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Autore: JulieFF    04/01/2013    2 recensioni
IN REVISIONE!!!
La Mietitura è sempre più vicina, migliaia di ragazzi sperano di non diventare il Tributo del proprio Distretto per la 74esima edizione degli Hunger Games; a sperare per la propria salvezza c'è anche Julie, appartenente al distretto 4, uno dei più ricchi di Panem. Ma purtroppo la fortuna non l'assiste e in pochi giorni si ritrova a Capitol City in compagnia dell' altro tributo del suo distretto, Liam, pronta a combattere per la propria vita, anche a costo di distruggerne altre. Ma mai avrebbe pensato che, nell'Arena nella quale uccidere dovrebbe essere d'obbligo per sopravvivere, si sarebbe ritrovata a condividere le proprie speranze con i suoi stessi nemici.
Genere: Avventura, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Mancavano pochi minuti all’alba quando decisi di abbandonare l’inutile tentativo di dormire. Scalciai via le coperte e, cercando di non fare rumore, uscii dalla casa dove abitavo insieme ai miei genitori e ad Alex, mio fratello minore. Il luogo in cui vivevo era una piccola villetta bianca affacciata sul mare, come del resto gran parte delle abitazioni del Distretto 4.  Uscii in strada, senza badare al fatto di essere in camicia da notte e scalza: erano minime le possibilità di incontrare qualcuno a quell’ora. Percorsi tutto il lungomare, poi tagliai per una strada secondaria, diretta alla piazza. Era già tutto pronto. In mezzo al piazzale era presente un palco spazioso, sormontato da uno schermo altrettanto grande; due grosse urne di vetro erano già state disposte sopra alla struttura di legno dalla quale sarebbero stati annunciati i Tributi della 74esima edizione degli Hunger Games. Erano già quattro anni che mi ritrovavo in mezzo a tanti ragazzi e ragazze che pregavano che il proprio nome non venisse estratto da quelle enormi bocce di vetro, ma la tensione era sempre a mille, anzi, peggiorava!
Alzai lo sguardo verso l’orologio che s’innalzava sulla piazza e il mio cure sobbalzò quando realizzai che mancavano appena due ore alla Mietitura. Corsi via, non potendo sopportare un secondo di più la vista di quel luogo nel quale, un paio d’ore più tardi, si sarebbe scoperto a quali ragazzi sarebbero state rovinate le vite.
Corsi fino a che i miei piedi scalzi non iniziarono a farmi male sul serio e a quel punto mi diressi su uno dei tanti pontili della città. Mi sedetti, lasciando i piedi a mollo nell’acqua e aspettai che il sorgere del sole tingesse di arancio il mare.
Non so per quanto ancora resisterò…” pensai, sentendo la tensione nei muscoli aumentare di secondo in secondo. Sperai con tutta me stessa di non essere estratta, sperai che venisse scelta un’altra ragazza, non importava se di 12 o 18 anni, non volevo essere io quella che avrebbe lottato per la propria vita nell’Arena. Scossi la testa realizzando quanto egoistici potessero sembrare i miei pensieri, ma se c’era un giorno in cui ci si poteva concedere di essere le persone più egoiste del mondo, era sicuramente quello della Mietitura.
Non avrei saputo dire quanto tempo passò, ma ad un certo punto non ero più sola, su quel pontile.
- Julie. –
Mi voltai, sorridendo al mio migliore amico di sempre.
- Liam, sei nervoso? – domandai.
Lo vidi annuire, facendo muovere il ciuffo di capelli castano chiaro. Si mordeva il labbro, cosa che faceva quando era estremamente nervoso.
- Si, decisamente. – sussurrò, iniziando a togliersi le scarpe per immergere i piedi nell’acqua tiepida. – Però fortunatamente è l’ultimo anno! Devo solo essere abbastanza fortunato da scampare pure a questa Mietitura… -
Non seppi cosa dire. Liam era due anni e mezzo più grande di me e da quando ci eravamo incontrati, dieci anni prima, eravamo diventati inseparabili.
- Pensa che io devo subire questa tortura per altri due anni… - sibilai, maledicendo più volte Capitol City e il Presidente Snow per aver inventato gli Hunger Games.
Liam non rispose, si limitò a prendermi la mano e ad intrecciare le sue dita con le mie, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime. Pochi minuti dopo appoggiai la testa sulla spalla del ragazzo che mi circondò la schiena con il suo braccio muscoloso. Lui avrebbe fatto un figurone dentro all’Arena! Era un ottimo nuotatore, creava nodi e trappole perfette, maneggiava il tridente come se fosse un prolungamento del suo braccio e in più era decisamente forte.
Stavo per domandargli se a suo parere io avrei avuto qualche possibilità quando la campana suonò, segno che tutti dovevano alzarsi e prepararsi per l’imminente Mietitura. Liam si alzò e mi porse una mano, aiutandomi a tirarmi su. Quando feci per togliere la mano dalla sua presa, però, lui mi tirò a se, scoccandomi un bacio sulla guancia.
- Buona fortuna, Julie. – sussurrò tra i miei capelli.
Annuii e, dopo un ultimo abbraccio,mi diressi verso casa.
Come sospettavo, appena aprii la porta, circa cinque minuti più tardi, ritrovai la famiglia al completo in salotto ad aspettarmi, le braccia conserte e le espressioni accigliate.
- Dove sei stata? – domandò mio padre, venendomi incontro e stringendomi in un abbraccio.
- In giro, non riuscivo a dormire. –
Sospirarono tutti e mi guardarono tristi, poi mia madre mi prese per il polso, trascinandomi verso il bagno dove erano accuratamente disposti il vestito più elegante che avessi e gli accessori ad esso coordinati. Mi spogliai del pigiama e mi immersi nella vasca, mentre mia madre iniziava a spazzolarmi i lunghi capelli mossi e castani. Il silenzio permeava il bagno e l'unica cosa che lo interrompeva era lo scrosciare dell'acqua.
- Oh, Julie… - sussurrò ad un tratto mia mamma, con voce tremante.
Non feci neanche in tempo a voltarmi che mi ritrovai abbracciata a lei, incurante del fatto che si stesse bagnando complemente. Iniziai a darle leggere pacche sulle spalle, aspettando che si calmasse e la smettesse di singhiozzare.
- Mamma, stai tranquilla, andrà tutto bene… - dissi, cercando di non scoppiare a piangere a mia volta.
Quando un’ora più tardi uscii di casa, probabilmente ero difficilmente riconoscibile. I capelli lasciati solitamente ribelli al naturale erano ora intrecciati perfettamente, la mia pelle era lievemente truccata e luminosa, i vestiti profumati e ben stirati. Non avevo mai capito questa usanza di vestirsi in maniera decisamente elegante per la Mietitura, era come se gli abitanti del Distretto 10 lavassero e spazzolassero gli animali che allevavano prima di mandarli al macello, non aveva senso.
Giunta in piazza, mi misi in coda per il riconoscimento, che consisteva in una raccolta di dati quali impronta digitale e analisi di un campione di sangue. Terminata anche quella procedura, mi infilai tra le schiere delle ragazze del mio Distretto; la maggior parte piangeva e tramava, io mi sentivo isolata da tutto, come se fossi un osservatore esterno a quell’evento che avrebbe potuto distruggere la mia esistenza. Mi voltai alla mia destra, dove pochi metri più in là c’erano i ragazzi; non ci misi molto ad individuare Liam che, appena si accorse del mio sguardo, mi sorrise incoraggiante. Non capivo come quel ragazzo potesse sorridere anche in situazioni terribili come quella.
- Prova, prova! – la voce al microfono interruppe i miei pensieri e mi fece alzare lo sguardo verso la donna che avrebbe diretto la Mietitura. Era ridicola, come tutti gli abitanti di Capitol City, del resto. Aveva capelli ricci e vaporosi di color verde, un tubino giallo fluorescente, scarpe dal tacco vertiginoso e unghie talmente lunghe che non mi sarei stupita se si fosse uccisa da sola infilzandosi da qualche parte. – Buongiorno Distretto 4! Come sapete oggi è il grande giorno, quello della Mietitura! Prima di procedere con l’estrazione, però, vedremo un video che ci illuminerà sul perché della nascita degli Hunger Games! –
Un video totalmente inutile, in poche parole. Tutti sapevano come erano nati gli Hunger Games e per di più lo stesso identico video era ritrasmesso ogni anno, tanto che praticamente tutti i presenti sarebbero stati capaci di ripeterne a memoria una grande parte. Quando il minor supplizio terminò, la donna iniziò ad applaudire, nonostante nessuno fosse in vena di farlo.
- Bene, ora procediamo con l’estrazione! Prima le donne, com’è ben educazione fare! – si diresse barcollando verso l’urna alla sua destra, per poi infilarci dentro una mano artigliata. Passò qualche secondo a rimescolare le carte, poi estrasse un foglietto.
In quel momento tutta la tensione che mi ero sforzata di trattenere fino a pochi istanti prima tornò ad impossessarsi di me, talmente forte che per poco non cadevo in ginocchio.
- E il primo Tributo del Distretto 4 è … -
Incrociai lo sguardo di Liam che mi guardava sorridente ed incoraggiante pochi istanti prima che il nome venisse pronunciato. Non mi ero mai sentita così debole e bisognosa di appoggio come in quel momento e in quelli a seguire.





  
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