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Autore: Deb    13/12/2012    1 recensioni
{Accenni Merthur | Accenni Arwen | Spoiler episodio 05x09}
«Merlin, che diavolo, vuoi degnarti di rispondermi?», finalmente la sua voce arrivò nelle sue orecchie.
Aveva gli occhi lucidi, infine. Aveva preso una decisione, e tale non era delle più rosee.
Se voleva salvare il suo sovrano, l'altra faccia della sua medaglia, avrebbe dovuto impartire un ordine ad Aithusa davanti ad Arthur.
Avrebbe scoperto la sua magia, ma preferiva di gran lunga essere giustiziato che vedere l'uomo più importante della sua vita, colui che un giorno avrebbe fatto nascere Albion, perire davanti ai suoi occhi.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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La magia è come una spada, dipende da chi la brandisce.

Capitolo I

Merlin aveva avuto un brutto presentimento. Da un po’ di tempo a quella parte ne aveva parecchi ed Arthur ne approfittava sempre per prenderlo in giro.
Non poteva dirgli la verità, però. Se l'avesse fatto, sarebbe stato sicuramente giustiziato e, in quel caso, non avrebbe più potuto proteggerlo e compiere il suo, il loro, destino.
Merlin era uno stregone e comprendeva fin troppo bene che i suoi presentimenti non avevano propriamente quel nome, erano premonizioni di qualcosa ancora non chiaro.
Quella volta, però, sapeva cosa stava per accadere, come conosceva la fine di Arthur.
Lui sarebbe perito sotto la spada di Mordred, suo cavaliere.
Merlin sapeva che Aithusa avrebbe attaccato, di lì a poco. L'aveva sognato la sera precedente, quando si erano accampati nella foresta.
Non avrebbe potuto impedirlo, non senza farsi scoprire.
«Merlin!»
Il mago era troppo preso dai suoi pensieri, stava cercando una soluzione e non si era accorto che il suo re lo stesse chiamando da tempo.
«Merlin, che diavolo, vuoi degnarti di rispondermi?», finalmente la sua voce arrivò nelle sue orecchie.
Aveva gli occhi lucidi, infine. Aveva preso una decisione, e tale non era delle più rosee.
Se voleva salvare il suo sovrano, l'altra faccia della sua medaglia, avrebbe dovuto impartire un ordine ad Aithusa davanti ad Arthur.
Avrebbe scoperto la sua magia, ma preferiva di gran lunga essere giustiziato che vedere l'uomo più importante della sua vita, colui che un giorno avrebbe fatto nascere Albion, perire davanti ai suoi occhi.
«Scusami, Arthur», rispose scostando lo sguardo altrove.
Non aveva il coraggio di guardarlo dritto in volto. In poche ore l’avrebbe osservato con altri occhi: con odio.
«Che ti prende?», il re gli si avvicinò.
«Nulla», cercò di tagliare corto, ma non era nelle sue capacità. Doveva farglielo sapere così da non avere rimpianti in futuro, «lo sai che farei di tutto per... per te», ammise infine, con qualche riserva. Non comprendeva fino a che punto il suo migliore amico avrebbe capito.
Il sovrano inarcò le sopracciglia, «che diavolo ti prende oggi, Merlin? Sei davvero strano, persino più del solito».
Il mago sorrise amaramente, non poteva certo anticipargli nulla e, per un attimo, si chiese se avesse fatto male a nascondergli la sua magia. Magari avrebbe compreso, l'avrebbe perdonato se fosse stato lui stesso a rivelargli la verità.

«Dobbiamo trovare un riparo! Via, via, correte!», esclamò Arthur preoccupato per l'incolumità dei suoi cavalieri.
Con tutta la sua grandezza, Aithusa volava verso di loro, minacciosamente.
Era arrivato il momento, e non poteva tirarsi indietro. Non più, ormai.
«Sire, siamo alla mercé del mostro. Non ci sono ripari in queste lande, siamo completamente scoperti».
Sir Leon pronunciò quelle parole estraendo la spada dal fodero, era pronto a combattere il mostro.
Merlin sperava davvero che Arthur ricordasse le parole della strega che, in passato, aveva salvato Gwen dal soccombere sotto la magia di Morgana.
Certo, la strega era lui, ma Arthur doveva perdonarlo. Se così non fosse stato, non sarebbe più riuscito a proteggere Camelot ed il suo re.
«È troppo pericoloso, non abbiamo speranze contro il fuoco della bestia».
Ormai il mago non riconosceva più le voci dei cavalieri che parlavano, che urlavano, presi un po’ dal panico.
Avrebbero combattuto, se fosse stato necessario, ma sentiva nella loro voce la paura di perire per colpa del fuoco di Aithusa.
Era un sentimento che Merlin comprendeva. Tutti loro non conoscevano le maestosità dei draghi.
Lo stregone si sentì strattonare a terra, quando si voltò vide Arthur che gli teneva una mano sopra la testa, affinché la tenesse bassa, come se dovesse baciare il terreno.
«Idiota, non rimanere in piedi. È pericoloso, vuoi farti forse ammazzare?».
Nelle parole del re c’era preoccupazione, Arthur aveva paura di perdere il suo servo.
Non che fosse un segreto, lui teneva a tutte le persone che lo circondavano, lui compreso. Anche lui l’aveva salvato, tempo addietro. Aveva messo a rischio la sua vita pur di salvare un umile servo come lui.
Arthur lo teneva ben saldo contro il terreno con il suo corpo e, così facendo, il re gli stava facendo da scudo.
Merlin guardò verso il cielo, Aithusa atterrò sul suolo e cominciò ad avanzare a piedi.
Doveva agire, se non l'avesse fatto sarebbero tutti morti bruciati.
Il mago chiuse per una frazione di secondo gli occhi e respirò profondamente.
«Scusami, Arthur», la sua voce tremava, «scusami, per non averti mai detto la verità».
Il sovrano lo guardò confuso, probabilmente si stava chiedendo che diavolo stesse dicendo.
Stava per aprire bocca, Arthur, quando Merlin riuscì a liberarsi dalla stretta del re.
Si alzò in piedi e fece pochi passi guardando con sicurezza il drago che lui stesso aveva fatto nascere, andando contro il volere del suo padrone.
«Merlin, che diavolo stai facendo?».
E fu proprio in quel momento che Merlin ordinò ad Aithusa di allontanarsi e di non attaccare mai, mai più Camelot ed il suo sovrano.
Aveva le lacrime agli occhi, Merlin, quando si voltò per aiutare il re ad alzarsi in piedi. Lui lo guardava con sguardo sorpreso e, una volta compresa la situazione, si allontanò da lui con passo svelto.
Tutti i cavalieri, persino Gwaine e Sir Leon lo guardavano con sorpresa e con timore.
«Arthur...», provò a parlare, ma fu subito bloccato.
«Cosa sei? Cosa hai fatto?».
Lo stregone versò una lacrima, «sono Merlin, sono sempre io... Sire».
«Il drago ti ha dato retta e hai... hai parlato in una lingua strana...», vacillava, probabilmente perché non poteva credere che il suo servo, colui che lo accudiva, gli avesse mentito per tutto quel tempo.
Non poteva più inventarsi scuse, ormai. Andava bene tutto, se Arthur avesse deciso di giustiziarlo, sarebbe stato giusto ed avrebbe accettato la fine del suo destino.
Uno dei cavalieri si portò avanti, pronto per colpirlo con la sua spada. Voleva proteggere il re.
Il mago non si mosse.
«Arthur, sono sempre io: Merlin, il tuo servo...».
«Sei uno stregone, Merlin?», pretendeva la verità, ma lui era terrorizzato dalla scelta che Arthur avrebbe preso. Non voleva morire, in fondo.
Il mago annuì, senza aprire bocca, serrando gli occhi per paura di vedere le spade cercare di colpirlo.
Quando aprì nuovamente le palpebre vide Arthur davanti ai suoi cavalieri, con le braccia dava l'ordine di non attaccare, ma i suoi occhi erano colmi di lacrime che non voleva versare.
«Arthur...», provò a parlargli.
«Non farlo, Merlin. Non rivolgermi la parola, taci. Questa volta dico sul serio, intesi?».
Lo stregone annuì nuovamente, guardò il terreno e seguì il suo re che si era issato sul proprio cavallo.
Durante tutto il viaggio di ritorno a Camelot, nessuno parlò, lui compreso.
Lui pensava alla sua fine e, probabilmente, Arthur era in combutta con sé stesso. Doveva mettere il cuore in pace e comprendere che il suo servo gli aveva sempre mentito.

Una volta giunti a Camelot, Arthur diede l'ordine di portare il suo servo nelle segrete.
Mordred si prese questo incarico e lo scortò fino al carcere.
Merlin guardava sempre a terra, come se avesse paura di alzare lo sguardo per vedere l'odio di tutte le persone intorno a lui.
«Ti ammiro, Merlin. Pur di proteggerlo ti sei esposto in prima persona».
«Grazie, ma non importa tutto ciò. Io vorrei soltanto che Arthur capisse».
Il druido lo chiuse nella cella.
«Sono sicuro che il sovrano comprenderà. Abbi fede, Merlin. E' significativo il fatto che non ti abbia ucciso seduta stante», Mordred gli voltò le spalle e risalì le scale lasciando Merlin solo con i suoi pensieri.

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Torno nuovamente in questi lidi con una nuova fanfiction su Merlin.
Ringrazio Ili91 per il suo prezioso aiuto di revisione.
La storia si suddivide in due capitoli.
Sinceramente, sono un po' depressa dalla fine della serie tv. Sono contenta che siano stati gli autori a voler porre la parola fine al telefilm, e non come in certe serie che vengono mandate avanti per forza di inerzia... rovinandole. Però sono un po' dubbiosa.
Insomma, mancano tre episodi al finale e della rivelazione nemmeno l'ombra! Non mi starebbe molto bene se non la facessero vedere o se la liquidassero in tre minuti. La rivelazione deve avere il suo spazio.
Quindi, mi è venuto in mente di scrivere questa storia. Inizialmente avevo pensato a tantissimi plot, ma l'unico che mi ha dato ispirazione comprendeva Aithusa. Amo quel draghetto, ma mi dispiace tantissimo che non sia stato approfondito. Perché Merlin l'ha fatto nascere e poi l'ha, praticamente, abbandonato a se stesso? Ad ogni modo, questo è un altro discorso xD
Ho inserito "spoiler" in quanto vi è Mordred che riappare, appunto, nella quinta stagione e diventa cavaliere e perché vi sono riferimenti al nono episodio della quinta stagione.
Nelle coppie ho inserito sia l'Het che lo Slash, anche se non è del tutto esatto in quanto vi sono solo accenni sia al Merthur (il vero OTP ♥) che all'Arwen (inserita perché è la coppia canon. Io continuo a sostenere che Gwen sia una copertura, btw. xD) Direi di poter smetterla di inondare questa pagina con le mie chiacchiere. :'D
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. :)
A presto.
Baci
Deb
   
 
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