente, pronto per rivestirsi.
“…ma magari ogni tanto sbircio” aggiunse, facendo capolino dalla porta socchiusa.
Ryoga la guardò sbigottito, poi accennò un sorrisetto.
“Come preferisci…”
Ukyo socchiuse la porta alle sue spalle, lasciando uno spiraglio nel caso decidesse davvero di lanciare un’occhiata a Ryoga. Si lasciò andare contro la parete, il cuore che le batteva a mille. La situazione si stava davvero surriscaldando, e non sapeva se fosse più un bene o un male.
E non era poi così sicura di volerlo sapere.

“Non posso crederci…”
Era ancora sconvolto dalla visione della signorina Ukyo insieme a quell’Hibiki. Sembravano così… intimi! Davvero erano arrivati a quel punto?
Non riusciva a crederlo.
Allontanarsi dal ristorante era stata la scelta migliore, si disse; in quelle condizioni avrebbe potuto combinare cose di cui poi si sarebbe pentito.
Ringhiando, lanciò un kunai contro un albero, seguito da un altro kunai e un altro ancora.
Immaginò che sulla corteccia vi fosse impressa la faccia di Ryoga Hibiki.

“Allora tu, non hai niente da raccontarmi?”
Akane alzò lo sguardo verso Ukyo, ferma davanti al suo banco. Sembrava stranamente raggiante, pensò.
"Io? Sì, ho delle cose su cui spettegolare. Ma vedendoti in faccia ne deduco che anche tu hai delle novità".
Ukyo strinse un pugno, che per fortuna rimase fuori dalla visuale dell'amica. Era davvero così evidente? Ce l'aveva proprio dipinto in maniera così palese sulla faccia?
"È vero" concesse "Anch'io ho delle cose da raccontare. Facciamo così: ce ne andiamo sul tetto e chi perde a Carta, Forbici, Sasso comincia a svuotare il sacco. Ci stai?".
Akane si sentì pungolata nel suo spirito competitivo e accettò roteando un pugno sin troppo vicino al naso di Ukyo. La quale, nonostante il gesto intimidatorio, sorrise e la trascinò fuori dalla classe.
-
"Ma porca eva! Al meglio delle tre, al meglio delle tre!" si lamentò Akane agitando le braccia per aria.
"Oh no no no no no no. Hai perso e paghi pegno, ciccia".
Guardò Ukyo e per un istante ebbe l'impulso di ricacciarle quel ghigno in gola a calci. Poi si disse che chi perde paga pegno e i cocci sono suoi, pertanto si sedette per terra e si accinse a cominciare.
"Dunque signorina Tendo, com'è andata fra lei e il baldo Ranma Saotome?" chiese la cuoca sedendosi accanto a lei.
"Com'è andata? Bene, è andata bene. Ci siamo parlati e...".
"E...".
"... e chiariti. Sì, ci siamo chiariti".
Gli squittii di Ukyo riempirono l'aria circostante.
"Quindi è tutto a posto adesso? Dimmi le parole esatte, dimmele. Sono curiosissima!".
Akane fece una faccia strana. Non era ancora del tutto abituata a queste confidenze fra ragazze, anche se nell'ultimo periodo si era ritrovata spesso proprio con lei a confidarsi.
"Eh, cos'ha detto. Si è scusato, per l'ennesima volta, delle parole cattive che ogni tanto gli scappano ancora. È stato dolcissimo e mi è venuto da piangere da quanto mi ha commossa. E poi, giusto per rompere l'idillio, ha avuto la faccia tosta di...". Si interruppe per mettere Ukyo sulla graticola.
L'altra la prese per le spalle e la esortò a finire, altrimenti l'avrebbe inchiodata lì sul posto finché non avesse sputato il rospo.
Missione riuscita, rise fra sé e sé.
"Niente. Ha solo fatto un apprezzamento... sulle mie forme...".
Gli occhi di Ukyo raddoppiarono di dimensione: "Cos'ha fatto quello? Ma io lo ammazzo di botte!".
"No no no no! Ferma!" fu il disperato appello di Akane mentre cercava di trattenerla, visto che si era già alzata per andare a massacrarlo.
"Lasciami! È la volta che gli arrotolo la lingua e gliela faccio ingoiare!".
"UKYO! MI HA FATTO UN COMPLIMENTO!".
Le due si bloccarono sul posto.
La figura perfettamente mimetizzata contro il muro ebbe l'impulso di abbandonare il suo nascondiglio e chiedere se tutto andasse bene, ma si trattenne. Non poteva mandare a monte così la sua copertura. E poi voleva sentire tutto.
"...davvero?" chiese Ukyo, incredula. Akane rispose con un cenno affermativo.
“Sei proprio sicura? Sicura sicura sicura? È di Ranma che parliamo!”
“Si che sono sicura!” rise Akane, divertita dalla reazione- più che giusta – di Ukyo.
“E che cosa ha detto esattamente?” chiese quest’ultima, desiderosa di carpire ogni dettaglio.
Akane si schiarì la voce, per poi cimentarsi in un’ottima imitazione del fidanzato: ““Ehi, guarda che devi collaborare anche tu affinché io non dica più che hai le tette piccole! O quantomeno che completi la frase, ammettendo che a me vanno benissimo così come sono.”
Ukyo era sbigottita.
“Ha davvero detto questo?!”
“Ebbene si!” cinguettò Akane, arrossendo al solo ricordo.
“E poi? E poi?” chiese Ukyo, ormai dedita al pettegolezzo più sfrenato.
“E poi mi ha detto che ha comprato dei vestiti nuovi per il nostro appuntamento” proseguì, ridacchiando “e non è nulla di cinese, né uno di quei terribili smoking per cui ha una morbosa fissazione…”
“Ecco, questa si che è una novità” commentò la cuoca, cercando di immaginare il suo amico d’infanzia in abiti che non fossero né bluse cinesi né karategi.
“ E poi mi ha…” proseguì Akane, ma si zittì subito. Non era sicura che un dettagli del genere arrivasse alle orecchie di Ukyo. Temeva che potesse ancora ferirla, e davvero non voleva fare questo alla sua amica.
Quest’ultima sgranò gli occhi e con un balzo si avvicinò a lei, ormai al culmine della curiosità.
“E poi cosa? Ti ha baciata?!”
Akane sgranò gli occhi e arrossì. Come diamine ha…
“Aaaaaaaaah! Lo sapevo, la tua espressione non mente!” urlò Ukyo, incapace di contenere l’emozione per l’amica – e soprattutto di raccontarle gli avvenimenti della sera prima.
“Beh in realtà sono stata io” ammise Akane con un fil di voce “l’ho preso un po’ in contropiede…”
“Come ho fatto io con Ryoga…” si lasciò sfuggire Ukyo, attirando così l’attenzione di Akane.
“Tu hai fatto COSA?” disse, con un sorrisone in volto “Parla!”
Alla parola bacio, la figura nascosta nell’ombra ebbe una fitta al cuore, ma cercò di trattenersi e rimanere concentrato.
Mi perdoni per questo mio continuo origliare, ma devo sapere, pensò.
"Oh guarda, il bacio è stata quasi la cosa meno grave che è successa ieri fra me e lui...".
A questo la mente di Akane cominciò a viaggiare: li vide mano nella mano mentre entravano nel ristorante, salivano le scale assieme, entravano in camera di lei e... ullalà, vestiti che volavano e lenzuola che coprivano nudità.
Si sentì venir meno e la sua amica dovette sorreggerla afferrandola per i fianchi. "Akane! Akane! Che ti succede?". Non sospettava di averle fatto partire i pensieri più sconci possibili. Non che la realtà fosse poi stata troppo differente, anche perché in effetti la temperatura era stata esageratamente alta in certi momenti, ma non si era mai giunti neanche per sbaglio alle vette immaginate dalla minore delle Tendo.
Ukyo le diede un paio di schiaffetti sulla faccia per cercare di farla rinvenire. Ebbe la sensazione di sentire come dei grugniti, o comunque dei versi strani di natura umana, ma dopo aver appurato che non c'era nessuno oltre loro due sul tetto tornò a dedicarsi ad Akane. La quale, per fortuna, rinvenne quasi subito.
"Ooooooh... Ukyo... la prossima volta dammi simili notizie più gradualmente" riuscì a dire con voce fioca.
"Eh? Cosa ti avrei detto di così esplosivo?".
"Come cosa?" riprese mentre si massaggiava il volto per svegliarsi del tutto "Mi hai praticamente lasciato capire che... tu e Ryoga...".
Ci fu un solo istante di silenzio tombale. Poi la cuoca la mollò, facendole battere sonoramente il sedere per terra, e cominciò a muovere le braccia in maniera confusionaria dinnanzi a sé: "Nonononononononononononononononononono".
"Quindi... tu e lui... non...".
"No! No! No! Assolutamente no!".
"Fiùùùùùùùùù. Mi ero seriamente spaventata".
"Scusa, non era mia intenzione farti pensar male. Anche se devo ammettere che...".
"Sì?" fece Akane, la cui curiosità si era riaccesa come una sigaretta troppo trascurata che si spegne da sola.
"... che... cavolo, è imbarazzante da morire...".
"Io ti ho detto tutto tutto tutto tutto, eh. Battuta sulle tette compresa. Non osare essere da meno, Kuonji".
"Uff. Per tutti i kami, mi stai mettendo a disagio".
"Lo so. Per questo è divertente".
"Maledetta. E va bene. Ecco, diciamo che... un po' di sfiga... e alcune circostanze... sfavorevoli... hanno finito con il bagnargli tutti i vestiti. E siccome il suo ricambio era rimasto da voi...".
"Cavolo!" esclamò Akane portandosi una mano alla bocca "Mi stai dicendo che ti ha girato nudo per casa?".
Un sospiro lungo e profondo: "Sì... e non solo...".
Ci fu, stavolta distinto e ben recepibile, il rumore di qualcosa -o qualcuno- che cadeva.
“Allora avevo sentito davvero un rumore prima, c’è qualcuno!”
“Oddio, dici che ci avrà sentite parlare?” chiese Akane, imbarazzata all’idea che qualcuno potesse aver origliato discorsi tanto personali.
“Probabilmente…” commentò Ukyo, la mano già pronta sulla sua spatola, mentre ispezionava l’entrata delle scale che portavano al tetto.
“Pervertito, non gliela farò passare liscia!” ringhiò Akane, facendo scrocchiare le dita.
Ma il misterioso spione sembrava essersi volatilizzato: ispezionarono il tetto in lungo e in largo, ma nulla rivelò la presenza di una terza persona.
“Eppure ero abbastanza sicura ci fosse qualcuno…” borbottò Ukyo tra sé e sé. Era convintissima di aver udito un tonfo, anche piuttosto vicino a dov’erano sedute poco prima. Non poteva credere di essersi sbagliata.
“Magari veniva dal piano di sotto” commentò Akane, anche se non del tutto convinta. Il primo rumore le era sfuggito, ma il secondo l’aveva sentito chiaramente anche lei. Tutta via non c’era nessuno lì con loro, e di posti dove nascondersi neanche l’ombra.
“Probabilmente ci siamo sbagliate entrambe” sospirò, prendendo a braccetto Ukyo “ma ora torniamo a sederci, che tu hai un discorso piccante da finire prima che suoni la campanella!”
Ukyo sorrise sorniona, dimenticando il tonfo di prima, e tornò a spettegolare con Akane, senza tralasciare alcun dettaglio. E come previsto le sue reazioni furono esilaranti.

“Per un pelo…”
Si diede dello stupido per come aveva rischiato di farsi scoprire, poco prima. Certo quei discorsi non erano facili da digerire, per lui – e avendo persino assistito ad alcune delle scene narrate da Ukyo, poteva anche evitare di farsi del male in questo modo.
Ma decise infine di proseguire la via dell’autolesionismo, e riprese ad origliare, stavolta assicurandosi un nascondiglio più sicuro.

La fine delle lezioni non arrivava mai troppo presto, per Ranma. Ma stavolta aveva un motivo che andava ben oltre la semplice pigrizia di uno studente svogliato. Sorrise, ripensando alla sera prima. Fino a un anno prima non l’avrebbe mai ammesso, ma non vedeva l’ora di poter stare solo con Akane. Il bacio che lei gli aveva dato era stato del tutto inaspettato… e ne voleva altri. In effetti non erano mai stati particolarmente espansivi neanche dopo la loro reciproca confessione, e la loro proverbiale timidezza non li aveva certo aiutati. Decisamente non gli sarebbe dispiaciuto recuperare il tempo perduto.
Però non c’era traccia di Akane in classe, né di Ukyo. Sbuffò, pensando che probabilmente avevano deciso di tornare a casa insieme per continuare a spettegolare. Questo gli fece venire un’idea.
-
“C’è nessuno?”
“No, il ristorante è ancora chiuso…” rispose Ryoga all’avventore, facendo capolino dalle scale.
“Tanto meglio, vuol dire che aspetterò qui.”
“Uh Ranma?” chiese Ryoga, sinceramente stupito di trovarlo lì.
“Akane e Ukyo saranno in giro a chiacchierare di cose da ragazze, io mi annoiavo e così…”
“…sei venuto a provocarmi?”
“Forse. Ma non nel senso che intendi tu” disse, alzando le mani in segno di pace “non voglio litigare.”
Ryoga inarcò un sopracciglio, incerto su cosa aspettarsi dal codinato, poi si rilassò.
“Beh, libero di attendere qui che arrivino…”
Ranma annuì, prendendo posto su uno sgabello.
Si osservarono per un lungo minuto, quando Ranma cominciò a sorridere in maniera strana. Ryoga si sentì un po’ inquieto.
“Ranma, perché stai…”
“Dimmi che non sono l’unico che ha un po’ di roba da raccontare.”
Ryoga lo fissò, non del tutto certo di aver colto il significato delle sue parole. Ma quando capì, ricambiò ampiamente il sorriso.
"No, non sei proprio l'unico".
"Bene. Comincia pure, porcellino".
"Perché dovrei cominciare io, travestito?".
"Perché... perché sì".
"Gran bella motivazione, Ranma. Ma, pensa un po', non mi hai convinto".
"Bof, hai ragione. Braccio di ferro per stabilire chi parte?".
"Ne sei sicuro? A pura forza fisica penso di esserti superiore".
"Tu non ti preoccupare troppo".
"Come vuoi, Saotome. Quando poi ti avrò piegato la mano di duecentottanta gradi non lamentarti".
"Feh. Dimostralo".
Si spostarono presso un tavolo e, dopo inceppi e ritardi vari, diedero inizio al loro scontro mortale.
-
"Io te l'avevo detto, Ranma" disse ridendo Ryoga mentre osservava il codinato che si teneva il polso dolorante.
"Devi aver barato. Non hai mai avuto questa forza erculea".
"Erche? No comunque, temo tu mi abbia sempre sottovalutato da quel punto di vista".
"Credo di essermene accorto da me..." guaì, parecchio stupito dall'inaspettata sconfitta.
"Sicuro di non voler fasciare la parte offesa?".
"Non prendermi in giro, Hibiki. Una roba del genere passa in fretta" si bullò Ranma, muovendo in maniera sconsiderata la zona lesionata. Gli faceva un po' male, è vero, ma niente che non fosse in grado di sopportare.
"Scusami tanto se mi preoccupo. E comunque glielo spieghi tu a Ukyo il buco che gli abbiam fatto su questo tavolo".
"Sì sì, me la sbrigo io. Allora mi tocca, eh?".
"Ti tocca. Parla".
Ranma si alzò. Sentiva il bisogno fisico di muoversi mentre riportava a galla gli avvenimenti del giorno prima. Gli spifferò tutto: l'intrusione di Nabiki, le scuse in ginocchio, la battuta sulle tette di Akane, l'appuntamento in programma, il bacio.
"Oh" fu l'intelligentissimo commento di Ryoga a quest'ultima cosa.
"Che c'è, P-chan? Perché questo ti colpisce?".
Solo un cieco non avrebbe capito che c'era un paralellismo fra le loro storie in materia di baci. E Ranma era tordo, ottuso e lento come un asino zoppo ma non cieco.
Alzò un dito verso di lui, un poco tremebondo, e disse: "Non mi vorrai fra credere che... anche voi...".
"Hm-hmm".
"E... anche con voi... è stata lei...".
"Hm-hmm".
"Quelle due mi inquietano. Stanno cominciando a ragionare e a comportarsi allo stesso modo".
"È bizzarro, in effetti...".
"Beh, io la mia parte l'ho fatta. Ora tocca a te".
Ryoga ebbe un eccesso d'imbarazzo al solo richiamare alla mente le scene da lui vissute assieme alla cuoca. L'uscita dal bagno come mamma l'aveva fatto, l'asciugamano, lo yukata che copriva troppo poco, quel... ehm, leggero inturgidimento...
"Non so da che parte cominciare. Me ne sono successe di ogni..." esordì, onesto.
"Prova dall'inizio, genio del male".
Ryoga abbassò lo sguardo, imbarazzato, e unì le punte degli indici indeciso su cosa dire. Non era un discorso semplice, e non era abituato a sfogarsi con qualcuno – Ranma soprattutto. Ma d’altro canto le cose stavano cambiando anche per lui, e aveva un bisogno disperato di esternare quanto gli era successo la sera prima.
“Ryoga? Ci sei?” lo pungolò Ranma.
“UKYO MI HA VISTO NUDO!” esplose, incapace di trattenere oltre le emozioni.
Ranma sgranò gli occhi, incredulo.
“Ukyo… tu… COSA?” chiese, non del tutto sicuro di aver compreso. Ryoga cominciò a camminare per il locale, in presa all’agitazione.
“Giuro che io non volevo è stato uno sbaglio io avevo i vestiti bagnati e sono uscito dal bagno senza rendermene conto perché lei era agitata e io non sapevo cosa fare ero in crisi come adesso eggiurochenonvolevodavveromidispiaceoddio-“
“Ok Ryoga calmati, respira” lo interruppe Ranma, notando il lieve colorito cianotico di Ryoga. Quest’ultimo riprese a respirare più lentamente, cercando di riappropriarsi delle sue poche facoltà mentali.
“Ce la fai? Ti sei ripreso?” chiese Ranma, un po’ preoccupato per l’antico rivale – e un po’ tanto divertito dalla reazione.
“Si ok sono calmo… credo” balbettò, trovando non poche difficoltà nell’articolare una frase di senso compiuto, e che non lo mandasse di nuovo in crisi.
“Mi sembra di capire che ti sei divertito molto più di me ieri” commentò Ranma, ancora incredulo per le rivelazioni. Scosse la testa, ridendo.
“Davvero tu e Ucchan vi siete spinti a… tanto?”
“NON ABBIAMO FATTO NIENTE DI NIENTE LO GIURO!” si agitò di nuovo Ryoga “Niente niente, lo giuro… mi ha solo spiato… credo.”
Ranma era sempre più sconvolto dalle notizie.
"Spiato? Come spiato?".
"Mentre mi cambiavo... oddio, quant'è imbarazzante... ho avuto un colpo di testa... e le ho chiesto... di restare lì...".
"Ryoga! Ti sei bevuto il cervello con della cicuta?".
"No! È che... ero ancora sconvolto... dal bacio... e dall'alzabandiera...".
Ranma ammutolì del tutto.
"Alzabandiera? Ma sei veramente un porco, in tutti i sensi!" riuscì poi a dire, dopo alcuni lunghi istanti di silenzio.
"Ma ma ma ma ma ma ma è stato del tutto involontario io non ci tenevo a creare situazioni spiacevoli per qualcuno e poi è rimasto dritto per volontà propria io non c'entro nulla te lo giuro Ranma te lo giuro...".
Il codinato prese a ridere. La situazione era molto scomoda per il povero Ryoga, se ne rendeva conto, e sapeva anche che spesso e volentieri l'amico Fritz non ubbidiva ai comandi coscienti del cervello e decideva da sé come comportarsi e quanti metri di fossa farti scavare dalla vergogna. Però era esilarante comunque. E, in un angolo ben nascosto del suo io razionale, una vocina gli diceva querula che prima o poi, se tutto fosse andato come doveva andare, anche a lui sarebbero toccate queste sensazioni con la sua Akane. Anche più spinte, si sperava.
"Va bene Ryoga, va bene. Ci credo che non volevi provocare problemi. Ti... ci conosco. Io e te siamo i tipi che in simili casi cominciano a balbettare sconnessamente e non sapremmo approfittarne neanche volendo. Ti credo. Adesso però è meglio che tu ti sieda mentre io ti recupero un bicchiere d'acqua per farti calmare un attimo. Altrimenti finisci con lo scoppiare".
L'altro lo guardò, un poco sorpreso. Non si aspettava proprio una simile comprensione da Ranma. E, sebbene avesse riso di lui, non poteva negare che stava comunque cercando di venirgli incontro in qualche modo.
Accettò l'aiuto e l'acqua che gli venne gentilmente offerta.
"Off" disse, più rilassato, mentre appoggiava il bicchiere ormai svuotato vicino alla crepa creata dalla loro precedente sfida a braccio di ferro "questa storia dell'appuntamento mi sta distruggendo. Per tanti versi è molto piacevole, ma per altri non fa che causare grattacapi. Sia a me, sia a lei".
"C'est l'amour, mon ami" rispose Ranma in un'inusuale vena poetica.
"Cos'è 'sto criptogramma che hai appena detto?".
"Boh, l'ho letta su un bigliettino" commentò il codinato "sai di quelli che trovi nei cioccolatini... me l'ha spiegata Akane, dopo."
Ryoga annuì, sentendosi meno solo sul carrozzone dell'ignoranza.
"E ru cosa ci fai qui, Ranchan?"
Si voltarono entrambi verso l'entrata del locale, dove Ukyo e Akane li osservavano curiose.

L'amore è sofferenza, ormai l'aveva capito.
E nascondersi per origliare la vita amorosa della ragazza che ami, è ancora più doloroso.
Osservando da lontano l'entrata del locale, decise che non poteva più stare con le mani in mano.
   
 
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