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Autore: Evaney Alelyade Eve    09/01/2013    4 recensioni
Una mattina di Gennaio, la più fredda del mese, gli Alfa tornano e Derek li affronta, mentre Stiles non può nulla se non ascoltare con il cuore in gola quella che sembra a tutti gli effetti una lotta.
Derek sparisce, e anche se tutti lo reputano morto, Stiles sa che quello stupido sourwolf è lì, da qualche parte..
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Teen Wolf
Pairing/Personaggi: Derek Hale/Stiles Stilinski, un po' tutti.
Rating: Giallo (?)
Chapter: 1/?
Genere: Angst, mistery (è stato il maggiordomo, signor Detective!), introspettivo, sentimentale.
Warning: Slash, sequel di Breathe your life into me, I can feel you.
Summary: Una mattina di Gennaio, la più fredda del mese, gli Alfa tornano e Derek li affronta, mentre Stiles non può nulla se non ascoltare con il cuore in gola quella che sembra a tutti gli effetti una lotta.

Derek sparisce, e anche se tutti lo reputano morto, Stiles sa che quello stupido sourwolf è lì, da qualche parte..
Note: Il titolo è una strofa di "The Calendar" – Panic!AtTheDisco.

Dedica: Kae, mia adoratissima, che mi hai prtato a scriverla.. magari il banner tir icorda qualcosina... >_>
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ç_ç

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Put another ‘x’ on the calendar.
Winters’s on its deathbed.

 

 

 

Chap I

 

 

 

 

 

C'era nell'aria quella mattina, nel silenzio che avvolgeva casa Hale e il suo proprietario, nelle foglie immobili sul terreno, nel vento che si rifiutava di ululare come al suo solito.

Se avreste chiesto a Derek Hale di definire l'odore amaro e pungente che avvertiva nell'aria, probabilmente vi avrebbe risposto con "la fine".

Sì, perchè nell'aria di quella mattina di Gennaio, c'era l'inizio della fine.

Nulla sarebbe stato più come prima: Derek stesso, Beacon Hills, il Branco e anche Stiles. Tutto stava per finire in pezzi, distrutto, calpestato e infranto da ululati feroci, zanne lunghe e affilate, artigli che facevano male al solo pensiero...

 

Gli Alfa tornarono dopo due mesi esatti dalla loro prima visita, quella nella quale Stiles aveva rischiato di essere ucciso. Quella dopo la quale il suo rapporto con Derek era decisamente cambiato.

"Stiles" lo richiamò, la voce più brusca e il viso più cupo del solito. Il ragazzo lo trovò seduto sul davanzale della sua finestra, i capelli scarmigliati e l'aria di chi non dormiva da parecchio.

"Derek ?!" non si spaventava più alle sue improvvise apparizioni , oramai aveva sviluppato una specie di sesto senso che lo avvertiva di una presenza minacciosa – ma neanche così tanto - alle sue spalle.

"Devo parlarti." ordinò il lupo, facendogli cenno con la testa di sedersi sul letto.

"Prego, fa come fossi a casa tua." ribattè sarcastico il ragazzo, obbedendogli comunque. C'era qualcosa negli occhi verde chiaro di Derek che lo stava rendendo inquieto. Persino il suo tono autoritario era in qualche modo più fievole, meno convincente, forse quasi gentile..

Le viscere gli si contorsero: sembrava il preludio di un addio.

"Sta, zitto e ascolta: domani gli Alfa torneranno." annunciò solennemente, anche se a Stiles quello sembrò più il rintocco di una campana a morte.

Si ricordava bene degli Alfa, della ferocia con la quale avevano attaccato, con il quale l'avevano quasi ucciso. No, ricordava la ferocia con il quale li avevano quasi uccisi. Le cicatrici sulla sua schiena e sulle sue braccia facevano ancora male al ricordo. Nella sua mente era ancora impresso l'odore di sangue ed erba, gli occhi rossi e feroci, bestiali, dell'Alpha che l'aveva quasi ucciso.

Tremò, involontariamente, impercettibilmente ma tremò, e questo a Derek non sfuggì perchè ormai stava sempre attento a tutte le reazioni che il suo corpo aveva, anche la più piccola per il lupo era vitale, fondamentale, e questo faceva capire a Stiles quanto l'essere stato così vicino al perderlo fosse ancora fresco e ben presente nella sua mente.

"Non permetterò che ti facciano ancora del male." promise prendendogli la mano e stringendogliela senza fargli male, e Stiles non aveva mai visto così tanta determinazione e rassegnazione nei suoi occhi.

"Non l'ho mai messo in dubbio" ribattè, ricambiando la presa "ma smettila."

"Di fare cosa?" domandò l'altro perplesso, eppure con l'espressione colpevole di chi viene beccato a rubare.

"Di parlare come se questo fosse un.. addio. Mi stai inquietando, sul serio. Andrà tutto bene, il Branco e Scott e Beacon.. io e te, Der, ce la faremo, davvero. Andrà bene." ma la sua voce era così esitante ed incerta, come vetro sul punto di spezzarsi, che non risultò convincente nemmeno alle sue stesse orecchie.

Derek non rispose, si limitò semplicemente a dargli un bacio lento, profondo ed intenso.

Quando andò via, lanciandogli un'ultima bruciante occhiata, non disse nulla ma per Stiles fu come se gli avesse appena sussurrato "addio".

 

Il giorno arrivò presto, e Stiles non aveva dormito tutta la notte per la preoccupazione e l'inquietudine, ma non c'era alcun dubbio su cosa doveva fare: andare a casa di Derek e fermare qualsiasi cazzata avesse in mente.

"Pa' io esco.. stai attento oggi, al lavoro" biascicò, mentre salutava suo padre. Forse questa era davvero l'ultima volta che l'avrebbe visto, forse se la sarebbero cavata ancora.. non potè comunque evitare di sentire il cuore accartocciarsi su se stesso e tremare. Se fosse morto, chi si sarebbe occupato di lui? Chi gli avrebbe impedito di mangiare schifezze ed uccidersi con il colesterolo o qualsiasi altra malattia?

Questi pensieri cupi lo accompagnarono fino a casa Hale: tutto era immobile in fremente attesa di quello che sarebbe successo.

Stiles prese un profondo respiro e scese dalla Jeep, proprio mentre Derek usciva di casa con un'espressione furiosa.

"Che diavolo ci fai quì?!" lo apostrofò, un ringhio che accompagnava ogni parola; si fermarono l'uno di fronte all'altro, pochi passi a separarli.

"Sono venuto per impedirti di fare cazzate, stupido!" esclamò, arrabbiato per quel tono così aggressivo: dopo quella specie di addio da film melodrammatico si aspettava davvero che quella mattina se ne sarebbe rimasto in casa, buono e tranquillo, mentre lui affrontava gli Alfa tutto da solo?

"Stiles.Vattene.A.Casa." ordinò, negli occhi uno scintillìo rosso.

No, questa volta non avrebbe permesso a quello stupido sourwolf di zittirlo nè con le minacce, nè con un bacio nè con nessun'altra cosa, qesta volta avrebbe dovuto ascoltarlo.

"No e sai benissimo" aggiunse mentre quello replicava "che non lo farò comunque, quindi smettila di fare il grizzly e dimmi cos'hai in mente, perchè, cazzo Der, nemmeno tu puoi essere così stupido da voler affrontare gli Alpha da solo! Ti devo forse ricordare quello che è successo l'ultima volta, idiota?!" e sapeva di aver toccato un tasto dolente, sapeva di aver giocato sporco perchè Derek si sentiva tremendamente in colpa – senza motivo – per quello che gli era successo, ma doveva provare, fare qualcosa ed impedirgli di portare avanti quel piano suicida. Il rosso lasciò posto al verde, e il moro serrò le labbra in una dura linea sottile, tormentato dal ricordo di quella notte.

"Credi che non lo sappia?" sibilò, dopo una manciata di secondi, quando fu sicuro che la voce non avrebbe tremato "credi che non sappia che sono troppo forti, per me? Non sono in grado di affrontarli e mi uccideranno, poi uccideranno te e tutta Beacon, insieme al mio branco, stupido!"

All'improvviso Stiles capì quello che aveva intenzione di fare; capì la rassegnazione nei suoi occhi, il perchè di quel bacio, della tristezza, delle mille parole non pronunciate ma pensate..

"No" esalò sconvolto, mentre spalancava gli occhi ed indietreggiava per mettere distanza fra sè e la consapevolezza "Non puoi farlo!" urlò, isterico.

"Non c'è altro modo per allontanarli di quì! Sai che se non accettassi, vi uccideranno!"

"Ci uccideranno anche dopo, Der! Non capisci? Tu diventi uno di loro e loro ci uccidono per fare in modo che tu non abbia nessuna scusa per andartene in futuro! Ci uccideranno per indebolirti così che tu li segua con la coda fra le gambe! Non puoi...ohmioDio!" urlò, mentre si passava le mani tra i capelli cresciuti, in gesti frenetici, scattosi come se non sapesse bene che fare: se tirarseli, strangolare Derek o prenderlo a pugni.

"Stiles.." il moro gli si avvicinò, e la sua espressione era totalmente cambiata e rassomigliava quella che aveva quando era andato a trovare Stiles in ospedale: tremendamente triste ed ingiustamente colpevole.

Stiles e Derek erano sempre stati attratti l'uno dall'altro, anche se avevano cercato in tutti i modi di negarlo a loro stessi e agli altri; dopo il primo attacco degli Alfa, dopo aver visto la morte in faccia, avevano capito che con quella spada di Damocle che pendeva sulle loro teste non aveva alcun senso sprecare altro tempo, continuare a fingere di non volersi e alla fine avevano ceduto.

Derek era passato ad essere semplicemente "Der" e alla fine tutti avevano accettato quella nuova situazione, non trovando proprio nulla da obiettare, anche perchè era qualcosa di cui erano a conoscenza ancor prima dei due interessati stesso.

Erano circa due mesi che erano diventati compagni – perchè fidanzati sembrava troppo da bambini – e Stiles non riusciva ancora a capacitarsi di quanto Derek, una volta abbattute le barriere, potesse sembrare così umano.

Sì, perchè in quello sguardo triste c'era una dolcezza di cui non l'aveva mai creduto capace e che rendeva i suoi occhi tormalina verde fusa[1] ; specchi che riflettevano tutto quanto di bello ci fosse nascosto sotto legna bruciata e cenere.

Fu quello a calmarlo, anche se c'era un'acuta fitta al petto che non ne voleva saperne di smetterla di far così dannatamente male.

"Stiles.." ripetè il lupo, accarezzandogli una guancia con le dita calde e gentili, troppo gentili per qualcuno che aveva appena deciso di andarsene.

"Non farlo, Der, possiamo trovare una soluzione. Possiamo chiedere agli Argent di prestarci i loro fucili all'aconito..insomma, non devi per forza ..!"

"No, questa è una cosa di cui devo occupar-" ma s'interruppe, alzando di scatto la testa, gli occhi di nuovo vigili, quelli di un lupo in allerta, pronto ad attaccare i nuovi arrivati nel suo territorio. Il cuore di Stiles perse un battito, mentre trasaliva per quel rapido cambio di atmosfera.

"Sono quì!" bisbigliò spaventato, mentre si guardava attorno come se avesse potuto vederli già attorno a loro attraverso le mura distrutte della casa.

"No, sono molto vicini, ma si stanno avvicinando rapidamente!" Derek era rigido, teso, gli occhi rossi che vibravano di rabbia, mentre gli artigli si allungavano prendendo il posto delle unghie, le zanne il posto dei canini. Il lupo Alfa che difendeva la sua compagna, o in quel caso, il suo compagno.

"Presto, nella mia stanza!" urlò, afferrandolo per la vita senza tanti complimenti e caricandoselo in spalla per fare più in fretta; salire le scale fu un gioco da ragazzi, più difficile fu convincere Stiles a mollare la sua maglia.

"Non andare, non c'è bisogno di fare l'eroe!" gli ripeteva, e Derek sentiva nell'aria odore di lacrime sul punto di scorrere sulle sue guance; con uno strattone riuscì a staccare quel corpo caldo, lo stesso che aveva abbracciato tante e tante volte nel buio della sua stanza, e con delicatezza e decisione lo spinse all'indietro finchè il ragazzo non si ritrovò seduto sul letto.

"Non uscire di quì, Stiles, finchè non sarai sicuro che tutti i lupi, me compreso, se ne siano andati! Capito?" lo scosse per le spalle, cercando di strappargli fuori una risposta.

"S-sì" balbettò, immobile e pallido come un fantasma.

"Chiama Scott quando tutto sarà finito, ti verrà a prendere e... non.fare.cazzate." e davvero c'erano altre mille cose che Derek avrebbe voluto dirgli ma che non gli avrebbe mai detto perchè non c'era più tempo, i lupi erano arrivati, famelici e brutali, aspettavano lui nello spiazzo davanti alla casa. Derek sospirò, strappò un ultimo bacio al ragazzo che in quegliultimi duemesi era riuscito a farsi strada verso di lui nei metri di polvere e cenere, legna e sensi di colpa, strati di rabbia e dolore che lo sotterravano e schiacciavano senza pietà.

Forse quello sarebbe stato il suo modo di redimersi dalla sua colpa. Forse salvare quella piccola e speciale vita, la stessa vita che aveva travolto la sua, l'avrebbe riscattato agli occhi dei suoi genitori. Rapido uscì dalla camera, e con un'ultima occhiata chiuse quella porta alle sue spalle, con la chiave che aveva tenuto nella tasca in quei due giorni precedenti. Aveva sperato che Stiles sis arebbe fermato con l'addio della notte precedente, ma oramai conosceva abbastanza bene quel ragazzo da sapere che niente l'avrebbe fermato dal fare il contrario di quello che lui diceva. Stiles disobbediva sempre, anche se era in gioco la sua stessa vita.

"Derek!" sentiva, appoggiato alla porta, il ragazzo che lo richiamava, che batteva come un forsennato le mani contro il legno della porta, ma continuò ad andare avanti, perchè tornare indietro voleva dire consegnare su un vassoio d'argento quel logorroico ragazzino alla morte. Andare avanti per lui, significava sottomettersi agli Alpha, unirsi a loro e salvare tutte le vite delle persone che erano diventate la sua famiglia.



Quando Stiles sentì la porta di casa Hale richiudersi alle spalle del suo proprietario, smise immediatamente di agitarsi come un pazzo, mentre scivolava lungo quella porta, insieme alle lacrime che cadevano giù dai suoi occhi come foglie morte.

Era andato lì con la precisa intenzione di fermarlo e alla fine aveva fallito: proprio come l'ultima volta che gli Alfa erano arrivati, la sua stupida e debole umanità gli aveva impedito di aiutare chi amava.

Il silenzio che lo circondava era assordante e schiacciante ma durò poco perchè fu squarciato da ululati e ringhi feroci, artigli che fendevano l'aria e voci concitate, corpi che si scontravano e gemiti di dolore.

Smise di respirare, smise di pensare, smise di vivere in attesa che tutto quello finisse, in attesa che Derek tornasse vincitore.

Attese un tempo che gli parve infinito, un tempo che scorreva troppo lentamente, scandendo i secondi, i minuti, forse le ore, i mesi, gli anni e i secoli che rimase in attesa che il silenzio tornasse silenzio. Persino il suo cuore si era fatto silenzioso, sussurrando piano i propri battiti.

"Scott" biascicò al telefono, con voce rotta "sono a casa di Derek, vienimi a prendere".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

volevo essere cattiva, lo ammetto, e renderla più angst possibile, magari far anche morire Derek ma io sono la prima che non riesce a sopportare finali del genere, così, onde evitare valli di lacrime, ho deciso di prolungarla, sperando comunque di riuscire a finirla tra un'impegno scolastico e l'altro!

Non sono sicura di aver reso al 100% la scena della porta, anzi non ne sono per niente soddisfatta ma so che, se continuassi a modificarla, finirei semplicemente per rovinare tutto quindi meglio lasciarla così!

   
 
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