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Autore: sourwolf    13/12/2012    5 recensioni
“Avevi un'intonazione troppo retorica. Non è una cosa carina, sai”
Harry Potter!Sterek AU. 3094 w/
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Commenti: ehm. Avevo detto che l'avrei fatto, e l'ho davvero fatto. È un'AU Harry Potter, e qui abbiamo bisogno delle noticine, giuro che le metto in fondo alla pagina e per adesso scompaio. È più lunga del solito, più Fluff ma mi ci è caduto un pizzichino di past!angst, poco poco, giuro.
Insomma, fuggo, ci vediamo nelle noticine.
Disclaimers: i personaggi non mi appartengono, li uso e Jeff Davis non lo sa, ha. (?)


***


Stiles si strofinò la penna d'oca sulla nuca, con un sospiro. Si leccò nervosamente le labbra e guardò esasperato la quantità immensa di volumi davanti a sé. Una distesa di carta, fogli e foglietti volanti, libri aperti e chiusi, piccoli o voluminosi tomi lo circondava in ogni direzione, ovunque potesse volgere lo sguardo; odore di polvere e di chiuso, inchiostro, pagine vecchie e scricchiolanti, ingiallite dal tempo. Stiles adorava la Biblioteca di Hogwarts. Davvero. Ma scoprire che in tutti quei dannati tomi non vi fosse la risposta che cercava era così totalmente insoddisfacente da portarlo all'infrazione di quell'unica regola autoimpostasi, “santifica ogni giorno la Biblioteca”, e la cosa non gli piaceva. Era come essere traditi dal proprio figlio.

Non che non avesse provato metodi meno ortodossi, certo. Stiles Stilinski, Babbano di nascita, aveva astutamente imbucato un orrido pc di seconda mano nel Dormitorio, ma neanche internet gli aveva dato le risposte che cercava. Essere delusi da internet era stato un duro colpo. Ma se quello era stata una coltellata, il tradimento dei libri era equivalente almeno a dieci colpi d'arma da fuoco, e sì, lui sapeva cosa fosse un'arma da fuoco, e sinceramente la preferiva al caro e vecchio Avada Kedavra, perché insomma, vogliamo mettere la presenza scenica di una Glock 19 IV Generazione¹ e un ridicolo lampo verde? Sì, ecco.

Stavolta si grattò il naso, il Gryffindor, con la lingua che sporgeva dalle labbra e lo sguardo afflitto, dando un'occhiata al caos intorno a sé e abbandonando infine la testa sull'enorme tomo che stava spulciando. “Che diamine”, mormorò, quasi sovrappensiero “com'è possibile che io non riesca in alcun modo ad imparare una tecnica su cui ho letto così tanto” e sobbalzò, cadendo lungo disteso, sedia e tutto, quando qualcuno gli sussurrò all'orecchio “Forse non ti eserciti abbastanza”.

Stiles balzò rapidamente in piedi, ansante dallo spavento, si appoggiò al massiccio tavolo e fissò il nuovo arrivato come se avesse appena visto un fantasma. La cosa parve divertire l'altro, che emise uno sbuffo simile a, cos'era, una risatina? “Cosa?” domandò Stiles, tanto per la cronaca, sollevando le sopracciglia, completamente spaesato. Oh sì, non solo il signor Derek Hale, Slytherin per antonomasia e mago del sopracciglio alzato, piantato davanti a lui in tutti i suoi affascinanti fasci di muscoli, sapeva farlo.

Il succitato, in tutta risposta, alzò ancor di più le sue, di sopracciglia. “Forse non ti eserciti abbastanza”, ripeté, terribilmente serio.

E Stiles non sapeva se mettersi a urlare perché, oh mio dio, Derek Hale lo pedinava o cosa?, o sbattere le ciglia sensualmente e cedere alla sua sessualità ormai neanche più tanto incerta, insomma, non capita tutti i giorni di ritrovarsi sempre tra i piedi, dietro le spalle o comunque molto nelle vicinanze la serpe più desiderata, inespressiva e fredda di tutta Hogwarts. Emanava per caso feromoni attira-bellimbusti? Cioè, non che gli sarebbe dispiaciuto. E invece disse “Oh”, uno stolido monosillabo che poteva voler dire tutto o niente.

Ma Stiles aveva, tra le altre cose, una parlantina sciolta, completamente scollegata dalla parte cerebrale. “Ho cercato in ogni libro esistente, te lo posso giurare, ho provato e riprovato, seguito parola per parola, e non c'è assolutamente verso di-” blaterò, ignorando volutamente il fatto che Derek sapesse esattamente cosa stava cercando di fare, come se lo avesse spiato da dietro uno scaffale per tutto il tempo.

Ed erano giorni. Stiles non si muoveva dalla Biblioteca da circa una settimana, uscendone giusto per le Lezioni e spiluzzicare qualcosa dalle Cucine. Mentre le parole continuavano imperterrite a sciogliersi sulla sua lingua, a ruota libera, Stiles cercava di archiviare il pensiero di un Derek Hale che lo fissava durante le lezioni, lo pedinava ovunque e sapeva tutto di lui. Non perché fosse una cosa così brutta, anche se avrebbe dovuto esserlo, lo sapeva, ma perché la sola idea che gli solleticava il cervello lo mandava in brodo di giuggiole, ed era, tipo, terribilmente inquietante, mio dio, più il fatto che lui la trovasse una cosa carina che il concetto in sé.

Derek lo strattonò, così, semplicemente, per un braccio, strappandolo galantemente, tante grazie, alle sue elucubrazioni sconclusionate. Disse “stai zitto”, ed era più una minaccia, vista la posizione delle sue sopracciglia, e poi “Vieni con me”. Stiles annuì. Era un riflesso involontario, lo giurava. Non avrebbe mai ammesso che avrebbe detto sì a qualsiasi cosa uscisse dalle labbra ridicolmente perfette di un burbero Slytherin, giammai, anzi la morte cerebrale completa.

La stretta sul suo braccio si fece più morbida, e vide Derek distendere le sopracciglia in quella che pareva essere approvazione. “Saggia scelta”, sembravano dire le sopracciglia, e Stiles dovette sforzarsi per non ridere, sul serio.

Avrebbe davvero voluto chiedere dove fossero diretti, seriamente, ma era troppo impegnato a non svenire, inciampare nei suoi stessi piedi o andare in iperventilazione. Che diavolo? Cos'aveva fatto di male per meritarsi un'affascinante stalker come più-o-meno-amico, così dannatamente criptico e burbero?

Perso nuovamente nei suoi pensieri, venne condotto per il gomito, più gentilmente di quanto sperasse, fino a quella che riconobbe essere la Stanza delle Necessità, luogo della maggiorparte delle sue peregrinazioni notturne e scoperta fortuita, grazie a quell'idiota di Scott che non sapeva dove infognarsi per pomiciare con l'affascinante Ravenclaw un anno più grande di loro, Allison Argent. E qui sarebbero partiti gli sproloqui sul loro amore impossibile perché gli Argent erano contrari al loro amore e bla, bla, bla, passiamo ad altro. Si sarebbe stupito, se non fosse stato sicuro che gli Slytherin conoscessero ogni palmo del castello come le loro tasche, dunque rimase in silenzio, mentre Derek, senza lasciargli il braccio, lo trascinava avanti e indietro per tre volte davanti al muro. In silenzio. Un miracolo che solo quella fredda e acida serpe poteva compiere.

Un portone massiccio e riccamente fregiato, di piombo, comparve davanti a loro. Stiles prese inconsciamente un grosso respiro prima di entrare, e il suo cuore perse un battito quando la stretta di Derek si fece per un istante solo più rassicurante e poi svanì del tutto.

Furono dentro, ed era bellissimo. Non quel tipo di bellezza tutto ninnoli e trine, o sfarzi colorati e stronzate varie. Era bello perché era spoglio, marziale, spietato, in un certo senso. Si trovavano in una specie di sala d'allenamento formato deluxe, un ampio spazio silenzioso e due o tre tocchi di decadenza molto essenziale. Un armadio, dei bauli, mobili dalle forme strane nascosti dietro a tendaggi candidi. Stiles si trovò a sorridere senza motivo, squadrando quella stanza lugubre, pensando che quello era Derek. Quello era Derek. Bellezza spietata, senza aggiunte, e per quanto ne sapeva i mobili sotto i tendaggi sarebbero anche potuti essere rosa.

...Be', supponeva di no, ma non si sa mai. Sorrideva, e Derek era lì davanti a lui con la solita aria truce, gli occhi brillanti che lo scrutavano attentamente. “Devi esercitarti sul campo, se vuoi padroneggiare davvero l'Incanto Patronus”, borbottò, agitando la sua bacchetta. Un maestoso lupo dal manto candido fuoriscì dalla punta del bastoncino, morbidamente e apparentemente senza sforzo, e gli scivolò agilmente a fianco. Sbruffone.

Senza davvero pensarci, Stiles si trovò ad affondare le dita in quel manto brillante ma quasi solido, e il lupo non sembrò disdegnare le sue attenzioni. L'aria attorno alle dita di Stiles vibrava, come un soffio caldo, mentre il lupo si lasciava accarezzare come un cagnolino.

Derek si accigliò. Non aveva previsto un comportamento come quello, di solito il suo Patronus era schivo e freddo. E Stiles sembrò capirlo, perché le sue labbra si allargarono in un enorme sorriso, e i suoi occhi brillarono divertiti, mentre le sue dita vagavano nella pelliccia eterea del lupo. “Davvero un bel cagnone”, disse, e Derek emise quello che poteva sembrare un piccolo ringhio, confermando tutte le sue ipotesi in un colpo solo.

Ma Stiles preferiva non tirare troppo la corda – immaginava che gli Slytherin, soprattutto quello Slytherin, avessero un'istruzione di base su come occultare i cadaveri che nessuno, mago o Babbano, avrebbe mai neanche potuto sognare. O almeno, così raccontavano le leggende metropolitane. Alzò lo sguardo e chiese, semplicemente “Cosa devo fare?”. Non fece tutte le stupide domande che gli passavano per la testa, tipo perché mai Derek volesse aiutarlo o perché sapesse quello che voleva, o perché fosse così disgustosamente attraente, ecco, anche se prima o poi sarebbero comunque venute fuori.

“La teoria la conosci a menadito”, fu la risposta, con una punta di sarcasmo annessa, mentre Derek si avvicinava con incedere elegante, per essere un armadio, allentandosi la cravatta verde e argento, e il lupo evanescente correva ad attorcigliarsi tra le sue gambe, come un gatto che fa le fusa. Stiles era seriamente confuso. Cane, gatto, o lupo? Snebbiò la mente e snocciolò diligente “Pensare al ricordo più felice che si ha, pronunciare la formula Expecto Patronum e guardare il brutto mostro cattivo correre a gambe- be', a mantello spiegato”. Le labbra di Derek si inarcarono. “Esattamente”, accordò, lasciandolo sbalordito.

“Tutto qui? Non posso credere di aver spulciato migliaia di libri per questo, pensavo ci fossero dei trucchetti, delle diavolerie di varia natura e forma, che so, una delle solite stronzate magiche per far funzionare meglio il tutto!” esclamò Stiles, indignato fino alla punta dei capelli corti “Ho tentato e ritentato così tante volte, che diavolo, non posso credere che-”

Derek lo atterrò in un solo, fluido movimento. La sua massa muscolare – non indifferente, doveva ammetterlo – lo schiacciò completamente al pavimento, mozzandogli il fiato, ed ecco di nuovo la brutta abitudine del non rispettare gli spazi personali. “Sta' zitto, Stiles”, sbottò, sedendosi comodamente sul suo sterno. Stiles avrebbe giurato che persino dalla Torre di Astronomia si sarebbero potuti sentire i singulti del suo cuore, ma sperò con tutto sé stesso che tutta quella fanfara del licantropo fosse una cosa della luna piena e basta. Esatto, Derek Hale era un licantropo. E questo era il motivo per cui si conoscevano, vista la presenza preoccupante di due licantropi in un solo istituto, di cui uno era proprio il suo migliore amico Scott – Dumbledore doveva essere impazzito, sul serio.

E, ora che ci pensava, il fatto che il Patronus di Derek fosse un lupo era scontato. Tanto scontato che lo disse, ricevendo un'occhiata Stiles-sei-un-idiota, di quelle che a Derek piacevano tanto. “A cosa pensi mentre provi ad evocare il Patronus?” senza ulteriori preamboli, Derek e le sue sopracciglia andarono a parare direttamente al punto critico.

Stiles deglutì, si umettò le labbra con la lingua e tentò un debole “È una cosa privata, amico, sai che mi-” interrotto immediatamente da un “Dimmelo” sicuramente molto più deciso. Stiles sospirò un paio di volte, sentendosi inerme sotto lo sguardo del licantropo. Era una cosa che odiava. Si leccò ancora le labbra, infine sputò fuori “La prima volta che io e Scott ci siamo ubriacati”, soggiungendo “Contento, ora?”

Derek aggrottò le sopracciglia. “No”, disse brusco, e sembrò pensare per un po'. “Ricordi della tua infanzia?” propose, ed era ancora seduto su di lui, maledizione. Stiles scosse freneticamente la testa. “Memoria corta”, fece presente, vedendolo accigliarsi ancor di più. La verità era che non voleva rispolverare i vecchi ricordi di sua madre, non era ancora pronto a ricadere nel baratro del dolore post-lutto, non poteva riuscirci, davvero. “Mai avuta una ragazza?” tentò allora Derek, e cadde un silenzio imbarazzato.

“Avevi un'intonazione troppo retorica. Non è una cosa carina, sai”, giunse la protesta di Stiles, che cercava di evitare il rossore, senza successo. Il silenzio si fece doppiamente imbarazzante. “Era così retorico, Derek”, ripeté Stiles, una nota petulante non indifferente, mordendosi le labbra. Derek distolse pietosamente lo sguardo, solo per qualche secondo, poi tornò a fissarlo dall'alto. “Lo era?”, ritorse lo Slytherin, truce, come se fosse davvero importante.

Lo era? Era importante per Derek Hale il fatto che lui avesse avuto o meno relazioni prima di quella cotta colossale per la persona sbagliata? Deglutì forte, annuendo impercettibilmente, sapendo rispondere solo alla prima domanda, e vide lo Slytherin tendersi verso di lui, lentamente. Il cuore prese a martellargli forte nel petto, ma Derek si fermò ad un soffio dalla sua faccia, e sembrando combattuto si tirò indietro, mettendosi di nuovo in piedi con un colpo di reni. Gli offrì la mano, a cui Stiles si aggrappò per alzarsi, temendo in un attacco di ginocchia molli, dannazione a lui, e la ritirò subito dopo, più gentilmente di quanto il Gryffindor si aspettasse.

“Avanti, prova”, mormorò, incrociando le braccia contro il petto. Stiles tirò fuori la bacchetta, titubante. Diceva davvero? Sarebbe stato così dannatamente umiliante, era l'unico incantesimo in cui non era riuscito a far nessun progresso, a dire il vero il primo che non gli fosse riuscito immediatamente, e si sa come si dice, non mostrare mai il tuo punto debole al nemico, o qualcosa del genere.

Vedendo la sua esitazione, Derek emise uno di quei grugniti d'incoraggiamento che non funzionavano mai e portò il mento avanti, perché dire semplicemente “puoi farcela” era troppo classico, giusto? Stiles prese un grosso respiro, pensò alla prima volta che lui e Scott si erano presi una sbornia, con tutto se stesso – erano ubriachi fradici e felici, Stiles non ricordava una felicità simile da quando sua madre era ancora viva, e... pensieri felici, si disse, scuotendo la testa. Rievocò la faccia allegra di Scott mentre si scolava tutto il Whiskey Incendiario e una battuta particolarmente triste, ricordando come le battute di suo padre continuassero a fare schifo, ma non era un pensiero felice, non lo era perché riportava a galla serate in famiglia e silenzi imbarazzati e tristezza.

Expecto Patronum”, soffiò, e la sua bacchetta vibrò appena tra le sue mani. Che schifo. Com'era possibile che non ricordasse un solo momento felice, un momento in cui si era sentito totalmente in pace con il mondo? Pensò ad un dungeon particolarmente riuscito in World of Warcraft e ritentò “Expecto Patronum!”. Dalla bacchetta fuoriuscì quello che poteva sembrare un filo di ragnatela, uno sbuffo azzurro e scomparve.

Ma Stiles continuò imperterrito, non aveva intenzione di arrendersi. Si morse la lingua, strizzò gli occhi e passò all'artiglieria pesante. Quella volta che aveva beccato Derek a fissarlo da sotto le ciglia, a Trasfigurazione. “Expecto Patronum”, uno sbuffo più potente di prima. Derek, seduto sopra di lui, e per rievocare meglio il tutto, Stiles spalancò gli occhi e li fissò in quelli di Derek, che lo guardava, lo guardava e sembrava scandagliargli l'anima. “Expecto Patronum” la voce tremolò, ma lo sbuffo aveva una consistenza, stavolta.

E Stiles vide Derek che si avvicinava, fino a che non lo sentì così vicino da percepire il calore emanare dal suo corpo, lo sentì incunearsi nel varco lasciato tra il suo braccio teso a tenere la bacchetta e premersi contro il suo petto, agganciargli i fianchi con le dita e, dio, abbracciarlo.

“Stiles”, gli sussurrò nell'orecchio, facendolo rabbrividire, “adesso ti confesserò una cosa, va bene?”. Annuì freneticamente e soffocò un singhiozzo isterico. Che diamine.

Derek gli premette le labbra sul lobo, prese un piccolo respiro caldo e sbottò “Mi piaci”, come se fosse una confessione del tutto ignobile. E Stiles si sentì così indignato da dimenticare qualsiasi altra cosa. “Ehi, non è una cosa così brutta, sai”, asserì. Si bloccò, divenne una statua di sale e “S-Stai scherzando?” balbettò “Hai idea di quello che hai appena-”

“Sì, Stiles”, gli ringhiò Derek nell'orecchio, ed era proprio un ringhio, questa volta. Allora Stiles sorrise, decidendo all'improvviso di prenderla come veniva. Si fece indietro, solo un po', e si prese, appunto, un momento per assaporare l'espressione dello Slytherin. Altrettanti secondi li spese per assaporare invece le sue labbra, lasciandolo basito in una maniera esilarante.

Ma non ci volle molto perché Derek riprendesse il controllo, e anziché scagliarlo contro una parete, come Stiles aveva temuto, rispondesse al bacio, trasformandolo da casto qual era a brusco e bagnato in pochi istanti. Le loro lingue di intrecciarono, e Stiles sarebbe svenuto, davvero, ma aveva ancora un po' d'orgoglio, per Morgana, ce l'aveva. Si aggrappò alle spalle di Derek, senza mollare la bacchetta, gli respirò nella bocca, e quando si staccarono si ansimarono addosso.

Ma quando Stiles decise semplicemente di godersi il momento, Derek si sganciò la mano con la bacchetta dal collo, gli scivolò piano fuori dalle braccia e poi dietro le spalle, prendendolo per i fianchi. Stiles non poteva credere di non essersene quasi accorto. “Riprova l'incantesimo”, borbottò, direttamente nel suo orecchio, e Stiles adesso non poteva davvero crederci, era davvero così ostinato?

“Stupido lupo cocciuto”, disse, ma tese il braccio e cercò di concentrarsi.

Snocciolò qualsiasi opzione, qualsiasi pensiero apparentemente felice, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare era il corpo quasi bollente di Derek premuto contro la sua schiena, il suo respiro sul collo, le dita attiorcigliate intorno alla sua divisa. Allora sospirò, e disse “Non posso”.

“Non ci riesco, Derek”, ribadì, piano, e sentì una mano che avvolgeva la sua. Era- era assurdo. “Stiles”, sbottò lo Slytherin, sul suo collo, “pronuncia l'incantesimo e basta”.

“Okay, okay”, si arrese, e cercò di snebbiare di nuovo la mente. Ma era troppo difficile, sul serio. E allora Stiles decise, per l'ennesima volta, di affidarsi alla fortuna. “Expecto Patronum”, disse, indeciso. Le dita di Derek si intrecciarono alle sue, mentre stringeva la bacchetta fino a sbiancarsi le nocche, e un filo denso e azzurro partiva dalla sua bacchetta.

Sia il Gryffindor che lo Slytherin trattenero il fiato, mentre dalla stecca lignea scivolava una piccola volpe azzurrina, in un volteggio, e inciampava su se stessa, ruzzolando a terra.

Stiles, che inizialmente aveva provato un fiotto d'orgoglio, si spalmò una mano sulla faccia e cominciò a ridere. La volpe si rialzò, sollevò la coda fulva e cominciò a rotolare a vuoto come un'ossessa. Merlino, persino il suo Patronus sembrava drogato. Sentì uno sbuffo divertito contro l'orecchio, e non poté evitarlo ma girarsi per fronteggiare l'inusuale sorrisetto di Derek, che stava ancora gurdando quel fenomeno da baraccone della sua volpe.

Sentì il suo corpo vibrare per via della sua risata soffocata, e sorrise. “Be', almeno lo so fare, adesso”, tentò, un po' dubbioso, e Derek rise, sul serio, Stiles se lo sarebbe segnato sul calendario. “Grazie per avermi fatto venire in mente quel famoso pensiero felice, tra parentesi”, soggiunse, guardando altrove e leccandosi le labbra, imbarazzato.

Derek inarcò le sopracciglia, storse la bocca in quello che sembrava un sorriso e “Tutte le volte che vuoi, basta che tu stia zitto” disse, tirandoselo contro.

Stiles si ripromise che avrebbe usato quella promessa più spesso. Si voltò ancora verso la volpe, che adesso stava girando intorno al lupo di Derek, infastidendolo con la coda, e sorrise. Avrebbe trovato il modo di barare sulla parte dello stare zitto.



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² Noticina due, ci vuole. Parliamo della Casa assegnata ai personaggi.
Stiles è in Gryffindor/Grifondoro. Non posso negare la sua intelligenza, Stiles è brillante, ma dovete ammettere che è stupidamente e cocciutamente coraggioso. È un Grifondoro, lo è. Derek è in Slytherin/Serpeverde. Non tutte le serpi son velenose, si sa. Ho pensato che Derek fosse più adatto alla posizione dominante e tendenzialmente crudele, schiva, brusca e anche un po' esibizionista della Casa verde-argento. Allison è più complicata: devo ammettere che il suo personaggio non mi va a genio, mi dispiace ma è così. È in Ravenclaw/Corvonero perché è indubbiamente intelligente, ma non vedo coraggio, non un coraggio Grifondoro, almeno, non so come spiegare bene. I Gryffindor sono coraggiosi per proteggere i più deboli, per intenderci, e non è una posizione che Allison assume, non sempre, anzi, quasi mai.

È tardi quindi niente pomodori. Avete delle mascherine da notte da tirarmi? O, non so, dei chicchi di caffè? /si prostra. Scusate, sul serio.
Tra parentesi, il tutto è ispirato a questa e questa bellissima fanart (tumblr è momentaneamente andato, meno male che me le ero salvate, sob).
   
 
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