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Autore: LuciaDeetz    02/01/2013    2 recensioni
Questo paesino di cui mi accingo a raccontare è stato scoperto un giorno dei primi anni del ventunesimo secolo, in un plesso scolastico del ventesimo secolo, durante una infelice interrogazione di letteratura italiana sul diciannovesimo secolo, alla domanda "Chi sono gli eremiti?" e alla inaspettata risposta "Quelli che vengono da Eremo".
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo paesino di cui mi accingo a raccontare è stato scoperto un giorno dei primi anni del ventunesimo secolo, in un plesso scolastico del ventesimo secolo, durante una infelice interrogazione di letteratura italiana sul diciannovesimo secolo, alla domanda "Chi sono gli eremiti?" e alla inaspettata risposta "Quelli che vengono da Eremo".
 
Sono passati quasi sei anni da quel giorno. L'erudito, colui che per primo ha reso partecipe il mondo dell'esistenza di questo piccolo paese, si è dimostrato, per tutto questo tempo, restio ad elargire qualsiasi altra informazione su di esso, scacciando in malo modo gli studiosi che, ingordi di conoscenza, andavano ad importunarlo a casa a ogni ora del giorno e della notte.
 
Eppure, l'entità di questa affermazione è troppo grande, troppo importante, per concludersi con una porta sbattuta in faccia e un cinque marchiato a fuoco sul registro. E' per questa ragione che mi sono duramente applicata, per tutti questi anni, alla ricerca di questo sperduto paese. Sono diventata giornalista con la sola intenzione, un giorno, di portare gli eremiti alla loro dovuta gloria e agli studiosi pane per la loro curiosità.
 
Quel giorno è finalmente arrivato. Su un ridicolo altopiano raggiungibile solo attraverso una buona dose di fortuna e un ottimo paio di ramponi da scalatore si erge in tutto il suo solitario splendore il conglomerato di Eremo. Gli scettici studiosi dovranno quindi ricredersi davanti all'evidenza: Eremo è reale quanto la sottoscritta, che ha trascorso quasi tre giorni in compagnia degli eremiti analizzando alcune delle loro abitudini di vita. L'ipotesi che in questi anni è balzata di bocca in bocca fra gli intellettuali, quella cioè che Eremo non fosse altro che l'ennesima perla studentesca in risposta a scomode domande culturali, viene ad infrangersi contro il resoconto che sarà qui presto narrato.
 
Ai posteri consegno la mia esperienza diretta di Eremo e dei suoi abitanti. Buona lettura.
 
1.1 I coniugi e la maternità
 
Coloro che lavorano per conto dei servizi sociali o per qualche associazione per la difesa e tutela dei minori passino immediatamente al paragrafo successivo. Non mi assumo alcuna responsabilità per possibili malori o crisi isteriche che potrebbero colpire questa cerchia di persone, né sono disposta a elargire informazioni circa l'ubicazione del paese per eventuali denunce ai suoi abitanti.
 
Nel giorno del mio arrivo, Eremo contava la bellezza di cinquantaquattro case e mezza e cinquantaquattro anime e mezza. Non una di più, non una di meno. Questo numero, che potrebbe far alzare un sopracciglio ai non eremiti, ha un logico fondamento.
 
Le mamme eremite non sono come le mamme non eremite, che si prendono mesi e mesi di permesso lavorativo per far le mamme a tempo pieno accudendo il pargolo e soddisfandolo in tutti i suoi desideri. Le mamme eremite, quando arriva il momento del parto, partono - non 'partoriscono' - per la piccola clinica ambulatoria del paese gestita da un solo medico tuttofare, e partoriscono il bimbo in tutta tranquillità. I papà eremiti hanno il solo compito di trasportare la moglie all'ospedale, e trasportare successivamente moglie e neonato a casa. Nell'arco di tempo fra i due viaggi, i papà eremiti si sdoppiano in quattro e costruiscono una casetta per il nuovo pargolo, nella quale esso - se è un lui o una lei, i papà eremiti lo sanno solo dopo aver costruito la casa - andrà ad abitare con tutti i comfort e in cui dovrà imparare il duro regime eremita. Finito l'arduo incontro coniugale della durata di ben due viaggi in macchina, mamma e papà tornano nelle rispettive case e lasciano il neonato a godersi la quiete e la tranquillità della casetta tutta per sé. Probabilmente il lettore si starà chiedendo a cosa si riferisce il numero dimezzato. La prima cosa che ho visto, quando ho raggiunto Eremo, e in quel momento ero sicura che fosse proprio Eremo perché a lato del sentiero battuto c'era l'insegna a caratteri cubitali, è stato un signore che con chiodi e assi di legno costruiva la cinquantacinquesima piccola capanna per il piccolo che stava per diventare il cinquantacinquesimo eremita.
 
Chiariti i dubbi sul numero delle case e degli abitanti di Eremo, non resta che parlare delle modalità in cui vengono gestiti i delicati mesi post-parto. Se fra voi lettori è ancora presente qualche addetto ai servizi sociali, lo pregherei di passare urgentemente a uno qualsiasi dei prossimi paragrafi.
 
E' stato impossibile avvicinare qualcuno a tal punto da ottenere un'intervista che si potesse chiamare tale. Ho quindi riunito le poche testimonianze di alcune eremite, che si sono gentilmente offerte di concedermi qualche secondo del loro tempo.
 
Le neomamme eremite hanno tutte un gran daffare: se la fortuna è dalla loro, la capanna del neonato sarà vicina alla loro casa. Se invece la dea bendata è anche addormentata, e vicino alla casa della moglie non c'è posto affinché il papà eremita costruisca la bella casetta, la mamma eremita dovrà dribblare attraverso tutti i sentieri battuti del paese per raggiungere la casa del pargolo che strilla a gran voce il suo bisogno di nutrimento. E' quindi comprensibile che, nella notte in cui sono arrivata, non sia riuscita a chiudere occhio a causa della neomamma eremita che caracollava di qua e di là senza dire una parola per soddisfare la sete di socialità del suo pargolo.
 
1.2 Halloween
 
Mi stringe il cuore il fatto di non aver potuto soffermarmi per settimane in quello sperduto paese ad attendere le festività natalizie. Posso solo raccontare le mie esperienze durante la festività di Halloween, che è molto sentita, festeggiata e temuta da tutti gli abitanti del paese.
 
Se uno di voi lettori fosse partito alla ricerca di Eremo, e fosse capitato al villaggio proprio il giorno di Halloween, sarebbe subito ripartito con la constatazione che quello era soltanto un paesino chiamato Eremo ma non quell'Eremo che andava da lungo cercando.
 
Perché Eremo non è Eremo durante il giorno di Halloween. Devo tutta la mia riconoscenza alla dea bendata, la quale mi ha concesso di arrivare al paese  il trenta di ottobre. Se fossi giunta il giorno di Halloween, sicuramente non sarei qui a raccontarvi la mia esperienza ed Eremo sarebbe rimasto un conglomerato sperduto ancora per molto, molto tempo. Ma veniamo al dunque.
 
Il giorno di Halloween è il giorno che gli eremiti temono di più all'anno, perché sono costretti, per ben ventiquattr'ore, ad instaurare rapporti sociali con il prossimo come se vivessero in una qualsiasi città del mondo. Potete vedere gli anziani che giocano a briscola e non a solitario, per esempio. Potete vedere le mamme e i papà che litigano come qualsiasi coppia felice. Potete vivere una qualsiasi normale giornata che vivreste nella vostra normale città.

Il giorno di Halloween è il giorno in cui ho approfittato per fare qualche domanda a tutti. Chiedete qualcosa a un eremita in uno qualsiasi degli altri giorni dell'anno, e come risposta riceverete il nulla.
 
La grande maggioranza degli abitanti di Eremo è nata fra giugno e luglio.
 
1.3 L'orto
 
Ogni eremita che si rispetti - eccetto i pargoli appena nati, che devono ancora imparare a comportarsi da veri eremiti - ha un orticello davanti casa, dove coltiva un'attenta selezione di ortaggi e altri vegetali vari.
 
Il principio di selezione è questo: le piante a un fusto singolo ma dai multipli frutti o fiori sono scartate a priori. Sono considerate troppo sociali per far parte del giardino eremita. Le piante a fusto singolo e a singolo frutto o fiore sono considerate sacre.
 
E' così che a Eremo si può trovare una ricca produzione di carote, cipolle, angurie, meloni e di quelle piante dai frutti e fiori individuali. Sono assolutamente banditi invece i pomodori, il basilico, la cicoria e la lattuga.
 
1.4 La fattoria
 
Questo paragrafo potrebbe minare la sensibilità degli animalisti. Non mi assumo nessuna responsabilità a riguardo.
 
Gli eremiti sono convinti che qualsiasi cosa possa - debba - conformarsi al loro stile di vita. Per questo motivo gli unici animali ammessi sono le galline e le mucche, che possono vivere tranquillamente per molti anni elargendo copiose quantità di vivande fra uova e litri di latte.
 
La popolazione della felice fattoria è rinnovata ogni anno durante il giorno di Halloween (ritornare al paragrafo 2), durante la quale gli animali sono esortati - obbligati, per evitare di rimanere a corto di latte e uova - a sfogare i propri istinti.

***
 
Mi dispiace di non poter raccontare di più su questo fantastico paese. Il terzo giorno, il primo novembre, si è verificato un fatto straordinario: la popolazione all'unisono - tranne il pargolo appena nato - ha deciso che era ora che me ne tornassi alla civiltà. Il primo novembre, questa è un'altra delle cose che ho imparato, è il giorno in cui gli eremiti sono talmente acidi che l'aria stessa si fa acida, come se qualcuno avesse spruzzato del succo di limone nell'aria (e meno male che le piante di limoni a Eremo sono illegali), perché sono stati costretti a comportarsi come persone sociali nelle ventiquattr'ore passate.
 
Il mio resoconto termina quindi qui. Spero che sia stato abbastanza approfondito da intenerire il cuore della professoressa d'italiano affinché rimuova dal registro quel cinque altamente ingiusto, e da aver saziato la fame di verità dei molti studiosi. Spero inoltre che nessun animalista o dipendente dei servizi sociali abbia dovuto ricorrere a cure mediche immediate. Se è così me ne dolgo, ma i lettori ancora qui mi siano testimoni, siete stati tutti avvisati.
 
Tornerò presto ad Eremo. Non nell'immediato futuro, perché potrei incappare ancora nelle ire dei suoi cinquantaquattro abitanti in grado di impugnare un forcone. Ma chissà, un giorno...
~fin~


Infilato in un vecchio dizionario di tedesco, ho trovato un foglietto risalente agli anni di liceo.
C'erano disegnini, schizzi, frasi ridicole, e tutto ciò che si trova nei foglietti che da secoli gli studenti si passano l'un l'altro come unico mezzo di comunicazione durante le lezioni.
Ho iniziato a fantasticare e a ricordare tutte quelle cavolate dette/fatte ai tempi della scuola superiore.
Eremo è una perla uscita dalla bocca di un mio compagno di classe durante un'interrogazione di letteratura italiana. Il resto viene dalla fantasia.
Bene, penso di essermi diffamata abbastanza. Ma fintanto che nessuno sa il mio nome sono al sicuro dall'ira funesta dell'ex compagno di classe.
All'ex compagno di classe: le mie più sentite scuse.
A voi lettori: spero vi sia piaciuta!
   
 
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