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Autore: Yuko majo    22/12/2012    10 recensioni
“Caro Babbo Natale,
la mamma che ti avevo chiesto non è ancora arrivata.”
Alex osservò la frase. Forse era troppo duro, troppo diretto. O forse andava bene così. Lui avrebbe di certo capito.
Piccola OS scritta per un contest sul Natale, senza pretese.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Desiderio di Natale

 

 

 

 

 

La mattina di Natale era arrivata. Finalmente, dopo mesi e mesi, era giunto il giorno che attendeva con più impazienza, anche più del suo compleanno.
Alex amava il Natale, quel periodo dell’anno in cui le strade, i negozi e persino casa sua si coloravano di rosso e di verde. Gli piacevano gli addobbi, le luci e quelle melodie allegre che si sentivano in giro.
E poi, la cosa che gli piaceva più di ogni altra era avere suo padre in giro per casa, di ottimo umore, che cantava canzoncine e preparava dolci su dolci.
Adorava quando Raphael cucinava, peccato che non avesse mai tempo per farlo; la cosa che gli piaceva ancora di più era passare i pomeriggio con lui e Victor in cucina a preparare manicaretti deliziosi. E quella mattina, dopo aver scartato i regali trovati sotto l’albero, era quanto avvenuto. Suo padre si stava occupando di preparare la pasta in casa per i tortellini da fare in brodo, mentre Victor sbatteva le uova per la maionese. Lui avrebbe dovuto assistere il migliore amico di suo padre in quell’operazione, ma la sua mente era altrove, non riusciva proprio a concentrarsi.
Alex, perso nei suoi pensieri, ripensava ai doni trovati sotto l’albero: proprio quello che desiderava, eppure mancava qualcosa; lui aveva chiesto anche un altro regalo, ma gira e rigira non era arrivato e si chiedeva come fosse possibile.
Era perplesso, non riusciva a capire dove avesse sbagliato.
Insomma, quando aveva scritto la lettera a Babbo Natale si era premunito di non dimenticarsi nulla; quell’anno, poi, l’aveva scritta con largo anticipo, non come i Natali precedenti, che si era ridotto all’ultimo momento, visto che doveva aspettare l’arrivo di sua nonna. Era lei che scriveva sotto dettatura, visto che lui non era capace di farlo.
Ma ora non era più un bambino, aveva otto anni, insomma. La volta scorsa per sicurezza ci aveva pensato ancora sua nonna, ma quell’anno aveva fatto tutto da solo, sicuro che Babbo Natale riuscisse a capire la sua calligrafia e anche la sua richiesta, ma evidentemente doveva esserci stato qualche intoppo.
Forse era colpa di un folletto distratto che non aveva riferito tutto quello che c’era scritto, oppure le poste verso la Lapponia e la casa di Babbo Natale non funzionavano. Sì, doveva essere stato quello il motivo per cui il buffo omone dalla barba bianca non aveva portato il regalo richiesto. Certo, non che quelli che gli erano arrivati gli dispiacessero, tutt’altro: c’erano i lego che desiderava e anche un trenino da montare; lo avrebbe sistemato in salone con suo padre. Materialmente poteva definirsi soddisfatto, però… però proprio non riusciva a capire.
Sospirò affranto, osservando il via vai di gente che c’era per casa. Quel Natale tutti i parenti avrebbero passato il giorno di festa nella casa in cui viveva con il suo papà.
Seduto vicino al camino, dove il fuoco scoppiettava, rimuginava sul suo intero anno; si era ripromesso di comportarsi bene affinché Babbo Natale gli portasse quel che desiderava. Non era del tutto scoraggiato: tutti i parenti, le zie e gli zii dovevano ancora arrivare; aveva scoperto che l’allegro omone del nord non lasciava tutti i regali in un’unica casa ma li sparpagliava in giro, probabilmente per rendere la giornata ancora più movimentata e divertente. Era sicuro che quello che aveva chiesto sarebbe arrivato con una delle sue zie.
Il suo umore a quel pensiero era decisamente migliorato. Paziente e in fibrillazione, attese l’arrivo dell’ora di pranzo in cui tutti si sarebbero riuniti, e mentre attendeva decise di studiare minuziosamente i suoi nuovi giochi.

 

Alex amava il Natale non solo per i doni che ogni anno riceveva, ma anche per un altro motivo; era il periodo in cui i sogni venivano realizzati. Babbo Natale si adoperava a portare giocattoli, dolci o qualunque altra cosa a tutti i bambini del mondo; molte volte, però, avverava anche i loro desideri.
Ricordava perfettamente, in una lettera inviatagli alcuni anni prima, la sua richiesta di rendere felice il suo papà.

 

Raphael era sempre triste. Passava le serata a casa in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto. Osservava le ombre della notte stendersi sulla città. Quante volte suo figlio aveva provato a distrarlo, a parlare con lui, chiedendogli di giocare?
Alex desiderava che tornasse a sorridere, ma sembrava che ogni suo sforzo fosse vano.
Il periodo natalizio, poi, era quello in cui si incupiva di più; era quando sua madre se n’era andata, abbandonandoli senza più dare notizie.
Alex non aveva idea del motivo che aveva spinto la donna a lasciarli, ma sia suo padre che i suoi nonni gli avevano sempre assicurato che non era colpa sua.
Non era colpa di nessuno.
Con il passare dei mesi aveva fatto l’abitudine alla sua assenza; al contrario, suo padre non vi era riuscito.
L’idea era giunta all’improvviso. Per quanto assurda potesse sembrare agli occhi di un adulto, a lui era parsa geniale; gli era venuta quando la maestra, a scuola, aveva detto loro di scrivere una lettera a Babbo Natale.
Era un pomeriggio di alcuni anni prima. Fissava sua nonna con volto serio, mentre cercava di mettere assieme le parole adatte per rivolgersi al signore del Natale.
Come potergli chiedere di far ritrovare la felicità al suo papà, di fargli trovare qualcuno che lo facesse sorridere nuovamente, farlo tornare come prima che la mamma se ne andasse?
Doveva riuscirci, farsi capire in ogni modo.
E così, quell’anno, la sua richiesta fu questa:

 

“Caro Babbo Natale,
quest’anno per me non voglio assolutamente nulla. Ti chiedo solo una cosa: fai tornare il sorriso sul volto di mio padre. Lui è triste e ora so che ha bisogno di una persona vicino che lo faccia sorridere di nuovo.
Ti prego, esaudisci questo mio desiderio.

 

Alex.”

 

In qualche modo, Babbo Natale aveva esaudito il suo desiderio. Quello stesso Natale, suo padre era cambiato dal giorno alla notte. Molte volte lo aveva sentito canticchiare allegro fra sé e sé, o parlottare al telefono con qualcuno, ma quello che lo aveva reso più felice era l’espressione gioiosa che ornava il suo volto ogni mattina.
Erano persino tornati a giocare assieme dopo molto tempo; grazie alla ritrovata felicità del padre, anche lui era felice.
Aveva gioito, ringraziando Babbo Natale per aver esaudito il suo desiderio e amando sempre di più quel periodo. Dopo quell’avvenimento, la sua mente di bambino aveva concepito anche una nuova idea. Forse quel gioviale vecchietto avrebbe potuto esaudire un altro suo desiderio.
Una sola altra richiesta e basta, e sarebbe stato felice per davvero. Peccato che gli anni erano passati e ancora non era stato esaudito…

 

«Alex! Alex!» La voce dolce di Raphael lo aveva riscosso dai suoi pensieri. Suo padre lo fissava con un sorriso. Manciate di farina ricoprivano i suoi capelli scuri e quasi tutta la cucina.
“Ma guarda questi due,” pensò. “Mi distraggo un attimo e loro iniziano a tirarsi la farina. E poi il bambino sarei io!”
«Alex!» continuò suo padre, leggermente accigliato. «Ti vedo distratto, sicuro di sentirti bene?»
Alex sorrise verso l’uomo. Certo che si sentiva bene, ma come poteva spiegargli che Babbo Natale ancora non gli aveva portato un regalo che aveva chiesto? Forse il più importante; l’unica cosa che desiderava veramente.
Scacciò via la tristezza. Non era il momento, non in quel giorno speciale. Un sorriso birichino comparve sul suo volto e lanciò una manciata di farina contro Raphael, per poi fuggire in soggiorno accanto al camino, dove ad aspettarlo c’erano i suoi giochi.

 

 

Le braci nel camino erano quasi spente, le palpebre erano pesanti. Sbadigliò profondamente.
Era stata una giornata impegnativa; gli ultimi ospiti erano andati via da poco e quel giorno suo padre e Victor avevano dato il meglio di loro in cucina. Li aveva aiutati finché aveva potuto, ma l’orologio a pendolo sul muro segnava mezzanotte passata e lui stava crollando.
Prima di andare a dormire, però, doveva salutare suo padre e Victor, che era rimasto per aiutarli a sistemare, e dopo avrebbe ripreso carta e penna in mano per scrivere una nuova lettera.
Stanco, strusciando i piedi sul parquet, si avviò verso la cucina. La porta era accostata; di sottofondo una melodia natalizia non riusciva a coprire le risate e le parole dei due uomini in cucina.

 

Senza fare rumore, sbirciò oltre la soglia; quel che vide lo lasciò stupito, ma allo stesso tempo appagato. Suo padre e Victor erano vicini, si sorridevano guardandosi negli occhi. Stavano ballando sulle note della canzone proveniente dalla radio. Ridevano e si sussurravano parole che lui non riusciva ad afferrare, fino a quando non finirono sotto al vischio. Non seppe dire chi fu il primo dei due a dare vita a quel bacio, a quelle effusioni, ma di sicuro lui non voleva interromperli. Silenzioso come era arrivato, si diresse verso la sua camera; doveva ancora scrivere una lettera, ma forse… forse il suo desiderio era stato realizzato senza che se ne fosse reso conto.

 

Seduto alla scrivania, con carta e penna davanti, stava rimuginando su quanto scrivere. Fece un sospiro profondo, poi sorrise ripensando alla felicità letta sul volto di suo padre. Oh, ma il giorno seguente lo avrebbero sentito, li avrebbe messi in riga entrambi! Non gli avevano detto nulla. Cosa credevano, che non fosse contento per loro?
Scrollò le spalle e iniziò a scrivere.

 

“Caro Babbo Natale,
la mamma che ti avevo chiesto non è ancora arrivata.”

 

Alex osservò la frase. Forse era troppo duro, troppo diretto. O forse andava bene così. Lui avrebbe di certo capito.

 

“Dicevo, la mamma che ti avevo chiesto non è ancora arrivata, ma sai, penso che non ce ne sia più bisogno. Non è da tutti avere due papà. Penso che tu avessi esaudito il mio desiderio tanto tempo fa e sono stato io a non rendermene conto subito, ma sono solo un bambino e certe cose mi possono sfuggire.
Ti ringrazio veramente per tutto, per i regali e anche per aver fatto trovare una persona speciale al mio papà. Anche se non è una mamma, va benissimo lo stesso: cucina bene ed è gentile, e poi gioca sempre con me.
Ora ti saluto e ti auguro un bellissimo anno.
Al prossimo Natale.

 

Alex.”

 

 

Dopo aver riletto la lettera, la chiuse e la mise in una busta. Sempre con calligrafia leggibile scrisse l’indirizzo e poi, come gli aveva insegnato il suo papà, aprì la finestra e lasciò che il vento freddo la portasse via. Presto il vento del nord l’avrebbe portata sino a Babbo Natale.
Attese alcuni istanti in cui si perse ad osservare la città addormentata e le luci di Natale che risplendevano nella notte. Infine, silenzioso, andò a dormire. Il giorno seguente doveva essere in forma per fare una bella ramanzina ai suoi due papà.

Piccola OS senza pretese, nulla di che, avevo bisogno solo di un po' di dolcezza e ho scritto questa.

Spero vi piaccia, e auguro a tutti un sereno Natale.

Un bacione.

-Yuko-

   
 
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