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Autore: Onigiri    12/12/2012    8 recensioni
"Quando si trattava di ragazze, Alejandro non era il tipo da fissarsi su certi stupidi particolari che andassero oltre un ingenuo sguardo innamorato -di quelli che portavano la suddetta ragazza a fare qualunque cosa lui chiedesse-, o magari un bel corpo con cui occasionalmente potersi divertire sotto le lenzuola.
Ma i capelli di Heather, oh...
Quelli,
Por Diòs!, erano davvero tutta un'altra storia."
[Possibile OOC!]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Personaggi: Alejandro, Heather
Genere: Triste(?), Romantico
Avvertimenti: AU, oneshot, Possibile OOC!



Hair  .

 

 

 

 

 

 







 

 

 

 

Sin dalla prima volta che l'aveva vista (un primo giorno di scuola, mentre fuori diluviava e lei gli era passata accanto nel corridoio senza neanche guardarlo), Alejandro aveva avuto ben chiaro una cosa su quella che, scoprì dopo, sarebbe stata la sua compagna di classe Heather A.Wilson:
ovvero, che adorava i suoi capelli!

 

E lo trovava inspiegabile; quando si trattava di ragazze, Alejandro non era il tipo da fissarsi su certi stupidi particolari che andassero oltre un ingenuo sguardo innamorato   -di quelli che portavano la suddetta ragazza a fare qualunque cosa lui chiedesse-,   o magari un bel corpo con cui occasionalmente potersi divertire sotto le lenzuola.
Ma i capelli di Heather, oh...
Quelli, Por Diòs!, erano davvero tutta un'altra storia.

Lisci, lunghissimi, neri e lucenti come il mare sotto la luna: c'erano giorni, a scuola, in cui passava intere ore di lezione a guardare la Wilson, seduta appena due banchi davanti al suo, immaginando di poter allungare il braccio e sfiorare quella sua fluente chioma scura.
Immaginava d'immergervi le mani e guardare quei fili d'inchiostro scivolargli tra le dita come spumose ragnatele, di giocarci, di annusarne il profumo, di stringerli nei pugni e di sentirli così morbidi al tatto da non voler far altro per tutta la vita che continuare ad accarezzarli fino a consumarsi le mani.

E ogni volta Alejandro si sentiva un assoluto, perfetto imbecille nel pensare a cose del genere -lui, un Burromuerto!, che si ritrovava ossessionato dai capelli di una ragazza?!
Se suo fratello José lo avesse anche solo sospettato, di certo lo avrebbe deriso per il resto dei suoi giorni.

Ma non poteva farci niente: i suoi pensieri vagavano senza guinzaglio, e in quelle occasioni tutto ciò che gli riusciva di fare era fingere teatralmente di guardare la lavagna arrendendosi alle fantasticherie che la mente gli proponeva. 
 

Per il resto, per quel che gli importava, poteva anche ignorare la sola esistenza di Heather Wilson al di fuori dei suoi sublimes capelli neri.

 


Peccato però che, a conti fatti, ignorare Heather non si rivelò affatto un'impresa possibile: non quando il vecchio professor Gray ebbe la brillante idea di metterli nello stesso gruppo per fare la ricerca di scienze.
Non quando, da quella volta, entrambi iniziarono a cercare ogni buona occasione per mettersi l'uno contro l'altra, passando le giornate a stuzzicarsi, litigare, farsi dispetti di ogni sorta per poi lanciarsi da lontano sguardi brucianti di furia che giuravano vendetta.

E di certo non quando, ascoltando la conversazione di due professori convinti di essere soli nel corridoio, Alejandro scoprì la verità sul perché Heather non si fosse più presentata a scuola per quasi tre mesi. 






 


 

 

 

 

<<Ehi chica...>>
<<Burromuerto, taci!>>

 

La voce di una Heather seduta accanto a lui rimbombò minacciosamente tra le pareti della sala d'aspetto vuota.
<<Solo perché hai insistito per accompagnarmi non significa che tu abbia il permesso di rivolgermi la parola o di sparare un'atra delle tue fesserie spagnole. Anzi, per quel che mi riguarda puoi anche sparire. Vattene!>>


Le parole gli arrivarono così affilate che sembravano fatte apposta per tagliargli le orecchie, ma Alejandro decise di non badarci: anzi, ascoltando il suo discorso, gli venne quasi da sorridere nel pensare a quanto in effetti aveva dovuto sudare per convincerla a portarlo in ospedale con lei.
Rimanendo in silenzio per un po', decise di voltarsi a guardarla: osservò la cuffia di lana rossa che portava sulla testa  (la sua testa maravillosa!),  le mani strette sui bordi della sedia e l'occhiata carica d'astio che stava rivolgendo alle mattonelle del pavimento, come se stesse aspettando di vederle ridursi in cenere sotto i suoi stessi piedi.

Era nervosa, più del solito.
Ma Alejandro non ci fece caso, e anzi, tornando a fissare la porta chiusa davanti a lui    -quella che conduceva alla sala somministrazione-,   proseguì il suo discorso con lo stesso tono allegro di poco prima.
<<Non scaldarti. Volevo solo chiederti una cosa.>>

Heather emise un verso strano  (quacosa che sembrava un misto tra un ringhio e uno sbuffo)   prima di rispondergli con la voce più velenosa del suo repertorio: <<Qualunque cosa sia la risposta è No, quindi evita pure lo sforzo di aprir bocca!>>
 <<Se mi lasci finire...>>

Ma prima che Alejandro potesse continuare, lei lo interruppe con un gesto secco della mano: <<No!>>
<<Heather...>>
<<Dannazione, ti ho detto che non ti voglio ascoltare! Che c'è, Al, devo farti un disegnino per farti capire o...?!>>
 

<<Te quiero, Heather. ...tu mi ami?>>
 

 

Anche se non la poteva vedere, Alejandro intuì lo stesso quanto velocemente Heather doveva aver girato lo sguardo nella sua direzione.
Lui, al contrario, si voltò lentamente, fissandola negli occhi e assaporando con calma ogni più piccola sfumatura della sua reazione.

Normalmente non si sarebbe mai dichiarato a una ragazza in quel modo; di sicuro, non se la ragazza in questione era una come Heather Wilson.
La conosceva abbastanza bene da sapere che, in altre circostanze, non gli sarebbe stato affatto conveniente esporre i suoi sentimenti in un modo tanto avventato: che lei lo ricambiasse o meno, di certo gli avrebbe risposto con uno dei suoi sorrisi soddisfatti e altezzosi, e lo avrebbe subito deriso, umiliato, e magari anche ricattato.

 

Eppure sapeva che stavolta non avrebbe fatto niente del genere: e infatti Heather non osò dir nulla, e mentre lo guardava dalla sua sedia non sembrava nemmeno in grado di muovere un solo piccolo muscolo del corpo.
Si limitò a fissarlo, le labbra schiuse senza emettere un fiato, i sottili occhi grigi puntati su di lui mentre sembravano esprimere tutta l'incredulità del mondo.
Era più che evidente che non si aspettava una dichiarazione; non da lui, non in quel posto, non in quel momento.
Non in quelle circostanze.

Alejandro la guardò e avvertì l'ombra di un sogghigno stendersi sulle sue labbra: riuscire a lasciare Heather Wilson senza parole era una soddisfazione troppo grande per non godersela appieno. 

Heather, dal canto suo, sembrava dover compiere una fatica terribile per riprendere fiato e pronunciare qualche parola.
<<Che... Cos....? D-davvero?!, bhe', tu... t-tu ti devi essere proprio rincretinito Burromuerto, tks, perché io non ho intenzione d->>

Ma Alejandro non la lasciò finire: il rossore che percorse le sue guance come una fiammata fu per lui una risposta più che sufficiente.
Veloce, si avventò sulle sua labbra come un falco su un pulcino, e una festa di fuochi d'artificio gli esplose nello stomaco nel non notare alcuna resistenza da parte sua.

Solo a un certo punto Heather strinse i pugni sulla sua felpa e aprì le labbra come per protestare, e lui, senza lasciarle neanche il respiro per poter dire qualcosa, ne approfittò subito per baciarla di più, assaggiarla di più, impazzire di più!

 

Impazzire al punto che neanche l'arrivo dell'infermiera, o il suo gracchiante  “Wilson, per la seduta di chemio devi seguirmi di qua...”   impedirono a lui, o a lei, di mettere già fine a quel contatto appena iniziato.
La mano di Alejandro affondò nel suo collo, le accarezzò la guancia col pollice, grattò il bordo ruvido della sua cuffia di lana; scostandola con le dita avvertì subito la pelle elastica della nuca, e lentamente, come se avesse avuto paura di romperla, iniziò a tracciarne qualche centimetro con i polpastrelli.

La sentì calda, liscia, a tratti fragile, come se stesse stringendo con troppa forza il guscio di un uovo.

 

Avvertendo quel tocco nella carne nuda della testa, Heather sussultò appena e subito si allontanò, gli occhi spalancati e il respiro bloccato tra i denti.
Alejandro la guardò a sua volta studiando attentamente la sua espressione. 
<<¿Estàs tan preocupada, chica?>>
<<...ti ho detto di piantarla con le tue fesserie spagnole, Burromuerto!>>

Heather lo fissò con stizza e Alejandro sogghignò; ignorando l'occhiata sempre più spazientita dell'infermiera, si chinò su di lei per rubarle un altro bacio. 
Le dita rimasero ferme sotto il suo berretto di lana, a contemplare la testa ormai calva  dove un tempo c'erano quei bellissimi capelli neri che tanto lo avevano ossessionato.
Un altro sorriso sfuggì al suo controllo prima di poterlo fermare.

 

 

 

 

Dei capelli, in fin dei conti, non gli importava poi così tanto.

 

 

 

 

 

 

 






 

 

*** *** ***

 

La lotta contro il cancro è una brutta bestia: c'è passata una persona a me cara (non dirò chi, perché non sono sicura le faccia piacere essere nominata) e probabilmente voi lettori lo saprete meglio di me.

Ma non è per questo che ho scritto questa robaccia vomitevole e improponibile storia: anzi, se proprio devo essere sincera, l'argomento che ho trattato non c'entra nulla con quello che in realtà avevo in mente ^_^”.

 

L'ispirazione mi è venuta di fronte a una domanda un po' strana (anche trattandosi di me, che partorisco solo domande   -nonché risposte-   decisamente strane xD), del tipo: ma se Alejandro, invece della terza stagione, fosse stato inserito nella seconda, quando Heather era pelata, come si sarebbero evolute le cose tra loro?
 

E dopo tanto scervellarmi alla fine mi sono detta: ovviamente, sarebbero stati rivali, avrebbero litigato, si sarebbero innamorati segretamente l'uno dell'altra e sarebbero stati lo stesso una coppia assolutamente adorabile e pucciosa e asdesdjnwaaaa #*ç*#  
*sclero e urletti fangirlati mode-on!*


 

...ok, stupidaggini a parte xD, ho un'altra cosa da aggiungere.

Come autrice ho passato un periodo terribile: testa piena di idee e incapacità di scrivere degna di un'ameba ritardata, per intenderci. Ho chiesto sostegno e l'ho avuto, e magicamente sono davvero riuscita a buttar giù qualcosa *___* (magari non propriamente qualcosa di decente, ma abbiate pazienza: vi giuro che in questo periodo davvero sembrava che neanche sapessi come si usa la tastiera!).

E per questo, oltre a voi adorabili lettori, ringrazio anche quelle adorrrrrrrabili persone che mi hanno incoraggiato (se leggono queste righe sapranno che mi sto riferendo a loro ^w^)

Grazie, grazie grazie e grazie mille ancora!

 

*Onigiri 

 

 

 

 


 

 

 

 

   
 
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