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Autore: millyray    27/12/2012    1 recensioni
Kelly, insieme al figlio diciassettenne Tyler, decide di trasferirsi a Miami, lasciandosi alle spalle la loro vecchia casa nell'Indiana, tutto ciò che avevano costruito e, soprattutto, le loro vecchie vite.
Hanno bisogno di ricominciare da capo, da un nuovo punto di partenza dopo che le loro vite si sono improvvisamente incrinate, specialmente quella di Tyler a cui la vita ha deciso di togliere molte cose e che, per questo, non riesce più a trovare un motivo per sorridere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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YOU ARE MY SUNSHINE

CAPITOLO NOVE

“Ehi! Ti va se andiamo a farci un giro sulla spiaggia?” propose Blake ad un certo punto, con voce squillante, girandosi verso Tyler.

Il moro sbadigliò. “D’accordo. Anche perché qui rischio di addormentarmi”.

I due ragazzi si alzarono dal letto, Blake ripose il libro che fino a quel momento stava leggendo e Tyler fece per prendere il suo bastone bianco ma, non appena lo afferrò, l’altro gli bloccò la mano.

“Aspetta. Ti fidi di me?”

“Sì”. Rispose il moro senza neanche pensarci.

“Allora lascialo a casa. Ti guido io”.

Tyler sorrise fra sé e sé. Non poteva negare che la cosa gli faceva molto piacere.

Arrivati al piano di sotto, avvisarono Kelly e si fiondarono subito fuori per salire sulla moto di Blake e partire in direzione della spiaggia, Tyler abbracciato al rossino proprio come quella volta che erano andati alla festa di Lucy. Solo che questa volta poté godersi la consistenza del  suo corpo senza doversi preoccupare di trattenere i propri impulsi.

Quando raggiunsero la spiaggia, Blake spense la moto e subito dopo si girò verso Tyler.

“Ti andrebbe di fare una cosa?” gli chiese.

“Che cosa?”

“Hai mai guidato una moto?”

“Sì, quando avevo quattordici anni”.

“E ti andrebbe di riprovare?”

Il moro strabuzzò gli occhi. “Qui? Adesso?”

“Sì”. Gli rispose Blake come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.

“Ma, Blake, io…”. Tyler non capiva come una cosa del genere potesse essergli saltata alla mente. O era uno che amava il rischio, ma non gli dava proprio questa impressione, oppure era terribilmente masochista. Insomma, far guidare lui…

“Non c’è nessuno qui, la strada è quasi del tutto dritta e io ti dirò dove andare. Ci facciamo solo un giro sulla spiaggia, niente di più”.

Tyler parve un po’ perplesso e rimase un attimo a pensare. Era un po’ pericoloso, forse, però… non era così impossibile. E gli sarebbe piaciuto poter guidare di nuovo. Ma perché Blake lo faceva? Per farlo sentire normale almeno per un po’? O per qualcos’altro che lui non riusciva a capire?

“Sei sicuro di volerlo fare?” gli chiese, poi.

“Certo. Per te farei qualsiasi cosa”. Rispose Blake sinceramente e con una voce assolutamente naturale, come se avesse appena detto che per cena voleva mangiare gli spaghetti.

Al moro, allora, iniziò a battere forte il cuore, ma alla fine si convinse anche lui e, con un po’ di agitazione, salì davanti sulla moto e mise le mani sul manubrio.
Fece partire la moto, all’inizio piuttosto lentamente, ma poi, acquisita più pratica e anche più coraggio, aumentò la velocità e cominciò ad andare abbastanza spedito.
Blake gli disse solo un paio di volte di girare il manubrio perché non finissero in acqua, era lui chiaramente che teneva gli occhi fissi alla strada, ma era anche abbastanza rilassato. Voleva soltanto che Tyler si sentisse normale per un po’, voleva fare tutto ciò che poteva per renderlo felice.

Fecero un paio di giri e, quando finalmente si fermarono, Tyler si scoprì a tremare ancora leggermente, sia per l’emozione che per l’agitazione, ma un po’anche per l’adrenalina che ormai stava andando via.

“Allora, ti è piaciuto?” chiese Blake, voltandosi verso il suo ragazzo.

“E come potrebbe non essermi piaciuto? Grazie Blake”. Gli rispose l’altro con un sorrisino sghembo a decorargli le labbra.
Il rossino, allora, si sollevò sulle punte delle scarpe da ginnastiche per raggiungere le labbra di Tyler e gli diede un bacio a sorpresa, circondandogli il collo con le braccia. Il moro, invece, abbassò leggermente il capo per colmare quella evidente differenza di altezza e ricambiò il bacio, stringendo forte a sé il ragazzo e facendolo cozzare contro il proprio petto.
Non c’era nessuno che poteva vederli, erano solo loro due, ma probabilmente, anche se ci fosse stato qualcun altro, se ne sarebbero fregati.

Quando si staccarono, con un po’ di malavoglia, si avvicinarono alla riva tenendosi per mano e si sedettero sulla sabbia, Blake appoggiato alla spalla di Tyler e l’altro a circondargli la vita con un braccio, proprio di fronte al mare, col sole che tramontava e dipingeva il cielo coi colori del fuoco.

Era proprio un panorama stupendo, a Blake dispiacque che Tyler non se lo potesse godere, perciò non fece alcun commento.

“Sai, quando ero piccolo…”. Iniziò il moro ad un tratto e  l’altro sobbalzò leggermente. “… mio padre mi portava tutte le estati in campeggio al lago. Partivamo la mattina presto, ci portavamo qualcosa da mangiare, i sacchi a pelo e la tenda. Facevamo il bagno, pescavamo anche per ore e poi, la sera, mangiavamo il pesce che avevamo preso. La notte, invece, prima di andare a dormire, ci sdraiavamo per terra e ci mettevamo a guardare le stelle. Facevamo sempre a gare su chi riusciva a contarne di più, oppure a chi riusciva a vedere più stelle cadenti. Mi ricordo che una volta io ero riuscito a catturare un pesce enorme, ma era talmente pesante e grande che lui mi aveva dovuto aiutare a tirare la canna e per poco non eravamo finiti entrambi in acqua”. Blake ridacchiò immaginandosi la scena, ma immediatamente si accorse che, invece, Tyler sembrava piuttosto malinconico e continuava a tenere gli occhi fissi sul mare. “Alla fine, però, siamo riusciti a prenderlo e l’abbiamo arrostito sul fuoco. Non ne avevamo avanzato neanche un pezzo. E quello era stato l’ultimo campeggio che abbiamo fatto”.

Smise di parlare e cadde un silenzio un po’ pesante, piuttosto malinconico. Passò qualche secondo e Blake pensò che l’altro non avrebbe aggiunto più niente. Forse avrebbe dovuto dire lui qualcosa, ma non trovava le parole, magari quello era uno di quei momenti in cui si doveva restare semplicemente in silenzio.

“Lo so che muori dalla voglia di chiedermelo”. Fece di nuovo Tyler. Forse pure lui cominciava ad essere stanco di stare sempre in silenzio, forse aveva bisogno di sfogarsi ma per tutto quel tempo aveva soltanto cercato la persona giusta con cui farlo.

“Che cosa?”

“Lo sai benissimo che cosa”.

Sì, Blake lo sapeva benissimo. C’erano un po’ di cose che voleva chiedergli e già da parecchio, ma fino a quel momento si era sempre trattenuto. Adesso, magari, poteva soddisfare la sua curiosità. Che, poi, non era semplice curiosità, ma anche desiderio di conoscere di più Tyler, il suo ragazzo.

“Che è successo a tuo padre?”

Il moro attese un attimo prima di rispondere, come se dovesse trovare il coraggio. “E’ morto in un incidente esattamente due anni fa, lo stesso incidente d’auto in cui io ho perso la vista”.

Blake, allora, si staccò dalla sua spalla e si mise seduto, voltando lo sguardo verso di lui e guardandolo quasi scioccato. Era successo solo due anni fa?

“Quel giorno eravamo andati a vedere una partita di basket in un posto che era ad un’ora di distanza da casa nostra. Quando stavamo tornando, era già notte fonda, però noi due non eravamo stanchi. In macchina ci siamo divertiti a commentare la partita e a raccontarci altre cose divertenti. Eravamo in una strada poco illuminata, ma ad un certo punto abbiamo visto dei fari piuttosto forti venirci incontro. Mio padre aveva capito che si trattava di un’altra macchina che guidava in senso opposto, ma quando aveva tentato di sterzare ormai era troppo tardi. L’altra auto ci è venuta addosso e io e mio padre ci siamo praticamente trovati a testa in giù. Lui era svenuto, io, invece… io ero sveglio, ma non capivo bene che cosa fosse successo. Avevo un terribile mal di testa e volevo soltanto poter dormire. E poi… l’ultima cosa che ricordo furono le sirene dell’ambulanza che venivano a soccorrerci”.

Durante tutto il discorso non aveva assolutamente spostato lo sguardo e aveva praticamente parlato con un tono talmente inespressivo che sembrava stesse raccontando la storia di qualcun altro.
Ma Blake aveva capito che invece stava soffrendo molto di più di quanto non volesse dare a vedere. Se non avesse avuto quel carattere così orgoglioso e duro, probabilmente avrebbe anche lasciato andare le lacrime che gli rendevano lucidi gli occhi.

“In seguito ho scoperto che il tizio che ci era venuto addosso con l’auto era ubriaco e che mio padre era morto sul colpo. Io, invece, ero stato in coma per qualche giorno e quando mi sono svegliato… non vedevo più niente a causa di un’emorragia cerebrale. E quando ho scoperto che non ci avrei mai più rivisto e che non avrei più avuto accanto mio padre ho sentito come se l’intero mondo mi fosse crollato addosso. Quando, poi, sono tornato a casa dall’ospedale sono stato a letto per un mese, una parte del tempo la passavo a dormire e l’altra a piangere. Non volevo né mangiare né alzarmi se non per andare in bagno. Continuavo a sperare che fosse tutto soltanto un brutto incubo, che mi sarei risvegliato e che avrei scoperto di vederci ancora e che mio padre mi avrebbe aspettato a tavola con la colazione. E quando, poi, mi accorgevo che, invece, non sarebbe stato così mai più, avevo voglia di spaccare tutto e davo la colpa a lui per quell’incidente, perché era morto e perché io ero rimasto cieco. Ma sapevo che in realtà non era stato lui, che quel tizio ubriaco ci era venuto addosso, allora mi sentivo in colpa io per averla data a mio padre e desideravo soltanto che lui fosse ancora accanto a me. Non m’importava se io ero rimasto cieco, volevo soltanto che lui fosse ancora vivo”.

Adesso era Blake che si stava per mettere a piangere. Aveva ascoltato tutto quel discorso senza emettere fiato, sentendosi sempre più peggio. Capiva quanto male doveva essersi sentito Tyler, quanto aveva sofferto.
Se fosse stato al posto suo… oddio, non riusciva nemmeno ad immaginare che avrebbe fatto.

“Allora ho anche desiderato raggiungerlo, ho desiderato morire pure io e non sai quante volte ci ho pensato, al suicidio. Una volta ci ho pure provato: ho preso delle forbici e volevo tagliarmi le vene. Ti giuro, ero lì… Ma mia madre mi ha beccato. Credo di averle fatto perdere vent’anni di vita. E ancora oggi ho gli incubi su quella notte, mi risveglio di colpo sudato e con un’incredibile voglia di piangere. Oppure sogno qualcos’altro, sogni in cui riesco ancora a vedere e… quando mi risveglio ho voglia di piangere ancora di più”.

Quando finì di parlare, abbassò lo sguardo e si passò una mano sugli occhi.
Blake, invece, si sforzava di non scoppiare a piangere.

“Dio, Tyler… mi… mi dispiace. Io…”. Bofonchiò, ma non aveva idea di che cosa poteva dire.

“Fa niente. Ormai è passato. È andata così e ora è inutile piangersi addosso”.

“Sì, ma…”.

“Possiamo tornare a casa?” lo interruppe il ragazzo, alzandosi di scatto in piedi. A quanto pareva, non voleva sentire alcun commento su quella storia. Era già stato doloroso per lui riviverla.

Blake, allora, non aggiunse altro. Si alzò anche lui e insieme raggiunsero la moto per tornare a casa di Tyler.

Una volta arrivati, il rossino accompagnò il ragazzo fin nella sua stanza, anche perché aveva dimenticato di prendere il libro e decise che era ora che lui tornasse a casa.

“Ty, io dovrei andare adesso”.

Tyler però non gli rispose. Era rimasto appoggiato al muro accanto al letto, con la testa piegata in avanti, così l’altro non riusciva a vedergli bene il viso. Riusciva, però, a vedere che stava tremando, come se fosse scosso da… dei singhiozzi?

“Tyler?” lo chiamò, avvicinandoglisi. In quel momento, allora, si accorse che stava piangendo. Il suo volto era rigato di copiose lacrime che non si preoccupava nemmeno di nascondere.

“Oddio! Vieni qui, tesoro”. gli sussurrò il rossino, abbracciandolo e sedendosi sul letto.

Il moro affondò il viso nella sua maglietta e si lasciò andare ad un pianto quasi disperato. Blake lo strinse forte a sé e prese ad accarezzarlo e coccolarlo, lasciandolo sfogare. Aveva capito che il ragazzo aveva bisogno soltanto di sfogarsi, probabilmente non aveva ancora finito di versare tutte le lacrime dopo quell’incidente. Aveva capito che quel suo carattere così duro e impenetrabile era soltanto una corazza che si era costruito per non apparire debole o vulnerabile. Voleva mostrare agli altri che non gli importava, che gli andava bene così.

Ma, in realtà, dentro di lui soffriva… troppo.

“E’ successo oggi. Oggi è l’anniversario della morte di mio padre”.

 

 

MILLY’S SPACE

Eh lo so, è da un po’ che non aggiorno… ma i giorni prima delle vacanze di Natale sono state un delirio… l’altro giorno comunque, sulla mia pagina, vi avevo promesso che aggiornavo qualcosa… ed eccomi qui, alle 4 di mattina davanti al pc a soddisfare i miei lettori ^^ ditemi che non sono una fantastica scrittrice ^^

Ahaha, no ok, è che semplicemente non riesco a dormire…  mi succede sempre durante le vacanze: mi alzo alle dodici e mi addormento alle cinque…

Va be’, che ci possiamo fare??

Comunque, una piccola precisazione sul capitolo: la scena in cui Blake fa guidare la moto a Ty in realtà lo fregata a un’altra mia storiella (La luce dei miei occhi). Se qualcuno di voi l’ha letta probabilmente se ne sarà accorto ^^.

Detto questo vi lascio, sicuramente non vi interessano i miei sproloqui…

Vi invito però a lasciarmi qualche recensione, anche piccola piccola, così da sapere che cosa ne pensate di questa storia e di questo capitolo un po’ malinconico rispetto agli altri…

Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare anche l’aggiornamento di qualche altra fic…

Oh e naturalmente non dimenticatevi di cliccare un mi piace alla mia pagina facebook dove potrete vedere anche le foto dei personaggi di questa storia : )

Un bacione,

Milly.

P.S. e non abbuffatevi troppo coi panettoni, mi raccomando ; )

Link alla pagina : http://www.facebook.com/MillysSpace

STEFANMN: eehi : ) ho letto tutte le tue recensioni… grazie mille, sei sempre fedelissimo… come un cagnolino ^^ sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo… cosa ne pensi di questo, invece?? Comunque non ti preoccupare… sì, sono piuttosto sadica perché mi piace far soffrire i miei pg ma penso che Tyler abbia già sofferto abbastanza… direi che un po’ di felicità gliela possiamo regalare, no? Bene dai, fatti risentire, mi raccomando : ) un bacione e vai a vederti le foto ^^

FEDE15498: ehi bella : ) grazie mille per la recensione, mi è piaciuta un sacco… e scusami se ti ho fatta attendere molto, spero mi potrai perdonare… concerto degli one direction?? No, mia cara, Milly non approva u.u e nemmeno Tyler e no, neanche Blake u.u ahaha, no scherzo ^^ allora, tornando alla storia… oddio, non so, pure io ho adorato la parte in cui Tyler dice a Blake: “Stai zitto e baciami”. Lo trovo così… così… boh, non so… dolce ^^ ahaha, mi faccio i complimenti da sola… eh, sarà per l’ora credo, sto delirando… figurati che non so più nemmeno che cosa sto scrivendo… ok, la smetto di romperti che è meglio… fammi magari sapere che cosa ne pensi di questo capitolo e cerca di non dimenticartelo… e guarda che non ti cadono le dita se recensisci subito ^^
Un bacione, Milly.

  
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