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Autore: Selis    25/12/2012    8 recensioni
Aveva sentito tante dicerie sul suo conto, ma nessuna riguardante certe tendenze. Non che ci fosse nulla di strano sia chiaro, nel regno erano in molti a preferire i giovani ragazzi alle succubi, ma di certo non si era aspettato che il diavolo avesse alluso proprio a quello.
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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18#

Il dolore che gli procuravano le ferite era intenso, ma lui cercò di non badarci. Le catene tintinnavano ai suoi polsi, impedendogli di piegarsi su se stesso in modo da appagare quell'insensato bisogno di mettersi in posizione fetale. Sentiva la pelle della schiena tirare in modo doloroso, e percepiva ogni sua cellula del suo corpo in funzione, prosciugandogli le energie nel tentativo di risanare i tessuti lacerati.

Spostò lo sguardo alla sua destra per controllare in che condizioni versava Mahan, che da molto tempo aveva smesso di muoversi e gemere di dolore; con lei il padrone non era stato delicato come con lui, la sua responsibilità era maggiore, e cosi anche la pena per aver fallito il suo compito. Aveva resistito per parecchio tempo sotto i colpi della frusta di energia, cercando di non urlare; sapeva bene che il diavolo non tollerava una simile debolezza da parte loro, ma ad un certo punto era collassata non riuscendo a sopportare oltre, scatenando così la sua furia.

Lui era rimasto in silenzio, non osando proferire verbo ma sperando inconsciamente che non la uccidesse, pregarlo sarebbe stato non solo inutile, ma anche contro producente, quindi si era limitato ad osservare.

Sibilò appena tra i denti sentendo una nuova fitta più dolorosa delle altre; sperava che il padrone non lo avesse sentito, ma non fu cosi fortunato. La nuova sferzata lo colpi sulla guancia sinistra, facendolo sussultare appena; subito il sangue scuro iniziò a fuoriuscire dalla carne aperta, nonostante questa si stava già lentamente rimarginando.

« Hai detto qualcosa Vyras? » gli chiese glaciale il diavolo.

« No, padrone. » riusci a rispondere con voce ferma.

« Sono molto deluso da te. »

« Non accadrà più padrone. » Rispose sommessamente; non avrebbe implorato suo perdono e non provò nemmeno ad accampare qualche scusa passando la colpa ad altri, non era quello che il padrone si aspettava da lui.

« Sarà meglio. Ora liberati, e porta quell'incapace fuori dalla mia vista. La cena al demone e alla creatura la porterà Erelày questa sera, ma domani mi aspetto che tu riprenda i tuoi compiti. »

« Sarà fatto padrone. » Disse, osservando la schiena del diavolo sparire dietro la porta di pietra.

Non appena sentì la porta di appal scattare pesantemente contro la serratura, rilasciò il fiato che aveva trattenuto nei polmoni quando il padrone gli aveva rivolto quelle parole sarcastiche; per poi fare quello che gli era stato ordinato.

Fece forza con le braccia, tirando a se le catene che stridettero a quel trattamento per poi frantumarsi ai suoi piedi. Strappò gli ultimi due anelli dai polsi e il massaggiò delicatamente, cercando di riattivare la circolazione; non aveva alcun segno sulla pelle, ma sentiva le braccia intorpidite dalla posizione in cui erano state per lungo tempo.

Dovevano essere passate diverse ore da quando erano stati rinchiusi li dentro, ma sicuramente non un giorno intero; il diavolo si era interrotto diverse volte durante la loro punizione, abbandonando le segrete per motivi a lui ignoti, ma era sempre ritornato in un lasso di tempo relativamente breve.

Sospirò, facendo scricchiolare le ossa delle spalle e del collo, girandosi poi verso il corpo privo di conoscenza di Mahan; si era meritata la punizione, così come lui si era meritato la sua, ma contrariamente a quello che pensava lui, lei non sarebbe stata d'accordo con quell'affermazione. Sicuramente una volta sveglia, avrebbe iniziato a lanciare improperi e maledizioni non molto femminili verso Kreuz, accusandolo di qualsiasi cosa le venisse in mente.

Sarebbe stato inutile da parte sua cercare i farla ragionare; quando quella testa dura si metteva in testa qualcosa era difficile se non impossibile farle cambiare idea, quindi non ci avrebbe provato nemmeno. Sperava solo che non iniziasse una seconda volta ad accusarlo di tradimento; le dicerie sul suo conto non si erano mai estinte del tutto, nonostante il passare degli anni, e non gli sarebbe stato di nessuna utilità crearne altre, soprattutto se totalmente false e pericolose.

Un'accusa del genere non sarebbe stata presa alla leggera, e se fosse arrivata alle orecchie del padrone, nessuno di loro avrebbe passato dei bei momenti.

Tutti conoscevano la pena dei traditori.

E il padrone riusciva sempre ad ottenere quello che voleva, in un modo o nell'altro; nonostante in questo caso non ci fosse nulla da scoprire.

Strappò le catene dai polsi della sorellastra, e se la caricò sulle spalle, diretto verso le loro stanze.

Sarebbe stata una lunga notte.

 

*****

 

Kreuz aveva passato la mattina a leggere i libri che gli aveva lasciato Vyras la sera prima; stando però attento ad ogni movimento del durag, che non aveva fatto altro che saltellare e svolazzare incessantemente da ogni parte della stanza, cercando di attirare la sua attenzione. Nonostante la costante distrazione causata dalla piccola creatura, aveva appreso molte cose riguardo quegli esseri pericolosi; una di queste erano le loro abitudini alimentari.

Aveva infatti notato la titubanza di Hyp, verso quello che c'era nel vassoio con la colazione. Al contrario suo, il piccolo mostro non si era tuffato sul suo pasto, sbranandolo con voracità; ma lo aveva osservato a lungo, valutando se mangiarlo o meno.

Si era poi pazientemente seduto affianco al piatto messo sul pavimento ed aveva alzato la testa nella sua direzione, muovendo incessantemente la piccola coda dietro il suo corpo, ed aspettando che lui gli rivolgesse tutte le sue attenzioni.

Lui al contrario aveva cercato di non badarci, sperando che quella iniziasse a mangiare la sua colazione senza fare troppe storie, ma Hyp non si era fatta intimorire dal suo comportamento e si era anzi protesa sulla sua gamba, iniziando a graffiarlo con le piccole unghie, cercando di arrampicarsi, ed emettendo al contempo dei versetti sempre più acuti.

Kreuz l'aveva guardata con un misto di esasperazione e rassegnazione assieme, ma alla fine aveva ceduto ai suoi guaiti e messa sul tavolo proprio affianco al suo piatto. Il durag aveva quindi preso a girare su se stesso come impazzito, esprimendo così la sua felicità, per poi tornare a osservare la sua mamma in attesa che gli desse lei stessa di che nutrirsi.

Ci era voluto un po', ma alla fine il demone capì quello che il piccolo mostriciattolo gli stava chiedendo, e sospirò rassegnato. Guardò un'ultima volta il cibo che aveva nel piatto e allungo una mano prendendo un piccolo pezzo di carne, allungandolo poi verso Hyp, che non si fece aspettare e lo addentò con voracità, rischiando quasi di staccargli un dito.

« Ehi, stai attenta mostriciattolo. » Aveva puntualizzato infatti il demone ringhiando, continuando però a dargli piccoli pezzi di carne; ricevendo in cambio un versetto giocoso da parte del durag.

Una volta terminata la colazione, si erano entrambi spostati sul grande letto a baldacchino; e mentre Kreuz sfogliava interessato quei vecchi libri ammuffiti, dopo essersi sdraiato sulle soffici lenzuola, Hyp aveva tormentato per parecchi minuti la sua povera coda scura, per poi acciambellarsi al suo fianco, senza però addormentarsi.

Le aveva grattato distrattamente la schiena mentre era concentrato nella lettura, beandosi nel frattempo del suo basso gorgoglio soddisfatto; dovevano piacergli molto quei grattini.

Quel suono rassicurante ebbe un effetto soporifero sulle loro membra stanche; la prima ad addormentarsi fu Hyp, che si raggomitolò più strettamente al suo fianco, nascondendo la piccola testa sotto la coda. Anche il demone non riusci a resistere a quel dolce richiamo, e nonostante fosse immerso nella lettura di un libro particolarmente interessante, cedette al sonno poco dopo, abbandonando la testa sulle fredde pagine ingiallite.

 

 

Un rumore proveniente dalla porta lo svegliò, facendolo sobbalzare appena; sentì poco distante da lui il mugolio infastidito di Hyp, ma non se ne curò, preferendo guardarsi attorno alla ricerca del rumore. Quanto tempo era passato? Si era addormentato, non ci voleva.

Una veloce occhiata alla finestra gli confermò l'ora ormai tarda, ma nonostante avesse dormito per quasi tutta la giornata, quel senso di sonnolenza non voleva proprio lasciare le sue membra. Sbadigliò e si alzò dal letto, dirigendosi verso la porta per controllare se effettivamente qualcuno avesse bussato o se il tutto era stato orchestrato dalla sua mente per rovinargli il sonno.

« Ce ne hai messo di tempo demone. » Kreuz quasi ringhiò sentendo quella voce fastidiosa; quel tipo davvero non lo sopportava. Si spostò di lato per farlo entrare, nonostante il suo istinto gli dicesse di chiudergli la porta in faccia e tornare a letto; e l'altro non si fece attendere, varcando la soglia con sicurezza per poi posare i due vassoi con la cena sul tavolo.

Il demone si aspettava che l'altro se ne andasse subito dopo aver svolto il suo compito, ma il rosso non pareva intenzionato ad andarsene; fissava anzi, un punto preciso sul letto. Subito un senso di protezione si fece largo nel petto di Kreuz, che reagì d'istinto e si frappose tra i due, interrompendo così l'attenta valutazione del rosso, che non gradì affatto quel gesto.

« Se hai finito potresti anche andartene, vorrei tornare a dormire. » Gli ringhiò quasi dietro il demone.

« Oh, il povero piccolino vuole dormire. Come mi dispiace, ho per caso interrotto il suo sonno di bellezza, principessa? » Gli domandò sarcastico il rosso.

« Quello lo lascio a te spaventapasseri, ne avresti un enorme bisogno. » Gli sibilò in risposta.

« Non sono io quello ad assomigliare ad un'erbaccia. »

« Che fine ha fatto Vyras? Non lo vedo da questa mattina, ed ero certo che il diavolo avesse affidato a lui il compito di portare i pasti alla creatura, non certamente a te. »

« Il padrone non accetta i fallimenti. »

« Che cosa vorresti dire con questo? »

« Non credo siano affari tuoi, demone. » Finì il rosso per poi lasciare la stanza sotto lo sguardo furioso di Kreuz.

Il demone ignorò completamente la cena e tornò verso il letto, infilandosi questa volta sotto le calde coltri, portando con se Hyp. Non aveva per nulla fame; aveva solo sonno, tanto sonno.

 

 

****

 

Il suo corpo era bollente come non lo era mai stato, ogni cellula dentro di lui era infiammata e gridava in protesta alla più piccola contrazione muscolare che compiva inconsciamente. Non capiva cosa gli stava succedendo, sapeva solo che doveva andare, doveva trovarlo.

Attorno a lui c'era solo oscurità, e nemmeno gli occhi del dio che vedeva risplendere sopra la sua testa riuscivano a penetrare quella spessa cortina di buio che lo avvolgeva. I suoi piedi percorrevano senza esitazione una strada a lui sconosciuta. Dove stava andando? Chi stava cercando così disperatamente?

Non vedeva nulla di quello che lo circondava, ma riusciva appena a percepire quello che aveva attorno; l'umidità della terra sotto i piedi, il leggero venticello che gli scompigliava i capelli. Quelle sensazioni riuscivano a calmarlo ed inquietarlo allo stesso modo, si trovava in un bosco? Per quale motivo? Come aveva fatto ad arrivarci?

Troppe domande, e nessuno che gli desse le ripose che cercava. Gli sarebbe bastata anche una luce, una piccola e microscopica luce; giusto per capire dove si trovasse. Era ancora nelle terre del diavolo? E Hyp?

Come ad esaudire il suo desiderio un raggio lunare riuscì a perforare quell'oscurità, illuminando appena il suo cammino; sembrava indicargli la strada da percorrere. Camminò ancora a lungo immerso nelle tenebre, seguendo fiducioso quel raggio di luna, fino a quando non oltrepassò una qualche barriera magica; non era riuscito a vederla, ma ne percepiva il potere tutto attorno a se. Poco dopo una luce intensa invase il suo campo visivo, e lui fu costretto a coprirsi gli occhi con un braccio per ripararsi da quel bagliore; sentiva come una sensazione di déjà vu, ma non ebbe il tempo per ricordarsi dove avesse già vissuto una cosa simile, che la luce si ritirò pian piano, fino a rimanere un pallido ricordo di quello che era.

Aspettò che i suoi occhi si abituassero a quel nuovo tipo di oscurità, ma non dovette attendere molto. Ora riusciva a vedere il luogo dove si trovava; un cerchio di folti alberi circondava un piccolo specchio d'acqua, nel quale un essere dai lunghi capelli neri era immerso. O erano argentei? Non riusciva a capire da quella distanza, e la luce lunare giocava con quel corpo candido splendidamente, mandando riflessi tutti intorno alla sua persona rendendola eterea.

Rimase incantato a fissare quella splendida figura, non riuscendo a muovere un passo nel timore di vederla scomparire.

Quella si girò nella sua direzione, forse percependo l'avvertimento della barriera o semplicemente la sua presenza in quel luogo; il demone non riusciva a vede i lineamenti del viso, ma sapeva per certo che quell'essere meraviglioso era un maschio. Dentro d lui percepiva come un senso di riconoscimento, ma non ricordava di aver mai visto una creatura tanto bella prima d'ora.

L'essere nello specchio d'acqua allungò una mano nella sua direzione, invitandolo ad avvicinarsi di più; ma lui era paralizzato li dov'era; non credeva di riuscire a muovere un muscolo fino a quando non vide l'essere avvicinarsi sempre di più. Ma non era quella creatura a muoversi, era lui.

I suoi piedi si erano mossi di loro volontà come era successo non molto tempo prima; allora, era da lui che lo stavano conducendo. Aveva fatto tutta quella strada per lui.

Per quale motivo?

Ora erano a pochi passi l'uno dall'altro, entrambi immersi fino alla vita nell'acqua; e se solo avesse alzato una mano avrebbe potuto toccarlo, ma il suo corpo era diviso in due. Da una parte avrebbe voluto toccarlo, stringerlo tra le braccia e non lasciarlo più andare; mentre dall'altra voleva solo girarsi e scappare via.

A quale delle due sensazioni avrebbe dovuto dare ascolto?

Non ebbe il tempo di scegliere; la creatura allungò una seconda volta la sua candida mano, per poi appoggiarla sulla sua guancia, facendo scorrere un dito sulla sua pelle. Il suo corpo si mosse per l'ennesima volta da solo, assecondando quei movimenti e osando anche di più. Le loro labbra collimarono senza alcuna difficoltà, unendosi in un bacio umido e caldo; le lingue di entrambi si cercarono senza alcun indugio, iniziando subito una lotta per la supremazia che ad entrambi non interessava conquistare. Kreuz gli passò le braccia intorno al collo - stando attento ai lunghi capelli dell'altro - aiutandosi a mantenere l'equilibrio, in quanto quell'essere bellissimo era più alto di lui di alcuni centimetri; non aveva nessuna intenzione di mollare la presa e lasciarlo andare, stava troppo bene tra quelle braccia e l'altro non pareva altrettanto intenzionato a liberarsi dalla sua stretta.

La coda si muoveva dietro di lui, facendo increspare l'acqua limpida; ma nessuno dei due ci badò, troppo presi dal bacio. I loro corpi erano completamente a contatto, ma c'era la fastidiosa barriera dei vestiti a separarli da quello che davvero bramavano entrambi, ma non passò molto che anche quella scomparve.

Dovettero interrompere momentaneamente il bacio per sfilare la maglia al demone, cosa che causò un mugolio da parte di Kreuz che fece sorridere l'altro; non lo vide realmente sorridere, ma immersi in tutto quel silenzio riusciva quasi a percepire le emozioni della creatura che gli stava di fronte. Data la vicinanza gli sembrava di aver sentito un piccolo versetto provenire dal moro, così come il leggero contrarsi dei muscoli del torace: ma poteva anche esserselo immaginato, nonostante al momento non era la cosa che gli premesse constatare di più. Una volta libero dell'indumento che li aveva separati, si rituffò su quelle dolci labbra; drogato dal sapore e dalle sensazioni che scaturivano in lui.

I pantaloni fecero in fretta la stessa fine della maglia, e galleggiarono sul pelo dell'acqua poco distanti da loro; ma Kreuz non era interessato alla loro sorte, completamente soddisfatto di essere nudo e completamente a contatto con quel corpo meraviglioso.

I loro sessi presero a strofinarsi l'uno contro l'altro, come i rispettivi proprietari, che se solo i due si fossero staccati un momento per poi abbassare lo sguardo su ciò che stava succedendo nelle retrovie, li avrebbero visti spuntare dall'acqua rossi e lucidi di eccitazione.

Vennero contemporaneamente fin troppo in fretta per i loro gusti, gemendo il loro piacere nella bocca dell'altro. Si separarono di malavoglia una seconda volta in cerca d'aria, senza però allontanare più di tanto i loro corpi, beandosi di quella vicinanza.

Il demone alzò lo sguardo nella speranza di far incontrare i loro occhi, ma rimase deluso, e gemette il suo disappunto affondando la testa nella spalla dell'altro, che lo strinse maggiormente a se.

« Voglio vederti. »

 

 

 

 

L'angolo di Selìs:

Ok ok... So che volete ammazzarmi.. immagino anche il motivo.

Ma io vi auguro comunque un Buon? ( Orrido) Natale! E vi avviso che partirò per una destinazione a voi ignota ( Piena di canguri e cangconigli ) Per sfuggire alle vostre minacce di morte sotto atroce sofferenza.

Che dire.. Dai.. non avete aspettato molto? x°D ( Rispetto ai miei standard) Poi ora ho pure iniziato a lavorare, quindi scrivere diventa il miraggio nel deserto. Ma penso sempre a voi.. povere anime semplici ( Munite di forconi e fruste) che aspettano con trepidante? Attesa i miei aggiornamenti... ( Certo, l'importante è che ci credo. )

Comunque! Che ne pensate di questo capitolo? Chi è il misterioso individuo di cui non si conosce il volto?

Fatemi sapere!!

Vi auguro ancora un buon (macabro) Natale, e visto che non credo di riuscire a postare prima dell'anno new, BUON ANNO NUOVO!! ( E speriamo che i Maya ci azzecchino questa volta!) x°D


   
 
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