Hurts
Like Heaven
Written in
graffiti on a bridge in a park
'Do you ever get the feeling that you're
missing the mark?'
It's so
cold, it's so cold
It's so
cold, it's so cold
Con i gomiti appoggiati
sul tavolo e le mani giunte sotto il mento, Thomas Cromwell rifletteva
attentamente sulla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Perché
alle volte il confine tra avvocato e scrittore di spettacoli teatrali è davvero
troppo sottile e quello sembrava solo un lungo monologo di una tragedia ancora
in corso, che magari chissà si sarebbe potuta rivelare alla fine una commedia.
“Non dovreste nominare Bessie Blount…” disse
improvvisamente contrariato, sciogliendo le mani e annotando qualcosa sul
foglio che aveva davanti.
Ce n’erano già tante,
troppe, di annotazioni e nessuna era la chiave del successo. Era come se continuasse a mancare qualcosa.
Written up
in marker on a factory sign
'I struggle with the feeling that my life
isn't mine'
It's so
cold, it's so cold
It's so
cold, it's so cold
La Regina alzò lo
sguardo su di lui e poi socchiuse per un attimo gli occhi, erano più di due ore
che ripeteva quella specie di recita, ma quelle d’altronde erano le prove
generali. Era stato Cromwell stesso a mandare via tutte le sue dame,
imponendole la sua presenza e proponendole i suoi precisi consigli,
presentandosi in sua difesa. Non che lei sapesse spiegarsi il motivo di quel
cambiamento repentino o si fidasse di quell’uomo così ambiguo e misterioso, ma
aveva deciso semplicemente di prendere il meglio da quel colloquio, il
colloquio con un vero avvocato che di processi doveva sicuramente intendersene
più di lei e del suo fedele vescovo Fisher.
“Cosa dovrei fare
allora?” chiese infine, emettendo un flebile sospiro.
Doveva essere esausta e
forse spaventata, ma era impossibile scorgerlo dal suo atteggiamento sempre
così composto. Solo uno sguardo attento poteva notare che le mani le tremavano
e, strette com’erano in due guanti di seta, la colpa non era scuramente da
attribuire al freddo.
On every
street, every car, every surface are names
Tonight the
streets are ours and we're writing and saying
Don't let
them take control
No we won't
let them take control
Thomas scosse la testa,
facendo scorrere lo sguardo ancora una volta sul foglio; non avrebbe trovato lì
la risposta a quella domanda, a nessuna delle tante che fluttuavano nella sua
testa. Il doppiogioco di Wolsey che tentava
improvvisamente di contrastare il divorzio per evitare l’ascesa dei Bolena, il suo stesso doppiogioco che passava da “messo di
Satana” a “avvocato dell’angelo” nel giro di qualche ora, l’assurdità del
processo che si sarebbe risolto comunque a favore della Regina Triste con un
verdetto che comunque sarebbe stato privo di importanza. Perché tutto questo?
Perché è così che va il
mondo e i più forti prendono il controllo.
“Siate spontanea” le
consigliò stranamente a corto di idee, tracciando una lunga e confusa linea su
tutti gli appunti che sembravano essere solo d’intralcio.
E alzando lentamente lo
sguardo fu lì che lo vide. La maschera era crollata e un lampo di pura
irritazione aveva attraversato i limpidi occhi della donna che uno scatto quasi
felino era balzata in piedi.
“Smettetela! Vi rendete
conto che ciò che avete appena detto è un paradosso!” sbottò cominciando a
camminare avanti e dietro per la stanza “Prima mi dite cosa dire, cosa fare,
come muovermi e quasi perfino come respirare e poi mi dite di essere
spontanea!”
Yes, I feel
a little bit nervous,
Yes, I feel
nervous and I cannot relax,
How come
they're out to get us?
How come
they're out when they don't know the facts?
Il Segretario la fissò
stupito in completo silenzio, la penna ancora ferma a mezz’aria nella sua mano e
il solo rumore dei rapidi passi di Caterina di sottofondo.
“Non vi ho mai visto
così alterata” mormorò infine mentre uno strano sorriso prendeva a formarsi
sulle sue labbra.
“Perché nessuno mi ci
ha mai visto!” rispose lei in tono sempre più innervosito “Siete voi! Voi mi
fate...”
Si morse un labbro non
trovando le parole e chiuse gli occhi per tentare di calmarsi, lasciandosi
cadere nuovamente sulla sedia alle sue spalle.
“Non sapevo di mettere
così tanto a dura prova la vostra pazienza!” esclamò lui alzandosi lentamente
in piedi e avvicinandosi.
“Mi fate innervosire, sì”
confermò lei, terminando la farse lasciata in sospeso.
“Allora farò in modo di
essere in prima fila in tribunale… Perché questo è quello che voglio vedere”
disse Thomas prendendole una mano guantata e
avvicinandola leggermente alle labbra.
See the
arrow that they shot, trying to tear us apart
Took the
fire from my belly and the beat from my heart
Still I
won't let go
Still I
won't let go of you...
“Davvero?” sussurrò
Caterina con la mano ancora stretta in quella di lui.
Le tremava ancora e
stavolta forse non era né per il freddo né per la paura.
“Voglio che per una
volta la pazienza consumata non sia la vostra… Voglio che Norfolk e Bolena si alzino in piedi e gridino ‘Quo usque tandem abutere, Catalina, patientia nostra?’” [*]
Un sorriso insperato si
aprì anche sul volto della Regina a quelle parole e si trasformò in una vera e
propria risata all’arguto gioco di parole tra l’orazione di Cicerone e il suo
nome in spagnolo.
E poi di colpo ogni
traccia di quel momento di gioia era svanito per lasciare il posto a una
sensazione amara, perché tutto ciò che è bello e puro finisce per fare questo:
fare male.
'Cause you
do...
Oh you, use
your heart as a weapon
And it hurts
like heaven
Ecco cos’era che
mancava. Cromwell lo capì finalmente e non era ancora troppo tardi.
Una dama era appena
entrata per annunciare l’imminente inizio del processo e Caterina si era alzata
in piedi pronta a entrare in scena come una leonessa, ma era ancora lì e sembrava
anche più disponibile ad ascoltare i suoi consigli adesso.
“Dovete guardarli negli
occhi, uno ad uno” le disse riscontrando nel suo sguardo l’intuizione che aveva
avuto “I vostri occhi feriscono”
Ferivano come le
lacrime che lasciava inespresse, come la risata precedente, come una freccia
che colpisce e arriva dritto al cuore.
“Feriscono?” ripetè lei vagamente confusa.
Lui annuì semplicemente
e non aggiunse altro, ma avvertì un dolore stranamente familiare.
Era lo stesso dolore
che avvertiva quando pensava al Paradiso.
NDA:
Chiedo venia per questa
one-shot che contiene ben due scleri
post studio, psicologia e latino!
[*] “Per quanto ancora
abuserai della nostra pazienza, O Catilina?
E’ l’inizio della prima
Catilinaria di Cicerone, in cui il console si scaglia contro Catilina appunto (di qui il gioco tra il nome Catilina e Catalina, lo spagnolo
di Caterina)