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Autore: bloodingeyes    06/01/2013    0 recensioni
Un gruppo di pionieri arriva alla ricerca dell'oro in una valle semi-disabitata. Ma quello non è un posto come gli altri, nella notte la malvagità striscia fra loro e la notte di novilunio...
Prequel di una storia ancora inedita
Genere: Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sepulcro

Un giorno come tanti altri una carovana di pionieri stava viaggiando verso nord alla ricerca di oro. Il capo della spedizione, tale Jeb Smith, aveva convinto i suoi compagni ad andare in territorio indiano e affrontare i selvaggi per una diceria: una cava piena zeppa d’oro, tanto da poterlo persino buttare via e vivere di agi e lussi per il resto della loro esistenza. Certo, niente era mai stato confermato e a molti era sembrata soprattutto una scemenza ma Smith non era un uomo intelligente, era solo testardo e credulone. I suoi compari lo erano però molto di più e lo seguivano come le pecore seguono il pastore.

Dopo un lungo ed estenuante viaggio si ritrovarono nella valle dove si diceva esserci la cava, montarono un campo e si prepararono a lavorare nei giorni seguenti. Erano tutti eccitati e quella sera festeggiarono, accendendo un gran fuoco, cantando e ballando per tutta la notte. Alcune delle donne e quasi tutti i bambini erano però inquieti, dicevano che c’era qualcosa nell’aria, qualcosa di strano che non riuscivano a capire e che sembrava dovesse portare solo guai. Gli uomini però risero loro in faccia o li batterono per le fesserie che dicevano, l’alcool li rendeva spavaldi e non gli faceva sentire l’oscurità che si stringeva attorno a loro.

Il giorno seguente gli uomini iniziarono ad esplorare la valle mentre le donne restavano ai carri con i figli per i loro compiti. A ora di pranzo si presentarono al campo alcuni stranieri a cavallo

-Chi siete? Che volete?- gli chiese Smith baldanzoso

-Sono lo sceriffo di questa contea- si presentò un uomo anziano, con un bel paio di baffoni folti e bianchi, gli occhi duri e grigi, un uomo, si capiva, abituato a farsi rispettare e temere

-E che volete?- gli chiese sfacciatamente Smith, sputando a terra

-Sapere cosa ci fate qui- gli rispose lo sceriffo

-Cerchiamo l’oro-

-Al solito… - sbuffò un ragazzetto al fianco dello sceriffo, i capelli biondi e arruffati, piuttosto avvenente e decisamente strafottente. Sul suo petto brillava la stella del vice sceriffo

-Miro… - lo rimproverò lo sceriffo ma al ragazzo non sembravano far nessun effetto gli occhi omicidi del vecchio

-Sono i soliti idioti arrivati qui pensando di poter scavare nella terra senza subirne le conseguenze, senza sapere neppure cosa succede qui magari… non ve l’hanno detto che questa terra è infestata dal male? Che qui il demonio e la sua corte ci vengono in vacanza? Secondo voi, anche essendoci l’oro, perché nessuno lo estrae?- i pionieri non avevano seguito molto il discorso del giovane ma una frase fece loro illuminare gli occhi

-L’oro c’è! C’è oro!- iniziarono ad urlare

-Dov’è?- chiese Smith, mettendo mano alla pistola

-Ti sconsiglio di minacciarci- fece lo sceriffo molto lentamente, calmo

-Dov’è l’oro?- chiese ancora Smith estraendo la pistola. Non la riuscì però a puntare contro nessuno perché qualcuno sparò prima facendogliela saltare di mano

-Va l’avevo detto di non minacciarci- fece lo sceriffo, per poi indicare il suo giovane vice con un cenno della testa –Miro è la pistola più veloce e precisa del west e gli altri ragazzi hanno senza dubbio una mira migliore di tutti voi messi insieme, non vi conviene mettervi contro di noi se non desiderate finire nella fossa- Smith ringhiò e sputò prima di ribattere

-Noi non ce ne andiamo e voi non potete fare nulla per impedirci di rimanere-

-È vero- ammise il vecchio sceriffo, spronando il cavallo per avvicinarsi –ma voi non venite da noi quando vi ritroverete immerso fino al collo nel sangue e nelle feci dei vostri amici, quando vedrete sbranati i vostri figli e le vostre mogli fatte a pezzi… quando il male scenderà nella valle, la notte di luna nuova, non venite a bussare alle nostre porte perché non vi apriremo… vi abbiamo avvisato: la valle non è un posto sicuro per degli sprovveduti come voi, non avrete scampo quando l’oscurità arriverà davvero, quando neppure i grandi fuochi possono tenere il male lontano… allora vi ricorderete dei nostri avvertimenti e vi pentirete di non esservela data a gambe subito… -

 

Smith e i suoi compari rimasero nella valle e iniziarono a scavare, trovando quasi da subito grandi quantità d’oro. Si convinsero tutti che lo sceriffo fosse solo un pallone gonfiato e che avesse cercato di spaventarli per tenersi l’oro tutto per sé. La luna nuova però si avvicinava e l’inquietudine delle donne e dei bambini si propagò e si acuì. Gli animali erano sempre nervosi e spaventati ma gli uomini dicevano che era tutta un’impressione delle loro stupide mogli.

La signora Jenkins, una vecchia vedova di una trentina d’anni con due figli piccolissimi a carico, non riusciva proprio a sopportare la notte in quel posto e rimaneva sempre sveglia accanto al fuoco, attizzandolo e tenendolo alto per tutto il tempo. Aveva paura di qualcosa che non comprendeva e che, di notte in notte, peggiorava. Così una mattina, spossata da un’altra notte insonne, decise di andarsene e abbandonò il gruppo di pionieri senza dire o dare una spiegazione a nessuno.

Seguì il sole, andando verso est, come avevano detto gli sceriffi, e in meno di un ora arrivò a Sepulcro. Non era esattamente una città, sembrava piuttosto un forte militare: c’era un muro di legno e pietre a difendere le case e quattro torrette con delle mitragliatrici e dei cannoni sopra. Le case erano poche e disposte una di fianco all’altra su due vie che si intersecavano a formare una croce. Nel punto di intersezione delle due strade stava un recinto di pietre, basso e pieno di fuliggine come se al suo interno venisse acceso un gran fuoco.

C’erano molte persone, più di quelle che la signora Jenkins si era aspettata, e tutte l’accolsero con sorrisi e modi gentili. Una signora di colore le offrì del the e un uomo con un viso gioviale diede dei dolci ai suoi bambini senza chiedere nulla in cambio. Lo sceriffo e il suo giovane vice arrivarono poco dopo per darle il loro benvenuto in città e cercando per lei e i suoi figli una sistemazione decorosa. La signora Jenkins si sentì sollevata: non era stata cacciata dalla città e per la prima volta da quando era arrivata nella valle si sentiva tranquilla e al sicuro. Persino i suoi figli, che non avevano fatto che piangere e stare male da quando erano arrivati, ora sembravano stare meglio e giocavano con gli altri bambini del posto. L’unica cosa che intimorì la signora Jenkins furono gli indiani che giravano mezzi nudi fra la gente per bene di quel posto come se fosse normale. Ce ne doveva essere un intera tribù, si disse la signora, e la cosa la spaventò

-Non abbiate timore- le disse lo sceriffo mentre l’accompagnava alla sua casa provvisoria, nell’hotel cittadino –gli indiani sono nostri alleati, non dovete temere nulla da loro-

-Avete alleati inusuali… ma siete sicuro che non siano pericolosi?- chiese ancora la signora

-Se non fosse per loro saremmo tutti morti, miss… non vi preoccupate e vedrete che in poco tempo vi abituerete a queste piccole stranezze di Sepulcro-

 

Il giovane vice sceriffo stava pulendo e lubrificando le armi prima del novilunio. Altre tre famiglie, dopo la vedova Jenkins, si erano stabilite in città e ora anche le loro vite dipendevano dalla sua mira e dalle sue armi. Era sempre teso prima del novilunio, aveva paura che un arma si inceppasse nel momento sbagliato e qualcuno morisse. Sapeva che quel mese la terra si sarebbe sporcata di sangue: quei pionieri, giù a Valle Escariosa, non sapevano in che guaio si erano cacciati ma lo avrebbero scoperto quella notte. Nessuno di loro sarebbe sopravvissuto. Era preoccupato e quando si preoccupava gli veniva mal di schiena e il torcicollo. Fortunatamente c’era sempre Sahale per lui. Il giovane indiano arrivava sempre quando Miro pensava di stare per impazzire, lo abbracciava e poi gli massaggiava le spalle, facendolo parlare, gli faceva così dimenticare ogni preoccupazione. Quel giorno non fu diverso: il ragazzo entrò in silenzio nell’armeria dove Miro stava lavorando, lo abbracciò e lo costrinse a smettere per un attimo di lubrificare i fucili. Si era slegato i capelli, come piaceva a Miro, e si era anche già tolto gran parte dei vestiti

-Non riuscirò a pulire tutti i fucili se mi fermo adesso- constatò il vice sceriffo

-Più tardi verrà tuo nonno e i ragazzi ad aiutarti- gli assicurò Sahale accarezzandolo e svestendolo lentamente -intanto è meglio se ti rilassi un poco con me… nessuno vuole che il nostro miglior pistolero sia teso e sbagli la mira-

-Hai ragione… - fece il ragazzo trascinando entrambi per terra –ogni tanto un po’ di svago ci vuole- si sorrisero complici e si liberarono dei pochi vestiti che restavano loro addosso.

 

In cielo non c’erano neppure le stelle e la notte era buia e asfissiante. Persino i pionieri più stupidi e scettici con la luna nuova si sentirono attanagliati da un terrore che non avevano mai provato. Il male correva in quella terra e al calare delle tenebre mostri d’incubo emersero dal suolo. Occhi rossi e dorati fissavano famelici gli incauti pionieri, radunati attorno al fuoco nella speranza che li potesse proteggere, le armi nelle mani tremanti.

I demoni sentivano la loro paura e accorrevano come falene al fuoco, pronti a sbranarli. Smith sparò ad uno di quei mostri e quello cadde a terra, venendo divorato da un altro che crebbe e divenne ancor più spaventoso. Il sole era calato da neppure mezz’ora e l’oscurità era già viva e si stringeva sempre più attorno alle sue prede mentre il fuoco sembrava sempre più pallido e spento. Il terrore attanagliò i cuori di quegli stolti e alcuni impazzirono: cercarono di scappare via dall’oscurità venendo divorati, spararono ai demoni ma ne apparvero sempre di più tremendi e dopo neppure un ora il fuoco iniziò a morire e così anche i pionieri. Uno ad uno vennero presi dalle ombre, allontanati dalla luce, e divorati vivi fra urla agghiaccianti.

Smith vide i suoi compagni morire uno ad uno ed ebbe terrore di fare la stessa fine. Così prese sua figlia e sua moglie per i capelli e le gettò in pasto ai demoni per avere tempo di montare a cavallo e scappare da quel posto maledetto. Lasciò i suoi compagni a morire divorati dagli incubi e dalla paura mentre lui scappava cercando rifugio da quei mostri.

Arrivò a Sepulcro, dove gli uomini si stavano difendendo a loro volta dall’oscurità con fuochi grandi e controllati per tutta la città e con le magie degli indiani che impedivano all’oscurità di penetrare. Quella notte però la situazione era piuttosto calma, i demoni si erano accaniti sui pionieri e avevano lasciato loro in pace. Avevano avuto la loro libra di carne e sangue.

Smith arrivò alle porte della città facendosi largo a colpi di fucile fra i demoni. Invocò aiuto e pietà per sé stesso ma le porte non gli vennero aperte. Smith sparò e si difese dai demoni, spronò il cavallo per cercare un varco nella fortificazione ma non lo trovò. Urlò, pianse e sparò.

Poi il fucile scattò a vuoto e la sua fine giunse.

 

Nulla rimaneva delle vittime della notte così il giorno successivo al massacro i cittadini di Sepulcro non avevano niente da seppellire. Contrariamente a quello che suggeriva il nome, Sepulcro non era un cimitero ma una città dove non era possibile avere una tomba.

   
 
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