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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    25/12/2012    5 recensioni
[Scritta per festeggiare il Natale]
Anche i nostri amici dell'Era Glaciale festeggiano il Natale.
Mille sorprese aspettano la notte magica che stanno per vivere, ma anche riconciliazioni e soprattutto l'unione.
L'unione della più pazza famiglia di tutta la storia.
E l'unione della più bella famiglia.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di caccia alle ghiande e tigri innamorate'
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“Forza, ragazzi, più veloce!”
Sid, seduto sulla groppa di Manny si agitava come un cowboy.
Manny alzò gli occhi al cielo, impaziente che si togliesse dalla sua schiena.
“Si-id…”
Diego sbuffò vicino a lui quando Sid lanciò un urlo più alto del previsto.
“SID!”
“Ho mangiato cose che si lamentavano meno!”
Il bradipo urlò con esultanza quando avvistò, in lontananza, l’entrata della caverna.
“Uh-uh! Più veloce!”
Si mise a saltellare sulla schiena di Manny, facendo cadere alcune decorazioni dalle sue zanne.
“Finiscila, sciroccato!”
“Scendi subito!”
“Yuuuh! Datemi un giro della morte!”
Balzò in piedi e con un urlo di esultanza si tuffò a pesce sulla strada sottostante, avvitandosi a mezz’aria come un campione olimpionico.
“Guarda che non ti prendo, Sid….”
Un tonfo sul selciato.
Manny e Diego che chiudevano gli occhi.
E il viso di Sid completamente agonizzante.
“Questo fa male…”
Manny guardò trionfante Diego sotto di lui, e insieme scoppiarono a ridere fragorosamente.
“Ah ah ah! Non mi ricordo più come si ride.”
Sid si alzò in piedi con qualche difficoltà, barcollando e cadendo indietro varie volte.
“Sid, muoviti! Gli addobbi non si muovono da soli…” lo rimbrottò Manny.
“Neanche io…” sussurrò il bradipo.
“E anche se mi duole ammetterlo, ci serve una zampa…” aggiunse Diego.
Quando Sid fu finalmente in piedi, la tigre gli passò sulle mani le luci che fino a quel momento aveva tenuto sulle zanne.
“Te ne vai, Diego?” domandò Manny, curioso.
“Shira si sarà già svegliata…”sistemò con noncuranza un addobbo caduto dalle mani del bradipo.
“Se mi dimentico di farle gli auguri mi strangola…” Sid ansimava sotto di lui, cercando di regger il peso delle decorazioni.
“Non respiro…”
“Come sarebbe, non le hai ancora fatto gli auguri di Natale?” chiese Manny, noncurante di Sid che ormai era caduto in ginocchio.
Diego lo guardò eloquente.
“Ti ricordo che oggi non è solo Natale…”
Il muso di Sid era ormai invisibile dietro a lucette, palline di neve e stelle di ghiaccio.
“Aiuto…”
La sua voce giunse soffocata e fioca a Manny e Diego, che non se ne curarono molto.
“Oh, sì è vero, oggi è…”
“SSSH!” lo zittì Diego, aggiungendo a bassa voce: “Se Sid lo sa mi seguirà di sicuro per farci gli auguri, sai come è fatto...”
“Ragazzi, se a qualcuno interessa, io qui sto morendo!”
“Non ci interessa granché...”
“Ma come?Se morissi asfissiato…”
“Ce ne faremmo una ragione.”
I due amici si sorrisero a vicenda, poi Diego si avviò su una strada alla sua destra.
“VADO!”
“DIEGO!”
Al grido di Manny, la tigre si fermò un istante.
“Che c’è?”
“Volevo solo dirti…”
Il mammuth sorrise:
“Buon Natale.”
Anche Diego si concesse un breve sorriso, poi si mise a correre veloce lungo la strada.
“Ah, l’amore…” sospirò Manny.
“Manny…”
“Forza Sid. Sbrighiamoci!”
Il mammuth si sistemò con la proboscide alcune decorazione cadutegli dalle zanne.
“Pesca e Louis ci aspettano alla caverna. Non vorrei lasciare quei due troppo tempo da soli…”scherzò Manny.
Sid mosse qualche passo ansimando. Una stella gli cadde dalle mani. Lui la raccolse con sforza supremo, cercando di muovere la zampa artigliata.
Si mosse ancora per poco, poi cadde bocconi in mezzo alla strada, e le decorazioni con lui.
Rimase con la testa sotto le decorazioni, cercando di rialzarsi.
“Aiut…”
 
Diego arrivò alla caverna veloce come un lampo.
Se ne era andato via quella notte per aiutare Manny e Sid con gli addobbi.
Per un mammuth le decorazioni erano importanti tanto quanto poter avere qualcuno con cui festeggiare.
Lui sinceramente non capiva il bisogno di essere circondato da tutte quelle paccottiglie inutili.
Diego quand’era piccolo non aveva né addobbi né luci né rocce di Natale a cui cantare.
Niente Babbo Natale.
L’aveva conosciuto qualche anno prima.
Gli era bastato.
 Chissà che avrebbe pensato Shira di quella sua assenza…
“Shira!”
Sperò con tutto sé stesso che non si fosse già svegliata.
Anche se era praticamente impossibile.
Shira era una mattiniera.
Non aveva mai voluto spiegargli il motivo della sua sveglia così presto.
L’unica cosa che Diego sapeva era che la mattina, quando si svegliava, non la trovava più nella caverna.
Qualche ora dopo tornava con qualche animale che aveva cacciato e il loro “buongiorno” era solo allora.
Probabilmente era già sveglia da qualche ora.
Sperò che per una volta, che per Natale, almeno, fosse rimasta a dormire.
Non le aveva detto del trasporto degli addobbi.
L’avrebbe preso in giro.
Avrebbe detto che era troppo tenero per essere una tigre.
E non c’era nulla di peggio per una tigre che essere umiliata.
Anche se gli piaceva essere umiliato da lei.
“SHIRA!”
La sua voce rimbombò con potenza nell’antro, rimbalzando tra le rocce e le stalattiti.
Shira e lui si erano trasferiti lì appena arrivati sull’isola.
Non era troppo lontano dalla zona dove stavano Manny, Sid, Pesca e Louis, ed era abbastanza vicina al mare per poterlo ammirare in tutto il suo splendore.
Diego avrebbe voluto rimanere con i suoi amici, ma si era reso conto ben presto che la presenza di Sid nel branco aveva reso la loro intimità praticamente impossibile.
Era imbarazzante essere interrotti nel bel mezzo della notte mentre lui diceva che doveva andare al bagno.
Anche se Diego sapeva benissimo che in realtà li voleva spiare.
“Ciao, tenerello.”
Diego sussultò un istante e balzò in piedi, preso di sorpresa.
Dietro di sé sentì una risata trattenuta, e allora capì.
“Ciao, micia.”
Si voltò e passò con affetto la lingua sul muso bianco di Shira.
“Buon Natale, piccola.” Sussurrò, passandogli la lingua sul capo.
Lei gli sorrise.
“Da quanto tempo sei sveglia?”
Shira alzò le spalle.
“Qualche minuto.”
Stavolta fu lei a carezzarla con la lingua.
Diego si scostò un attimo, stupito.
“Qualche minuto? Che stramberia è mai questa?”
Lei gli rise in faccia, divertita.
“è una sorpresa…”
“Non mi dire che mi hai fatto anche un regalo…”
Shira gli passò la zampa sul capo.
“Sono sicura che tu non me l’hai fatto…”
Lui la baciò sulla guancia.
“E che te lo dice?”
“Me ne hai fatto uno?” chiese lei, sinceramente stupita.
“Tutto a stasera.”
Si sorrisero a vicenda.
“Buon Natale…”
“Buon mesiversario….”
Diego la guardò con finta curiosità.
“Quale mesiversario?”
Lei gli sorrise, sarcastica.
“Dai, non fare lo gnorri…”
“No, sul serio, non ho idea di cosa tu stia parlando!” Diego la guardò con l’aria più innocente che potesse assumere. Per quanto fosse possibile assumere un’aria innocente per una tigre.
Shira gli battè la zampa chiusa sulla spalla.
“Ahio…”
“25 settembre di questo stesso anno. Ti dice qualcosa?”
Diego si mise a pensare perplesso, come un fidanzato che cerca di ricordarsi il compleanno della sua ragazza.
“Ehm… Nonnina ha avuto i suoi denti di ferro?”
“Acqua.”
“Dunque… Mmmh… Il compleanno di Pesca?”
“Mare aperto...”
“Sid ha acceso per la prima volta il fuoco?”
“Sì, diciotto anni fa…”
Lui le sorrise, e poi si sfregò a lei, cercando di calmarla.
“Dai, dammi un indizio, micia…”
Shira lo guardò, interrogativa, e poi gli chiese, a sorpresa:
“Sei andato ad aiutare i tuoi amici a portare le decorazioni, oggi?”
Diego rimase un attimo zitto, imbarazzato.
“Bè, non è che Sid aiutasse molto…”
“Non cambiare discorso, ti ho fatto una domanda.”
La tigre storse la bocca in una smorfia, cercando di nascondere l’evidente rossore che gli si era dipinto sulle guancie.
Lei rise con  strafottenza, guardandolo boccheggiare come un pesciolino rosso.
Lui capì il suo giochetto e le battè con forza la zampa sulla spalla.
Shira non emise suono.
Diego le si avvicinò e le si strusciò contro con dolcezza.
“Buon mesiversario, amore mio.”
 
Pesca sistemò con premura la ghirlanda di fiori sull’entrata della caverna, guardandola con amore.
Era la preferita di sua madre.
Quel Natale era il primo senza di lei.
Suo padre l’aveva superato, dopo molti mesi di tristezza.
I suoi amici l’avevano aiutato.
Lei invece ancora sentiva, a volte, la tristezza invadergli il cuore, riempiendolo come un vaso viene riempito d’acqua.
Louis le si avvicinò.
“Ti manca, vero?”
Lei abbassò la testa, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
“Mamma  vorrebbe vedermi felice oggi…”
Louis le carezzò con dolcezza il pelo.
Pesca lo guardò tra i chiaroscuri del pianto, cercando di sorridergli.
“Lei vorrebbe che tu fossi felice ogni giorno e per sempre.”
Stavolta lei gli sorrise sinceramente, facendosi scappare anche una risata nervosa.
Gli porse la proboscide e lui ci salì con decisione.
Pesca lo portò vicino al suo volto.
Louis, adorante, la guardava, con quel suo sguardo dolce e comprensivo che tanto la mammouh amava.
Con sicurezza, Louis si avvicinò al suo muso e lo strinse forte forte.
Pesca cominciò a piangere, inzuppando la talpa che, lì sotto, era ancora attaccato.
Nonostante il fiume che si stava formando sotto di loro, Louis rimase attaccato a Pesca.
“Buon Natale, Pesca.”
“Buon Natale, Louis.”
 
Nonnina passò per la strada sculettando con vigore nel suo bikini rosa.
Sulla testa aveva un cappello a larga tesa, anch’esso rosa, con una piuma di uccello azzurro sulla punta.
I giovani bradipi intorno ridacchiavano divertiti, mentre i più anziani facevano quello che poteva essere una sottospecie di fischio.
Nonnina passava in mezzo a quella folla adorante come un’attrice che sta per ricevere l’Oscar, salutando  con la mano e ammiccando dolcemente a quelli che sbavavano dietro di lei.
Lanciò con ironia esagerata un bacio al più vicino nella fila, che cadde, con ironia ancora più esagerata, steso a terra.
Nella strada salì un coro di risate fragorose, a cui anche Nonnina si unì.
Il giovanotto, rialzatosi in piedi, ammiccò con eloquenza alla bradipa.
Nonnina rispose con un fare sexi che forse da giovane avrebbe fatto scalpore, ma che ora era solo ridicolo.
Quando la strada si sgombrò, Nonnina ritornò a correre più veloce che poteva sul selciato.
Era quasi sera, e tra poco ci sarebbe stata la festa. Doveva arrivare in tempo.
Nella foga della corsa inciampò ad un tratto in una montagna di decorazioni.
“Uh.”
Nonnina sussultò.
“LE DECORAZIONI PARLANO!”
Cominciò a colpire col suo bastone, che ormai portava solo per bellezza, gli addobbi che cominciarono a urlare anche loro di dolore.
“AHI, AHI, AHI!”
“AIUTO!QUALCUNO MI SALVI!!!!”
“ E CHI SALVERA’ ME?”
“AH!”
“NONNINA!Sono Sid!”
La vecchia si fermò per un istante.
“Come dici?”
“Sono Sid. Tuo nipote.”
Nonnina urlò.
“AH! GLI ADDOBBI FANNO FINTA DI ESSERE MIO NIPOTE!!!!”
“Nonnina, ti prego, tirami fuori…”
La donna si avvicinò curiosa a quella montagna luminosa, ma si ritrasse subito, tappandosi il naso.
“OH, Sid, quando ti sei lavato l’ultima volta?”
“Puzzo così tanto?”
“Sembra l’odore di un sedere di un bufalo…”
Nonnina si riavvicinò per analizzare meglio la puzza.
“…Con una spruzzata di ascella di puzzola!”
Nonnina girò un  attimo intorno alle decorazioni, con sguardo indagatore, poi scoppiò a ridere.
“Ah! Sei tu, Sid!”
“Certo che sono io!”
“Potevi dirmelo prima!”
“Ma io…”
“Su, basta parlare…”
La vecchia alzò con le braccia le decorazioni che lo costringevano a terra.
Sid uscì dalla massa e, con voracità, aspirò l’aria intorno.
“Luce…Sole…Aria!”
Saltò fuori completamente, con tanta foga che rimbalzò nell’aria e ricadde sulla strada con una testata.
“Sciroccato…”
“Cve…ove…sono?” chiese Sid, cercando di articolare bene le parole.
Nonnina alzò le spalle.
“Saranno le sette o le otto…”
Gli occhi di Sid si spalancarono.
“LA FESTA!!!!” urlò.
Poi si alzò in piedi di scatto e corse con tutta la velocità che le piccole zampe da bradipo gli permettevano.
Nonnina rimase a guardarlo mentre si allontanava.
Scosse la testa e disse solo:
“Buon Natale anche a te, Sid…”
 
Crash e Eddie furono i primi ad arrivare.
Annunciati da una valanga che li inseguiva, piombarono nell’ingresso della capanna come due furie, urlando e strepitando.
“è stato… PAZZESCO!”
“è stato…MITICO!”
“Lo rifacciamo?”
“La prossima volta però portiamo i pannoloni.”
E scoppiarono a ridere.
Pesca si avvicinò agli opossum, porgendo loro la proboscide.
“Ehi, come butta ragazzi?”
Crash e Eddie le risposero con un cinque allegro.
“Alla grande, sorella!”
Pesca li guardò, curiosa di sapere cosa avessero fatto.
“Abbiamo fatto imbufalire il vecchio Bufalo Bill, oggi!”
“Davvero? Nessuno l’ha mai fatto… Di proposito.”
Pesca ricordava bene quando lei aveva infastidito il bufalo.
Un casino pazzesco.
Solo per attirare l’attenzione di Ethan.
Le sembrava così stupido ora, essere corsa dietro a quell’insignificante mammuth…
“Sì, bè, è una questione di classe…”
Dicendo questo, Crash si guardò con noncuranza le unghie.
Pesca ridacchiò a quel gesto da vanesio.
“Oh, scherzi anche a Natale…” sbuffò la talpa.
“Ma dai Louis…” sorrise Pesca. Non poteva davvero odiare quei due. Erano l’unica cosa veramente concreta che le restava della madre.
“Non so come la vedi tu, ma a Natale non dovrebbero essere tutti più buoni?” Louis non era ancora convinto.
Eddie scoppiò in una fragorosa risata.
“Bè, noi invece siamo cattivi anche a Natale!”
“Tanto Babbo Natale lo conosciamo già!”
Scoppiarono tutti e due a ridere e si scambiarono un cinque e uno schiaffo sulla guancia.
Poi si allontanarono nella caverna, ridendo e prendendosi a cazzotti.
“BUON NATALE!”
 
Quando Manny, Sid e Diego si rividero, quella sera, la prima cosa che fecero fu scambiarsi i regali.
Sid aveva fatto dei regali a dir poco imbarazzanti: a Manny una sciarpa che aveva sferruzzato lui stesso, e a Diego un osso da spolpare.
“è per te e Shira.” Aveva detto, sorridente. “In  questo periodo mangia molto.”
Diego lo guardò un attimo imbarazzato, cercando di decidere se dirgli che quei regali facevano schifo o se dirgli, molto gentilmente, che erano splendidi.
“Ehm…”
Era rimasto un attimo imbarazzato a guardarlo, mentre sorrideva come un ebete.
Credeva di aver fatto un regalo perfetto almeno per una volta.
Ci sperava.
 Credeva che non avrebbe fatto, per una volta nella vita, la figura dell’idiota.
Sorrideva.
E in quel sorriso Diego ci vide una tale speranza e desiderio di riscatto che non poté non sorridergli anche lui.
Dopotutto, a Natale siamo tutti più buoni.
“è perfetto.”
Sid si avvicinò con gli occhi lucidi e lo abbracciò.
Diego rimase un attimo interdetto.
Poi rispose con trasporto all’abbraccio.
“Buon Natale, Sid.”
 
Pesca e Louis stavano sistemando gli ultimi addobbi.
La mammouth sorrideva nervosa, e la talpa si rese presto conto della sua malcelata euforia.
Quando un risolino acuto uscì dalla bocca della sua amica, Louis le se avvicinò e chiese, indagatore:
“Pesca…”
Lei si voltò di scatto verso di lui, quasi sobbalzando.
Subito, però, recuperò il suo finto sorriso.
“Sì?”
Louis alzò un sopracciglio.
“All…ora?”
“Allora cosa?”
Pesca prese una ghirlanda con la proboscide e la sistemò con cura sullo stipite della grotta, con cura innata.
“Pesca, devi dirmi qualcosa?”
Lui la fissava con insistenza.
Non poteva dire di no a quello sguardo.
Si era promesso di dargli il suo regalo quella sera alla festa.
Ma forse così sarebbe stato molto meglio.
Loro due da soli.
E suo padre non avrebbe interferito.
“Bè, vedi…”
Pesca prese fiato, cercando di far uscire le parole.
“Ho… ho apprezzato molto quello che hai fatto per me da quando mamma…”
Non disse nient’altro.
Si fermò lì.
Louis capì comunque cosa voleva dire.
“E.. ti volevo chiedere se…”
Suo padre l’avrebbe uccisa se l’avesse fatto.
Già era geloso d Ethan, figuriamoci di Louis.
Sarebbe stato contrariato al massimo.
Non pensare a tuo padre.
Prese fiato e si preparò.
Era il momento.
“…Se ti volevi mettere con me.”
Lo disse veloce, ad occhi chiusi, per non guardare il viso della talpa.
Quando riaprì gli occhi lui le sorrideva.
Era radioso, felice, e gli sorrideva così contento che per qualche secondo Pesca credette di poter dimenticarsi di suo padre.
“Oh, Pesca, sì, SI’!!!!”
Le saltò alla proboscide e la strinse a sé.
Pesca non si ritirò a quell’abbraccio.
Suo padre l’avrebbe uccisa.
O avrebbe ucciso Louis.
Sarebbero andati tutti e due all’Inferno.
Guardò il viso di Louis sotto di lei.
Sorrideva.
Anche lei allora sorrise.
E si lasciò scaldare da quel piccolo abbraccio.
Non ci penserò oggi. Ci penserò domani.
“Buon Natale, Louis.”
Dopotutto… Domani è un altro giorno.
 
Diego spinse Shira in un angolo.
La tigre sussultò un istante prima di accorgersi di chi aveva davanti.
“Diego…”
“ZITTA, ASCOLTAMI!”
Shira si ritirò, cercando di farsi lasciare.
Ma la presa di Diego era ferrea, il suo sguardo infuocato, e il suo viso completamente stravolto dalla brutalità.
Per un attimo Shira si spaventò.
Poi lui disse:
“CON CHI TI VEDI, EH?”
Shira spalancò gli occhi.
“ALLORA?”
Lei sorrise.
“RISPONDI!”
Shira scoppiò a ridere davanti all’ira della tigre. Diego rimase un attimo interdetto a quella reazione.
“Perché ridi?”
“Perché sei un idiota!”
“Mi deridi anche?”
“Ma che hai capito, sciocco? Io non me ne vado spesso ultimamente perché mi vedo con qualcuno, ma perché…”
Lei lo guardò malizioso.
“Bè, non sto molto bene, diciamo.”
Il cuore di Diego perse un battito.
“Stai…male?”
Non poteva essere.
Il viso di Shira era troppo sereno.
Non poteva essere malata.
Non poteva.
No, no.
Lei gli sorrise.
“Al contrario. Sto molto bene.”
Diego la fissò confusa.
“Ma cosa…”
“Doveva essere il mio regalo. Quello che ti volevo dare alla festa.”
Lei si avvicinò a Diego e lo fissò.
Poi lo baciò dolcemente sulle labbra.
Diego non si ritirò a quell’improvvisa manifestazione di affetto.
Dalle sue labbra sentì il calore di quelle di Shira, e il suo dolce profumo che tanto lo inebriava.
Quando si staccò da lui, Shira gli sorrise e dolcemente gli sussurrò all’orecchio:
“Sono incinta.”
 
Manny si recò sul retro della caverna.
In un angolo,a fissare le decorazioni, c’era Pesca.
Il mammuth le si avvicinò e le toccò con la proboscide la spalla.
Era da quasi un anno che non la toccava più.
Da quando era morta Ellie si era come creato un muro, tra loro.
Molte cose erano cambiate, dopo la sua morte.
Manny non aveva voluto allontanare la figlia da lui, ma in un certo senso lei si era allontanata, veloce e fuggitiva da lui.
Lei ancora soffriva, spesso, di quella triste perdita.
Manny si era consolato alla fine.
Ma la figlia ancora non si avvicinava a lui.
E questo gli faceva molto più male della morte di sua moglie.
Ma quella notte sarebbe cambiato tutto.
Quella notte sarebbero tornati uniti.
Lo sapeva, lo sentiva.
Quella sera sarebbero tornati padre e figlia.
“Se la mamma ci vedesse…”
La voce di Pesca era triste e bassa.
Manny abbassò lo sguardo per un istante.
Il primo Natale senza di lei.
Quanto gli piaceva il Natale…
Ma in quel momento non era tempo di fare il debole.
Doveva essere forte, per sua figlia e per sé stesso.
Ellie li avrebbe voluti vedere felici.
E solo insieme sarebbero stati felici.
“Sarebbe felice del fatto che siamo ancora tutti insieme…”
Pesca stavolta lo guardò.
E sorrise.
I suoi occhi erano pieni di lacrime.
Ma finalmente aveva capito.
Voleva essere felice di nuovo.
E ridere di nuovo.
E poter amare suo padre.
Scattò in  piedi e appoggiò la sua proboscide su quella dell’altro.
Manny non si ritirò a quel contatto.
Anzi, lo godette fino alla fine, e il respiro di Pesca gli entrò fino in fondo all’anima.
“Buon Natale, papà.”
 
Quella fu probabilmente la più bella festa di Natale che c’era stata nel branco.
La prima senza Ellie, forse, ma il primo con Louis, Nonnina e Shira.
Il primo in cui il vero significato era stata la riunione.
La riunione di tutta la famiglia, ancora unita e ancora integra.
Quella sera stessa il resto del branco fu avvisato della gravidanza di Shira.
Diego era così felice che per molto tempo Sid quasi non lo riconobbe.
La sua felicità nel poter diventar padre era grandissima, e ancora più grande la gioia di stare con tutta la sua famiglia.
Perché quella era e sarebbe rimasta per sempre la sua famiglia.
Non erano né fratelli, né sorelle.
Non c’erano né padri né madri.
Non erano animali della stessa razza né esseri imparentati in qualche modo.
Ma tra loro c’era una strana connessione, più grande di quella di vere famiglie.
Un filo indistruttibile e sempre forte.
Un filo chiamato amicizia.
 
Sid sbadigliò fragorosamente.
“Domani devo portare Nonnina su alle montagne…”
Un nuovo sbadiglio.
“Vuole farsi una sciata.”
Diego sorrise nel buio.
“Domani Shira va a farsi una passeggiata.”
Manny sbadigliò.
“Dicono che faccia bene ai cuccioli.”
Il mammouth gli sorrise e riconobbe per la prima volta, in quella tigre così forte e decisa, un sentimento che bene aveva provato, tanti anni prima: l’apprensione per il suo cucciolo.
Chissà se anche lui avrebbe costruito un parco giochi…
“Pesca e Louis si sono messi insieme.”
Stavolta i suoi amici sbarrarono gli occhi.
“No comment.”
Si sdraiarono tutti e tre intorno al fuoco che Sid aveva creato con un sospiro.
“La vita da domani torna la stessa…”
“Se non peggio di prima.”
“Che fatica avere una famiglia così, eh?”
Diego sorrise con felicità.
“Ma ne vale la pena.”
Guardò Shira che poco lontano dormiva profondamente.
Niente l’avrebbe svegliata la mattina dopo.
Né il sole, né i ricordi del passato, né la paura.
Avrebbe dormito della grossa e avrebbero avuto dei cuccioli bellissimi.
Diego sperò che fossero tutte femmine.
Che tutte somigliassero a lei.
Belle come lei.
“Buonanotte ragazzi.”
Sid fu il primo a chiudere gli occhi.
Poi fu Manny.
Diego si girò infine di lato e chiuse gli occhi.
Ne vale davvero la pena.
“Buon Natale Sid.”
“Buon Natale Manny.”
“Buon Natale Diego.”

Intanto, chiedo scusa per avere "ucciso" Ellie, ma non la sopporto proprio.
Ho scritto questa storia in quasi un giorno, e mi è costata una fatica che non vi immaginate.
Spero che vi piaccia.
Seconda cosa: AUGURI A TUTTI!!!!
Terza cosa: Ringrazio tutti gli amici che mi sono fatta qui in rete, specialmente Elelovett, Morgana le Fay, La Multiforma, blackmiranda e Tigre Rossa.
Quarta cosa: PERCHE' SOLO IO SCRIVO IN QUESTA SEZIONE?
Mi piacerebbe leggere qualcosa di vostro, ma nessuno scrive...
Quinta cosa: in questo testo ci sono molte, MOLTE citazioni da questi film e da altri film, se vi va di indovinarle...
Quindi, auguri e spero di non aver reso questa storia un totale fallimento.
  
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