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Autore: dirtbagziam    24/12/2012    45 recensioni
Alcuni dicono che l’amore sia l’emozione più forte che una persona possa provare. Prende tutte le fibre del tuo corpo, facendosi strada attraverso la tuo anima e uccidendoti dall’interno. Deteriora il tuo buon senso, facendoti fare cose stupide in suo nome. Questo è quanto hanno teorizzato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Premetto che questa storia è la traduzione di quella originale scritta in inglese, che potete trovare qui. Perciò, nulla in questa storia è nato dal frutto della mia immaginazione, io ne ho solo rispettato la struttura, cercando di tradurre più precisamente possibile.
Buona lettura. 

Caro Harry,
Te ne sei andato da due settimane ormai. Non l’ho affrontata bene. I ragazzi mi hanno mandato da un terapista per aiutarmi a dimenticare. Ma non ci riesco. Tu sei tutto quello a cui penso. La tua testa di riccioli profumati, il modo in cui il tuo sorriso illumina una stanza, i tuoi occhi che amo così tanto. Sei impossibile da dimenticare. Non voglio dimenticare. Ovviamente i ragazzi sono preoccupati per me. Anche io lo sono. La mia terapista anche, ed ecco perché mi ha dato questo diario, così posso scriverci i miei pensieri più profondi. Dovrei darglielo ogni settimana per farglielo leggere, e mi sento così strano nel farlo. La maggior parte dei miei pensieri sono su di te, quindi penso sia questo il perché lei lo voglia leggere, per assicurarsi che io lo stia gestendo bene. Ma a essere onesti non lo sto facendo, e si sono abbastanza consapevole che leggerà tutto questo. Ma la verità deve saltare fuori prima o poi, no? Lei non mi ha mai specificatamente detto cosa scrivere, ma solo che dovevo farlo. Quindi sto scrivendo a te. Spero non ti dispiaccia. Voglio che tu sappia come io ho affrontato la cosa. Ti dirò com’è senza di te qui con me. Come mi sento tutto il giorno, tutti i giorni sarà scritto qui. Partendo dal primo giorno, ovvero, il giorno in cui hai lasciato questo mondo.
Giorno uno:
Mi sono alzato come facevo tutte le mattine, aspettandomi di trovarti rannicchiato al mio fianco. Ma quando mi sono girato, il letto era vuoto, e non riuscivo a trovarti. All’inizio ho ignorato questa cosa, convincendomi che tu stessi solo preparando la colazione o facendoti la doccia. Ma l’assenza di rumore per tutto l’appartamento avrebbe dovuto allertarmi, e mi scuso se non ci ho prestato attenzione. Avrei dovuto saperlo. Avrei dovuto fermarti. Quando infine mi sono alzato dal letto, il silenzio nella casa mi stava snervando, ed ho cominciato a innervosirmi. Non riuscivo a pensare a nulla mentre camminavo nell’appartamento cercandoti, le mie ginocchia diventavano più fragili ad ogni passo che facevo. Penso di poter dire di essermi inginocchiato quando ti ho trovato. Ho pianto. Tanto, in realtà. I miei occhi bruciavano di lacrime velenose e il mio cuore pompava veleno alla tua vista. Ma non ti incolpo, non l’ho mai fatto. Incolpo me stesso. Non sarò mai capace di scordarmi di quel giorno, o cancellare l’immagine del tuo freddo corpo immobile che giace sul pavimento. Mi ossessiona ogni giorno, e ogni notte. Ho fatto l’unica cosa che ero in grado di fare, e ho chiamato l’ambulanza. Dopo qualche minuto erano nell’appartamento e ti portavano via da me. Ero incapace di muovermi, così come Niall e Zayn, che ho chiamato assieme a Liam subito dopo l’ambulanza. E’ stato Liam a guidare dietro all’ambulanza, mentre io piangevo silenziosamente nel sedile posteriore. Non volevo crederci.
Giorno due:
La tua famiglia era lì. Tutti eravamo lì. Ho abbracciato tua madre, cercando di darle conforto mentre piangeva a dirotto, mentre cercavo di contenere le mie stesse lacrime. Il resto dei ragazzi si è occupato di Gemma, che ha cominciato a urlare e dimenarsi, rifiutandosi di credere che suo fratello l’avesse lasciata. C’erano lacrime ovunque, ed è diventato difficile capire di chi fossero, ma non importava. Tutti abbiamo guardato da fuori mentre tu venivi rimosso dal tuo letto, e portato via su una lunga barella, un sottile e bianco lenzuolo ti copriva, quindi non sono stato capace di vedere il tuo viso un’ultima volta. Mi rifiutavo di credere che te ne fossi andato. Mi rifiuto tuttora. Tornerai, vero? Io lo spero. Tutti sono abbastanza sconvolti per quello che è successo. Mi mancano i vecchi tempi, sai? Ora tutti sorridono a mala pena. Mi manca il tuo sorriso.
Giorno tre:
Silenzioso. E’ l’unica parola che posso usare per descrivere quel giorno. Infatti, ogni giorno dopo il secondo è caduto nel silenzio. Non c’erano più parole da dire, e non ce ne sono neanche ora. Io e i ragazzi ci siamo seduti rigidamente sul divano di Liam, con le lacrime che ci scivolavano sul viso appena abbiamo realizzato che non esistevano più i One Direction. Non c’erano più i One Direction senza di te, e neanche ora ci sono più. Quindi quel giorno è stato sprecato sui nostri pietosi pensieri, chiedendoci cosa avremmo dovuto fare dal momento che te ne eri andato.
Giorno quattro:      
Ho trovato il tuo biglietto quel giorno. La vista familiare della tua scrittura mi ha fatto piangere. Non riuscivo più a ritrovare la forza per condividerlo con qualcuno. Anne mi ha fatto visita quel giorno. Penso sia stato mercoledì, ma non lo so. Non riuscivo a farmene importare qualcosa. Di solito eravamo alle prove, ma la notizia era già stata fatta trapelare alla stampa, e diffusa su Twitter. Mi sono rifiutato di connettermi, o guardare la TV. Le uniche cose che erano trasmesse erano ipotesi su come tu lo avessi fatto, ma io sapevo il perché, quindi non volevo ascoltare le altre teorie. Manchi alle nostre fans. Molte sono venute da me mentre camminavo per la strada, scoppiando a piangere e abbracciandomi, facendomi le condoglianze. Dicono che eri fantastico, e una bellissima persona, che non meritava di andarsene così giovane. Sono d’accordo con loro. Perché te ne sei andato? Beh, io lo so il perché. Ma non posso farci nulla. Ho finito con il mostrare a tua madre il biglietto. Lo so che volevi che io, e solamente io, lo vedessi, ma pensavo che lei avrebbe dovuto saperlo. Ha pianto, Haz. Ha pianto molto. Mi sento come se, però, io sia l’unico da incolpare per questo, e il peso sulle mie spalle continua a crescere.
Giorno cinque:
Abbiamo finalmente iniziato ad organizzare il tuo funerale quel giorno. Non so se fosse stato un po’ troppo presto o un po’ troppo tardi, ma quello che so è che nessuno voleva farlo. Nessuno voleva accettare il fatto che tu te ne fossi davvero andato.
Giorno sei:
Ho mostrato ai ragazzi il tuo biglietto quel giorno. Beh, non gliel’ho proprio mostrato. L’ho lasciato sul tavolo della cucina, e Zayn l’ha trovato. E’ venuto in salone con le lacrime che gli rigavano il viso, e ha iniziato a urlarmi contro. Mi ha urlato contro per non averglielo detto. Mi ha urlato contro perché ero stato egoista. E ha dato tutta la colpa a me. Niall e Liam hanno provato a calmarlo. Ma non lo incolpo per essersi arrabbiato. Anche io ero arrabbiato con me stesso.
Giorno sette:
Una settimana senza di te nella mia vita, sembra come un’eternità, e ho trascorso tutto il giorno guardando i vecchi video di X Factor e le nostre interviste, fingendo che tu fossi lì con me, ridendo assieme.
Giorno otto-dodici:
Ho deciso di scrivere questi giorni tutti assieme perché beh, non è successo molto. Zayn si rifiuta ancora di parlarmi, e non lo incolpo. Niall e Liam hanno fatto del loro meglio per parlarmi, ma sono diventato distante. Non ho parlato con nessuno, eccetto che con te ovviamente. Ma tu non eri davvero lì, e questo inizia a farli preoccupare.
Giorno tredici:
Avrei dovuto dirlo probabilmente nell’altra pagina che dal giorno nove abbiamo finito di organizzare il tuo funerale. Quattro giorni dopo ed eccomi lì, in piedi vestito di nero vicino a un profondo buco nel terreno, dove tu saresti stato forzato a rimanere per l’eternità. La bara non era aperta. Tutti sapevamo quanto detestassi che le persone ti vedessero quando non eri in uno stato decente. Tutti erano d’accordo che sarebbe stato meglio, e a essere onesti, non volevo guardare il tuo viso sapendo che i tuoi occhi non si sarebbero più aperti, e non avrei più avuto l’occasione di guardare in quelle orbite verdi. Ho pianto ancora quel giorno. Diamine, ho pianto tutti i giorni da quando te ne sei andato. Ma quello è stato anche peggiore. Quando ti stavano posando nel buco, ho quasi corso per fermarli, e ci sono voluti Liam, Zayn e Niall a tenermi indietro. Mi sono chinato sulle ginocchia a piangere. Non sono stato capace di essere forte al tuo funerale, e mi dispiace così tanto. Devi essere deluso da me. Lo so che hai sempre pensato che fossi forte. Ma lo sono solo quando sono con te. Ora che te ne sei andato, non so cosa farne di me stesso. E’ stata lunga, e ho abbracciato ogni membro della tua famiglia, scusandomi e barbottando parole sconnesse durante tutto il mio piagnucolio. Gemma e Anne mi hanno trattenuto più di tutti, piangendosi addosso. Mi sono staccato da Gemma, e l’ho guardata per un po’. Le ho detto che voi due vi assomigliate molto. E’ così bella Harry, e prometto di prendermi cura di lei. Prometto di prendermi cura anche di tua madre, lei è sempre stata come una seconda mamma per me comunque. Quando l’ho abbracciata, mi ha sussurrato qualcosa all’orecchio che non dimenticherò mai, e spero che non stesse mentendo. “Ti amava, lo sai.”, mi ha sussurrato, e si è staccata con un debole sorriso in faccia. Se n’è andata prima che potessi risponderle, lasciandomi senza parole, prima di scoppiare a piangere di nuovo. Liam ha dovuto portarmi alla macchina, ma mi sono opposto. Non volevo lasciarti.
Giorno quattordici:
Voglio solo dire che non ero disposto ad andare in terapia. Ma i ragazzi hanno insistito perché ci andassi. Ci sono andato, ma non mi è piaciuto. La psicologa mi ha punzecchiato e spronato a parlare per avere informazioni, chiedendomi come imi sentissi e quali fossero i miei pensieri. Non mi è piaciuta l’invasione di privacy. I miei pensieri avrebbero dovuto restare nascosti, non finire qui. Ma ora eccomi mentre ti scrivo. A volte ti sento, lo sai. E’ come se tu mi stessi guardando. Invece di essere spaventoso, come immaginavo sarebbe stato, è confortante.
Giorno quindici:
E ora eccomi, oggi. Oggi mi sento...vuoto. Ma penso che sia come ci si senta a perdere le persone che ami, giusto? Sarah ha letto il mio diario ieri sera – mi sono dimenticarti di dirti che il nome della mia psicologa è Sarah? Oh beh, lo è. Sembra delusa da me, ma non ero abbastanza in me per farmene importare qualcosa. Mi ha detto di smetterla di scrivere queste cose, ma le ho detto che mi stava aiutando, in realtà. In un certo senso è così. E’ come se tu fossi qui con me, leggendo tutto quello che scrivo su questa pagina. Ma ora, torniamo a oggi. Non ho fatto molto, ad essere onesti. E’ venuto Niall, e abbiamo guardato un paio di film come ai vecchi tempi. Liam mi ha chiamato solo per accertarsi che stessi bene. Ancora nessuna parola da Zayn però, e sto cominciando a preoccuparmi che la nostra amicizia non tronerà più come prima.
Giorno sedici:
Le persone dicono che non esistono più i One Direction, e questo mi sta distruggendo. Sono solo passate poco più di due settimane e già la gente inizia a parlare. Io e i ragazzi stiamo provando a tornare al lavoro, ma è troppo presto. Non pensiamo di poter sopportare di salire su un palco o andare in uno studio ancora, sapendo che ci manca un membro, che non tornerà. Non è che come se avessimo negato i rumors. In realtà, non ci considererei neanche più One Direction. Con solo noi quattro siamo solo Louis Tomlinson, Niall Horan, Liam Payne e Zayn Malik. Tu hai inventato il nome, Haz, quindi senza di te qui è sbagliato chiamarci in quel modo. So che probabilmente tu vorresti che noi andassimo avanti, e continuassimo la nostra carriera come band. Ma è così difficile. Perché non puoi tornare indietro?
Giorno diciassette-venti:
Mi dispiace di essermi dimenticato di scrivere i giorni scorsi. A essere onesti, non mi sono neanche alzato dal letto. Sono solo così STANCO. Penso che tu possa capire, visto che sei addormentato per un’ eternità ora. E’ stato brutto da dire? Non lo so. Non so cosa succede quando muori, ma alcuni dicono che è solo un mondo tutto nero da cui sei circondato. Dio, spero davvero che tu non sia nell’oscurità, Harry, tu meriti di cantare con gli angeli. Scommetto che saresti in armonia con loro, ho sempre pensato che avessi una voce come quella degli angeli. Magari potresti essere il mio angelo custode e cantare per farmi addormentarmi qualche volta, okay? Comunque, tornando ai giorni precedenti. Come ho detto, ero solo molto stanco. Non ho lasciato il mio letto. Tutto quello che ho con me è il mio computer, ma non mi importa. C’è molto da fare online. Ma faccio del mio meglio per evitare qualsiasi tipo di social network. Non sono ancora del tutto pronto ad affrontare il mondo reale. Niall ha smesso da un po’. Penso che sia il più preoccupato per me. Prima ero io quello che sorrideva sempre, e che illuminava la giornata degli altri. Ora che non sono più quella persona, Niall prova a esserlo. Lui prova a farmi sorridere, e apprezzo lo sforzo. E’ solo che non so se sarò mai più capace di sorridere.
Giorno ventuno e ventidue:
Liam è stato con me le ultime due notti. Sta dormendo sul divano di fianco a me ora. E’ bello avere qualcuno che stia nell’appartamento con me. Quando sono solo io, sembra così grande e vuoto. Potrei far restare uno dei ragazzi a dormire più spesso. Va bene per te? Non voglio più sentirmi da solo. Zayn mi ha finalmente chiamato oggi. Si è scusato per essersi arrabbiato con me. Ero così contento di sentire la sua voce diretta a me. Ovviamente io mi sono scusato per aver nascosto il biglietto. Ha affermato che ha totalmente capito le mie ragioni. Penso che infine potremmo fare pace. Oh, ho rotto con Eleanor un po’ di tempo fa. Nel caso lo volessi sapere. Il giorno che ti ho trovato, in realtà. Solo che non ho avuto mai il coraggio di scriverlo prima d’ora. Avresti solo dovuto resistere un altro giorno. Cosi saresti stato ancora qui con me. Avremmo potuto finalmente essere felici.
Giorno ventitré:
La terapia è assolutamente una tortura. Non mi sto sentendo per niente meglio. Sarah continua a dirmi di lasciar stare, e di smetterla di scrivere queste pagine perché non mi stanno aiutando. Ma non posso smettere. Se smettessi, mi sentirei come se ti stessi tradendo. Non posso deluderti ancora.
Giorno ventiquattro:
Sarah mi ha chiesto del biglietto oggi. Non so perché non me lo abbia chiesto per così tanto. Quando l’ha fatto non ho potuto trattenere le lacrime, ma le consegnato con riluttanza il pezzo di carta accartocciato. E’ strano che lo porti sempre con me? E’ come un fuoco che brucia nella mia tasca, che mi ricorda il dolore ovunque io vada, ma non posso separarmene. E’ una delle ultime cose che ho di te.
Giorno venticinque:
Era da un po’ che non cantavo. Ma oggi ho cantato. Tutti l’abbiamo fatto. E’ stato il nostro primo giorno di ritorno allo studio, e lasciami dire che è stato così diverso senza la tua voce roca mixata con le nostre. Abbiamo dovuto cambiare tutte le canzoni. Io e Niall abbiamo avuto la maggior parte dei tuoi assoli, ma non mi sembra giusto prendere le tue parti. Non sarò mai capace di cantarli bene come te. La tua voce era una su un milione, lo giuro. Ogni volta che cantavi il mondo diventava un’apparenza confusa ai miei occhi, e tutto quello che vedevo eri tu. Ho chiesto un cd di tutte le nostre registrazioni, ma so che non me lo daranno. Liam mi ha sentito chiederlo, quindi so che ha detto loro di non darmelo. Ma ho ancora YouTube che posso utilizzare. Sia benedetto internet. Ho ascoltato la tua voce tutta la notte, partendo dalle esibizioni di X Factor fino al nostro album. Non mi stancherò mai di ascoltare la tua voce, sembra che però questo sia l’unico modo che mi permetterà di ascoltarla ora.
Giorno ventisei:
Ho visitato il Cheshire oggi. Ho camminato per le strade per un po’,per visitare i luoghi che una volta tu mi hai fatto conoscere, immaginando che tu fossi lì con me, tenendomi per mano. Dopo aver vagato per la città, ho deciso con riluttanza di visitare la tua vecchia casa. Quando sono arrivato alla porta, Anne mi ha accolto a braccia aperte, seguita da Gemma, che ho cercato di staccare da me con fatica. Giuro che tua sorella ha la forza di uno scimpanzé. Abbiamo parlato bevendo del tè, e le ho chiesto come se la stesse passando. Stanno facendo del loro meglio Harry, ma è difficile per tutti noi. Non sentirti colpevole però, se la caveranno. E’ solo di me che non sono molto sicuro. Sono l’unico che dovrebbe sentirsi colpevole, e quando gliel’ho detto, si è rifiutata di sentirmi parlare così e ha detto che se avevo intenzione di continuare ad addossarmi tutta la colpa avrei dovuto andarmene. Ho camminato dritto verso la porta. Non penso si aspettasse che io me ne sarei andato, perché l’ho sentita chiamare il mio nome da dentro casa, ma l’ho ignorata e ho raggiunto la mia macchina. Piangevo talmente tanto che ho dovuto accostare in autostrada, ricevendo suonate di clacson a tutto volume e occhiatacce fredde dalle persone che passavano. Ma non ne ho vista o sentita nessuna. Tutto quello che vedevo eri tu. Potevo sentire la tua voce che mi parlava, ed è stato abbastanza per calmarmi, così ho potuto guidare fino a casa.
Giorno ventisette:
Oggi ho passato l’intero giorno a letto. Ho ignorato ogni chiamata e ogni messaggio. Niall, Zayn e Liam sono tutti venuti da me a un certo punto, bussando alla porta della mia camera e dicendomi di aprirmi e parlare con loro. Ho iniziato a sentirmi colpevole ancora una volta, per fargli provare così tanto dolore. Desidero solo che il dolore finisca.
Giorno ventotto:
Quando sono uscito dalla mia stanza stamattina, ho trovato Niall che dormiva di fianco alla mia porta. Sembrava così stanco e disperato che ho iniziato a piangere. Io l’avevo ridotto così. Avevo rovinato la vita di ognuno di loro. Tutto perché ero un egoista. Il mio pianto dunque l’ha svegliato, e mi ha stretto nelle sue braccia. Niall da begli abbracci, come sai, quindi sono stato attaccato a lui per un po’ di tempo, senza una volta sentire un solo lamento da parte sua, o senza che si volesse staccare. Ha pianto con me, e in quel momento mi sono sentito legato a Niall più che mai. Mi pento di non avergli dato più attenzioni prima.
Giorno ventinove:
Domani sarà un mese intero. Un intero mese da quando te ne sei andato e lo trovo così difficile da pensare. Sembra che però fosse ieri che tu eri pieno di vita e che ridevi così forte facendo quel sciocco applauso. Questo è reale, no?
Giorno trenta:
Oggi io e i ragazzi abbiamo trascorso un giorno in silenzio in tuo onore, rifiutandoci di rispondere a qualsiasi chiamata o messaggio, o anche solo parlare tra noi. Era puro silenzio. Però non è stato imbarazzate; è stato piacevole. Abbiamo poltrito nel nostro appartamento oggi, mettendo i tuoi film preferiti da guardare durante il giorno. Ci siamo tutti seduti stretti l’uno accanto all’altro, facendoci forza gli uni con gli altri mentre piangevamo. I nostri singhiozzi echeggiavano per tutta la stanza e i fazzoletti erano  ammucchiati attorno a noi. Eravamo un brutto spettacolo da vedere. Ma inutile dire che era da un po’ che non mi sentivo così legato a loro.
Giorno trentuno:
Penso che fino ad ora, io abbia avuto la certezza nella mia mente che tu saresti tornato indietro, e quello fosse solo un terribile incubo. Avrei potuto svegliarmi in un qualsiasi momento e tu saresti stato sdraiato accanto a me, sorridendo come facevi ogni mattina. Ma sto cominciando a rendermi conto che tu non tornerai. Oggi non sapevo neanche cosa fare con me stesso. Penso che i ragazzi avessero capito che volevo stare solo, quindi non sono stato tempestato di messaggi o chiamate, e nessuno è venuto al mio appartamento per vedere se stessi bene. L’ho apprezzato molto, ma probabilmente è andata così perché anche loro volevano stare in lutto per conto proprio. Ho passato tutto il giorno seduto sulla tua sedia preferita, fissando senza espressione il televisore e cercando di far sparire il dolore bevendo. Tre o massimo quattro birre, e sono caduto sul pavimento piangendo a dirotto. Il dolore della realtà mi ha tipo…colpito.
Giorno trentadue:
Ho sentito piacere oggi. E’ stato piacevole, ho guardato con soggezione il sangue che colava dalla mia mano, i frammenti di vetro dello specchio della mia stanza ai miei piedi. Non so cosa sia scattato in me, ma non ne potevo più di fissare il mio riflesso. Così l’ho colpito, più forte di quanto avessi mai colpito qualcosa in vita mia. I dolori dei tagli sono stati solo momentanei, e ho subito provato un’ondata di estasi. Mi piaceva il fatto di controllare il mio dolore, invece che fosse lui a controllare me, per una volta. Stavo tamponando i miei tagli quando è entrato Liam, dicendo che aveva sentito un botto quando improvvisamente si è bloccato, e ha fissato la mia mano. Ha fissato la mia mano, i frantumi dello specchio e poi la mia faccia. Penso sembrasse che stessi sorridendo, ma lui mi ha immediatamente portato fuori dalla camera, forzandomi di salire nella sua macchina per portarmi in ospedale.
Giorno trentatré:
C’è una fasciatura attorno alla mia mano ora, e non mi piace. Voglio riuscire a vedere i tagli, e far scorrere le dita lungo che le pieghe che mi sono procurato. Per me sono bellissime, un bellissimo simbolo della mia lotta per lasciarmi alle spalle il passato. Solo che i ragazzi non lo capiscono. Continuano a tenermi d’occhio senza sosta, senza permettermi di fare qualcosa da solo o andare da qualche parte da solo. Mi stanno soffocando.
Giorno trentaquattro:
Ho così tanta fame, ma non posso sopportare l’idea del cibo. Cercano di farmi mangiare, ma non sta giù. Sono dimagrito. Tanto. Tutti l’hanno notato, ed è difficile da nascondere. Sono anche svenuto oggi in studio, e ora la gente sta cominciando a preoccuparsi. Sto bene però. Sto davvero bene. Solo che non ho fame.
Giorno trentacinque:
I ragazzi e il management non mi hanno permesso di allontanarmi dalla loro vista nelle ultime ventiquattro ore, accertandosi che mangiassi tutto quello che avevo nel piatto e di tenerlo giù. Fa male al mio stomaco e non so per quanto io possa sopportare questa tortura del cibo. Ha un sapore così dolce e anche se il mio stomaco brontola non posso sopportare più di un boccone.
Giorno trentasei:
Non ho il permesso di lasciare il mio appartamento ora, fino a che non metto su peso. Il management non vuole che la stampa mi veda con questo mio nuovo corpo magrissimo, e che crei voci che tutti noi sappiano essere vere. Non la sto gestendo bene, e penso stia diventando abbastanza palese ora. I ragazzi continuano a scusarsi, dicendo che avrebbero dovuto prestare più attenzione al mio stato il primo mese, e avrebbero dovuto essere lì per me quando ne avevo bisogno. Però ho detto loro che capisco, perché erano afflitti anche loro. Non ho bisogno di alcun babysitter. Ma sembra che sarò bloccato con loro d’ora in poi.
Giorno trentasette:
La voglia di alleviare il mio dolore è forte ora più che mai. Ma anche la contrazione involontaria della mia mano di colpire qualcosa fatto di vetro lo è. Però è impossibile cedere al desiderio, quando hai tre paia di occhi che ti guardano tutto il tempo. I ragazzi non hanno lasciato il mio appartamento per due giorni, e ho il presentimento che non se ne andranno molto presto.
Giorno trentotto:
I ragazzi mi stanno obbligando a tornare in terapia visto che hanno scoperto che stavo saltando delle sessioni e ignorando le chiamate di Sarah. Hanno detto che è la cosa migliore per me, e che ho bisogno d’aiuto. Quindi eccomi, mentre scrivo in un ufficio fin troppo affollato con Sarah che mi fissa intensamente. Sento i suoi occhi addosso a me, e ho quasi paura ad alzare lo sguardo. Mi ha rimproverato per un’ora, e quando infine ha finito, mi ha detto di scrivere, visto che non volevo smettere. Pensa che scrivere queste cose non mi faccia bene, perché se ti parlo e tu non sei davvero qui, non posso guarire, ha detto. Ma non voglio lasciarti indietro. Non posso farlo. Ti amo, e ti amerò sempre. Nessuno capisce.
Giorno trentanove & quaranta:
Sarah ha preso il mio diario l’altra sera, quindi non ho potuto scrivere le cose del giorno prima che lei lo prendesse. Ma ieri non è successo nulla di importante. Ho passato la giornata con Zayn e Niall, mentre Liam è andato a trovare Danielle. Noi tre siamo stati abbastanza freddi, e abbiamo passato il giorno in silenzio. Hanno suggerito di andare al parco, ma a parte per l’essere obbligato ad andare in terapia, non penso di poter lasciare la casa per ora. Oggi Niall ha trovato il mio diario, e quando mi ha chiesto cosa fosse gliel’ho strappato dalle mani e gli ho gridato di lasciarlo perdere. So che avrei potuto essere più gentile…siamo ancora tutti in uno stato abbastanza fragile. Avrei dovuto sapere di essermi spinto troppo in là quando lui ha lasciato l’appartamento in lacrime, e Zayn è arrivato qualche minuto dopo, rimproverando il mio comportamento. “Devi crescere, Lou e lasciarti alle spalle il passato. Siamo tutti distrutti per questo, ma non devi addossare il tuo dolore e la tua frustrazione sugli altri! Hai bisogno di aiuto, Lou, e noi stiamo cercando di dartelo. Ma tu non ce lo permetti.” Con questo gli ho chiuso la porta in faccia, perché ero stanco di sentirmi fare la predica su come vivere la mia vita. Lascerò perdere quando sarò pronto.
Giorno quarantuno:
Zayn non mi parla ancora, e sto incominciando a fregarmene di essere amico di qualcuno. Alle persone piace solo ferirci, come io ho fatto con te.
Giorno quarantadue & quarantatré:
Mi sono alzato con il mal di testa ieri mattina, e ho capito che avevo solo bevuto un po’ troppo la sera prima. Non ricordavo nulla di ciò che avessi fatto. Quando sono uscito dalla mia camera, ho trovato Liam che leggeva silenziosamente un giornale sul divano. Quando ha sentito che mi ero alzato, ha alzato lo sguardo dolcemente verso di me, indicando il posto vicino a lui e invitandomi a sedere. Sono rimasto dov’ero, e lui ha sospirato pesantemente prima di parlare. “Come ti senti?” mi ha chiesto. Non so se fosse stata la sbornia a parlare, o se avessi solo dimenticato. Ma come ho detto, mi sembra così surreale. Ma mi pento di ciò che ho detto dopo. “Dov’è Harry?”. Le lacrime hanno cominciato a scendere dagli occhi di Liam, e si è seduto sul divano piangendo disperatamente. Stavo per chiedergli cosa c’era che non andasse, quando improvvisamente qualcosa mi ha colpito. Tu te ne eri andato. So che l’avevo detto milioni di volte prima, ma non ci ho mai creduto fino ad ora. Tu te ne eri davvero andato. Quindi  mi sono fatto cadere sul pavimento, ho perso il controllo del mio corpo e tutto si è spento completamente. Ora eccomi, seduto in un letto d’ospedale con fili attaccati a me che pompano sostanze chimiche nel mio sangue, come se davvero mi servissero. Non è come se fossi malato o quant’altro, anche se tutti mi guardano come se lo fossi e come se mi potessi rompere da un momento all’altro.
Giorno quarantaquattro:
Ho visto mia madre oggi, dopo tanto tempo. Non l’avevo contattata dal funerale, anche se è stata così in pensiero per me. Mi sono svegliato vedendola piangere con la mano sulla bocca mentre guardava il mio fragile e magro corpo. Le ho detto di non piangere, e che stavo bene, il che l’ha solo fatta piangere di più. I dottori l’hanno spinta fuori dalla stanza, affermando che dovessi riposare. No. Ho solo bisogno di te qui con me.
Giorno quarantacinque:
Ho fatto un sogno oggi: ho visto il tuo viso. Dio Harry, sto incominciando a dimenticare come sei. Certo, posso guardare le fotografie, ma loro non si muovono, o ridono, o sbattono le ciglia. Sono solo ricordi catturati. Ma i miei ricordi iniziano a svanire. Magari è colpa delle sostanze chimiche che si riversano nel mio sangue dai vari tubi attaccati a me, ma stanno comunque iniziando a svanire. Non posso perdere quei pochi frammenti che mi rimangono di te. Quando mi sono svegliato, ho trovato Zayn seduto accanto al mio letto con e lacrime che gli rigavano il viso, mentre mi parlava. Non si era neanche accorto che mi ero svegliato, e ha continuato a parlare. Non riuscivo a sentirlo, ma non importava.
Giorno quarantasei:
Sto cercando di mantenere la calma, davvero. Questo ospedale mi sta facendo andare fuori di testa,e ancora non mi lasciano uscire. Continuo a insistere che sto meglio, ma mi rispondono solo che sono fin troppo sottopeso e stressato. Essere chiuso in questa stanza mi sta stressando; non ero mai stato così stressato come lo sono ora. Sono così annoiato. Puoi cantare per me, per piacere?
Giorno quarantasette:
Il management mi ha suggerito di prendermi un mese di vacanza, per passarlo con la mia famiglia e guarire. Ma loro non capiscono che queste ferite non guariranno mai. Non è che io non voglia vedere la mia famiglia, mi mancano da impazzire. Ma se me ne vado, chi si occuperà di casa nostra? Non posso lasciare il nostro appartamento, Haz, non posso. Non posso lasciare che lo tocchino. Ho paura che se me ne vado, rimuoveranno ogni residuo di te, così quando torno non ci sarebbe più nulla di te per me.
Giorno quarantotto:
Infine ho deciso malvolentieri di prendermi questo periodo di vacanza, dopo un’ora che mia madre stava piangendo, dicendo quanto le mancassi e quanto mi volesse a casa con lei. Pensano sia la cosa migliore per me, andarmene per un po’. Quindi ecco dove mi trovo, scrivendo questa pagina vicino a una valigia vuota. Forse dovrei portare il tuo berretto preferito con me, così posso addormentarmi con te nelle mie braccia­— o almeno con qualcosa che mi ricordi te. Spero non ti dispiaccia se lo prendo in prestito.
Giorno quarantanove:
La stazione è affollata e il rumore continua a rimbombarmi nelle orecchie. Le persone continuano a spingermi e Paul mi guida attraverso l’ammasso di gente, mentre cerca tutto il tempo di tenermi lontano dalla vista delle fans. Ringrazio Paul per questo, perché non voglio che le fans mi vedano così. Indosso il tuo vecchio berretto assieme ai tuoi vecchi vestiti consumati che indossavi ogni mattina per girare per casa. Sono piccolo nella larga felpa che inghiotte la parte superiore del mio corpo, ma non mi interessa sapere come sto. Sto lasciando l’appartamento— il nostro appartamento. Il nostro appartamento che racchiude i nostri affettuosi ricordi, quelli che sto cominciando a dimenticare ogni giorno che passo senza di te qui al mio fianco. Avremmo potuto averne di più, fossi rimasto più a lungo. Mentre cammino verso il treno, salutando la città che ho iniziato ad amare, solo una lacrima scende dal mio occhio.
Giorno cinquanta:
Dopo un breve viaggio verso casa ieri, e dopo aver disfatto la valigia, mi sono infine sistemato nella mia cameretta d’infanzia. Mia madre non mi ha perso di vista un attimo, e sto cominciando a sentirmi soffocato come quando i ragazzi occupavano il mio spazio vitale. Amo mia madre, davvero, ma ho solo bisogno di restare solo. Le ragazze sono felici di riavermi a casa, e mi hanno svegliato questa mattina buttandosi sopra di me e facendomi il solletico. E’ stata la prima volta che ho riso dopo un po’ di tempo. Questo potrebbe essere un bene per me.
Giorno cinquantuno-settanta:
Si, lo so che sono molti giorni da scrivere tutti in una piccola pagina…ma non voglio annoiarti con ogni singolo giorno passato a bighellonare con le mie sorelline, mia madre e il mio patrigno. Perché davvero, ogni giorno passava fondamentalmente allo stesso modo. Ero svegliato da Phoebe o Daisy che mi tiravano le ciocche dei capelli, prendendomi in giro per farmi svegliare dicendomi che la colazione era pronta. Gentilmente, declinavo l’offerta, facendole scivolare nella delusione. Il sonno mi ricatturava solo per un altro po’, prima che mia madre entrasse in camera mia, con un piatto pieno di cibo in mano. Si sedeva ai piedi del letto finché non finivo ogni residuo di cibo dal piatto, e lasciava la stanza tranquillamente con un sorriso stampato in faccia. Immagino sia stato bello farla sorridere, ma dopo ogni pasto che mangiavo mi sentivo fiacco, e questo mi faceva venir voglia di dormire ancora. Ovviamente, non mi era permesso, e alle undici ero sempre trascinato via dal conforto delle lenzuola e portato al parco o al centro commerciale o qualche altro posto in cui le ragazze desideravano andare. Loro giocavano e parlavano allegramente mentre io camminavo solennemente con loro, chiedendomi cosa avrei fatto se tu avessi camminato di fianco a me, tenendomi per mano e portandomi lontano dalla mia sofferenza. Non è che non mi piaccia prendermi cura delle ragazze, è solo che dopo un po’—e tu questo lo sai— diventano abbastanza ingestibili. Manchi anche alla mia famiglia, sai. Ci sono state alcune—molto poche, ma alcune— discussioni su di te. Mamma non parla di te per più di un paio di minuti però, perché pensa che parlare di te mi farebbe solo del male. Ma a essere sinceri, sento che il peso sulle mie spalle si alleggerisce ogni qualvolta pronuncio il tuo nome. Ma, allo stesso tempo, mi ferisce. Non so bene come spiegarlo, è solo così. Mark è venuto da me un giorno, chiedendomi come mi sentissi. Gli ho detto che stavo bene, così come ho fatto con tutti gli altri, ma per qualche ragione non sembrava convinto della mia facciata come tutti gli altri. Siamo stati seduti per un po’, parlando di tutto e niente finché non si è assicurato che stessi di nuovo bene. E a essere onesti, per quel poco tempo mi sono davvero sentito meglio. Ma ovviamente, i bei sentimenti non sembrano mai durare. Specialmente quando hai un nido di colpe nascosto nel cuore. Le ragazze hanno notato il cambiamento in me, e mi sento orribile. Sto facendo soffrire tutti attorno a me e lo odio. Quando notano il mio carattere acido, all’inizio provavano a farmi sorridere e ridere, ma ora ci passano sopra lentamente, come se non sapessero neanche più come gestirmi. Non penso di poterli incolpare…non lo so neanche io come gestire me stesso. Ho messo su peso e sono di nuovo in salute, e tutti sono felici per questo. Ma mi sento ancora vuoto dentro. Il peso che ho preso si è solo aggiunto al peso che ho sulle spalle. Non so se questo ti stia facendo capire molto dei giorni passati, ma come ho detto, non è successo nulla di che. Il dolore si è placato per un paio di giorni, solo per tornare un’altra volta. Non c’è bisogno di dire che non mi ha aiutato così tanto come tutti si aspettavano.
Giorno settantuno:
Sono sul treno di ritorno per Londra ora, e lasciami dire che sono nervoso. Più nervoso di quanto non lo sia mai stato. Più nervoso di quanto lo fossi prima della nostra prima esibizione, quando mi hai sussurrato parole di incoraggiamento all’orecchio prima che salissimo sul palco. Mi hai sorriso rassicurante prima che la canzone iniziasse, e dopo questo mi sono sentito come se stessi volando. E’ triste pensare che non avrò più l’occasione di esibirmi con te ancora, o coccolarti nel bel mezzo della notte quando non riesco a dormire, o venire da te quando ho bisogno di un abbraccio. Ho paura di tornare all’appartamento. E se lo hanno cambiato?

Sono a casa ora, seduto in camera tua, in realtà. E’ rimasta esattamente com’era. Sono così sollevato ora che non posso neanche spiegarlo. Sono solo felice che non dovrò dormire senza un pezzetto di te qui con me.
Giorno settantadue:
Sono venuti i ragazzi oggi. E’ stata la prima volta che li ho visti dopo un mese. Si aspettavano sicuramente di più…magari una versione più felice di me— come ero prima. Beh, notizia flash per loro, non sarò mai più quel Louis. Lo so per certo ora. Ti sei portato via un pezzo di me, Harry. Sono solo una parte di ciò che ero prima. Ora sono rotto, lacerato dentro. Niall e Liam mi hanno abbracciato forte per un po’, piangendo lacrime di felicità e sollievo nel vedere che avevo riacquistato peso. Hanno detto di essere felici che io fossi tornato, ma non penso lo siano stati. Non sono il Louis che loro conoscono o a cui vogliono bene, sono uno sconosciuto. Per quanto riguarda Zayn, è rimasto dietro per un po’ aspettando che gli altri finissero di darmi il bentornato a casa. Quando hanno finito mi ha abbracciato anche lui. Penso che lui abbia pianto più di tutti.
Giorno settantatré:
Sono uscito dall’appartamento stamattina, in vestaglia e pantofole. Il sole brillava ardentemente nei miei occhi, e ho aggrottato la fronte per il disgusto. Tutto quello di cui avevo bisogno era del latte per i miei cereali, ma ovviamente, nulla va mai come programmato. Alla mia vista, circa quattro o cinque ragazze hanno iniziato a strillare e avvicinarsi a me. Io non ero molto in vena, ma ho continuato con la messa in scena. Sai come funziona. Hanno cominciato tutte eccitate a chiacchierare con me, parlando di cose che a me non interessavano minimamente, e ho forzato un sorriso in faccia. Improvvisamente si sono calmate guardando il mio aspetto, e una si è avvicinata lentamente per darmi un piccolo abbraccio. Anche se fosse stata una scusa per toccarmi, ho apprezzato il gesto della ragazza. Non volevo, ma ho cominciato a piangere tra le sue braccia. Lei è rimasta lì, stringendomi finché le mie lacrime non sono finite e poi mi ha allontanato per asciugarmele. “Tutti gli volevamo bene, lo sai. Voi due vi amavate però, ed era evidente. Ti amava così tanto Lou, non dimenticarlo. Non dimenticarlo mai.” Mi ha sussurrato, stringendomi un’altra volta prima di andarsene. Non mi aveva neppure chiesto un autografo o una foto, ed ecco quando ho realizzato: alle nostre fans importa davvero. Non è solo per il fatto che siamo famosi o “carini”. Ho capito molto oggi. Ma una grande cosa in particolare che sento il bisogno di condividere con te è che ho capito di non poter vivere senza di te.
Giorno settantaquattro:
Ho provato a resistere all’impulso, ma non mi si ripresentava da un bel po’. Ho colpito un altro specchio oggi, con la mano sana ovviamente. La vista del liquido cremisi che colava dalle fessure appena create nella mia pelle mi ha affascinato, e sono rimasto lì a sanguinare, finché non ho sentito nient’altro che intorpidimento. Non c’era dolore, solo una calma persistente spazzata dentro di me, fino a quando mi sono lasciato andare nello stato di incoscienza.
Giorno settantacinque:
Mi sono appena reso conto che sono passati due mesi senza di te, e questo lo rende solo più reale. Non sono nient’altro che un guscio vuoto ora. Vivo senza uno scopo e non ho nient’altro da dare a questo mondo.
Giorno settantasei:
Ho ritirato fuori il tuo biglietto oggi. Era nascosto sul retro del cassetto del mio comodino, nell’intento di nasconderlo da me stesso. Ma avevo bisogno di vedere la tua calligrafia, e leggere le parole stampate sulla pagina che conosco a memoria, parole che potrei recitare nel sonno. Mi sento colpevole ora più che mai, come se il dolore iniziasse a filtrare attraverso la mia anima ancora una volta. Ma rileggere la tua lettera mi ha fatto male in un modo che mai avevo immaginato finora. Eleanor se n’è andata ora; è fuori dai giochi. Non l’ho più richiamata da quando ho messo fine a tutto. Non posso credere che sia stato necessario che tu te ne andassi per capire che lei non era ciò che volevo. Tu avresti dovuto dirmelo. L’avrei mollata subito. Avrei dovuto dirtelo, credo, ma non ero a conoscenza di quei sentimenti in quel momento. Tutto quello che posso fare è incolparmi però. E’ colpa mia e lo sarà sempre.  
Giorno settantasette:
Mi sono imbattuto in Anne oggi. Non so cosa ci facesse a Londra, non gliel’ho chiesto, ma appena mi ha visto mi si è buttata tra le braccia, piangendo disperatamente sul mio petto. “Mi fa sempre più male ogni volta che la vedo.” Mi ha sussurrato all’orecchio, e si è allontanata prima che potessi rispondere. Sono rimasto sbigottito sulla strada tra un mare di persone, fissando a bocca aperta alla figura di tua madre che scompariva. Ho supposto stesse parlando della tua tomba.
Giorno settantotto:
Non ho visitato la tua tomba ieri semplicemente perché ero troppo spaventato. Ho appena realizzato che non ti ho fatto visita mai una volta dal funerale, e la colpevolezza mi divora ora più che mai. Mi sento malissimo. Mi sento completamente, assolutamente male. Sono stato così egoista. Sono sempre stato così egoista.Ho sempre pensato a me stesso invece che a te. Quindi eccomi, seduto accanto alla tua tomba con le lacrime che mi rigano il viso. I fiori sono freschi, e ce ne sono a dozzine, Haz. La gente ti ama. Ho portato solo una rosa; spero davvero che sia abbastanza. Non volevo riempire lo spazio, ma vedere tutti questi tipi diversi di fiori fa sembrare il mio patetico. Te l’ho dato ad ogni modo. L’ho messo proprio di fronte. ho intenzione di restare qui un po’, quindi ho un paio di coperte con me e una bottiglia di vino. Rosso. E’ sempre stato il tuo preferito. Giusto, Harry?
Giorno settantotto:
Mi sono svegliato ancora qui vicino alla tua tomba oggi, solo per capire che mi sono ubriacato ieri sera, e sono svenuto nell’erba. Devi vergognarti di me.
Giorno settantanove:
Penso che diventerà un’abitudine visitare la tua tomba. Prometto di portare una rosa ogni giorno, così posso almeno un po’ competere con tutti questi bellissimi fiori che ti circondano. Ci sono margherite e gigli, hai sempre amato i gigli. Mi sono seduto e ho cantato per te oggi; spero tu mi abbia sentito, ovunque tu sia. So quanto ti piace quella canzone. I ricordi mi inondano, e ricordo quel giorno alla casa dei giudici quando l’hai cantata mettendoci tutto te stesso per impressionarli. Non dimenticherò mai la tua voce in quella canzone, o la tua voce in qualsiasi altra canzone se è per questo. Ma l’ho cantata per un’altra ragione, Harry. Sono lacerato. Lo sono davvero.Non socosafare…e voglio solo che tu mi mandi qualcosa, qualsiasi cosa. Ho bisogno di un segnale che mi dica se sto facendo la cosa giusta o no.
Giorno ottanta & ottantuno:
Mi scuso per non averti fatto visita ieri. Niall, Liam e Zayn hanno avuto piani diversi, e mi hanno portato alla spiaggia. Non è ancora abbastanza caldo fuori, ma penso abbiano pensato che sarebbe stato divertente a prescindere dal tempo. A dire la verità, l’ho odiato. Mentre loro correvano sulla sabbia calciando un pallone da calcio, io sono rimasto seduto nell’erba, guardando le onde scontrarsi sulla costa e le infrangersi contro le rocce. Era così pacifico e tranquillo. Mi ero quasi perso nella scena quando ho sentito una voce. La tua voce per l’esattezza. Potevo sentire la tua presenza accanto a me, quando mi hai circondato la spalla con il tuo braccio. Quando mi sono voltato, tu stavi mi sorridendo con quel sorriso che ha sempre fatto balbettare il mio cuore. “Amo la spiaggia Lou, non è bellissima?”. In momento ero così sopraffatto che non sono stato in grado di rispondere, e le lacrime hanno superato la mia abilità nel parlare o anche muovermi rapidamente. I ragazzi l’hanno immediatamente notato e sono piombati al mio fianco, portandomi via mentre gridavo il tuo nome, pregandoti di tornare indietro. Oggi sono costretto a passare l’intera giornata con Zayn, che si è gentilmente offerto di tenermi d’occhio durante la notte. Ho rifiutato, ma dopo un po’ di insistenza e supplica, affermando che era per il mio bene, ho accettato arrabbiato. Non abbiamo fatto nulla, siamo solo stati seduti a parlare di tutto. Non mi ha nemmeno permesso di parlare di te però, e mi ha ferito questo. Mi dispiace così tanto di non essere potuto venire.
Giorno ottantadue:
Giuro di averti sentito cantare oggi. Mentre mi stavo facendo la doccia, ho potuto sentire il debole ronzio della tua voce che cantava assieme alla canzone a palla negli altoparlanti. La voce era così bella e allettante, sono entrato in trance sentendola. Ho capito che era la tua voce nell’esatto secondo in cui l’ho sentita. Era così bella, Harry. Sembri davvero un angelo ora. Finalmente ho visitato ancora la tua tomba oggi, con tre rose stavolta, per gli scorsi due giorni che sono mancato. Quando ho cantato, ho potuto sentire l’eco della tua voce che diventava tutt’uno con la mia. Ho cantato “Moments” solo per te, perché so quanto ti piacesse quella canzone. Mi ricordo che una volta sei scoppiato in lacrime mentre la cantavi, e io ho dovuto asciugartele per farti continuare.
Giorno ottantatré:
I ragazzi pensano che io stia meglio. Pensano che la stia superando. Ma la verità è che non sanno che ascolto la tua voce per farmi addormentare ogni notte.
Giorno ottantaquattro:
Ti ho visto nei miei sogni ieri notte. Eri sul palco, che non mi sorprende perché è dove mi hai sempre detto ti piaceva stare di più. Mi guardavi e mi sorridevi, facendomi cenno di venire più vicino. Quando hai preso le mie mani, sembrava fosse vero…e non volevo lasciarti andare. Non volevo mai che il momento finisse. La tua bocca si è chinata a sfiorare il mio orecchio, e ho sentito immediatamente i brividi scorrermi lungo la schiena. “Vieni con me.” Mi hai sussurrato, e ti sei allontanato solo per un attimo prima di far scontrare le tue labbra contro le mie. E’ stato il bacio più bello che io abbia mai dato. Eppure non era reale. Quindi quando mi sono svegliato per trovarti non al mio fianco, ho iniziato a piangere.
Giorno ottantacinque:
Mi sono imbattuto in Eleanor oggi. Lei sta bene, non che mi sorprenda. E’ sempre stata un po’ egoista, e non riesco a credere che mi sia servito ciò per accorgermene. Mi ha chiesto come stessi, anche se dubito che gliene importasse davvero qualcosa. Dopo, ha cominciato a parlare di te. Non potevo sopportare di sentirla pronunciare il tuo nome, quindi me ne sono andato senza dire una parola.
Giorno ottantasei- ottantotto:
Ho dormito questi tre giorni. Non c’è molto che io possa dire. Tutto quello che posso dire è che è stato bello vederti, e che era dura svegliarsi. Ecco perché ho continuato a dormire. Volevo solo vederti e sentirti.
Giorno ottantanove:
Liam mi ha chiamato oggi, chiedendomi se volessi prendere qualcosa da mangiare. Il mio stomaco ha brontolato in risposta, quindi ho accettato. Penso sia stata solo una scusa per smetterla di torturarmi con i sogni che stavo facendo… Siamo passati dal cimitero andando al ristorante, e ho chiesto al conducente di accostare velocemente. Liam mi ha guardato stranito, prima di seguirmi attraverso la portiera e verso la tua tomba. Non avevo mai visitato la tomba con nessun altro, quindi non sono stato molto capace di fare la mia solita routine. Scusami. Però sono riuscito a cantare con te assieme anche a Liam. Le nostre voci echeggiavano in tutto il cimitero da una lapide all’altra, attorno alla zona. Spero ti sia piaciuta la nostra canzone. Ma mi manca essere l’unico a cantare per te, quindi penso che continuerò a farti visita da solo. Comunque, il cibo al ristorante era buono, e ho finalmente riacquistato il mio appetito. Non che importi.
Giorno novanta:
Oggi ho fatto visita a mia madre, subito dopo averla fatta alla tua ovviamente. Ho passato tutto il giorno stando in giro per casa, giocando con le ragazze e recuperando il tempo perso con mamma e Mark. E’ stato bello stare ancora con la famiglia, e mi è dispiaciuto andarmene così presto. Quando ho baciato mia mamma sulla guancia, per salutarla, lei mi ha stretto forte a sé. Non voleva che me ne andassi, e me lo ha fatto capire quando ha cominciato a pregarmi di restare per la notte, quindi ho accettato. Penso che almeno potrei avere la decenza di passare più tempo in famiglia prima di andarmene.
Giorno novantuno:
Ho passato la giornata al parco oggi, seduto sulle panchine a leggere il mio diario mentre le ragazze giocavano nel parco giochi. Ho scritto molto Harry, ma non è abbastanza. Non sarà mai abbastanza. Dopo aver portato fuori le ragazze per un gelato, e aver passato un paio d’ore con mamma fuori vicino al fuoco, ho deciso che era arrivato il momento di salutarci. Li ho tenuti stretti nelle mie braccia, assicurandomi che non potessero respirare. Li ho abbracciati con tutta la forza che avevo, facendogli capire quanto volessi loro bene. Ho baciato mia madre sulla guancia, dicendole quanto le volessi bene così come alle ragazze. Ho anche abbracciato Mark. Quando mi ha detto di tornare presto, ho potuto sentire le lacrime che cominciavano a scendermi, così ho frettolosamente raggiunto la macchina. E’ stata l’ultima volta che li avrei rivisti.
Giorno novantadue:
Ho fatto pace con Eleanor oggi. So quanto non ti piacesse, e che lei è una delle ragioni per la quale te ne sei andato, ma non potevo sopportare l’idea di andarmene senza essermi prima accertato che tutti i debiti fossero salvati.
Giorno novantatré:
Ho trascorso la giornata allo studio con i ragazzi, cantando e dando il meglio di me stesso al microfono per le nuove canzoni dell’album. Mi sono sentito un po’ male, perché quando me ne sarò andato loro saranno costretti a registrarle tutte un’altra volta. Ho visitato la tua tomba ancora una volta, lasciando due rose ai piedi della tua lapide.
Giorno novantaquattro:
Niall, Zayn e Liam hanno insistito per andare al giro turistico. E’ pazzo pensare che per tutto questo tempo che ho vissuto a Londra, non abbia mai visto la metà delle cose in città. Quindi oggi l’ho trascorso ancora con i ragazzi, passando da un’attrazione turistica a un’altra, scattando diverse fotografie assieme davanti ad alcuni monumenti e con alcune fans che ci hanno riconosciuti. Questa volta non mi è dispiaciuto, perché i miei ultimi giorni devono essere spesi bene.
Giorno novantacinque:
Dove sei andato? Non eri nei miei sogni l’altra notte, e non hai cantato con me alla tua tomba. Sto cominciando a sentirmi solo ancora.
Giorno novantasei:
Mi sono fermato al negozio tornando a casa dallo studio, assicurandomi che nessuno dei ragazzi mi stesse seguendo. Ho afferrato una grossa bottiglia di pillole e l’ho comprata, senza nemmeno guardare il cassiere. Me ne andrò nel tuo stesso modo Harry, te lo devo.
Giorno novantasette:
L’urgenza di prendere le pillole c’è, ma non ho ancora finito di vivere i miei giorni ancora. Oggi ho chiamato tutti quelli che conosco, e ho detto loro quanto gli volessi bene. La maggior parte mi ha chiesto il perché, ma li ho rassicurati dicendo loro che mi sentivo dolce. Ovviamente mi hanno creduto. Niall, Liam e Zayn sono venuti da me. Ci siamo seduti attorno al mio computer a guardare i video di X Factor e qualche nostra esibizione. Abbiamo riso e pianto. Li ho guardati tutti e tre e ho iniziato a capire quanto tenessi a loro. Non voglio perderli. Davvero non voglio. E davvero, so quanto sarà difficile per loro quando me ne sarò andato. Ma sono pronto. Non posso più vivere qui senza di te.
Giorno novantotto:
Sono rientrato in Twitter per la prima volta dopo secoli, trovando le mie menzioni piene e le fans fuori di testa su tutta la mia time line. Sono preoccupate per me, ed è duro leggere tutti i messaggi di conforto che mi hanno lasciato, realizzando che entro domani me ne sarò già andato. Ho inviato un ultimo tweet, fingendo felicità ma credendo in tutte le parole che ho scritto: “Scusatemi se non sono stato su Twitter amori…ma vi amo, non dimenticatevelo mai! Xx.” Quasi subito Twitter si è riempito di menzioni e risposte al mio post, chiedendosi dove diamine fossi stato. Ma le ho ignorate, e ho spento il mio computer, permettendomi di prendermi un’ultima notte di sonno.
Giorno novantanove:
Ho visitato la tua tomba un’ultima volta. Ho lasciato un paio di rose come scusa della mia assenza dei giorni scorsi, ma non avrà più importanza tra un paio d’ore. Ti ho cantato un’ultima canzone, la tua preferita di tutti i tempi, e finalmente ti ho sentito cantare con me. La tua voce sembrava più vicina ora, e quindi ho capito che era giunto il momento. Prenderò l’intera bottiglia di pillole, e mi rinchiuderò nella tua stanza. Indosserò tutti i tuoi vestiti così potrò sentire il tuo odore mentre esalo i miei ultimi respiri. Novantanove giorni senza di te sono sembrati un’eternità, ed è impossibile stare qui ancora. Ora ho il diario e il tuo biglietto nelle mie mani tremanti, e sono fottutamente nervoso Harry, spero tu lo sappia. Sto lasciando questi qui con te, così saranno più facili da trovare una volta che sarò morto. Questi erano tuoi. Il mio cuore è sparso dentro questo diario, e il mio cuore è tuo. Ci vediamo presto, ti amo.
-Lou xx
 
Alcuni dicono che l’amore sia l’emozione più forte che una persona possa provare. Prende tutte le fibre del tuo corpo, facendosi strada attraverso la tuo anima e uccidendoti dall’interno. Deteriora il tuo buon senso, facendoti fare cose stupide in suo nome. Questo è quanto hanno teorizzato.
Quando trovarono il corpo freddo e immobile di Louis, coperto nel piumino di Harry, indossando i vecchi vestiti di Harry, beh quella fu l’unica spiegazione al momento. Era stato tutto fatto nel nome dell’amore. Quando i paramedici arrivarono, era troppo tardi: se ne era andato. Niall, Liam e Zayn avevano perso già un altro amico. Rimasero lì a piangere per la perdita di un altro dei loro migliori amici. Louis li fissava, un triste sorriso impresso sulle sue labbra mentre il suo corpo veniva tirato via dal letto, e fuori dall’appartamento. Guardò quando i ragazzi caddero a terra sul pavimento, piangendo a dirotto. Non poteva farci nulla, ma voleva raggiungerli e confortarli. Era impossibile. Cominciarono ad incolpare loro stessi, dicendo che non ci erano stati abbastanza per lui, il che fece solo Louis guardare loro con frustrazione. Era felice ora, e voleva che loro fossero felici per lui.
Louis sentì una mano toccargli la spalla, e si girò per trovarsi davanti un paio d’occhi verdi— lampeggianti, in movimento, tutto. Sorrise al ragazzo prima di lui, che a suo volta gli sorrise ampiamente. Le lacrime scesero dagli occhi dei due ragazzi non appena si girarono a guardare i loro migliori amici, che avevano fatto soffrire per la lotta del loro amore.
“Sei pronto?” chiese Harry, richiamando l’attenzione di Louis su di sé. Louis annuì, e Harry gli prese la mano, portandolo lontano verso la sua nuova vita.
“Ti amo.” Sussurrò Louis, chinandosi per baciare Harry sulle labbra.
“Ti amo anche io.”
Quindi i due camminarono verso la luce, tenendosi per mano  e cantando, assieme con gli angeli che chiamavano i loro nomi, la loro ninna nanna preferita. Louis si girò a guardare Harry, il ragazzo che aveva amato per così tanto tempo e a cui aveva inflitto molto dolore nella precedente vita. Ora avevano una nuova vita, che avrebbero potuto passare assieme per sempre, cantando con gli angeli.
  
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