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Autore: DeiDeiDei    27/12/2012    2 recensioni
Merlin/Arthur
Periodo: Prima serie. morgana è buona, Gwen non è follemente innamorata e Arthur e Merlin fanno ancora ridere da morire
Uno "spaccato di vita" di Merlin. Ci sono cose che nessuno dovrebbe vedere, che dovrebbero rimanere segrete. E, no, questa volta non si sta parlando della magia!
Scusatemi, è una cavolata scritta nel quaderno di matematica dietro ad una Cherik, perciò abbiate pietà di me.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Keep the hickey secret.
 
 
 
Doveva coprirli. Doveva assolutamente coprirli! Se qualcuno li avesse visti, se Gwen o Gaius li avessero visti, sarebbe stato semplicemente rovinato. Lo avrebbero sommerso di domande fino a farlo confessare o, forse, avrebbero persino intuito subito la verità. Dopotutto con Gwen non si poteva mai sapere: una volta era innocente come una bambina, quella dopo riusciva a parlare soltanto attraverso malizie velate. 
 
Che poi, si chiese Merlin per quella che fu forse la millesima volta, quale uomo, persona, essere umano, animale, poteva lasciare segni di quelle dimensioni? E così tanti! Erano sempre stati talmente attenti a stare lontani dal suo collo, troppo pallido e slanciato perché passasse inosservato se marchiato a quel modo. Sempre, tranne quella mattina. Maledetto Arthur! Maledetto lui, il dormire praticamente nudo e maledetta anche la sua delicatezza da orso bruno. Che fosse effettivamente colpa della foga con la quale il principe si era avventato su di lui o della sua pelle, a dire dell’altro, troppo sensibile, il collo di Merlin aveva finito col diventare una cosa disumana.
 
Il giovane mago alzò con ambedue le mani il fazzoletto, stringendone il nodo il più possibile in modo che non potesse cadere quasi per niente, rimanendo nella sua posizione.  Ne aveva messo uno rosso, nella disperata speranza che, nel caso si spostasse e mostrasse un po’ di pelle tumefatta, i segni potessero sembrare un’ombra colorata della stoffa. Un trucco simile, però, non sarebbe mai funzionato per quella buona parte dei marchi che avevano raggiunto una colorazione quasi violacea, più simili a lividi veri e propri che al lascito dei baci eccessivamente possessivi di quel bruto di Arthur Pendragon.
 
Pensò di nuovo alla costellazione che ricopriva gran parte del suo collo e delle spalle, sconfinando anche sul petto. Decine di segni tondeggianti che se ne stavano lì a testimoniare dove la bocca dell’erede di Camelot si fosse fermata quella mattina. Tempo una trentina di minuti. Ma il numero non era quello che lo preoccupava, a dire il vero: per quanti potessero essere, se fossero stati piccoli, discreti, avrebbe potuto nasconderli facilmente o, nel caso, inventarsi una qualche tresca con una delle cameriere. Invece erano enormi! Le labbra di una ragazza non avrebbero mai potuto lasciare nulla di simile, non così scuri e non così invasivi perlomeno.  Quello appena sopra la clavicola destra, per esempio, lo preoccupava molto, come anche quello quattro centimetri sotto l’orecchio sinistro, violacei e grandi quasi come un uovo.
 
Sbuffò tra se ed entrò nella bottega dell’erborista, consultando la lista che Gaius gli aveva dato la sera precedente, e chiese al negoziante della Belladonna, foglie di Ortica fresche e dei rametti di Alloro e Camomilla. Non si rendeva conto di quanto spesso una delle sue mani salisse a sistemare il fazzoletto, grattandolo inconsciamente sulla pelle. Se Arthur sentiva così tanto il bisogno di marchiarlo come proprio, si disse pagando l’erborista distrattamente, avrebbe potuto regalargli un bracciale, un foulard, magari, con ricamato lo stemma della sua casata e le sue iniziali: sarebbe stato imbarazzante ma, perlomeno, non avrebbe dovuto dare nessuna spiegazione, né coprire parti del proprio corpo che solitamente non aveva alcun problema a lasciare scoperte. Certo, a quel modo si sarebbe persa tutta la segretezza della cosa, alla quale il principe sembrava tenere morbosamente, e di conseguenza tutta la parte più divertente. Eppure a Merlin doversi stringere il fazzoletto attorno al collo non sembrava per niente divertente. Gli pareva di avere un collare.
 
Uscì dalla bottega, salutando appena, e si diresse verso l’antro di Gaius. Sarebbe andato tutto bene, si ripeté, gli sarebbe bastato evitare Gwen e Morgana (sì, anche la nobildonna, possibilmente) fino a quando i marchi non fossero spariti almeno in parte. Starsene chiuso nella propria stanza, passare il pomeriggio a pulire quelle di Arthur o a strigliare i cavalli. Niente che richiedesse movimenti esageratamente ampi o veloci o che lo costringesse a togliersi il fazzoletto dal collo.
 
Entrò da Gaius dopo una decina di minuti, salutando ad alta voce e richiudendo dietro di se la porta. Quando si voltò nuovamente, si accorse con orrore che nella stanza era presente anche un’altra persona. Non una qualsiasi, ma Gwen, quella che fra tutte meno avrebbe voluto incontrare. Era seduta su una sedia e parlava animatamente col medico di quanto in fretta si stesse riprendendo Janne, delle cucine. Merlin cercò di confondersi col mobilio e, lasciando silenziosamente le erbe appena acquistate sul tavolo, strisciò il più furtivamente possibile verso la propria camera, tentando di non farsi notare.
 
-Merlin, che fai? Non vieni qui a parlare con noi?- Chiese invece la ragazza, infrangendo in un singolo colpo tutte le sue speranze. Si voltò verso di lei, sorridendo imbarazzato ed alzando la destra in cenno di saluto.
 
-Mi spiace, ma oggi proprio non posso. Ho… ho molto da fare e non mi sento troppo bene.- Inventò sul momento, pentendosene subito nel vedere i due presenti accigliarsi.
 
-Stai male? Vuoi che ti faccia un controllo veloce?- Chiese Gaius, preoccupato.
 
-Ma davvero?- Domandò invece Gwen quando lui rifiutò l’offerta dell’anziano. –Bhè, se non ti senti molto bene non c’è niente di meglio che starsene qui vicino al fuoco!- Esclamò entusiasta indicando la sedia accanto alla propria.  –Su, vieni a sederti qui, vedrai che stare al caldo ti farà bene.-  Merlin avrebbe preferito di gran lunga starsene al caldo sotto le coperte del suo letto, lontano da sguardi indiscreti, ma l’invito (se così lo si poteva chiamare) non ammetteva repliche. Perciò maledisse tutti gli Dei del cielo e dell’antica religione e si trascinò a prendere posto accanto alla domestica di Morgana.
 
-Certo che sei strano, eh, Merlin?- Si lamentò la giovane donna scuotendo la testa, proprio quando si era illuso che gli altri potessero andare avanti a parlare dei fatti loro senza degnarlo di troppe attenzioni.  –Togliti quel fazzoletto, insomma. Cosa lo tieni a fare vicino al fuoco?-  Lo sgridò alzando gli occhi al cielo.  –Lo tieni sempre, eppure sono sicura che senza staresti benissimo! Sei un maschio, smettila di coprire ogni centimetro di pelle come una timida ragazzina.-  Sbuffò allungando le mani verso il suo collo. Merlin si ritrasse, allarmato, accorgendosi di non poter arretrare ancora per via della vicinanza del camino. Ringhiò mentalmente e cercò di convincerla del fatto che stesse benissimo anche col fazzoletto, sotto lo sguardo sempre più accigliato di Gaius.
 
-No, sul serio, non c’è bisogno. No, Gwen, giù le mani!- Lei rise ed afferrò la stoffa rossa, tirandola, cianciando qualcosa di terribilmente simile ad un “saresti molto più attraente se la smettessi di essere un tale pudico”. Il giovane mago ebbe appena il tempo di esprimere il proprio desiderio di non essere toccato per un’ultima volta, prima che il fazzoletto gli venisse strappato via. E non servirono a niente le mani che alzò all’istante a stringersi il collo, perché, per quanto potesse provarci, non riuscivano a coprire nemmeno metà dei marchi rossastri che costellavano la sua pelle diafana.
 
L’espressione di Gwen, inoltre, con la bocca aperta in una piccola “o” e gli occhi illuminati dalla  sorpresa e dalla curiosità, non prometteva nulla di buono.





Fin-





Angolo dell'autrice:
Salve a tutti.
-E' la mia prima Merthur.
-Sono ancora sconvolta dall'ultimo episodio della quinta serie.
-E' DAVVERO una cagata scritta sul retro di una Cherik sul quaderno di matematica, a scuola, dopo un discorso ridicolo con una mia grande amica.

Ma mi piacerebbe comunque sapere cosa ne pensate ^^

Eva









 
   
 
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