Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: Amy Tennant    12/12/2012    14 recensioni
John Smith e Rose Tyler sono insieme e un altro Tardis sta crescendo nel mondo parallelo, nei laboratori di Torchwood. John però sente che qualcosa sta cambiando ed è qualcosa di cui neanche il Dottore era pienamente consapevole.
Una fine può essere l'inizio di qualcosa di totalmente inaspettato.
Anche per Rose.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La neve cadeva dolcemente fuori e John stava in piedi davanti alla finestra con sguardo scuro, fisso e lucidissimo. Le luci della strada e degli addobbi che si intravedevano dalle altre case, si riflettevano nelle sue iridi come fiammelle ma i suoi bei lineamenti erano tesi. Non era preoccupazione era qualcosa di spaventosamente fisico, presente. Era proprio dolore.
Il suo fiato era fumoso come vi fosse freddo e non c’era, lo sapeva. Ed era stato così forte da svegliarlo e portarlo lontano dal suo letto e dal sonno tranquillo di Rose, nella stanza accanto. Tormentato da qualcosa che non comprendeva aveva cercato umanamente conforto nel cielo e rivolto lo sguardo alle stelle, ma le luci attorno avevano spento i deboli riflessi di un altrove che ancora ricordava e sentiva addosso. Pensò che ironicamente lì era tutto diverso. Non conosceva i mondi paralleli di quell'universo. Si chiese come potessero essere rispetto agli altri in cui era stato.
Era tutto diverso ma simile. Mai visto. Non dagli occhi che aveva e non da lui.
Inquieto, John ascoltò il suo respiro "umano". Il dolore lo toccò dentro all'improvviso e lo fece lamentare piano. Strinse le dita sulla sua veste da camera e si guardò la mano, preoccupato. Aumentava, non diminuiva. Forse stava succedendo di nuovo.
Come due giorni prima, in un laboratorio di Torchwood dove era impegnato nel suo personale progetto. Fortunatamente era accaduto quando era da solo. Aveva percepito qualcosa di strano, qualcosa che non aveva compreso fin quando non gli aveva fatto del male. Si era sentito attraversare un dolore spaventoso, annientante. Era crollato a terra senza che potesse rendersi conto di quel che stava succedendo.
Aveva cercato di sopportare il dolore ma si era sentito dilaniare da una violenza invisibile ed alla fine aveva gridato, aveva gridato disperatamente fino ad arrivare ad una soglia che non poteva più sopportare e quindi i suoi occhi si erano chiusi. Per la prima volta.
Quando si era svegliato tremava, tremava così tanto che stravolto aveva guardato le sue mani aspettandosi di vederle brillare per poi ricordare che non sarebbe mai più accaduto.
Non a lui.
Senza dire nulla a nessuno si era recato nel reparto medico di Torchwood e chiesto di essere visitato con la scusa di un certo senso di debolezza. Le analisi lo avevano trovato in condizioni "normali" in relazione al diverso standard fisico che gli era proprio - a parte alcuni valori, indici di un certo stress - e quindi non si trattava di un possibile processo di disgregazione cellulare, cosa che aveva temuto. Su di sé in realtà aveva timori inconfessabili ma cercava di non concentrarsi su quello. Pareva andare tutto in modo diverso da come avrebbe mai previsto in teoria e quindi si limitava a seguire la sua esistenza in divenire. Qualcosa però gli diceva che ciò che percepiva, la stranezza che sembrava sfiorare il suo corpo come fosse una corrente a volte, dipendeva da qualcosa che lo legava all'universo parallelo in cui si era generato. Il misterioso istinto da signore del Tempo che gli apparteneva, sapeva che c’era qualcosa che lo legava ancora a quella dimensione dalla quale proveniva, ma come non credeva e certo in modo che non aveva ancora compreso. Ciò lo inquietava profondamente e forse per questo non aveva detto nulla a Rose, per proteggerla. Quello che gli era successo però aveva lasciato traccia dentro di lui.
Era la Morte quella cosa che lo aveva toccato tanto profondamente? Era a quel modo che il corpo precedente si perdeva per sempre? Era spaventoso.
Finire un’esistenza non era mai stato facile ma per tutta la sua decima rigenerazione l’idea l’aveva tormentato come mai prima da allora. Avrebbe davvero desiderato poter restare quella persona per più tempo che altre volte ma qualcosa gli diceva che non sarebbe stato tale per quanto avrebbe voluto.
Ogni volta la persona che era prima moriva, ogni singola cellula, ogni cosa che era stata. Certe cose restavano tali ma altre mutavano del tutto. Vedeva le cose con altri occhi, le toccava con altre mani.
Il cibo aveva un sapore diverso e persino toccare era differente. Anche Rose era cambiata con lui, in quel momento. E se i sentimenti per lei prima erano stati di tenerezza e protezione, appena si era svegliato nel nuovo corpo l’aveva guardata e trovata così bella da restarne confuso. Toccarla, stringere le dita nelle sue, era stato infinitamente più dolce.
Nell’eccitazione del momento, con la rigenerazione che non era andata esattamente per il meglio e nella confusione di quel che era seguito, non aveva compreso subito il senso di quella differenza ma era stato chiaro quando si erano guardati la prima volta e sorrisi. Neanche lei, prima di allora, gli aveva sorriso a quel modo e quindi non era poi vero quel che aveva sempre pensato, ossia che il suo corpo fosse così poco importante in fondo.  Era importante per lei.
Così lo era diventato per lui.
Il giovane che si specchiava incuriosito era così diverso dall’uomo che lo aveva preceduto in tanti sensi e per i sensi di Rose. La sua Rose. Bellissima e dolorosa insieme.
Lo aveva capito subito benché non conoscesse quel sentimento.
Non pensava di poterne essere toccato; non di colpo e in modo così dolce, così umano. Viaggiare con lei non era più solo divertente, il Tempo non era una giostra di eventi sulla quale salire per spirito di avventura. Lui doveva proteggerla, doveva avere cura di lei. Ogni volta che l'abbracciava si accorgeva che era sempre più a lungo, che lei tremava quando lo toccava e il suo sorriso tradiva una speranza che era anche la sua, restare insieme per sempre. Il senso di solitudine che aveva cominciato a provare dopo la rigenerazione si era fatto più cupo e troppo spesso si trovava a pensare a come l’eternità potesse essere una condanna. Cambiava per sopportarla? Forse era terribile anche quel mutare in ALTRO. Per non perdere i suoi sentimenti, per non perdere lei… aveva iniziato ad avere paura di cambiare di nuovo e non voleva.
Era però possibile che LUI dovesse cambiare per forza, per qualche motivo. Ma altrove. E quindi?
Anche se quell’angoscia fisica glielo impediva doveva capire che stava succedendo e restare lucido.
La sua ipotesi al proposito era la più scontata: che si fosse rigenerato nella sua Undicesima vita e con notevole sofferenza, a quanto sembrava; ma il dolore continuava. Continuava ed era sempre più intenso. Cosa voleva dire?
John chiuse gli occhi e soffocò un gemito. Qualunque cosa fosse era intensa e lo faceva tremare dentro.
Era il gelo assoluto, che sorgeva da dentro il suo corpo come avesse avuto radici altrove, radici nere e vischiose che stavano riducendo le sue vene in qualcosa di vetroso. Inorridito osservò il suo respiro fumoso. Aveva paura. Strinse forte la mano al suo petto sul suo unico cuore che correva impazzito, forse troppo veloce per non fermarsi e probabilmente era così visto che iniziò a sentire un dolore lancinante e cadde in ginocchio portando una mano al muro per sorreggersi.
-          Dottore! – gridò Rose. John rivolse lo sguardo alla voce. Nella penombra lei quasi brillava, nella sua vestaglia chiara. Era sulla soglia della stanza e lo guardava spaventata. Doveva essersi svegliata e non lo aveva trovato accanto a sé. Rose corse verso di lui. Lo sorresse e lui la guardò come stordito - cosa c’è? Che… sta succedendo? – non l’aveva chiamato “John”. Succedeva sempre quando era nervosa. Lui la guardò e sebbene non fosse il momento e il dolore rendesse ogni cosa più crudele, pensò che lei era bellissima e vicina. Era calda e il contatto con lei gli diede sollievo – Dottore... tu stai soffrendo...!
-          Rose… – mormorò lui stremato  – non…  - rinunciò a finire la frase. Chiuse gli occhi chinando il capo. Tremava e lei lo strinse a sé più forte.
-         Dimmi perché... – la voce di lei era un sussurro impaurito. Per un momento John esitò a dirlo. Perché non voleva vedere quell’ombra nei suoi occhi, quell’istante di indecisione che pure restava sotto ogni suo sguardo d’amore rivolto a lui. Si fece forza e portò una sua mano al suo viso guardandola fisso.
-          Rose… Credo… credo che LUI stia soffrendo che… si stia… per rigenerare – Rose impallidì – e spero che...faccia presto! – soffocò un grido e la guardò con occhi lucidissimi, come di pianto –  è tremendo… io ho… paura…
-          Perché anche tu senti dolore? Perché tu…?
-          Io sono lui, Rose. Sono… LUI! Evidentemente un signore del Tempo è tale in tutte le sue parti e ovunque esse siano …
-          John… - quel nome anonimo ma che era diventato il suo. Lui le sorrise.
-          Dillo ancora… !
-          John…  – ripeté lei disperatamente – dimmi che non stai morendo, dimmi che…
-          Non lo so – rispose lui sofferente e le lacrime caddero dai suoi occhi bagnandogli il viso. Rose lo strinse disperatamente tra le braccia.
- Non morire, ti prego… non morire…!
-          Me lo hai già detto una volta – ed accennò un breve sorriso che però venne spento dal dolore. Era troppo, non sapeva che poteva succedere. Non doveva stargli così vicina. - Rose, vai! – disse e la sua voce sembrò piegarsi in un tono cupo – Rose… allontanati...! – lei continuava ad attirarlo a sé ma d’istinto John la respinse tentando di rimettersi in piedi. Lo fece barcollando e guardò Rose con occhi scintillanti di lacrime, ansimando. Il respiro correva, correva avanti, si sentiva sull’orlo dell’abisso e conosceva quella sensazione.
-          Sta… per succedere…  – disse stendendo le braccia. Tremava. Non doveva accadere a quel modo. Perché stava per succedere a quel modo? - io non voglio... non voglio! - gemette.
Rose non fece in tempo ad andare verso di lui che vi fu l'esplosione. La luce la colpì, abbagliante e assoluta. Quella luce.
L’aveva vista due volte, era terribile. Irreale, violentissima. Stravolta fissò il corpo dell’uomo che amava avvolto da un qualcosa che risplendeva come fiamma e che bruciava attorno in scintille terribili. Lui, in mezzo a quel bagliore accecante, sembrava arreso ad una volontà superiore alla sua ma il suo sguardo scintillava di pianto.
Sembrava resistere a qualcosa di infinitamente più forte ma ad un tratto lo vide chiudere gli occhi sconfitto.
-          No!!! – Rose gridò con tutta la forza che aveva.
La luce divenne più chiara e poi, si spense, lasciando che le ultime scintille si perdessero nell'ombra. Quando tutto finì, Rose si avvicinò al corpo che era crollato a terra.
Era spaventata.
Era cambiato?... era… morto? I riflessi delle luci fuori illuminavano appena il viso di quell’uomo. Un viso dolce e familiare.
Era quello del suo Dottore diventato abbastanza umano da poter restare con lei. Rose si inginocchiò accanto a lui e mise una mano tremante sul suo petto. Sorrise con un singhiozzo di pianto quando sentì battere il suo cuore. Correva e il suo respiro era veloce, come dopo un grande sforzo. Rose lo raccolse tra le braccia come già una volta e lui aprì gli occhi e la guardò. Le sorrise.
-          Ciao –  gli disse con un velo di voce.
-          Ciao – le rispose mentre le lacrime le bagnavano il viso. John sollevò un braccio e le accarezzò i capelli e poi la schiena.
-          Ti sei rigenerato in te stesso…
-          No… no, Rose – mormorò – solo…Lui è cambiato. E’ cambiato e ora io… sono solo... qui – lei lo strinse a sé e John si sollevò prendendo lei, tra le sue braccia. Rose iniziò a piangere e lui ad accarezzarla per darle conforto, stringendola al suo petto come tante altre volte. Forse era quello il momento in cui lei ricordava che non era colui a cui aveva detto “ti amo” la prima volta. Un solo cuore. Uno. John chiuse gli occhi baciandole i capelli. Sì, era giusto che piangesse per Lui, era giusto. Anche se gli faceva male, un male che non doveva avere senso. Rose lo piangeva perché lo amava e amava lui per questo.
Anche in John vi era una certa strana tristezza. Per secoli l'aveva chiamata in altro modo ma ogni volta era una morte a tutti gli effetti e una parte di sé... non c’era più. Emise un sospiro di tristezza, un sospiro sottile ma Rose alzò lo sguardo e lo fissò un lungo momento con occhi dolci, ancora umidi di pianto.
Non se l’aspettava, come era stato altre volte, ma lei lo attirò a sé risoluta e lo baciò. E lo baciò piano, delicatamente, come potesse farlo in mille pezzi e avesse paura di fargli male.
John allora sentì che non piangeva per quel che pensava ma per lui, che era lì con lei. Per la prima volta ricambiò il suo bacio senza nessun timore che lei non fosse con lui ma con l’altro e che attraverso di lui baciasse chi era rimasto al di là di quel muro per sempre.
Quel muro che aveva toccato anche lui.
Rose lo amava, lo sentiva chiaramente.
Amava lui. Piangeva perché aveva avuto paura di perdere l’uomo che le aveva detto di amarla e di poter restare con lei per tutto il tempo che avrebbe avuto.
John lasciò le sue labbra e le sorrise, sorrise pieno di speranza anche se ancora piangevano entrambi. Per la prima volta si sentì davvero con lei del tutto. E forse…
Dipendeva anche da quel che era accaduto.
Rose non sapeva che poteva voler dire una cosa molto importante, qualcosa che non pensava fosse possibile.
Ancora stanco e tremante John taceva, perché non era il momento.
Addosso aveva ancora la Morte, quella che aveva evitato per più di novecento anni. Si guardò la mano, le lunghe dita e il polso sottile. Era accaduto alla fine. Ora lui esisteva a quel modo solo lì, con lei. 
  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Amy Tennant