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Autore: leyda    20/12/2012    4 recensioni
Dal testo:
«Perché hai scelto un posto così per incontrarla?» domandò, con un’occhiata critica all’ambiente circostante e agli altri, rumorosi, clienti.
«Non sono stato io a decidere. Di sicuro l’ultimo luogo dove avrei proposto sarebbe stato un locale chiamato “Silver Arrow”. Mio Dio, “Silver Arrow”, Danny! Tanto valeva mandare una lettera spiegando anche perché siamo qui. Perlomeno è vicino al porto. Allison è stata previdente in questo, benché abbia una pessimo gusto per i nomi, oppure un pessimo senso dell’umorismo. Non saprei… » scosse la testa, con aria turbata.
«Stiles, ti prego. Non è il momento adatto per queste divagazioni.» sospirò Danny, guardandosi intorno circospetto...
§§§§§
Allora... questa è una AU. Avete mai pensato di trasportare i personaggi di Teen Wolf in mezzo all'oceano e metterli a fare i pirati? Ovviamente con un sacco di sovrannaturale. E di avventura.
[Sterek] [sorpresa]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lost soul in the ocean

 

 

Capitolo 3

 

Proprio come aveva immaginato, quando arrivò al porto, completamente senza fiato, Danny era decisamente preoccupato. Appena arrivato, nella calca di persone che si muovevano dirette verso le proprie imbarcazioni o al contrario, lontano dal molo, verso le taverne e le case, per passare la serata, non riuscì a individuarlo subito. Sentì l’apprensione cominciare a serpeggiare sottopelle, quando una mano salda gli si posò sulla spalla, spaventandolo. Si voltò teso, rilassandosi quando riconobbe l’amico, che lo trascinò verso un angolo riparato.

«Si può sapere perché ci hai messo tanto?» fu il rimprovero che lo raggiunse immediatamente.

«Ehi, ho avuto a che fare con un Argent, non il primo fesso ubriacone che incontri per strada. Probabilmente è già un miracolo che sia riuscito ad arrivare fino a qui ancora vivo. E comunque come mai sei così di cattivo umore?» rispose, mentre entrambi si scrutavano, alla ricerca di possibili ferite.

«Ti sto aspettando da tutto il pomeriggio. Stavo cominciando a pensare che sarei dovuto venire a salvarti. Mi vuoi spiegare cos’hai fatto tutto il giorno?» domandò nuovamente, nascondendo il compagno al passaggio di alcune guardie. «E come mai le strade sono così pattugliate? Cercano…?» lasciò la domanda in sospeso, certo che l’altro avesse colto.

«A quanto pare sanno che ci sono dei noti pirati in città. Temo che lasciare il porto stasera, sarà più complicato del previsto.» commentò, puntando lo sguardo su un ufficiale che controllava tutte le imbarcazioni in procinto di allontanarsi.

«Quindi cosa facciamo?»

Prima di parlare, Stiles osservò entrambi, vagliano varie ipotesi nella sua mente, mentre Danny aspettava in silenzio, sorvegliando i dintorni. «Potremmo provare a fingerci pescatori.» sospirò infine, ricevendo un’occhiata critica.

«Non abbiamo neanche le reti. Come pensi di pescare senza l’attrezzatura, scusa?» sussurrò irritato da quell’uscita stupida.

«Uff, non lo so ci sto… guarda là!» esclamò, indicando un uomo che passava poco lontano da lì, tra le mani una rete che necessitava di essere aggiustata.

«Quindi? Pensi di rubargliela?» propose Danny, seguendo il suo sguardo.

Stiles sbuffò infastidito «Non essere ridicolo. La compreremo. Andiamo.» rispose, seguendo il pescatore.

Accodandosi, Danny non poté fare a meno di replicare contrariato «Certo, la compreremo. Come hai fatto a non pensarci, Danny?», facendo ridacchiare Stiles, davanti a lui. Camminarono silenziosi per qualche metro e, appena l’uomo ebbe svoltato un angolo, si affrettarono a bloccarlo. Stiles, con un’occhiata eloquente, indicò a Danny che toccava a lui fingersi acquirente.

Alzando gli occhi al cielo color indaco, si apprestò a fare quanto suggerito. «Ehi voi.» iniziò, fingendosi brusco e indurendo lo sguardo, per sembrare più minaccioso.

Il pescatore, chiamato in causa, si voltò esitante, squadrandoli intimorito, soprattutto dal ragazzo che apparentemente gli aveva rivolto la parola. «Cosa volete?» chiese guardingo, pronto a chiamare aiuto al primo cenno di pericolo.

Danny si avvicinò di poco, mentre Stiles rimaneva indietro, e parlò nuovamente, sempre con tono spiccio «Ho visto che avete una rete, e che deve essere riparata.»

«Infatti, ma a voi cosa importa?» fu la sospettosa risposta.

«Quanto volete per vendermela?»

«Perché la volete? Come avete detto voi, è da riparare. Non ci pescherete niente con questa.» commentò sorpreso.

Il ragazzo notò che in ogni caso non aveva opposto un rifiuto deciso, quindi era probabile che, con la giusta persuasione, ovvero il denaro sonante, avrebbe ceduto e, se avesse sborsato abbastanza, non avrebbe raccontato nulla a nessuno della loro transazione. «Che vi importa cosa ne devo fare? Allora, volete vendermela o no?» ribatté spiccio, tentando di concludere alla svelta, temendo qualche arrivo indesiderato in uniforme.

L’uomo annuì, ancora poco convinto, e Danny, sollevato dalla rapida resa, si avvicinò, estraendo un paio di monete, ovviamente d’oro. Mentre le consegnava all’uomo, aggiungendone qualcuna in più e  accompagnandola con una raccomandazione, si chiese perplesso perché fossero partiti portandosi dietro solo dell’oro. Non destava troppo l’attenzione pagare in quel modo? In ogni caso, l’affare sembrava essere andato a buon fine, ragion per cui non gli parve il caso di stare lì a sottilizzare su certi particolari. Ne avrebbe discusso quando fossero stati nuovamente al sicuro, in mare aperto, meglio ancora se sulla loro nave.

Soddisfatti dell’avvenuta transazione, i due ragazzi si allontanarono rapidamente con il loro nuovo acquisto, trasportato da Stiles. Quando ritornarono al molo salirono sulla loro barca , un normale canotto a remi, privo di vele e si apprestarono a sistemare le reti appena comprate, in attesa che l’ufficiale incaricato desse loro il benestare per abbandonare il porto.

«Stiles, fai sparire quella camicia, dannazione!» sbottò, afferrando l’indumento rosso e, prima che l’altro potesse fare alcunché per fermarlo, la legò a un peso e la gettò in acqua.

«Danny, che diamine! Era proprio necessario?» esclamò, incrociando le braccia, con fare offeso.

Il ragazzo evitò di rispondere alla domanda, preferendo spronarlo per farsi aiutare, in modo da essere pronti ad allontanarsi quando fosse stato il momento. Continuarono a parlottare ancora per un po’, in attesa, finché non videro un ragazzo, che Stiles riconobbe come il servitore degli Argent, correre a rotta di collo verso di loro. Preoccupati che qualcosa potesse essere andato storto, si guardarono, gettando anche un’occhiata al molo, su cui l’ufficiale proseguiva verso di loro, con andatura tranquilla. Parzialmente rassicurati, attesero che il giovane li raggiungesse e spiegasse loro il motivo della sua fretta.

Senza fiato, il servo si arrestò davanti alla loro barca, e porse a Stiles una busta sigillata e un foglio di carta ripiegato, rimanendo poi in attesa. Velocemente Stiles li prese, aprendo per primo il foglio ripiegato. Riconobbe immediatamente la calligrafia elegante e frettolosa di Allison.

 

Rupert

Spero che il messo sia riuscito a raggiungerti.

La busta sigillata contiene un lasciapassare firmato da me, ma è comunque sufficiente a permettervi di lasciare il porto stasera. Ho saputo da mio padre che senza di questo, stanotte sarebbe stato impossibile lasciare la città.

Non so se sarò in grado di raggiungervi, ma se potete, aspettatemi ancora per mezz’ora dopo l’arrivo del mio messo. Se non riuscissi a raggiungervi entro questo lasso di tempo partite senza di me, senza indugiare oltre.

Se ancora mi volete a bordo con voi, ma non riuscissi a imbarcarmi stasera, ti prego di lasciare detto a questo ragazzo come e dove posso incontrarvi. È un tipo fidato, e manterrà il segreto.

Credo che mio padre non sospetti ancora nulla, ma è meglio per voi essere prudenti, quindi ti scongiuro, se non arrivo in tempo, parti! Fai quello che devi, non rischiare di mandare tutto all’aria a causa mia.

Sperando di essere con voi a breve, vi saluto.

Allison A.

Ps. Spero che Danny sia lì con te, sano e salvo. Saluta tutti da parte mia, quando arrivate sulla nave.

 

Stiles, dopo aver letto quelle righe, notando che verso la fine il tono si faceva quasi implorante, spostò lo sguardo prima sulla busta sigillata, poi sul ragazzo che aspettava ancora, e infine sulla strada di fronte. Danny nel frattempo si era fatto consegnare la missiva, leggendola a sua volta.

«Cos’hai intenzione di fare?» domandò, conclusa la lettura.

«Aspettiamo, no?»

«Hai capito cosa intendevo. Dovremmo fare come dice Allison. Se non arriva dobbiamo andarcene, finché ancora possiamo farlo.» replicò, indicando l’uomo che si avvicinava.

Improvvisamente, dalla strada di fronte a loro, comparve una figura lontana che correva nella loro direzione; sollevati, i due ragazzi aspettarono che li raggiungesse, approfittandone per porgere all’ufficiale il lasciapassare recapitato loro in modo così tempestivo. Il marinaio stracciò il sigillo di ceralacca rossa, con impressa una A, ed estrasse il foglio, aggrottando la fronte e strizzando gli occhi per riuscire a leggerlo. Probabilmente era la scarsa luminosità a impedirglielo, o forse, dedussero entrambi, l’uomo era leggermente miope, a giudicare dal modo in cui continuava a strizzare gli occhi per guardarli in faccia. Alla fine, restituì il foglio a Danny, e diede loro il permesso di allontanarsi.

«Stiamo aspettando una persona, se per voi è lo stesso.» disse, indicando la ragazza che si avvicinava.

«Va bene, ma che si sbrighi. Passata la mezzanotte non si può più lasciare il porto, per nessun motivo. Con o senza lasciapassare.» sentenziò, prima di allontanarsi. Stiles si scambiò un’occhiata preoccupata con l’amico, prima di sbuffare seccato: sarebbe toccato remare come dei forsennati se volevano farcela. Per fortuna potevano sfruttare la marea.

Pochi minuti ancora, e anche Allison fu davanti a loro, anche lei ugualmente senza fiato. Con un sorriso, Danny le porse la mano per aiutarla a salire a bordo, mentre la ragazza congedava il servitore, intimandogli il silenzio totale sull’intera faccenda. Dopodiché, Stiles e Danny si misero ai remi, consentendole di riprendere fiato intanto ché si allontanavano. Remarono in silenzio per quasi mezzo’ora, prendendo immediatamente il ritmo giusto e ponendo Allison al timone.

Quando furono fuori dall’insenatura che circondava la baia, perché di baia si trattava, la ragazza non poté evitare di chiedere in che modo avevano intenzione di ritrovare la loro nave. Sbuffando per la fatica, e fermandosi un attimo per liberarsi della camicia ormai zuppa di sudore e diventata fastidiosa, imitato da Danny, Stiles le rispose «Dobbiamo aggirare la scogliera, arrivare fino al faro e da li proseguire verso il mare aperto, finché non scorgiamo delle luci verdi e rosse. Ora direi di darci da fare, se vogliamo arrivare prima dell’alba, eh Danny?»

L’altro ragazzo si limitò ad annuire, grato al fatto che almeno la fatica avrebbe impedito al compagno di chiacchierare come al solito. Remarono instancabilmente per un ora e più, non seppero dirlo con certezza, con Stiles che ogni tanto chiacchierava con Allison, e con qualche sporadico intervento di Danny che, più saggiamente, sceglieva di conservare il fiato. Ogni tanto capitava che la ragazza si offrisse di dare il cambio a uno dei due, ma entrambi rifiutavano, non perché non si fidassero delle sue capacità, ma perché se si fossero fermati a riposare non avrebbero più ricominciato.

Ormai avevano superato il faro da un pezzo, o almeno così sembrava, e di luci sul mare, a parte le stelle che si riflettevano a migliaia e la luna al suo secondo quarto, non ne scorgevano altre, la distesa nera e lucida sotto di loro si muoveva placida, al ritmo delle onde. D’un tratto, la ragazza gettò un grido, facendo voltare gli altri due. Per qualche momento rimasero tutti fermi, a scrutare quel mare che pareva fatto d’inchiostro senza riuscire a scorgere nulla poi, un minuscolo e lontano bagliore rosso sfarfallò per un attimo davanti a loro, ancora lontano, ma sicuramente raggiungibile in breve tempo. Rincuorati da quella visione, ma comunque cauti per l’oscurità che non permetteva loro di identificare esattamente la nave come quella che effettivamente cercavano, vogarono in quella direzione, improvvisamente rinvigoriti dalla probabile fine delle loro fatiche. Man mano che si avvicinavano, Allison, che era voltata verso il mare aperto, scorgeva altre luci rosse vibrare sull’acqua scura, accompagnate ogni tanto, da qualche altra luce verde. Più si avvicinavano, più la luce diventava intensa, e in breve furono avvistati e una voce autoritaria intimò loro di farsi riconoscere, a meno che non volessero essere affondati.

Sospirando di sollievo, Stiles si schiarì la voce, anticipato un attimo prima di parlare da Danny «Scott, facci salire. Siamo noi.»

«Ehi. Volevo dirlo io!» recriminò il compagno ad alta voce, sentendo poi delle risate sopra le loro teste. Immediatamente, si accostarono alla brigantino, dal quale furono calate delle funi e una scala di corda. Mentre i due assicuravano le cime al canotto usato fin lì, e ritiravano i remi, Allison cominciò a salire, seguita poi da Danny, e infine da Stiles, che ne approfittò anche per recuperare la rete, acquistata precedentemente e rimpiangere la sua camicia rossa.

«Stiles, ancora? Era solo un pezzo di stoffa.» borbottò il ragazzo, qualche spanna più in alto, mentre Allison veniva aiutata a scavalcare la murata della nave, trovandosi in piedi sul ponte di coperta, circondata da un paio di marinai tra i quali uno, con in mano una lanterna.

«Perfetto, allora che ne dici se buttassi a mare tutti i tuoi “pezzi di stoffa”, eh Danny?» propose.

«Che me ne farei prestare altri.» esclamò, issandosi anche lui sul ponte, e aiutando l’ultimo componente del trio a fare altrettanto.

Appena furono tutti a bordo, e mentre alcuni marinai si davano da fare per sistemare il canotto, una figura scura si staccò dal gruppo per buttarsi addosso a Stiles, se con l’intento di abbracciarlo o stritolarlo non era molto chiaro.

«La prossima volta che mi fai uno scherzo del genere, ti uccido con le mie mani, idiota incosciente che non sei altro!» strepitò Scott, stringendolo in un abbraccio soffocante, dal quale Stiles si districò qualche secondo dopo, non senza una certa difficoltà.

«Dai Scott, mi farai la ramanzina un’altra volta.» smozzicò, ancora senza fiato, sondando con lo sguardo le persone intorno a lui, e notando Jackson stringere la spalla di Danny in segno di bentornato. Sospirando esausto, s’incamminò verso la cabina illuminata, nel castello di poppa, seguito dagli altri. Ancora prima di entrare, sentì Peter discutere con Lydia, i quali evidentemente non avevano sentito le urla di Scott. Quando la rossa lo vide però, non poté fare a meno di sospirare sollevata, andandogli incontro.

Stiles la strinse brevemente in un abbraccio «Ehilà! Siamo tornati sani e salvi! Di cosa stavate parlando? Ci sono stati problemi? Spero di no, perché io e Danny siamo stanchi morti e vorremmo riposarci per bene, prima di lanciarci in una folle avventura.» salutò, mentre anche il resto delle persone che li aveva accolti sul ponte si riversava all’interno della cabina, calda e accogliente, riempiendola.

Immediatamente cominciarono tutti con le domande, e in breve la stanza venne invasa dal fracasso provocato dalle voci, che cercavano di sovrastarsi l’una con l’altra. Stiles e Danny si scambiarono uno sguardo stanco, lasciandosi cadere, uno sulla sedia di fronte all’elegante scrivania posta in fondo alla stanza, l’altro sullo scranno posto dietro di essa, poggiando i gomiti sul piano e immergendo la testa tra le mani. Si prospettava una discussione coi fiocchi, a meno che qualcuno non fosse intervenuto a sedare tutti quanti, permettendo loro di spiegare quello che avevano scoperto e pianificare nel modo migliore possibile le mosse da attuare. Fortunatamente l’arrivo del dottore parve riportare la calma sul gruppo, consentendo a tutti di rivolgere la loro attenzione sulle questioni più urgenti. Allison, seduta sull’altra sedia libera di fronte alla scrivania, osservava tutti, sentendosi leggermente fuori posto.

Lydia alternò lo sguardo sui tre nuovi arrivati, aspettando che qualcuno si decidesse a prendere la parola, ma nessuno sembrava intenzionato a farlo. Esasperata, in parte per l’ora improponibile in cui erano arrivati, in parte per la preoccupazione accumulata in quei due giorni, scoppiò con voce più acuta del solito, stordendo tutti i presenti. «Allora, si può sapere cosa avete combinato in un giorno e mezzo a terra?» esclamò. Vicino a lei, Scott e Jackson si portarono una mano all’orecchio, con una smorfia di dolore.

Stiles li osservò tutti da dietro le dita, per poi alzare il capo e parlare con voce sicura, impartendo ordini «Prima di tutto allontaniamoci da qui. Lydia, traccia una rotta da seguire, direzione Nord-NordEst. Jackson, và a controllare che nessuno ci abbia seguiti o che non stiamo per essere attaccati di sorpresa. Peter dà ordine di spegnere tutte le luci di segnalazione e di schermare le lanterne. Scott, dimmi che c’è qualcosa da mangiare per noi, siamo esausti.» concluse strofinandosi la fronte con una mano, mentre tutti quelli chiamati in causa si affrettavano a eseguire quanto detto.

«Agli ordini, capitano.» rise il ragazzo, prima di allontanarsi e scendere sottocoperta, nella cucina, a cercare qualcosa di commestibile.

Rimasti relativamente soli, con la sola compagnia di Deaton, Stiles si afflosciò sulla scrivania, mentre Danny si lasciava andare a un laconico «Pace e silenzio, finalmente.» scatenando una risata trattenuta degli altri.

«Bene, prima di affrontare la questione come merita, direi che possiamo prenderci qualche momento per darci una sistemata. Che ne dici, Danny? Allison… ovviamente condividerai la cabina di Lydia,  e credo sia meglio che ti vada a cambiare anche tu. Quei vestiti non sono molto pratici sulla mia cara Revenge. Dottore, se tornano avvisali e tienili a bada, per favore.» propose, spingendo indietro la sedia e tirandosi su, prima di uscire dall’ufficio per scendere anche lui sottocoperta, imitato dagli altri due.

I due ragazzi si muovevano con passo pesante, per via della stanchezza accumulata nelle ultime ore, e della tensione che abbandonava il corpo, lasciandoli spossati. Nonostante questo, non potevano ancora concedersi il riposo che desideravano. Nella sua cabina –quanto gli era mancata si disse, recuperando delle vesti pulite– Stiles si lasciò cadere sul letto per qualche istante, raccogliendo le idee e la forza di volontà necessaria per affrontare la sua ciurma. Con uno scatto di reni si rimise in piedi, prima che il rollio della nave lo trasportasse nel mondo dei sogni, e iniziò a cambiarsi velocemente, indossando, e ora che era a bordo della sua nave nessuno avrebbe più potuto obbiettare nulla, abiti quasi completamente rossi: pantaloni rossi, stretti sulla vita da una larga fascia, camicia di seta blu e sopra di essa, una lunga giacca nuovamente rossa, con alamari dorati. L’unica cosa, eccezion fatta per la camicia, a essere di un colore diverso, erano gli stivali a tromba neri, alti fino ai polpacci. Uscendo dalla cabina, afferrò il cappello di feltro anch’esso rosso, con una piuma ovviamente rossa che gli scendeva sulle spalle.

Di solito non si abbigliava in quel modo, tranne che in rare occasioni, preferendo abiti più semplici e pratici, ma quei due giorni a terra, con tutte quelle recriminazioni sul suo modo di vestire, gli avevano fatto venire una gran voglia di provocare i suoi compagni. E quando si ripresentò nell’ufficio, per ultimo neanche a farlo apposta, tutti lo fissarono attraversare la stanza e prendere il suo posto dietro la scrivania, mentre Lydia e Danny sospiravano sconfitti, scuotendo la testa.

Alla vista del piatto che lo aspettava, non poté fare a meno di lasciarsi scappare un «meno male», iniziando a mangiare di gusto, ascoltando il resoconto di Peter su quello che era accaduto sulla Revenge in loro assenza, permettendogli così di finire il suo pasto. Appena si fu rifocillato, il silenzio calò nella stanza e Stiles chiese a Danny di raccontare cosa aveva scoperto, per poi avviarsi verso lo scaffale posto a un lato della cabina, iniziando a rovistare tra i rotoli di mappe che conteneva. Mentre Danny ancora esponeva il suo resoconto, dispiegò una mappa del tratto di mare in cui si trovavano sulla scrivania, fermandone gli angoli con i primi oggetti che gli capitarono a portata di mano.

Il silenzio era calato sul gruppo, tutti stavano memorizzando le informazioni e cercando di farsi un’idea il più precisa possibile di quello che avrebbero dovuto far. Stiles segnò il punto in cui si trovavano in quel momento con un piccolo spillo dalla capocchia rossa «Bene, noi ora siamo qui.» disse, mentre Lydia concordava, mordicchiandosi un’unghia.

«Sappiamo che, a meno che non ci siano state tempeste, la nave dovrebbe essere in porto in meno di due settimane. Sappiamo anche che è una buona nave, una fregata probabilmente, o un brigantino, quindi viaggia velocemente, ed è ben difesa, almeno da una trentina di uomini, ma non sappiamo di quanti cannoni disponga. Quindi questa volta potrebbe non essere facile.» riassunse quello che aveva scoperto, Allison che annuiva silenziosamente con un espressione preoccupata.

«Quello che non sappiamo» continuò Stiles «ma che è di ben più vitale importanza, è la rotta che sta percorrendo la Sentinel, quindi dovremo essere molto fortunati per riuscire a intercettarla. Lydia, tu che rotta pensi stia seguendo?» domandò rivolgendosi alla rossa, che strinse gli occhi, restando in silenzio qualche minuto, pensierosa.

Infine tracciò una linea a matita lungo la costa rappresentata sulla cartina. «È molto probabile che non siano in mare aperto, ma neanche che si avvicinino troppo alla costa. Ritengo che la scelta più logica, se fossi il capitano della Sentinel, e stessi trasportando qualcosa di tanto pericoloso, sia di tenermi a qualche miglio dalla costa, in modo da poter sbarcare velocemente se necessario. Sappiamo però se ci saranno navi di scorta?»

Stavolta fu Allison a rispondere, scuotendo la testa «Non per questi carichi. Sarebbe troppo rischioso.»

«Perfetto, quindi si tratta di una sola nave, piena di uomini addestrati. È fattibile, che ne pensate?» domandò Stiles, guardandoli uno a uno e vedendoli annuire convinti. «Allora non ci resta che trovarla. Lydia, pensi di riuscire a compiere un miracolo del genere?» s’informò il ragazzo fissando lo sguardo in quello verde della ragazza, che senza esitazione alcuna ribatté

«Certamente. Avrò bisogno della tua collaborazione però.»

«Assolutamente.» confermò, sbadigliando.

A quello spettacolo, la voce serena del dottore si fece sentire, consigliando ai tre di andare a riposarsi almeno per qualche ora, considerando che con il buio della notte non avrebbero potuto fare altro che allontanarsi dalla città. Accogliendo il suggerimento, i tre fuggiaschi si alzarono e attraversarono il ponte di coperta, imboccando le scale e raggiungendo infine gli alloggi per una notte di meritato sonno, o almeno quella che ne rimaneva.

Prima di ritirarsi, Stiles si era rivolto a Scott, lasciandogli il comando fino alla mattina. Il ragazzo annuì, commentando che comunque non ci sarebbe stato molto da fare, ora che erano rientrati tutti.

***

Non furono sonni tranquilli quelli che popolarono il riposo di Stiles, impedendogli così di trarre totale beneficio da quelle poche ore di sonno che si era meritatamente concesso, tuttavia ormai vi era abituato. Vestendosi, guardò il mare placido e la scia bianca lasciata dalla nave, e la sua mente formulò immediatamente una domanda: di quanto si erano allontanati durante la notte?

Aggiustandosi la spada alla cintura, si recò sul ponte, accolto dagli ultimi tiepidi del sole, dallo scricchiolio del legno, e dal suono delle onde che s’infrangevano sulle fiancate della nave, sollevando alti spruzzi. Decisamente quello in cui si trovavano non era un buon tratto di mare in cui navigare in inverno. Respirando a pieni polmoni l’aria salmastra entrò nel quadro, dove Lydia lo aspettava già, intenta a studiare delle carte nautiche e a borbottare tra sé e sé.

 

 

 

 

Deliri di fine capitolo:

Allora, allora, allora… che dire?

Sono triste! T^T Possibile che questa storia sia così brutta?! Ditemelo ora, perchè così smetto di scriverla.

Partiamo dal logorroico capitano eh? Se vi interessa, mi sono ispirata a questa foto. nel senso, la base è questa, immaginatevela un pò modificata.

Immagino che ormai ve lo stiate chiedendo tutti: Ma Derek dov’è?! Mi dispiace annunciarvi che per l’entrata in scena del caro sourwolf dovrete pazientare ancora un capitolo. *schiva lanci di oggetti contundenti* si, arriverà nel quinto chap, pazientate, please!^^;

Va bene, detto questo, vi lascio al glossario, se vi interessa e beh... ringrazio chi ha preferito, seguito e ricordato, visto che non ho nessuno da ringraziare per le recensioni.

sperando che per il prossimo capitolo vada diversamente, ci sentiamo fra una decina di giorni!

a presto e BUONE FESTE!!

 

glossario/precisazioni:

  • Brigantino: vascello a due alberi, abbastanza veloce e con una buona capienza e sufficiente spazio per trasportare le merci/bottini.
  • Castello di poppa: “dentro” il castello di poppa, si trova l’ufficio del comandante, dove vengono riuniti gli ufficiali per prendere le decisioni. Sopra si trova il ponte di ponte con il timone, da cui comandante e ufficiali dirigono la nave.
  • Per chi non lo sapesse, di solito sulle navi è il comandante che, appunto come suggerisce il nome, comanda. Subito dopo viene il capitano. Ma siccome qui non siamo tra marinai normali, ma tra pirati, il comandante è anche il capitano. O almeno, in questa mia fic è così.^^; Se ho sbagliato, mi dispiace.
  • Stivali a tromba: sono stivali con il risvolto all’infuori.

 

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