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Autore: bloodingeyes    06/01/2013    7 recensioni
Venivano chiamati pacificatori sociali e la loro era una particolare casta della società vampirica. Il loro unico compito era quello di rasserenare gli animi del popolo e dei nobili, di appianare qualsiasi divergenza e fare in modo che tutti potessero vivere una vita tranquilla e felice. Erano, agli occhi di Zane, soltanto delle puttane di alto borgo, nulla più.
Genere: Erotico, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Mpreg
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Zane si alzò e poi tornò a sedersi, si rialzò nuovamente, girò attorno al tavolo e, infine, si rimise nuovamente a sedere. Era agitato, teso e impaziente. Al piano di sotto sua madre stava preparando una gran festa per la nascita del bambino, nonostante avesse appena poche ora di vita e neppure Zane l’avesse ancora visto.

Era tradizione che il padre non vedesse i figli finché non fosse stata accertata la buona salute e la paternità del neonato. Era solo una scemenza ma i suoi genitori ci tenevano molto, così Zane non aveva ancora visto suo figlio. Non sapeva neanche lui come avrebbe reagito nel trovarselo davanti: era suo figlio, il suo stesso sangue ma non era nato dalla persona giusta. Catalina non era la persona con cui avrebbe voluto avere un figlio né con cui voleva passare il resto della vita. Zane era preoccupato, era arrabbiato e stanco e quando il medico uscì dalla camera di Catalina si sentì distrutto.

Sapeva che da quel momento in avanti non avrebbe più potuto vedere Safi, che anche l’ultima speranza di poter stare con lui era morta. Sarebbe stato disdicevole continuare a frequentarlo dopo la nascita del figlio di Catalina, la madre di Zane glielo avrebbe proibito categoricamente. Zane aveva sperato, pregato che il figlio di Catalina non nascesse così presto ma un mese di differenza era troppo. Sospirando, si alzò e andò dal medico per sentirsi dire che era tutto apposto, che il bambino era in splendida forma e ricevere i migliori auguri e le sue congratulazioni. Poi sarebbe andato da Catalina e dal neonato, avrebbero aspettato il notaio e avrebbero dato al bambino il nome di Nikolay, come concordato in precedenza. Ci sarebbe poi stata la festa e il bambino sarebbe stato presentato al resto della società. Dopo qualche settimana il matrimonio e il resto della vita insieme.

Zane non si sentiva pronto, non voleva quel futuro, lo spaventava dover andare avanti da solo. Catalina non sarebbe mai riuscita ad aiutarlo, a sollevarlo di morale quando tutto andava a rotoli, quando i suoi generali, consiglieri e sudditi gli si sarebbero rivoltati contro come succedeva periodicamente, quando il primo disguido l’avrebbe fatto preoccupare per giorni e giorni, togliendogli il sonno e l’appetito. Lei non sarebbe mai riuscita ad essere una moglie, lei era come la madre di Zane: era una donna, un essere così raro e viziato da non riuscire a pensare a nient’altro che a sé stessa. Si maledì in quegli orribili istanti per essere andato a letto con lei, per aver ascoltato sua madre che lo spingeva fra le braccia della sua fidanzata. Si sarebbe dovuto trattenere. Ma il danno era fatto e il medico era davanti a lui per dichiarare la condanna. Zane era finito

-Mi spiace signore- gli disse il dottore con aria grave e seria –ho rifatto gli esami 5 volte ma tutti hanno dato lo stesso risultato: quello non è vostro figlio- Zane lo guardò stupito, confuso, pensando che fosse un pessimo scherzo ma quello non sembrava stare scherzando. Il giovane vampiro entrò nella stanza dove Catalina aveva partorito: teneva fra le braccia il suo bambino e sorrideva felice. Quando lo sentì entrare alzò lo sguardo e gli sorrise

-Non è mio… - sussurrò Zane, ancora sconvolto

-Non ti sono stata fedele- ammise Catalina, senza smettere di sorridere –ma non penso ti dispiaccia, vero?- Zane scosse la testa e sorrise a sua volta

-Chi è il padre?- chiese. Catalina gli sorrise semplicemente e Zane capì, chiamò il capo delle sue guardie che accorse immediatamente, teso e vigile. Gli indicò la stanza e gli sorrise prima di dirgli –vai a conoscere tuo figlio- quello spalancò gli occhi stupito, poi sorrise e corse da Catalina e dal loro bambino.

Zane li lasciò soli e andò a dare la notizia si suoi genitori. Sua madre la prese male, molto male. Minacciò di mettere al rogo sia Catalina che il figlio e di castrare il capitano delle guardie. Si diede al lancio delle fioriere contro chiunque le capitasse a tiro e poi si ritirò urlando e sbraitando nella sua camera, continuando a distruggere tutto quello che le capitava sotto mano. Il padre di Zane rimase in silenzio finché sua moglie non se ne fu andata, dopodiché si sedette e sospirò

-Temevo ci avrebbe uccisi- disse

-Ad un certo punto l’ho pensato anch’io- annuì Zane

-Cos’hai intenzione di fare?- gli chiese suo padre

-Sinceramente non ci avevo pensato- ammise il ragazzo –penso che darò qualche settimana di congedo a lui, lascerò che Catalina si riprenda e poi vedremo dove sistemarli-

-E Safi?- gli chiese suo padre

-A lui non ho ancora pensato-

-Sai che se mettesse al mondo un figlio tuo sarebbe un gran casino, vero?-

-Continua a dire che non è mio… -

-Ma se lo fosse? Hai intenzione di riconoscerlo?-

-Assolutamente- gli rispose senza la minima insicurezza Zane

-Sai che tua madre scatenerebbe l’inferno, vero? Sei preparato a questo?-

-Si- gli rispose Zane e sapeva che per Safi sarebbe stato pronto ad affrontare qualsiasi cosa, solo che non era pronto a farlo così presto: proprio in quel momento entrò Kashe, un sorriso stampato in volto e gli occhi pieni di lacrime

-È nato, è vostro- disse più e più volte, stupito e felice –Safi, ha partorito! Ha partorito vostro figlio- Zane si alzò e gli corse incontro

-Sei sicuro?- gli chiese eccitato

-Si, è vostro, è vostro!- ripeté il vecchio vampiro e Zane iniziò a ridere e urlare di gioia.

 

Safi era davanti alla finestra, seduto su una sedia a dondolo, coperto e arrotolato in un grosso panno. Era più pallido del solito e stanco ma sorrideva felice e sereno al fagottino che teneva fra le braccia. Zane gli si avvicinò e si inginocchiò ai suoi piedi con il cuore che sembrava volergli scoppiare, tanta era la felicità. Si guardarono e si sorrisero a vicenda, non si dissero nulla ma bastò quello sguardo.

Safi appoggiò la testolina del bimbo sulla sua spalla e scoprì un piccolo pezzo della schiena. Proprio alla base del collo c’era una piccola voglia a forma di cuore. Zane la sfiorò con la punta delle dita, temendo fosse solo un sogno ma era tutto vero: Safi aveva messo al mondo suo figlio e quella voglia ne era la prova. Quel piccolo segno era sulla pelle di tutti i suoi parenti da generazioni: suo padre, suo nonno, il suo bis-nonno, il suo trisavolo e anche quelli venuti prima avevano quel segno. E ora c’era anche quel piccolo esserino fra le braccia di Safi. Sarebbero state fatte tutte le analisi e i test ma Zane sapeva di stare guardando suo figlio

-Come si chiama?- chiese accarezzando la testolina piena di capelli sottilissimi del bambino con la massima delicatezza, temendo di fargli male

-Ho pensato di chiamarla Anastasia- gli disse Safi

-È femmina?- gli chiese stupito e l’altro sorrise annuendo. Zane scattò in piedi e gli prese il viso baciandolo felice.

 

Zane decise di far passare una settimana dalla nascita di sua figlia prima di togliersi il medaglione e di rivelare la sua vera identità. In quel lasso di tempo Safi si riprese dal parto ed entrambi coccolarono Anastasia come una principessa. Catalina si sposò con il capitano delle guardie e andarono a vivere nella villa che lui aveva comprato con i suoi risparmi. La madre di Zane distrusse mezzo castello e decise di allontanarsi dalla capitale per qualche decennio, proprio non ne voleva sapere della nipote. Il padre di Zane invece l’adorò dal primo incontro e iniziò a viziarla con infiniti regali. Quando tutto si fu più o meno sistemato Zane andò da Safi per parlargli, anche se in realtà non aveva la minima idea di cosa dirgli. Fu Safi a tranquillizzarlo, a dirgli che sarebbe andato tutto bene e che niente sarebbe cambiato: fu in quel momento che Zane capì di aver trovato la persona giusta, un compagno della vita e non ebbe più alcuna paura o insicurezza. Si tolse il medaglione dal collo e si mostrò per la prima volta con il suo vero aspetto

-È uno scherzo?- gli chiese Safi, dopo un lunghissimo silenzio

-No, sono io- gli assicurò l’altro, scostandogli i capelli dal viso e carezzandogli la guancia. Safi rimase ancora in silenzio, cercando di assimilare quella scoperta

-Ho fatto sesso con il principe- sussurrò shoccato, portandosi le mani ai capelli

-E mi hai dato anche una splendida bambina - aggiunse il principe. Safi rimase ancora in silenzio per poi voltarsi di scatto e dargli un pugno sul braccio

-Mi hai mentito! Non ti chiami Zane!- sbottò irritato

-È il mio secondo nome: tecnicamente non ho mentito-

-Si invece!- si impuntò Safi facendolo ridere

-Va bene, ho mentito… ma se ti dicevo il mio primo nome mi riconoscevi subito: solo io, in tutti i mondi, devo portare il nome di Astralion-

-Nome orribile-

-Concordo, ma mia madre è una donna molto testarda-

-Io continuerò a chiamarti Zane-

-Va bene- rise l’altro. Safi l’abbracciò e chiuse gli occhi fra le sue braccia: quel calore che sentiva non era cambiato, solo il viso di Zane era cambiato ma lui era ancora il vampiro di cui si era innamorato e neanche le sue origini regali avrebbero potuto cambiare quel sentimento.

   
 
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