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Autore: lady black    03/07/2007    8 recensioni
Sono passati vent'anni... e Peter torna dalla sua Wendy.
Genere: Romantico, Song-fic, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Presentazione EFP

Tornerai a trovarmi?



-Tornerai a trovarmi Peter?-

-Per ascoltare le storie che parlano di me?- la guardo ancora una volta. Piccola, forse non ha nemmeno la metà degli anni che ho io... io vivo da così tanto tempo...

Volo via. Trilli al mio fianco, come sempre. L'aria mi penetra nelle ossa, fredda più che mai, ora che lei non c'è. Tornerò a trovarla, si... non vedo l'ora. Domani, o forse la prossima settimana.


Solo che... sono passati vent'anni da quando ho lasciato quella finestra. Ed ora mi ritrovo qui davanti, per la prima volta dopo tutto questo tempo. E non so nemmeno perchè sono qui. Anzi, nemmeno ero qui la scorsa volta. Sono davanti alla sua porta, non alla sua finestra.

Perchè?

Perchè ho venticinque anni ora. O meglio... ne sono passati 15 da quando ho lasciato l'Isola Che Non C'è.

E non volo più.

Senza di lei non ho resistito più di quei cinque anni... poi sono venuto quaggiù, ma non da lei... no, non ero pronto per lei. Ero solo un bambino.

Mi feci abilmente adottare da una vecchia fuori Greenwich che non faceva domande. Lavoravo e lei mi foraggiava. Non ho conosciuto coccole nè attenzioni, una scodella di minestra era quanto di più caldo potessi aspettarmi da lei.

Morì una decina di anni fa, da allora lavorai in una fattoria per pagarmi di che vivere. Poi il colpo di fortuna: una misera, ma più che sufficiente eredità, lasciata a me dalla vecchia, in quanto non aveva nessun altro. 1000 sterline. E una casa che è praticamente una catapecchia. Qui a Londra.

Da lei.

E in due mesi che sono qui ho trovato solo ora il coraggio di presentarmi qui davanti.

Non so cosa aspettarmi... so solo che devo vederla. Devo capire chi è lei ora, cos'è stata per me e se potrebbe mai esserlo ancora. Perchè giuro che non c'è stato un solo giorno in cui non abbia voluto poterla veder crescere, diventare quella donna che sicuramente ora è.


Traggo un respiro profondo... suono al campanello.


Dio, cosa le dico? Sono arrivato fin qua e...

-Ciao!!- un bambinetto spalanca la porta e mi saluta quasi inciampando nei miei piedi.

-C-ciao... ehm...-

-Eric! Quante volte ti ho detto di non...- una donna sui trent'anni arriva da dietro al bambino, lo prende in braccio e lo fa rientrare in casa.

Poi si gira verso di me e si socchiude la porta alle spalle -Mi scusi... sa, i bambini..-

-Ah, non si preoccupi...- rimango lì impalato. È lei. Lunghi capelli castani scendono sulle spalle dolci di una donna non bella, bellissima. Almeno, lo è per me.

-Cosa desidera?- mi domanda, guardandomi bieca.

Titubante mi sporgo -Wendy?-

-Beh... si, sono io... Wendy Darling... perchè?-

Qualcosa di strano mi si muove nello stomaco. È qualcosa di terribile ma allo stesso tempo stupendo. E rimango muto, la guardo e poi mi guardo le scarpe.

-Scusi... ha bisogno di qualcosa? Perchè avrei delle cose da fare e...-

-No aspetta...- la blocco mentre fa il gesto di rientrare in casa. Mi guarda strano, le do del tu mentre lei non sa chi sia io. La prendo per un polso.

-Sono Peter-.

Lei su due piedi non fa una piega -Peter chi?-.

Sorrido... e la guardo -Peter, Wendy! Peter Pan.-.


Mezz'ora dopo, davanti ad una tazza di tè, scoppiò a piangere.

Era strano, appena le avevo detto chi ero, senza domandare nulla di più mi aveva fatto entrare in casa, e mi aveva offerto del tè. Non aveva più detto niente, era rimasta muta come un pesce.

Mi alzo e la raggiungo vicino al fornello: -Che ti succede?-

Lei alza le braccia, cerca di liberarsi dal mio abbraccio. Mi molla dei pugni insistenti al petto: -Pensavo non tornassi più!- urla soffocata dal mio maglione grigio -Tu... da quanto tempo sei qui?-

-Quindici anni...- rispondo riluttante

-E non sei mai venuto da me! Dove sei stato- si scansa bruscamente da me guardandomi spaventata

-A Greenwich... da una v...-

-Non me ne fotte un cazzo di dove sei stato!- quasi strilla, Wendy. Poi mi guarda, accenna mezzo sorriso, forse osservando i miei capelli biondi ai quali non ho mai cambiato taglio, indugia un attimo nei miei occhi verdi, e nessuno ha mai saputo guardarmi negli occhi come ha fatto lei. Da sempre, ho amato i suoi occhi castani dal primo momento che li ho visti.

-Tu...- non finisce la frase, mi si lancia addosso e mi abbraccia più forte che mai -Sei una merda, una vera merda Peter- sibila.

La guardo, mentre con un fazzoletto si asciuga gli occhi sorridendo.

-Beh...- le dico -Vedo che sei venuta su più che bene...-

-E tu sei diventato un po' troppo sgaio per i miei gusti...-

-Sgaio?-

-Si, lo dicono gli italiani... sgaio è uno che fa il furbetto con le ragazzine ingenue ed indifese... che si veste bene per poi ingannare chiunque non lo conosca bene-.

-E con questo che vorresti dire?-

-Che sei sei venuto su più che bene... ma non hai segreti per me- mi dice, poi suona il campanello. Wendy sorride, mi si avvicina e mi da un bacio sulla guancia. Un bacio naturale, infantile, quasi ingenuo. Esce dalla stanza e va ad aprire.

La sento parlare con un'altra donna.


-Eric!!-

-...-

-Eeeeric!! C'è la mamma!!-

Sento un tumulto e dei passi pesanti correre nel piccolo ingresso.

-Grazie ancora Wendy...-

-Dora, nemmeno dirlo... mi raccomando, ogni volta che hai bisogno tesoro...-

-Ok... Eric, si saluta!!-

-Ciao Wendina!!-

-Si si, ciao birbante...-

La porta si chiude.

L'aspetto seduto sul tavolo, una gamba che penzola e l'altra sotto la coscia.

Lei entra, mi guarda e ride.

-Che c'è?-

-Le buone maniere forse si rifiutano di essere imparate da te...- replica lei.

-Beh, scusa. Sono rimasto scioccato dal bacio a sorpresa...- la stuzzico io.

-Adesso sai anche il vero nome?-

-Direi di si...- mi gratto la testa -Anche piuttosto bene, oserei dire-.

Forse fa finta di non aver colto l'ironia, o forse semplicemente decide di non darmi soddisfazione, fatto sta che prende una sedia e comincia a sorseggiare il tè, fissandomi.

Ora, potrebbe sembrare stupido, ma quel gesto su di lei aveva qualcosa di incredibilmente sensuale. Le sue labbra carnose si appoggiavano alla fine porcellana increspandosi leggermente.

-Pensavo fossi già preparato ai miei baci-

-Sono passati vent'anni- le dico. E, come una fina cortina di pioggia, mi appare davanti quella scena. Le sue labbra morbide che si posano sulle mie, un bacio innocente ma per niente velato. Quello era un bacio vero, non timido. Non lo considererò mai come un bacio da bambini. Come non riuscirò mai a vedere lei come una cotta.

Perchè lei è la mia Wendy. Ricordo come Uncino fosse riuscito per qualche istante a farmi credere di averla persa. Mi sentii morire. Come nei cinque anni seguenti.

Eppure... era come se non riuscissi a staccarmi dall'Isola. Appartenevo a lei. In qualche modo, le appartengo ancora. Come appartengo a Wendy.

  
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